mercoledì 23 settembre 2009

Cheap Wine > Spirits (Cheap Wine Records)



Spiriti inquieti, spiriti dell’alcol. Si intitola Spirits il nuovo disco dei pesaresi Cheap Wine, due anni dopo Freak Show. Ed è un disco molto diverso. Come è abitudine dei Cheap Wine ogni loro disco possiede una specie di concept, un tema che lega i vari brani, nel precedente lavoro era la metafora del freak show che denunciava un mondo che andava al contrario in cui i pagliacci erano ( e sono) al potere, i mediocri in trionfo, i millantatori applauditi, la falsità elargita ed invece l’intelligenza torturata e la verità estinta, in Spirits il tentativo di redenzione è rappresentato da due personaggi “scomodi” e controcorrente. Il primo è Silvio Corbari, giovane partigiano faentino con un talento per la recitazione ed il travestimento che durante la Resistenza “giocò” i fascisti e liberò il paese di Tredozio con un autentico coup de fou. La storia è narrata in A Pig On A Lead (i testi sono tutti inclusi nel booklet interno al CD, confezione e foto splendide) la canzone che è un po’ il manifesto di questi nuovi Cheap Wine (se ne è andato Zano Zanotti, batterista e grafico ed è subentrato Alan Giannini) molto più orientati verso un intrigante suono acustico su cui svettano gli arpeggi e gli assoli della chitarra acustica di Michele Diamantini. E’ uno dei momenti topici dell’album A Pig On A Lead, una ballata fresca dal tono zingaresco dove oltre alla stellare cavalcata acustica di Michele e alle percussioni di Giannini, si fanno apprezzare la voce ispirata di Marco Diamantini ed il bell’inciso di violino di Luca Nicolini.
Il secondo personaggio del disco è “La Buveuse” ovvero la modella Suzanne Valadon, nome d’arte di Marie-Clementine Valide, lei stessa pittrice a madre di Maurice Utrillo, ritratta dal pittore francese Henri de Toulouse Lautrec. Più che a La Buveuse, a cui è dedicata la canzone dallo stesso titolo, l’omaggio va Toulouse Lautrec, un artista tanto famoso quanto scomodo e denigrato dai suoi contemporanei per aver rappresentato senza edulcorazioni la “feccia” e i perdenti della sua epoca ovvero i miserabili, gli emarginati, le prostitute ed i frequentatori di bordelli.
A differenza di A Pig On A Leaf, La Buveuse è un brano principalmente elettrico, che gode di un mirabile lavoro di basso da parte di Alessandro “fruscio” Grazioli ma è una elettricità contenuta, un talking lento ed ipnotico, loureediano, accompagnato dalle distorsioni della chitarra e da uno azzeccato arrangiamento con la tromba (Gigi Faggi) che proietta il brano in un mondo notturno ai confini del jazz e del primo Tom Waits. Solo due episodi ma bastano a far capire quanto i Cheap Wine siano cambiati, quanto siano lontane la aggressività e la cruda immediatezza di Freak Show ed invece Spirits brilli proprio per gli umori riflessivi, gli arrangiamenti e per un sound che se da una parte non ha completamente dimenticato l’estemporaneo graffio rock n’roll dall’altra si è aperto a suggestive parti acustiche .
Il lato rock si diceva, non è andato perso, i Cheap Wine non potrebbero farne a meno, è nella loro natura, nelle loro origini, nei loro concerti. Ecco quindi brillare le chitarre elettriche in Leave Me A Drain dove si ritrovano i paesaggi di un rock urbano asciutto e duro oppure sentire il lamento blues della slide che introduce The Sea Is Down, un brano che parte con John Campbell e arriva ai Led Zeppelin. Ma le novità introdotte da Spirits e che fanno di quest’album quello “più ascoltabile” dell’intera discografia dei Cheap Wine sono il mezzo tempo bluesy dell’introduttiva Just Like Animals, l’intermezzo strumentale di Alice, un esercizio di chitarra acustica che evoca la Little Martha degli Allman di Eat A Peach e le tre ballate, Circus Of Fools, Dried Leaves e Lay Down che in qualche modo identificano il suono dell’album.
Poi ci sono le cover, Man In The Long Black Coat del Bob Dylan di Oh Mercy! è offerta con tutto il suo carico di avvolgente mistero, le sue ombre sinistre, le sue lentezze, l’armonica quasi western di Marco, Pancho & Lefty di Townes Van Zandt è toccante, timidamente eroica, punteggiata da una tristezza affascinante che la chitarra acustica, la voce qui in basso profilo di Marco e le backing vocals tengono ancorata al crepuscolo di un orizzonte americano. E’ la ciliegina sulla torta di un disco coraggioso e “adulto” che presenta un gruppo tuttora in crescita e alla ricerca di nuove vie. Che la fortuna gli sia amica.

Sul sito www.cheapwine.net le date del loro tour.

Mauro Zambellini Settembre 2009

3 commenti:

Blue Bottazzi ha detto...

Lancio la mia proposta ai Cheap Wine: un bel disco di covers, un disco con il ritmo di un truck a tre rimorchi, una scelta del miglior rock & roll da far impallidire i Rolling Stones. So che potete farcela.

Proposte:
It's A Long Way To The Top If You Want To R&R
Born To Be Wild
Gravediggers (Mason Ruffner)
Jumpin Jack Flash
Rockin In The Free World
...insomma una cosa così

Blue Bottazzi ha detto...

Sweet Jane, anche

Anonimo ha detto...

Buon disco, che pero' in alcuni passaggi ed arrangiamenti mi ricorda fin troppo il Tom Petty di Highway Companion. Certamente un loro punto di riferimento. Pancho and Lefty di Townes e' trattata con il dovuto rispetto,ma quell'acustica a cesellare la' sotto e' davvero da pelle d'oca.

Cesare