sabato 14 marzo 2015

WILLY DEVILLE AGAIN

 
Si sono finalmente aperti i rubinetti e dopo un periodo in cui  Willy DeVille era stato seppellito anche discograficamente, cominciano a circolare documenti sulla sua purtroppo prematuramente interrotta avventura musicale. Chi si muove meglio sono i tedeschi, che non sono tutti come la Merkel, e nutrono ancora oggi grande stima per il gitano, tant'è che animano da anni un Willy DeVille International Fan Club. Fin dagli anni settanta il nostro si è esibito centinaia di volte in Germania, questo spiega il ricco archivio che esiste da quelle parti, in primis  la serie Rockpalast che ha già visto pubblicato due CD e un DVD (assemblati insieme), recensiti su questo blog,  su concerti di Mink DeVille nel 1978 e nel 1981. Adesso ritornano sul luogo del delitto dando alle stampe altri due concerti di Willy DeVille, a Bonn il 25 marzo del 1995 e nella stessa città il 19 luglio del 2008, solo un anno prima della sua scomparsa.  Entrambe le performance sono di eccelsa qualità, uno di taglio più rock, l'altro con una maggiore venatura blues. Il DeVille del 1995 è in forma smagliante, all'apice della carriera e mai così rock, pur non privandosi dello charme chicano e delle malizie New Orleans, un artista nel pieno della sua creatività con un carisma pauroso, nell'anno di pubblicazione di Loup Garou. Sul palco sembra Capitan Uncino,  vestito di nero, sicuro di sé, con orecchini, l'imponente ciuffo e fluenti capelli lunghi sulle spalle, un magnetismo incredibile. Arriva dopo che la band lo ha introdotto con un numero da orchestra di James Brown, uno strumentale col sassofono (Mario Cruz) in gran spolvero, è regale e si capisce immediatamente  la caratura del concerto. La melliflua Slow Drain gli serve per prendere le misure, poi è rock n'roll da tagliagole e rhythm and blues dinamitardo.  Steady Drivin' Man è John Lee Hooker e Highway 61 mischiati assieme, Cadillac Walk privata di ogni orpello e del tradizionale passo d'anatra con la Gibson è un boogie sporco e bastardo. In cattedra c'è Fred Koella un chitarrista che in quel periodo non aveva nulla da invidiare a Steve Cropper, la band, contrariamente a quanto c'è scritto nel booklet, vede Cruz e Koella affiancati al tastierista e fisarmonicista Seth Farber , al percussionista Boris Kinberg, al batterista Shwan Murray  e al bassista David Keys. Dopo l'inizio al fulmicotone, Willy allenta la presa e partono le ballate del border del calibro di Heart and Soul, quelle melodrammatiche come Heaven Stood Still ed una Mixed Up,Shook Up Girl che porta a passeggiare il Dylan di Pat Garrett and Billy The Kid  sulle strade di Spanish Harlem. Poi è festa  New Orleans con Key To My Heart  e Every Dog Got His Day  mentre Angel Eyes tira verso il Messico così come Demasiado Corazon dove magistrale è l'arpeggio di chitarra di Koella. Dopo l' ammiccante Hey Joe, Even While I Sleep ribolle di sapori cajun  mentre Willy ormai mattatore, passa dal parlare spagnolo, francese, inglese come un attore provetto. Quando imbraccia la slide il Mississippi inonda la Germania, Spanish Stroll è meticcia e fradicia di vizio,  il cameo di Amazing Grace per sola chitarra acustica il prologo al riff al vetriolo di una devastante Dust My Broom. Grande concerto, grande band, immenso Willy, un artista che non ha diviso arte e vita fino alle estreme conseguenze, per cui Dylan, solitamente restio ad apprezzamenti, in una recente intervista a Bill Flanagan ha proferito "inammissibile che un artista del suo livello non sia nella Rock and Roll Hall of Fame mentre lo sono gli Steely Dan e i Mamas and Papas".

