mercoledì 5 dicembre 2012

the rolling stones


IS TIME ON MY SIDE ?

Festeggiare le nozze d'oro con l'ennesima antologia di successi sembra proprio una presa per i fondelli.  Si sa gli Stones amano prenderti per i fondelli col sorriso sulle labbra anzi con la lingua fuori e allora gli basta un Grrr!. qualsiasi. 48 brani storici più due inediti, One More Shot e Gloom and Doom registrati la scorsa estate a Parigi, esce in versione normale,standard, deluxe, superdeluxe, vinile e chi più ne ha ne metta. Da sette anni non incidono un disco di canzoni nuove e questo Grrr! più che il titolo del disco sembra il verso dei fan incarogniti per l 'ennesima antologia. Per fortuna non è tutto qui, c'è anche il film Crossfire Hurricane di Brett Morgen, un rockumentario che documenta l'ascesa dei Rollling Stones attraverso i periodi chiave della loro incredibile avventura e il suggestivo dvd Charlie Is My Darling, esiste anche un formato deluxe molto caro con cd e libro annessi, che testimonia la loro arrembante tourneè irlandese del 1965 quando erano ancora dei pischelli foruncolosi e Satisfaction era appena uscito. Consigliato. Ma non è tutto qui, come si sa ci sono le "stellari" esibizioni dal vivo all'O2 di Londra e a Newark, l'ultima data sabato 15 dicembre è possibile vederla a pagamento su Sky in the middle of the night, ma a quanto mi è capitato di vedere e sentire  via you tube non è certo uno  show da ricordarsi in eterno, anzi i quattro, no cinque anzi sei perché c'erano anche Wyman e Taylor in un paio di pezzi, mi sembrano un po' sgangherati  pur con qualche gancio rock n'roll.

La domanda  a questo punto che mi viene sponanea è, ha diritto una rock n'roll star over sessanta o anche di più  salire  sul palco e suonare ancora rock n'roll senza risultare ridicolo e patetico ? La risposta è si, se riesce a fare quello che fa Springsteen (un mostro) o, con qualche titubanza, Dylan o Ian Hunter (dignitosissimo), altrimenti è bene chiudersii in uno studio di registrazione, lavorare, incidere un disco di nuove canzoni e portarlo in giro in tutta umiltà come un bluesman in un teatro, in una piccola venue dove non c'è tutta l'enfasi e la grandiosità dello stadio o di un palazzetto. Fare come i bluesmen insomma, come Muddy Waters (morto a settanta anni però),  ridurre il clamore, azzerare la pomposità, andare  di basso profilo. Mica un gioco da ragazzi se ti chiami Jagger o Richards e appena ti muovi sono in centomila a seguirti e se fai un concerto in un teatro il biglietto costa come una Golf. E allora, che dire, chiedo a voi che seguite il rock e gli Stones, cosa fare per il rock over sixty ?  Fare come dice Renzi e rottamarli tutti, consigliarli il golf mentre fischiettano Satisfaction o Whola Lotta Love o farsi venire il magone vederli cantare Honky Tonk Women sperando nell'ultimo colpetto ed ignorare che il tempo non aspetta nessuno, né loro né noi, come diceva il titolo di una strepitosa ballata delle Pietre Rotolanti ?

