lunedì 23 luglio 2018

LITTLE STEVEN and The Disciples of Soul SOULFIRE LIVE !


Un live perfetto in anni in cui questo formato appartiene solo agli artisti del passato, come lo è Miami Steve Van Zandt alias Little Steven, pressoché gli unici a riscaldare il presente con concerti che non si dimenticano facilmente e riportano in auge la gioia del rock n'roll. Little Steven non è uno qualsiasi, è autore, cantante, musicista, produttore, arrangiatore, conduttore radiofonico, talent scout, attore cinematografico, è quello che si dice un artista a tutto tondo con una conoscenza  enciclopedica della musica, dal rock n'roll al jazz, dal soul al R&B, dalla psichedelia al garage. Soulfire del 2017 lo ha riconsegnato alla musica dopo anni in cui si era diviso tra il cinema e la E-Street Band ed è stato un grande ritorno, quasi impensabile, coronato da un tour entusiasmante che lo ha visto più volte sui palchi della nostra penisola. Concerti incredibili con una big band di musicisti e coriste in grado di evocare le grandi revue del soul e del r&b, snobbati dalla marea degli springsteeniani d'Italia, capaci di inseguire il Boss in vacanza sui nostri laghi e nostri mari in cerca di un selfie ma di disertare l'artista che ha creato il Jersey Sound. Speriamo che gli stessi si accorgano dell'uscita di questo potente triplo live che di fatto traduce con una qualità audio eccellente ed una performance da leccarsi i baffi (chi li ha)i concerti del suo tour ancora in corso. L'ossatura dello show è il materiale di Soulfire ma cover e vecchi titoli dei dischi di Little Steven completano un quadro ampio, vario e colorato che, grazie alla competenza, all'amore e alle dettagliate presentazioni dell'autore,  si trasforma in un epico ed elettrizzante viaggio attraverso la storia del rock n'roll, del soul e del r&b americano. Zeppo di citazioni e dettagli sull'origine e la genesi delle singole canzoni, Soulfire Live! è uno di quei dischi di cui se ne sentiva un gran bisogno, per rievocare la stagione dei grandi dischi live, in primis gli anni settanta, e per rinfrescare un sound, il Jersey Sound, ormai passato di moda ma ancora in grado di entusiasmare, divertire, eccitare, uno sfavillante party della musica americana tra rock bianco e black music, una festa per le orecchie e il cuore. Little Steven è il capitano di una ciurma di pirati, i Discepoli dell'Anima, che mettono a ferro e fuoco il soul di James Brown e quello di Marvin Gaye, il r&b di Etta James ed il rock-soul degli Electric Flag, gli album di Southside Johnny ed il rock sporco e suburbano degli uomini senza donne. Magnifico ed esaltante, dall'introduzione di Mike Stoller, uno dei grandi autori assieme a Jerry Leiber della musica americana del secolo passato, al potente attacco di Soulfire  che infila la sequenza originale del disco in studio con I'm Coming Back e Blues is My Business, versione di oltre nove minuti e cover di Etta James, per arrivare alla magia di Love On The Wrong Side of Town, canzone scritta per Southside Johnny, e a Until The Good Is Gone, pescata dal suo album del 1982 Men Witout Women, riproposta in una lussureggiante versione con un lungo talkin' nel mezzo ed esplosione finale. Da quell'album vengono ripescati anche Angel Eyes , Forever, la struggente Princess of Little Italy mentre da Voice of America arrivano Solidarity, Checkpoint Charlie, I'm A Patriot , Out Of Darkness, e Bitter Fruit esce da Freedom No Compromise. Tutto risuona potente con un'enfasi da straordinaria ma non accademica lezione di musica dove il rock delle chitarre si fonde coi fiati e le coriste del r&b, e le tastiere dell'ex Youngbloods Joe "banana" Bauer tessono un sottofondo di cui Booker T andrebbe fiero. Little Steven canta come nei tempi eroici della E-Street Band , gli arrangiamenti sono regali, nella ballad Some Things Just Don't Change prima di omaggiare l'amico Southside Johnny per cui aveva scritto questa canzone (era su This Time It's For Real) cita Stevie Wonder, le Marvelettes, i Temptations, Marvin Gaye, Detroit, mentre nella lunga e sincopata Down and Out In New York City parlando di blaxpointation ricorda James Brown, Curtis Mayfield, ancora Marvin Gaye prima che i soul horns inscenino una coreografia funky- jazz di grande effetto. Alla festa non potevano mancare le black radio degli anni sessanta, i dj, il doo-wop, The City Weeps Tonight è una sinfonia urbana nata in quegli anni mentre Standing In The Line of Fire è una scudisciata rock scritta con Gary U.S Bonds,  altro suo eroe del passato.

Le influenze terzomondiste sono sbrigate con il reggae di Solidarity e di I'm A Patriot  e il dub di Leonard Peltier, l'episodio che mi piace meno dello show e ne smussa un po' la tensione ma con gli Electric Flag di Groovin' Is Easy, ennesima prova della sapienza da nicchia musicale di Little Steven, e le fiondate di Ride The Night Away con cui mette in campo il rock da E-Street Band del favoloso Better Days, lo show si invola verso l'apoteosi finale. Dancing in the streets non c'è ma si balla lo stesso nella strade multicolori di Bitter Fruit, salsa rock con spezie portoricane mentre Forever è la sintesi perfetta di quel sound nato attorno a Southside Johnny, Bruce e Little Steven, le chitarre rock, il coro soul, i fiati r&b, le tastiere in mezzo e la voce da ultima spiaggia invocante una possibile salvezza.  In coda e per finire alla grande ci stanno Checkpoint Charlie, più bella oggi che ieri, e soprattutto I Don'want To Go Home,  titolo del primo album di Southside Johnny, e Out of Darkness a chiudere uno show lungo, romantico e travolgente, fotografia di una musica che Little Steven ancora oggi contribuisce a rendere immortale.
Il disco è uscito nelle piattaforme digitali il 27 aprile e il 31 agosto sarà disponibile in triplo CD.

MAURO  ZAMBELLINI    LUGLIO 2018