               Willy DeVille nell'estate 2008 a Bonn appare nell'ultima delle sue apparizioni al Rockpalast , è un personaggio che ha dovuto lottare con le  traversie della vita, contro l'ignoranza dei discografici e del pubblico americano che non l'ha mai amato. In Germania invece è venerato e lo si vede dal pubblico numeroso, lo show è  riportato sia in DVD che in CD e mostra diversità col precedente, in primis perché  si svolge open air, secondo perché Willy ha ripristinato la sigla Mink DeVille Band col  ritorno di vecchie conoscenze quali il bravo tastierista/fisarmonicista Kenny Margolis,  il batterista Shawn Murray e il percussionista Boris Kinberg, assenti durante il periodo del trio acustico, la vocalist Yadonna Wise e il bassista Robert Curiano presente nell'Italian tour del 1984. Nuovo è il muscoloso chitarrista Mark Newman che con la slide imprime allo show un deciso approccio bluesy.  Dal Capitan Uncino di tredici anni prima, Willy si è trasformato in un incrocio tra Dracula e un nativo americano,  pallido,  emaciato, capelli lunghi dritti nerissimi, baffetti spioventi laterali, pendenti turchesi, collana e occhiali con lenti rossastre. L'aspetto non è rassicurante,  Willy, a causa dell'incidente automobilistico di qualche anno prima, si sorregge su uno sgabello e solo a tratti si mette in piedi con la chitarra.  Non mancano le sigarette, una dopo l'altra e la voce è ormai un profondo latrato blues da far impallidire perfino Howlin ' Wolf. Dà il via allo show con la litania oscura e mannara di Loup Garou raccontando di neri serpenti, paludi infestate da spiriti e lune gialle. Un inizio  magnetico che porta l'artista in quell'universo notturno e oscuro che gli anni in Louisiana gli hanno appiccicato addosso e grazie al lavoro di Mark Newman intinge in un blues viscerale. Certo non mancano gli altri ingredienti del suo pachuco come l'uptempo r&b di So So Real estratto dall'appena pubblicato Pistola,  la cajun music di Even While I Sleep e le dolcezze romantiche di Heart and Soul oltre ai lasciti del suo periodo newyorchese, Spanish Stroll e Mixed Up Shhok Up Girl. Non mancano nemmeno i suoi hits (Hey Joe e Demasiado Corazon)  e il tributo a Chuck Berry con un una torrida Savoir Faire in medley con Cadillac Walk ma sono altri i titoli a rendere questa esibizione diversa, immagine dell'ultimo corso dell'artista.  Sono due vecchi brani come Steady Drivin' Man e Just Your Friends rimessi a nuovo accentuando il drive rollingstoniano  nel primo e con una forte dose di blues alla John Lee Hooker il secondo, con l'aggiunta della fisarmonica di Margolis in una versione crepuscolare  da ultima notte di Billy The Kid. E poi c'è il lurido rockabilly di White Trash Girl, storia di degrado in un microcosmo di sottoproletariato bianco del sud, il bluesaccio Delta di Muddy Waters Rose Out Of The Mississippi Mud e lo swampin' di You Got The World In Your Hands, la prima tratta da Crow Jane Alley, la seconda da Pistola. Se a queste aggiungete poi Bacon Fat  avrete uno show mai così blues e un artista con  una ispirazione ed un savoir faire ancora lontane dal tramonto. Se ne andrà esattamente un anno dopo.

 

   Ai due irrinunciabili  Rockpalast  segue la pubblicazione di questo triplo CD antologico, Collected,  che grazie al lavoro dei  fans olandesi, aiutati   dalla locale Universal, ripercorre l'intera carriera di William Borsey Jr., dalle origini quando il suo set si chiamava Mink DeVille fino al momento della sua morte, nell'agosto del 2009, quando tutti lo conoscevano come Willy DeVille. Un' importante antologia che racchiude brani registrati con le diverse etichette più un terzo bonus CD contenente alcune rarità, qualcuna  interessante, altre di valore solo collezionistico. All'opera hanno collaborato parecchi musicisti, produttori, fotografi (Patricia Steur, Rocky Schenk) che nel corso degli anni hanno lavorato con Willy, scrivendo le note del curatissimo booklet interno e lasciando il loro appassionato ricordo su un uomo tanto eccentrico quanto generoso.