Per il momento la soluzione ce l'ho ed è quella di invitarvi a procurare  il succulento  materiale che la band ha finalmente reso disponibile in rete in questi ultimi mesi. Sono quattro strepitosi concerti relativi a diversi periodi della loro carriera. Il primo, uscito un anno fa, è The Brussels  Affair ottanta minuti di rock al serramanico del tour europeo dell'autunno del 1973, la data è quella del 17 ottobre alla Foret Nationale di Bruxelles in Belgio. Concerto registrato da Andy Johns e rimixato da Bob Clermountain, da sempre mitizzato dai bootleg pubblicati, ora reso disponibile con una resa sonora quasi perfetta. Fotografa gli show di quel tour seguito alla pubblicazione (un mese prima) di Goats Head Soup. Non siamo ai livelli degli show di Ladies and Gentlemen ma poco ci manca. Si parte con Brown Sugar seguita da una traballante Gimme Shelter, dalla accoppiata Exile  di Happy, cantata da Richards e Tumbling Dice, ottima versione e dalle nuove Star Star, Dancing With Mr.D e Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker) che nel tour dell'anno prima erano assenti. Lo show entra nel vivo  con una delirante e lunga versione di You Can't Always Get What You Want, per poi involarsi in un finale con una bluesatissima  Midnight Rambler (magnifica l'armonica, micidiali le chitarre),con  Honky Tonk Women, Jumpin' Jack Flash e Street Fighting Man, tangibile dimostrazione di una band in forma, con una propulsione funk dovuta alla presenza di Billy Preston, in qualche episodio fin troppo invadente con la sua tastiera (fastidioso il suo stridere in Street Fighting Man) e con la carica selvaggia espressa dai brani più lunghi. Sono gli Stones dei primi settanta, cattivi e pericolosi ma diversi da quelli destroy  del 1978, con Mick Taylor al top delle sue potenzialità e con uno stuolo di musicisti al seguito impegnati a infradiciare il sound di grassa black music. Alle tastiere c'è Billy Preston, Bobby Keys e  Trevor Lawrence si occupano dei sassofoni, Steve Madaio della tromba e trombone. L'unico momento di riposo dello show è Angie, chicche per amatori la veloce e "strombazzata" All Down The Line e il frenetico blues-rockabilly Rip This Joint  estratto da Exile.

John Pasch aveva realizzato l'irriverente e spiritoso poster del tour che è anche la cover  di questo bootleg ufficiale Brussels Affair (Live 1973).

Il Tour delle Americhe del 1975 fu stratosferico, un milione di spettatori, 45 show distribuiti su 26 città di 21 stati, un incasso di oltre dieci milioni di dollari. Fu chiamato Tour of The Americas perché avrebbe dovuto toccare anche il Messico, il Venezuela e il Brasile ma ci sarebbero voluti altri ventanni prima che gli Stones suonassero in Sud America. Celebre il manifesto con l'aquila trasformata in aereo, stessa copertina dell'officially authorized bootleg e celebre il pene alto sei metri cavalcato da Mick Jagger durante gli show. L.A Friday  testimonia il concerto del 13 luglio al Forum di Los Angeles, una delle date incandescenti del tour. Rispetto a Bruxelles i tempi si sono allungati, ventiquattro tracce più due del repertorio di Billy Preston, That's Life e Outta Space.  In pista diversi titoli provenienti dall'album It's Only Rock n' Roll  e quelli di Goats Head Soup (Star Star, Heartbreaker) ed Exile  (All Down The Line, Happy, Tumbling Dice, una rovente Rip This Joint). Il sound è aggressivo, gli Stones sono in un momento di passaggio ma suonano forte e non fanno prigionieri. La novità è l' arrivo di Ron Wood al posto di Mick Taylor. E' la prima uscita ufficiale dell'ex Faces ed il suono ne risente, meno rifinito e sofisticato e più sporco, ruvido e immediato. C'è una favolosa e scarna versione di You Gotta Move di Mississippi Fred McDowell che mantiene gli Stones saldamente legati al blues, deboli le ballate, in Angie e Wild Horses Mick Jagger canta stanco e svogliato ma è l'unico neo di uno show superlativo, il resto sono fuoco e fiamme. You Can't Always Get What You Want si conferma l'epicentro del terremoto elettrico che gli Stones portano in scena, da canto gospel si è trasformato in un'orgia di soul e rock con un impasto di chitarre, tastiere e sax da far paura, It' s Only Rock N'Roll poche volte è stata così veemente, Midnight Rambler è una apocalisse, buona anche Gimme Shelter ma mai come la vorrebbero sentire i fan con la voce altissima di Mary Clayton che squarcia i sensi, la sequenza Street Fightin' Man, Jumpin' Jack Flash è roba da attentato all'ordine pubblico, ritorna in scena Sympathy For The Devil dopo la purga subita per le violenze di Altamont e chiude con l'inferno sul palco il torrido Venerdì di Los Angeles  così intitolato dai bootleggers sebbene il 13 luglio 1975 fosse in realtà una domenica. Grande show, Billy Preston suona il pianoforte, Ollie E. Brown, percussionista della band di Steve Wonder, l'altro aggiunto.
   Non ho mai reputato il tour seguente l'uscita di Tattoo You come una cosa memorabile. Sarà perché Still Life è un live così smorto e sbrigativo, sarà perché quando li vidi nell'appendice europea a Torino del 1982 le cose che mi rimasero in mente furono lo jogging di Jagger, i piegamenti di Richards con la chitarra e la vittoria dell'Italia contro la Germania nella finale del Campionato Mondiale di calcio la sera stessa, partita vista in un bar di Settimo Torinese con altri stoned usciti come me dall'autostrada. Jagger aveva predetto il 3 a 1 e ciò basta ad spedire lo show nell'olimpo dei grandi ricordi ma in onestà non fu un concerto da strapparsi i capelli. Questo Hampton 1981 , la data è il 18 dicembre al Coliseum di Hampton in Virginia, penultimo concerto del tour, ricompone la storia . Più colossale di tutti i tour che lo avevano preceduto per il fatto che adesso sono gli stadi il luogo dei concerti, quello del 1981 (e poi la sua appendice europea dell'anno seguente) vede l'allestimento di un palco che nella sua interezza raggiungeva i 68 metri di larghezza. Fu l'inizio dell'organizzazione manageriale di tour su vasta scala che portò nella cassa degli Stones, grazie anche al merchandising, un enorme gettito di soldi come mai si erano visti. Dal 1981 la più grande rock n'roll band del pianeta diventa la più ricca rock n'roll band della storia. Difficili essere obiettivi quando prima c'era stato il maestoso rock di Bruxelles, lo sporco "venerdì" di Los Angeles e l'urgenza punk del Texas, le cose sono cambiate, inutile far finta di niente, gli Stones continuano a rotolare ma adesso il loro rock è un affare di tutti non solo dei ribelli. Loro sono i primi ad esserne consapevoli visto che Jagger prima dell'inizio tour afferma "non posso andare avanti ancora per molto a far finta di avere diciotto anni".

