mercoledì 31 ottobre 2012

quel treno per Houma






Naturalmente non è la Yuma del celebre film western con Glenn Ford  e nemmeno ci andiamo in treno ma con la nostra berlina Yaris noleggiata all'aeroporto di New Orleans. Houma sta proprio in fondo alla Louisiana a poche miglia dal Golfo del Messico e per arrivarci bisogna percorrere un bel tratto della Highway 90 tra foreste, bayou, ponti, paludi, procioni morti sul ciglio della strada e cittadine con incantevoli viali alberati (la più graziosa è Jeanerette) a cui fianchi brillano belle e signorili abitazioni bianche in stile creolo con veranda, balconi e giardino. Sulla strada si incontra New Iberia che per gli appassionati di gialli e noir è la patria del detective Dave Robicheaux, la creatura inventata dallo scrittore James Lee Burke (nato a Houston ma cresciuto in Louisiana), il quale ambienta le sue storie di malaffare, corruzione e redenzione da queste parti, tra il bayou Teche e New Orleans. Per chi non lo conoscesse consiglio almeno sei titoli, Piccola Notte Cajun, Sunset Limited, L'Angelo in Fiamme,Ti Ricordi di Ida Roubin?, Prima che l'Uragano Arrivi e L'Urlo del Vento, questi due con Katrina sullo sfondo. C'è anche un bel film di Bernard Tavernier con Tommy Lee Jones da vedere, estratto da un suo romanzo ed è In the Electric Mist.


giovedì 25 ottobre 2012

LOUISIANA MON AMOUR




Due anni fa con l'amico Roberto, organizzatore dell'Ameno Blues Festival, come premio per aver raggiunto e guadagnato la pensione (un attimo prima della infausta riforma), sono andato nel Mississippi a vedere dove è nato il blues, il padre di tutta la musica che amo. Da Memphis siamo scesi a sud lungo la Highway 61 fino a Natchez, deliziosa cittadina al confine con la Louisiana dallo stile e dall' architettura francese sebbene ancora nello stato del Mississippi e locata sul fiume omonimo. Poi siamo risaliti verso Oxford, passando dalla tomba di Robert Johnson, ritornando a Memphis. Due anni dopo sempre con l'amico Roberto e con Nicola, fotografo e chitarrista blues, abbiamo proseguito il viaggio addentrandoci in Louisiana, per la precisione nella southern Louisiana a ridosso della mitica Highway 10, la stessa che ha dato il titolo ad uno degli album migliori dello slider Sonny Landreth. Non siamo ripartiti da Natchez perché non esiste aeroporto ma da New Orleans, arrivandoci di notte, dormendo in un motel vicino al Louis Armstrong International Airport e ripartendo by car il mattino seguente   verso la zona delle plantation che lambiscono la Hwy 10 e arrivano fino a Baton Rouge, cittadina industriosa e poco interessante a parte un locale in perfetto stile cajun chiamato Boutini's dove abbiamo finalmente assaggiato i gamberetti in hot sauce, bevuto birra ambrata ghiacciata (la Amida) e goduto del set a due di tale Lee Benoit, uno dei tanti Benoit della regione che con moglie, chitarra e fisarmonica suona cajun music cantata in francese. Il francese è la seconda lingua della regione, anglofilizzata ed impastata di gergo locale tale da diventare un dialetto proprio. La parlano in molti e ci si intende a meraviglia anche perché  i locali sono fieri delle loro origini e ci tengono a considerare questa parte d'America, la Acadia,  diversa dal resto del paese.  