lunedì 31 dicembre 2012

MY BEST 2012 IN MUSIC


Non è stato a mio modo di vedere un anno particolarmente fertile e creativo almeno per quanto riguarda i territori musicali che abitualmente bazzico ed è il secondo anno che va così, una ragione ci sarà oltre al mio invecchiamento e alle mie emozioni sempre più difficili. Non mi si venga a dire che il rock è morto, l'ho già sentito tante volte ed è una cantilena cretina. In ambiti di musica indie riferiscono che la scena è sana, io ci credo a stento perché le ultime band in grado di assurgere a giusta celebrità uscite dal girone giovanile sono stati i Radiohead e Wilco ( quest'ultimi grandissimi anche quando non fanno un disco nuovo ma  concerti memorabili come quelli di Milano e Torino) e di anni ne sono passati parecchi. Il fatto è che i dinosauri resistono e non vogliono andare in pensione così il ricambio è arduo. Neil Young con Psychedelic Pills ha fatto un disco, anzi un mezzo disco, il secondo, commovente , Bob Dylan con Tempest ha trovato visioni grandiose, Van Morrison, chi l'ha sentito ne dice bene, Springsteen ha spezzato la mediocrità dei suoi ultimi dischi in studio con un intenso, amaro ma lucido Wrecking Ball, Tom Petty ha suonato il miglior  show dal vivo di rock n'roll dell'anno, Ian Hunter ha dato seguito al bellissimo Man Overboard con l' eccellente When I'm President, John Hiatt va avanti per la sua strada e con Mystic Pinball ha fatto tris,  l'ultimo di Graham Parker dicono che sia il suo migliore da ventanni a questa parte anche con quella deprimente copertina (vi sarete accorti che la crisi ha colpito anche i recensori e c'è stata una stretta non indifferente negli acquisti, poi diciamocela tutta, i concerti costano troppo così che essere rockisti oggi è divenuta una pratica di lusso quasi come giocare a golf), Mark Knopfler ha realizzato, Privateering, un disco splendido per atmosfera, tecnica strumentale, calore  rilassatezza. Per gente un po' più giovane come i Black Crowes è solo stata questione di lifting, il leader Chris Robinson ha pensato bene di tornare al vintage e assieme al chitarrista Neal Casal, al tastierista Adam McDougall, al bassista Mark Dutton ed al batterista George Sluppick ha messo in piedi  Chris Robinson Brotherhood con cui ha potuto finalmente soddisfare i propri sogni ovvero stabilirsi a San Francisco, comprarsi incenso, patchouli e camicie a fiori  e suonare fino alla nausea ballate di new cosmic Californian sound con in testa i Grateful Dead di Wake of The Flood. Due dischi in un solo anno sono forse troppi ma se il visionario e lisergico Big Ritual Moon con echi perfino di Pink Floyd ed il  più aspro e rocknrollistico The Magic Door fossero stati assemblati assieme, qualcuno, anche tra i più anziani, sarebbe corso a comprarsi un acido per volare nel passato.

mercoledì 19 dicembre 2012

IAN HUNTER life after glam



life after glam  
Adesso che Ian Hunter è tornato in auge grazie agli ottimi Man Overboard  e When I'm The President il suo catalogo viene preso di mira e la sua carriera viene setacciata con grande gioia dei vecchi fans che magari posseggono vinili ormai gracchianti e, si spera, dei neofiti che così potranno apprezzare uno dei rocker inglesi più originali e versatili. In particolare sotto i riflettori sono i dischi che segnano il passaggio dagli anni settanta agli ottanta, un momento particolarmente felice per l'artista dopo l'avventura coi Mott The Hoople e l'inizio della carriera solista. Già nel 2009 c'era stata la ristampa in edizione Deluxe del suo immenso You're Never Alone With a Schizophrenic, espanso con un po' di out-takes e con un intero CD live,  adesso invece arriva un cofanetto di 4CD From The Knees of My Heart che raccoglie lo stesso disco più il potente live Welcome To The Club del 1980, il controverso Short Back n' Sides dell'anno seguente e sotto il titolo di Ian Hunter Rocks la cronaca di uno show al Dr.Pepper Festival di New York nel settembre 1981 pubblicata negli anni ottanta solo in video e subito scomparsa dal mercato. Considerato che tutto questo malloppo costa come un singolo CD è lecito giustificare  l'ulteriore riproposizione di Schizophrenic qui incluso per raccontare in modo completo quel periodo della carriera  di Ian Hunter.

