lunedì 28 maggio 2012

The Del Fuegos > Silver Star


Un caso più unico che raro, una band di serie B non supportata da media e discografici si costruisce un culto attraverso quattro album mai entrati nelle classifiche importanti e nemmeno nelle liste dei critici e dei giornali di moda. I Del Fuegos sono la dimostrazione che il rock n'roll è una pratica democratica, un affare aperto a chiunque, basta avere un pò di fortuna e arrivare dove altri ben più titolati e  raccomandati  non arriveranno mai ovvero  al cuore degli ascoltatori. Con soli quattro album ed una decina di anni di attività i Del Fuegos sono diventati un oggetto di culto e di cuore per migliaia di persone al di là e al di qua dell'Oceano Atlantico grazie ad un rock senza additivi, onesto, sincero, realistico che ha sfruttato al momento opportuno il romanticismo delle ballate di Springsteen ed il rock al serramanico di una generazione di teppisti con la chitarra che negli anni ottanta hanno invaso le strade d'America. L'eco springsteeniano quindi, ma anche i riff e le voci volgari degli Stones, i ritornelli dei Creedence, il R&B della J.Geils Band uniti al gesto aspro e crudo di band come i Dream Syndicate, i Green On Red, i Del Lords, Eric Ambel, Charlie Pickett & The Eggs. C'è tutta una filosofia della strada e del neon  sotto le canzoni dei Del Fuegos, un essere santo in città che travalica il solo gesto musicale per diventare resistenza esistenziale, potercela fare coi propri mezzi e con le cose che piacciono in un mondo che va in senso inverso, che non vede l'ora di fotterti perchè non sopporta che tu col tuo fottuto rock n'roll del garage possa gioire, vivere, comunicare,diventare famoso. Per qualche anno i Del Fuegos hanno scardinato il sistema, album come The Longest Day, Boston, Mass. e Smoking In The Fields sono stati una rivoluzione, hanno portato i bassifondi ai piani alti della piramide rock, hanno reso esplicita la sacrosanta affermazione di quel santone di Keith Richards "non esiste un modo corretto di suonare, esiste solo una sensibilità".
Logico quindi che gli orfani della band dei fratelli Zanes non aspettassero l'ora di risentire di nuovo la band in azione visto che in questi ventanni di mancanza non c'era mai stata una dichiarazione ufficiale di scioglimento e i Del Fuegos continuavano a stare in stand by nel cuore degli aficionados. Adesso che è arrivato questo Ep intitolato  Silver Star si capisce che il tempo è passato più per loro che per noi perchè noi li abbiamo aspettati a lungo senza mai dimenticarli ma in sincerità speravamo che il ritorno fosse diverso, non dico roboante ma con una marcia in più sicuramente. Invece la band del Massachussetts si è adeguata alla nuova politica energetica e ha scelto di marciare ibrido e non a benzina. Silver Star non è un brutto disco ma è un disco che non ha energia, è troppo calmo, educato, rilassato rispetto al passato, gli anni passano per tutti ma qui si sente troppo l'odore di pensione. Le ballate sono carine, oscillano tra un folk-rock semiacustico (Better Let Me, Through Your Eyes) che sa di cappuccino al Greenwich Village a calde melodie (Time Slips Away) scritte con la penna intinta nella nostalgia mentre quando viene fuori il rock metropolitano chitarristico (Friday Night)  è una pallida copia di quello che ancora oggi fa Willie Nile. Vero è che What You Do con quella aggiunta di Hammond ricorda i tempi di Smoking In The Fields e The Midnight Train viaggia in treno verso Memphis mentre Don't Go Down In The Hole con il suo fare trasognato potrebbe essere la canzone da dedicare ad una donna che vi vuole lasciare e la lenta e sonnolenta Raw Honey il miele da mettere nel tè al mattino per augurarsi un pò di dolcezza nel giorno che viene ma pur essendo solo un Ep Silver Star è troppo annacquato per accendere il fuego di un tempo. Se questo è il futuro meglio lasciar perdere e vivere di ricordi, se è solo un passaggio le ristampe possono aspettare.