Si sentono i lontani discendenti di quella migrazione che dalla Nova Scotia in Canada è arrivata fin sulle coste del Golfo del Messico. Cajun è storpiatura di acadiens e loro sono ben felici di esibire una cultura, una storia, una musica ed una cucina tutta loro. Cucina che si traduce spesso in una fiera del fritto per quanto riguarda gamberi, crawfish, ostriche e granchi e che offre una selezione di salse  di indubbio potenziale atomico per quanto riguarda le tonalità del piccante. Potete comunque salvarvi il fegato sapendo che si può evitare il fritto ricorrendo all'etouffèè e al boiled, sempre che il cuoco si impietosisca della vostra prudenza alimentare. Certo gli americani in materia non sono un esempio da seguire e lo ha capito madame Obama  con la sua rivoluzione dietetica a scuola perché, specie in provincia e nelle classi più povere, l'obesità  raggiunge ormai  il 50% della popolazione e la statistica non riguarda solo la comunità nera. Detto questo,  a Donaldsonville sulla strada per Baton Rouge c'è la Laura Plantation che è la più bella ed importante piantagione di tutta la Louisiana meridionale, creata nel 1805 da Guillaume Duparc e diretta per 84 anni dalla pronipote Laura Locoul, esponente di quella aristocrazia creola che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Louisiana. Dodici edifici in legno restaurati, comprese le dimore degli schiavi neri, un giardino enorme, la raffinatezza francese, le piante con le banane e l'eco di Via col Vento. Nella sonnacchiosa Donaldsonville, un paesotto da Ultimo Spettacolo, ho rinvenuto un suggestivo DeVille bar, niente a che vedere con il nostro soulman preferito che anche da quelle parti è passato come un fantasma e quasi nessuno conosce mentre sempre sulle sponde del Mississippi, a St. Francisville, in una mattina radiosa come poche ho respirato quell'aria del sud di cui parlano tante canzoni. E' una delle più vecchie cittadine della Louisiana, vicino ci sono dei battleground della Guerra Civile  e sebbene oggi sia trasformata in una specie, ma più modesta, Mendocino del sud con tanto di cafè in stile europeo, piccoli negozi, librerie ed una pace che a me che vivo a ridosso di un aeroporto ed in mezzo "al progresso" urbanistico lombardo sembra un incanto, possiede quel fascino appartato e discreto dei luoghi in cui si rintanano gli scrittori a vivere e scrivere libri.  Quel po' di magia letteraria che spesso negli Stati Uniti si incontra nelle blue highways,  villaggi e paesi che offrono una qualità del vivere invidiabile. Niente musica però, almeno al mattino quando ci passiamo, tempo per un caffè all'italiana nel bel bar-salotto che ha visto suonare qualche settimana prima Mary Gauthier e via verso est passando da New Roads, mi ricorderò sempre il cocktail di gamberi gustato sulle rive del lago con uno Chardonnay americano insolitamente discreto e a buon mercato . Sole, cielo azzurro, temperature tra i 25 e i 28 gradi con leggere brezze rinfrescanti, sarà così per tutto il viaggio e allora si capisce come nel sud della Louisiana il mese top per festival musicali, gastronomici, letterari e feste di paese sia ottobre, senza il caldo impossibile e l'umidità dell'estate e con la possibilità di rimanere all'aperto anche di sera.