Quando Hunter registrò Schizophrenic aveva alle spalle il successo con uno degli inni del glam, All The Young Dudes ed una carriera solista che tra alti e bassi aveva offerto l'interessante  All American Alien Boy,  il disco che lo aveva avvicinato al rock americano. Nel 1979 Hunter sfruttò la montante scena urbana dei songwriter elettrici, in particolare Springsteen e proprio negli studi dove questi registrò The River ovvero il Power Station di New York, con alcuni membri della E-Street Band cioè Roy Bittan, Gary Tallent e Max Weinberg più alcuni collaudati collaboratori tra cui il chitarrista Mick Ronson, mise a punto il suo capolavoro riuscendo a concentrare in uno stesso disco e al meglio tutte le sfaccettature della sua musica: le ballate al sapore di Dylan e il rock sguaiato e glam, il lunatico cantastorie del folk-rock e l' hard-rock duro e metallico derivato dai Kinks. Il risultato è schizofrenico ma superbo ed esaltante, sciabolate elettriche del calibro di Just Another Night e Cleveland Rocks si amalgamo a strepitose ballate urbane come Standin' In My Light e The Outsider, momenti di assoluta delicatessen come Ships si mischiano al sudicio glam da bassifondi di Wild East e Life After Death dove il pianoforte suona un honky tonk ambiguo e vizioso prima che la chitarra dia il via alla tosta ed incattivita Bastard, un titolo ed un crescendo che sono specchio di un rock n'roll selvaggio e ancora pericoloso. Non si è mai soli  con uno schizofrenico, questo disco è una delle leggende del rock metropolitano, qui rimpolpata delle bonus tracks contenute nella precedente versione Deluxe e qualche altro rimasuglio come The Other Side Of Life, prototipo di Just Another Night scritta dopo che Hunter fu arrestato per ingiurie e Indianapolis ed una primitiva versione di The Outsider.

mercoledì 5 dicembre 2012

the rolling stones


IS TIME ON MY SIDE ?

Festeggiare le nozze d'oro con l'ennesima antologia di successi sembra proprio una presa per i fondelli.  Si sa gli Stones amano prenderti per i fondelli col sorriso sulle labbra anzi con la lingua fuori e allora gli basta un Grrr!. qualsiasi. 48 brani storici più due inediti, One More Shot e Gloom and Doom registrati la scorsa estate a Parigi, esce in versione normale,standard, deluxe, superdeluxe, vinile e chi più ne ha ne metta. Da sette anni non incidono un disco di canzoni nuove e questo Grrr! più che il titolo del disco sembra il verso dei fan incarogniti per l 'ennesima antologia. Per fortuna non è tutto qui, c'è anche il film Crossfire Hurricane di Brett Morgen, un rockumentario che documenta l'ascesa dei Rollling Stones attraverso i periodi chiave della loro incredibile avventura e il suggestivo dvd Charlie Is My Darling, esiste anche un formato deluxe molto caro con cd e libro annessi, che testimonia la loro arrembante tourneè irlandese del 1965 quando erano ancora dei pischelli foruncolosi e Satisfaction era appena uscito. Consigliato. Ma non è tutto qui, come si sa ci sono le "stellari" esibizioni dal vivo all'O2 di Londra e a Newark, l'ultima data sabato 15 dicembre è possibile vederla a pagamento su Sky in the middle of the night, ma a quanto mi è capitato di vedere e sentire  via you tube non è certo uno  show da ricordarsi in eterno, anzi i quattro, no cinque anzi sei perché c'erano anche Wyman e Taylor in un paio di pezzi, mi sembrano un po' sgangherati  pur con qualche gancio rock n'roll.