MAURO ZAMBELLINI

Ascolta qui Friday Night

P.S.: diverso il giudizio espresso sul Blue Bottazzi BEAT

venerdì 18 maggio 2012

The Jeb Loy Nichols Special (Decca)


Dal  nulla è spuntato questo disco, non conoscevo Jeb Loy Nichols e nemmeno avevo sentito qualcosa di lui, niente dischi, niente video, niente you tube, un benemerito sconosciuto ai miei occhi e alle mie orecchie. Special si è piazzato nel lettore CD e per un paio di settimane non c'è stato verso di toglierlo. E' un disco poco rock Special, di quelli che recentemente sento molto volentieri perchè in un momento dove tutti gridano ci vuole qualcuno che abbassi i toni. Special  è sottrazione fatta ad arte: poco rumore, pochi strumenti, voce bassa, quasi sussurrata, assoli pressochè zero, niente arrangiamenti, produzione al limite. Solo l'essenziale ma tanto sentimento e quel mood pigro, rilassato, sognante che fa grande la musica del sud, in primis il soul quando è mischiato col country meno standardizzato e coi ritmi sinuosi che vengono dal Golfo del Messico. In realtà Jeb Loy Nichols vive da più di dieci anni in una località appartata del Galles e come afferma lui stesso il luogo dove vive gli ricorda quella parte del Missouri in cui è cresciuto perchè ancora incontaminato e poco popolato.  Poca gente, pochi rumori, molti alberi. Le parole di una sua canzone, Different Ways for Different Days dicono : voglio parlare meno, voglio guidare più lentamente, comprare di  meno  e sprecare di meno, voglio andare meno volte in città, vedere meno  TV, dire di si  di meno  e mangiare di meno, consumare di meno e usare di meno, voglio possedere di meno e buttare via di meno, voglio meno. Parole dette in una filastrocca minimalista appoggiata su un filo di ritmo in levare dal sapore caraibico, pochi ma precisi tocchi di pianoforte, il sibilo dell'Hammond ed una voce distratta, buttata lì quasi per caso. E' il mood del disco e il biglietto da visita di questo singer/songwriter refrattario alla modernità e alla società dei consumi, autoesiliatosi in un mondo suo e in una musica semplice, rilassata, fatta in casa con i ritmi e le note che gli altri buttano via. Non c'è fatica nel suo gesto, solo piacere, tranquillità, artigianalità,repulsione degli eccessi, eccesso di emozione, di parole, di musica, di ogni cosa.   Ha un passato nei paesaggi musicali del sud Jeb Loy Nichols anche se vive a nord,  si sente quando dalle sue canzoni e dalla sua voce  viene fuori quel country-soul pigro e dolente da anni '70, qui contrappuntato da un combo jazz, succede nella stupenda Something About The Rain, un sussurro di calda melanconia che sarebbe la colonna sonora ideale di un pomeriggio d'amore furtivo in qualche alberghetto dimenticato dal mondo e dal tempo. C'è qualcosa che fa venire in mente gli umori dei Muscle Shoals ma filtrati con le uggiosità e le solitudini del Galles e degli spazi nordici, come si evince in Nothing and No-one una slow-song che è una poesia.  People Like Me parla la lingua di un country-soul in punta di piedi e  Disappointment sembra rubata ai nastri di What's Goin'On di Marvin Gaye prima che ci mettessero sopra gli arrangiamenti.

 Disco registrato in analogico negli studi di Dollis Hill, prodotto da Benedic Lamdin e suonato con un gruppo di musicisti jazz, i Nostalgia 77, Special  è costituito da brani originali, da diverse cover e da una musica che è una salsa prelibata di raffinato southern soul, reggae, folk, blues e jazz, una salsa con cui insaporire canzoni che sono un'arte della sottrazione (la più bistrattata tra le operazioni aritmetiche) e del risparmio sonoro ma hanno feeling e mood da vendere. Prendete ad esempio Going Where The Lonely Go di Merle Haggard, lui la fa suonare come stesse  tra Bobby Womack e Eddie Hinton con una naturalezza ed una fluidità incredibile, col pianoforte maestro, la chitarra che pizzica sensuale e la sezione ritmica che è un guanto di velluto, oppure la dolce rivisitazione di Ain't Funny di George Jackson con il leggero lavoro del sax e dell'organo. Ammaliante la spoglia Things Ain't What They used To Be di Jon Wilson solo per voce e chitarra e dello stesso tenore la toccante Waiting Round To Die di Townes Van Zandt, altro sussulto di purezza. In altre tracce c'è sentore del Bob Marley degli esordi e del Tony Joe White dei silenzi di palude. Hard Times è la rivisitazione soulin' di un singolo reagge del 1980 di Pablo Gad con una frase di Bertolt Brecht: what's the crime of robbing a bank compared to the crime of owning one? nella stramba  Country-music-disco 45  l'anarchico Nichols tenta un bizzarro connubio tra il country e la discomusic funkizzando un tema soul. Vale la pena di ricordare che lo stesso ha curato le splendide compilation Country Got Soul prodotte da Dan Penn e pubblicate in Inghilterra dalla Casual qualche anno fa.
Special si chiude con  The Quiet Life e non c'è titolo migliore per rappresentare l'umore del disco e lo spirito dell'autore. Disco terapeutico.