venerdì 5 ottobre 2012


MUSIC IS LOVE  a singer-songwriters' tribute to the music of CSN&Y

Raramente la discografia italiana ha prodotto un lavoro così ben fatto in termini di musica, di confezione, di note esplicative, di scelte artistiche. La passione per la musica di Crosby, Stills,Nash e Young ha indotto Ermanno Labianca, giornalista, discografico, autore di libri e fanzine su Bruce Springsteen, Francesco Lucarelli, musicista e Peter Holmstedt a concepire e produrre un lavoro che si staglia a livello internazionale per la qualità e la serietà del progetto. Music Is Love è un brillante anche se non altisonante tributo alla musica e alle canzoni di Crosby, Stills, Nash e Young. Attorno a loro è stato costruito un doppio Cd ottimamente registrato, elegantemente impacchettato e fornito di una ricchezza di note e di fotografia da far invidia ai migliori prodotti della Rhino. La passione scorre sotto il raffinato digipack in questione e la Route 61, la indie che lo  ha pubblicato, ha messo in campo  intraprendenza,  coraggio, gusto ed entusiasmo nel realizzare un lavoro che non è solo un elegante e curato oggetto estetico ma, come suggerisce il titolo, un atto d' amore verso la musica.
La celebre canzone di David Crosby del suo irraggiungibile If I Could Only Remember My Name serve da titolo ad un doppio Cd dove sono coinvolti cantanti e cantautori americani, irlandesi e inglesi, ognuno impegnato ad offrire la propria visione della musica di C,S,N&Y, canzoni tratte dal vasto repertorio dei quattro sia in gruppo, in trio, in duo, solista, coi Buffalo Springfield e coi Manassas. Il panorama è ampio e i due Cd invitano ad un viaggio che è un piacere dei sensi e della mente. I nomi dei singer-songwriters non sono tutti noti ma la lettura di ognuno è originale, sentita,  sincera, le registrazioni sono state fatte in studio a New York, in California, in Irlanda, a Londra, Liverpool e in vari centri degli Stati Uniti. Nel booklet interno ognuno dei protagonisti esplicita come sia entrato in contatto con la musica dei quattro ed il motivo della canzone scelta. La partenza è affidata a Ron LaSalle che con la sua voce roca offre una aspra versione folk-rock di For What It's Worth dei Buffalo Springfield, celebre e amato inno antimilitarista. Lo segue Steve Wynn con una spettrale e noise Triad , episodio che trova un giusto contraltare nella rilettura classica e toccante di Helplessly Hoping di Judy Collins aiutata dal piano di Russ Walden, dal basso di Tony Levin e dalle chitarre di Duke Levin. Della serie la classe non è acqua. L'irlandese Liam O' Maonlaì  ragala una rarefatta e nordica Lady Of the Island tratta, come la canzone della Collins, dal disco debutto di C,S&N.  Sugarcane Jane che altri non sono che la cantante Savana Lee Crawford ed il chitarrista/banjoista/cantante Anthony Crawford interpretano con taglio folkie e fingerpicking ma il finale è assolutamente psycho la stupenda Bluebird dei Buffalo Springfield mentre toh chi si rivede Karla Bonoff assieme alla collega Wendy Waldman e ai cantanti John Cowan e Mietek Szczesniak rifanno con inalterata delicatezza la sognante GuinnevereElliott Murphy con la sua band di normanni sceglie Birds di Neil Young imitato da Bocephus King con una stralunata e persa nel diluvio Down By The River mentre i Venice, due cugini californiani coi  rispettivi fratelli che di cognome fanno Lennon, regalano una non memorabile After The Goldrush. La figlia di Stephen Stills, Jennifer si cimenta con la band e degli arrangiamenti di pianoforte, violino e violoncello in Love The One You're With rallentandola nella prima parte e poi lasciandola scorrere come una avvincente melodia rock.
Fedele all'originale è You Don't Have To Cry di Sonny Mone, transitato per qualche tempo nei Crazy Horse, rigorosa nelle sue linee roots è Fallen Eagle, gran lavoro di mandolino, violino, banjo, chitarre da parte dei Coal Porters di Sid Griffin attenti a ricreare l'atmosfera bluegrass di uno dei brani chiave del favoloso Manassas.
Inizia con Rockin' In The Free World il secondo Cd e Willie Nile col suo trio ci mette la rabbia e l'elettricità  della New York  dei club, bella partenza per uno show che vede entrare in pista la rediviva Cindy Lee Berryhill, due album negli anni ottanta ancora in grado di raccontare l'America della strada con lo stile e lo charme della beat generation. Anche lei pesca da Manassas ed estrae  una It Doesn't Matter  forse troppo equilibrata per il suo carattere vagabondo. Clarence Bucaro col trio è melodico quanto basta in Out On The Weekend  uscito da Harvest, Neal Casal omaggia Graham Nash e suona tutti gli strumenti in Hey You (Looking At The Moon), ballata sotto la luna dolce come il suo autore, Carrie Rodriguez in band a quattro  regala uno dei momenti magici di Music Is Love, una rilettura dolente e ispirata di Cortez The Killer dove strumenti acustici ed una chitarra desertica si amalgamano  per una performance di grande intensità.
Meno noti sono il Marcus Eaton di Bittersweat, Andy Hill e Renée Safier (Thrasher), Louis Ledford (Wasted On The Way), Mary Lee's Corvette (Tracks In The Dust) ma qui c'è la produzione e la chitarra di quel volpone di Eric "Roscoe"Ambel e Jenai Huff ( I'll Be There For You). Ulteriori apprezzamenti vanno a Eileen Rose & The Legendary Rich Gilbert, la loro Just a Song Before I Go è piena di pathos, Nick Barker affronta Long May You Run con lo spirito di un solitario uomo dei boschi accompagnato da chitarre e mandolino, Michael McDermott abbraccia la cantante e violinista Heather Horton nel duetto di Southern Cross e il liverpooliano Ian McNabb chiude lo spettacolo con una Music Is Love che inizia come Sympathy For The Devile e poi ascende al cielo leggera e svolazzante come un falco del Tamalpais che libera le sue ali nell'azzurro della Baia. Una litania gioiosa e colorata, una coreografia vocale (tre le voci femminili) da peace and love and music nello splendido scenario della California good vibrations. Ci voleva un inglese per evocarla ed un tributo, Music Is Love a farci di nuovo sognare.
.

MAURO ZAMBELLINI