 Due CD  e 40 canzoni ricompongono la sua carriera "ufficiale" privilegiando i brani più noti e rappresentativi  in una sorta di allargato greatest hits. Il primo CD analizza i Mink DeVille Years  partendo dal 1977 ( appare quindi errato quel 1976 strillato in copertina ) perché la prima traccia è quella Spanish Stroll che uscì nel disco debutto del 77. Da quel disco, in Europa intitolato Cabretta, sono estratte anche  Mixed Up,  Shook Up Girl, Cadillac Walk, Little Girl mentre dal seguente Magenta arrivano Just Your Friends, Guardian Angel, Soul Twist. Un reato aver  tralasciato Steady Drivin'Man e Desperate Days  ma sono talmente tante le perle regalate dal gitano nel corso della sua carriera che 40 titoli sembrano davvero insufficienti a raccontare la sua arte..  Chiude il periodo Capitol Le Chat Bleu con Mazurka, Savoir Faire, This Must Be The Night, JustTo Walk That Little Girl Home , Heaven Stood Still.  Ben cinque brani dal disco "parigino" a dimostrazione dell'apprezzamento sempre riservatogli dai fans della vecchia Europa. Coup De Grace  è presente con Maybe Tomorrow, la cover You Better Move On  e Love and Emotion mentre Angels espone  Demasiado Corazon e Each Word's A Beat of My Heart . Due brani contro i tre di Sportin' Life (Italian Shoes, I Must Be Dreaming, In The Heart of The City), scelta del tutto discutibile visto la scarsa popolarità di quel disco per quel suono synth-80.  Il sipario sugli anni di Mink DeVille cala  con la superba resa di Stand By Me. Un primo CD magnifico anche se i brani sono tutti ampiamente editi, così come il materiale del secondo CD imperniato sui Willy DeVille Years. Qui prevale la parte melodica e romantica dell'artista pur  non mancando dei suoi affondi taglienti e del suo pachuco mexican- New Orleans. Dal controverso album con Mark Knopfler sono pescate Miracle,  Storybook of Love, Assassin of Love (personalmente avrei aggiunto anche Nightfalls ). Il periodo New Orleans viene affrontato con due titoli di Victory Mixture, Hello My Lover e Beating Like A Tom-Tom,  tre di Desire, Hey Joe,  Even While I Sleep e la stupenda I Call Your Name mentre un titolo dello stesso album, Voodoo Charm  è preso dal disco francese della Fnac, Big Easy Fantasy,  e solo uno di Loup Garou, Still ( I Love You Still) quando avrebbero potuto starci anche Loup Garou Bal Goulà per le sue malsane suggestioni da bayou des mysteres  e lo sporco rockabilly sudista White Trash Gir.  Copiosa la selezione dell'album memphisiano e Delta blues di Willy ovvero Horse of Different Color, ben cinque tracce (Gypsy Deck Of Hearts, Across The Borderline, Lay Me Down Easy, The Downing Of The Flamingo, Hangin  Round My Door), due ripescaggi da Crow Jane Alley (Come A Little Bit Closer e Right There, Right Then) ma qui la title track e la cover di Slave To Love avrebbero meritato  la convocazione, e due dal crepuscolare Pistola, I Remember The First Time e When I Get Home. Ci poteva stare anche la cover di Louise  di Paul Siebel perché riesumare una canzone così bella di un artista tanto sconosciuto , è mossa che poteva fare Willy DeVille, Bob Dylan e pochi altri. Eccellente anche questo secondo CD  a conferma di un songbook sontuoso  zeppo di canzoni superlative e melodie indimenticabili. Ma è il terzo CD a solleticare i fan visto le curiosità presenti, non tutte all''altezza della situazione. Occasione questa del bonus disc che era da sfruttare meglio riportando out-takes  e brani live inediti di ben altra caratura. In questo CD  ritornano in circolo le tracce che componevano la ormai introvabile soundtrack del tostissimo film di William Friedkin Cruising  ovvero  le nervose Pullin' My String,  It's So Easy  e Heat Of The Moment prodotte da Jack Nitzsche, ci sono due testimonianze della parentesi acustica e in trio di Live In Berlin, la toccante Carmelita di Warren Zevon  e Let It Be Me , il duetto con Brenda Lee in You'll Never Know   e quella Dust My Broom alla Elmore  James con cui Willy chiudeva i suoi memorabili  show degli anni novanta. Del tutto discutibile è l'inclusione delle versioni remix di Assasin Of Love, Italian Shoes, I Must Be Dreaming, tre titoli già inclusi nel secondo CD, all'insegna di quel syntho-pop  e drumming elettronico anni '80.  Non sono l' immagine corrispondente alla musica  di Willy, furono  un tentativo da parte della casa discografica di far girare il suo nome in Mtv per farlo conoscere al refrattario pubblico americano.  Dagli archivi poteva uscire materiale molto più interessante, ad esempio la versione bluesata  di Motorhead Baby di Johnny Guitar Watson,  una delle out-take di Le Chat Bleu oppure  le tante tracce live che ogni sabato mattina dalla community web radio australiana 89.7fm la trasmissione DeVille Hour mette in rete.  Azzeccata invece  la messa in campo di Who's Gonna Shoe Your Pretty Little Foot uno standard  interpretato molte volte da Willy in concerto qui in duetto "bilingue" col cantante svizzero Polo Hofer, e la versione spanglish  Cuemtame Un Cuento col gruppo spagnolo Celtas Cortos.  Quasi inedita è  Pride and Joy (niente a che vedere con lo stesso titolo di Steve Ray Vughan), B-side del singolo Italian Shoes , anche questa vestita con le sonorità sincopate  degli anni ottanta.

Succulenta la parte provenienti dalle incisioni delle 2 Meter Sessions, una stazione radio  e TV olandese divenuta nel tempo un eccezionale archivio di registrazioni in acustico per tanti artisti. Lì Willy DeVille ci è passato tre volte, nel 1987, nel 1992 e nel 1999. Le prime due sono  qui documentate: del 1987 sono Hard Time,  scheletrico blues per chitarra acustica solo sussurrato ed una affranta versione di Well It's True So True di Sheldon Ganz, registrate da Willy pochi giorni dopo la morte del fratello,  mentre non sono inedite le registrazione del 1992 (erano su un mini CD del 1993 intitolato I Call Your Name)  dove Willy faceva da ponte tra Robert Johnson e John Lee Hooker con dei blues scarni e profondi, magri accordi di chitarra ed una voce che affiorava dal fango del Mississippi. Per chi non le avesse già, I'm In The Mood,  Early Morning Blues  e Who's Gonna Shoot Your Pretty Little Foot sono la deliziosa conclusione della più completa antologia (ma il terzo CD necessitava di scelte più accattivanti) oggi in circolazione  su uno dei più grandi e sottovalutati  artisti della storia del rock.

 

MAURO   ZAMBELLINI     MARZO 2015