MAURO ZAMBELLINI   


martedì 8 maggio 2012

Warren Haynes Band Live At The Moody Theater Stax


Negli ultimi tempi è cresciuta la fronda di chi imputa a Warren Haynes di essere troppo prolifico e troppo esposto, quindi di stancare. In rete si è formata una schiera critica che accusa di ripetitività il nostro, di fare dischi fotocopia, di aver smarrito l'ispirazione che aveva coi Gov't Mule. Liberi di pensarla come si vuole ma non si può imputare ad un artista di limitare la propria creatività, è come dire ad un centroavanti di razza di impegnarsi di meno e fare meno gol. Haynes è un musicista a 360 gradi, vive per la musica, si nutre di musica, non si accontenta di quello che ha fatto ieri, oggi è di nuovo alla ricerca di stimoli, esperienze nuove, suona coi Muli e con gli Allman, coi residui dei Dead, da solo e con la sua nuova band oltre a jammare con chiunque, scava nel passato e lo adegua al presente, reinterpreta album storici del rock rispettandone lo spirito originario, sperimenta e innovare pur nel campo classico del blues inventa nuovi ibridi col rock, il soul, il jazz, il R&B, il reggae, il songwriting cercando di dare sempre il massimo. Mostra un fervore espressivo in continuo movimento. A Man In Motion per l'appunto, come dice il titolo del suo disco solista a firma Warren Haynes. Naturale quindi aspettarsi un live con la sua nuova band, la stessa che qualcuno ha visto all'opera lo scorso luglio a Genova. Ad un anno da A Man In Motion esce il potente Live at the Moody Theater di Austin un album dal vivo come si usava negli anni settanta: doppio disco, copertina che si apre a libro, belle foto, parecchie cover e immancabile assolo di batteria. Sarà perché sulla copertina troneggia il marchio Stax ma tutto qui profuma di glorioso, antico, prezioso. La tecnologia ha poi permesso di riportare, contrariamente agli anni settanta, tutto il concerto, cosa che coi vinili non era possibile e lo stesso show, per intero e con qualche canzone in più rispetto ai due CD è documentato da un DVD. Insomma Warren Haynes Band Live at the Moody Theater è un live degno di entrare nell'antologia delle cose imperdibili di Haynes, centosessanta minuti di musica in CD più altre tre ore in DVD, un pranzo pantagruelico.
C'è molta differenza rispetto a quando Haynes è con i Muli, non è il cruento power-blues venato di psichedelia dei Gov't Mule a salire in cattedra ma un più avvolgente soul-blues jazzato che lascia spazio alle virtù strumentali del leader e della band, al formidabile tastierista Nigel Hall e al vulcanico tenor sassofonista Ron Holloway, due colossi in mezzo ad un titano. Warren Haynes da par suo è una forza della natura, una quercia resistente in mezzo alla tempesta, tutto attorno è un turbinio di suoni, ritmi e improvvisazione e lui, implacabile, serio, concentrato è lì fermo, immobile, panciuto e tranquillo, che dirige e canta con quella sua voce commovente un soul parente del blues nato a Memphis cinquanta anni fa e adesso restaurato da una mano che accarezza veloce e sicura le corde di una Gibson rinvenuta in qualche magazzino di strumenti usati. Un gigante a capo di una band galattica. La stessa vista a Genova la scorsa estate, Ron Johnson è il bassista, Terence Higgins il batterista, Alecia Chakour fa sporadiche entrate vocali e si limita al suo copione, come cantante di spalla se ne sono viste di migliori ma sta bene in questa all blacks band che fonde eleganza, tecnica, maestria, feeling, fantasia, solidità, una band che conosce a memoria la storia del blues e del soul e quando sconfina nel jazz è una festa per i sensi.
I brani di A Man In Motion fanno da perno alla serata ma sono allungati, jammati, vissuti con l'enfasi dello show. Si parte con la canzone titolo e subito dopo arrivano River's Gonna Rise dove Haynes sciorina l' amore per Albert King con una magistrale prova vocale e chitarristica e Alecia Chakour fa sentire la sua ugola arroventata, Sick Of My Shadow funkeggiata ad arte e impreziosita da un sax da brivido e la bluesata A Friend of You. La matrice è un soul-blues di matrice Stax con il marchio chitarristico dei tre King ma aggiornato e revisionato secondo canoni moderni, con le canzoni che mantengono il refrain e la melodia ma adesso libere di espandersi in un orizzonte strumentale di musica totale, dove gli strumenti si sovrappongono, si rincorrono, giocano a chiamata e risposta, si fondono. È una sorta di evoluzione new century della band di Booker T e Steve Cropper alla luce di tutto quello che è passato ed è stato incorporato dopo Green Onions.
 Tra gli highlights del primo set va detto di On A Real Lonely Night, dodici minuti di estasi in mano ad un quintetto be-bop di straordinaria bravura e feeling, in Power & The Glory sale in cattedra il tastierista (Hammond e piano) Nigel Hall raggiunto in Take A Bullett, nel formidabile blues di Hattiesburg Hustle e in Everyday Will Be Like A Holiday del repertorio di William Bell e Booker T qui arricchita da un memorabile assolo di Haynes in chiave Duane Allman, da Ian Mc Lagantanto per rendere la combriccola ancora più vispa e trascinante.
Lo show è lungo, c'è tempo per offrire A Man In Motion in tutta la sua interezza, poi, dopo il ripescaggio di Frozen Fear da By A Thread dei Muli iniziano le cover: Dreaming The Same Dream scritta da Haynes con Ziggy Marley risplende di calore reggae, Pretzel Logic è un omaggio al soul-pop degli Steely Dan fuso in un bagno di jazz, per Change Is Gonna Come di Sam Cooke si scomoda una ricca sezione fiati a fianco delle voci di Haynes, Alecia Chakour e Nigel Hall, Spanish Castle Magic di Hendrix è in unarrangiamento free-jazz con la voce della Chakour che stride un pò. Una cosa va detta, nelle cover i Muli sono più convincenti e devastanti, la Warren Haynes Band rende di più nei propri pezzi. La conclusione di questo monumentale Live at Moody Theater è affidata a Tear Me Down, alla lenta e sudata Your Wildest Dreams e all'immancabile Soulshine l'encore che tutti aspettano. Potenza e gloria del blues.