La domanda  a questo punto che mi viene sponanea è, ha diritto una rock n'roll star over sessanta o anche di più  salire  sul palco e suonare ancora rock n'roll senza risultare ridicolo e patetico ? La risposta è si, se riesce a fare quello che fa Springsteen (un mostro) o, con qualche titubanza, Dylan o Ian Hunter (dignitosissimo), altrimenti è bene chiudersii in uno studio di registrazione, lavorare, incidere un disco di nuove canzoni e portarlo in giro in tutta umiltà come un bluesman in un teatro, in una piccola venue dove non c'è tutta l'enfasi e la grandiosità dello stadio o di un palazzetto. Fare come i bluesmen insomma, come Muddy Waters (morto a settanta anni però),  ridurre il clamore, azzerare la pomposità, andare  di basso profilo. Mica un gioco da ragazzi se ti chiami Jagger o Richards e appena ti muovi sono in centomila a seguirti e se fai un concerto in un teatro il biglietto costa come una Golf. E allora, che dire, chiedo a voi che seguite il rock e gli Stones, cosa fare per il rock over sixty ?  Fare come dice Renzi e rottamarli tutti, consigliarli il golf mentre fischiettano Satisfaction o Whola Lotta Love o farsi venire il magone vederli cantare Honky Tonk Women sperando nell'ultimo colpetto ed ignorare che il tempo non aspetta nessuno, né loro né noi, come diceva il titolo di una strepitosa ballata delle Pietre Rotolanti ?

Per il momento la soluzione ce l'ho ed è quella di invitarvi a procurare  il succulento  materiale che la band ha finalmente reso disponibile in rete in questi ultimi mesi. Sono quattro strepitosi concerti relativi a diversi periodi della loro carriera. Il primo, uscito un anno fa, è The Brussels  Affair ottanta minuti di rock al serramanico del tour europeo dell'autunno del 1973, la data è quella del 17 ottobre alla Foret Nationale di Bruxelles in Belgio. Concerto registrato da Andy Johns e rimixato da Bob Clermountain, da sempre mitizzato dai bootleg pubblicati, ora reso disponibile con una resa sonora quasi perfetta. Fotografa gli show di quel tour seguito alla pubblicazione (un mese prima) di Goats Head Soup. Non siamo ai livelli degli show di Ladies and Gentlemen ma poco ci manca. Si parte con Brown Sugar seguita da una traballante Gimme Shelter, dalla accoppiata Exile  di Happy, cantata da Richards e Tumbling Dice, ottima versione e dalle nuove Star Star, Dancing With Mr.D e Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker) che nel tour dell'anno prima erano assenti. Lo show entra nel vivo  con una delirante e lunga versione di You Can't Always Get What You Want, per poi involarsi in un finale con una bluesatissima  Midnight Rambler (magnifica l'armonica, micidiali le chitarre),con  Honky Tonk Women, Jumpin' Jack Flash e Street Fighting Man, tangibile dimostrazione di una band in forma, con una propulsione funk dovuta alla presenza di Billy Preston, in qualche episodio fin troppo invadente con la sua tastiera (fastidioso il suo stridere in Street Fighting Man) e con la carica selvaggia espressa dai brani più lunghi. Sono gli Stones dei primi settanta, cattivi e pericolosi ma diversi da quelli destroy  del 1978, con Mick Taylor al top delle sue potenzialità e con uno stuolo di musicisti al seguito impegnati a infradiciare il sound di grassa black music. Alle tastiere c'è Billy Preston, Bobby Keys e  Trevor Lawrence si occupano dei sassofoni, Steve Madaio della tromba e trombone. L'unico momento di riposo dello show è Angie, chicche per amatori la veloce e "strombazzata" All Down The Line e il frenetico blues-rockabilly Rip This Joint  estratto da Exile.

John Pasch aveva realizzato l'irriverente e spiritoso poster del tour che è anche la cover  di questo bootleg ufficiale Brussels Affair (Live 1973).