MAURO ZAMBELLINI

venerdì 4 maggio 2012

American Landscapes


Scenari di musica americana e terre di confine, in onda ogni venerdì fino alla fine di giugno dalle frequenze di RADIO POPOLARE ogni venerdì dalle ore 22.35 alle 23.30. Conduce Mauro Zambellini

scaletta del 13 aprile 2012

LA RISTAMPA di SOME GIRLS 1
Some Girls : The Rolling Stones from Some Girls Deluxe Edition
Before They Make Run " "
When The Whip Comes Down : The Rolling Stones from Live in Texas '78
Miss You : The Rolling Stones from Some Girls Deluxe Edition
Lies " "
Beast of Burden : The Rolling Stones from Live in Texas '78
Far Away Eyes : The Rolling Stones from Some Girls Deluxe Edition
Imagination " "
Love In Vain : The Rolling Stones from Live In Texas '78

scaletta del 20 aprile 2012

LA RISTAMPA di SOME GIRLS 2
Atlantic City : The Band from Jericho
Claudine : The Rolling Stones from Some Girls Deluxe Edition
When You' re Gone "
You Win Again "
You Win Again : Keith Richards from Timeless tribute to Hank Williams
We Had It All : The Rolling Stones from Some Girls Deluxe Edition
Tallahassee Lassie "
Keep Up Blues "
Respectable : The Rolling Stones from Live in Texas '78

scaletta del 27 aprile

GYPSY SOUL 1
Spanish Rose : Van Morrison from Bang Masters
Gypsy Woman : The Impressions from The Anthology
(Don't Worry) If There's a Hell Below We're all going to go : Curtis Mayfield from Curtis
Move On Up : Curtis Mayfield from The Anthology
The Ghetto : Donny Hathaway from Everything is Everything
Jealous Guy : Donny Hathaway from Live
Inner City Blues : Marvin Gaye from What's Goin On Deluxe Edition
What's Going On : Marvin Gaye original single version
Going Where The Lonely Go : Jeb Loy Nichols from Special

scaletta del 4 maggio

GYPSY SOUL 2
Madame George : Van Morrison from Bang Masters
Madame George : Energy Orchard from Shinola
Could You, Would You : Them from The story of Them featuring Van Morrison
Could You, Would You : Willy DeVille from Miracle
Beside You : Van Morrison from Bang Masters
Listen To The Lion : Van Morrison from It's too late to stop now
In the Eyes of the Night : Dirk Hamilton from Alias I
She's Coming On Saturday : Kenny White from Comfort in the Attic
Gloria : Van Morrison/John Lee Hooker From Too Long In Exile

Scaletta del 11 maggio 


2012 GYPSY SOUL 3
Wild Night Van Morrison from Tupelo Honey
I've Been Working Bob Seger from Back in 72
If I Were A Carpenter Bob Seger from Early Seger Vol. 1
If I Were A Carpenter Tim Hardin from Hang On To A Dream:The Verve Anthology
Hoboin' Tim Hardin from The Collection
Black Sheep Boy Okkervil River from Black Sheep Boy
Turn The Page Bob Seger from Greatest Hits
In A Station Karen Dalton from In My Own Time
Everybody's Talkin' Fred Neil from The Many Sides of F.N
When a Man Loves a Woman Karen Dalton from In My Own Time


Scaletta del 19 maggio 


GYPSY SOUL 4
New Coat Of Paint Bob Seger from Greatest Hits 2
New Coat of Paint live Tom Waits from Invitation of the blues bootleg
Waltzing's for Dreamers Curtis Stigers from Let's Go Out Tonight
Depot, Depot live Tom Waits from Invitation of the blues bootleg
Chuck E's in Love Ricky Lee Jones from Duchess of Coolsville
Blood Alley Chuck E. Weiss from Old Souls and Wolf Ticket
Makin' Whopee Ricky Lee Jones/Dr.John from Duchess of Coolsville
I Meant What I Said A.J Croce from That's me in the Bar
Spirit In The Night Bruce Springsteen & E Street Band Hammersmith London 75


Scaletta del 25 maggio 


FROM MEMPHIS TO NEW ORLEANS 1
Memphis, Tennessee Elvis Presley from The Essential 60's Masters
Memphis in Tennessee Memphis Slim from Clap Your Hands
Nothing Is Rambling Memphis Minnie from The Essential Recordings 
Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again Cat Power from OST I'm not There
Last Train to Memphis Johnny Rivers from Last Train To Memphis
Last Train to Memphis Bobby Charles from Last Train To Memphis
O'my Soul Big Star from Radio City
Train Kept a Rolling Tav Falco's Panther Burns from The Unrealesed Sessions
Keith Can't Reid Green On Red from Here Comes the Snakes
Needles and Pins Willy DeVille from Horse of A Different Color 

SCALETTA  1 GIUGNO 2012

Mystery   Train      Dwight Yoakam
Smoke     Lucero
Son of A Preacher Man    Dusty Springfield
River's Gonna Rise    Warren Haynes Band
Memphis In The Maintime    John Hiatt/ Warren Haynes
Mama Says I'm Crazy   Mississippi Fred McDowell
Hard Time Killing Floor    R. L Burnside

SCALETTA  8  GIUGNO 2012

Shake Em On Down     Northe Mississippi Allstars
Highway  61       Johnny Winter
Some Summer Day      Charlie Patton
Sittin' on Top Of The World   Howlin' Wolf
Sweet Black Angel     Robert Nighthawk
Where I Should Always Be    The Band
Walking Into Clarksdale    Page & Plant

SCALETTA   15  GIUGNO   2012

Boom Boom     John Lee Hooker
Baby Please Don't Go      Muddy Waters
Nobody Knows When You're Down and Out    Bessie Smith
"      "      "    Derek and The Dominos
Blues Boy Tunes    B.B King
Is You Is or Is Ain't My Baby  B.B King
32-20 Robert Johnson
Love In Vain     The Rolling Stones
Dead Shrimp    Pyeng Threadgill
Hellhound  On My Trail    Fleetwood Mac

SCALETTA  22  GIUGNO  2012

So You Want To Be a Rock n' Roll Star   Tom Petty and The Heartbreakers
Lover of The Bayou     Mudcrutch
Breakdown     Tom Petty and The Heartbreakers
American Girl    "     "
Listen To Her Heart     "    "
Refugee    "     "
Something Big       "       "
Peace in L.A        "        "
Rebels             "      "
First Flash Of Freedom     "     "
Something In The Air       "     "