Nel loro show c'è ancora aggressività e bruciante rock n'roll ma il tour di Some Girls del 78 è stato uno spartiacque tra il prima e il dopo, tra gli Stones spumeggianti dei sixties e devastanti dei seventies e quelli monumentali che verranno dopo. Adesso tutto è controllato da uno spettacolo che non ha sbavature, studiato nei particolari, potente e imponente, calibrato tra fiammate rock n'roll e romantiche ballate che allentano la tensione e permettono alla band di tirare il respiro, è ancora grande rock ma adesso la strada è sgombra di barricate e si può andare allo stadio anche col papà.

Venticinque pezzi in programma, cinque pietre rotolanti anzi sei se si considera  Ian Stewart al piano, più Ian McLagan alle tastiere (cambio in meglio rispetto a Preston) e Ernie Watts al sassofono (nella prima parte del tour c'era Lee Allen, quello dei Blasters), Hampton 1981 azzera Still Life  e riabilita quel tour. Si parte con Under My Thumb e non è il solo ripescaggio degli early Stones perché  in scaletta finiscono anche Let's Spend The Night Together, Time Is On My Side, Let It Bleed oltre alle solite Hony Tonk Women, Jumpin' Jack Flash e Satisfaction. Ci sono gli estratti dell' ultimo disco pubblicato Tattoo You, Neighbours, Black Limousine, Start Me Up, Little T&A, una fantastica Waiting On A Friend impreziosita da un lungo assolo di sax e una scavezzacollo Hang Fire e ci sono i lasciti di Some Girls, i due album che fanno da ossatura allo show. Ma compaiono anche i classici del loro repertorio e il siparietto rock n'roll/rockabilly di Twenty Flight Rock e Goint To A Go Go oltre a qualche rimasuglio di Emotional Rescue riverniciato di fresco  come  Let Me Go e She's So Cold. Eccellente la versione di Let It Bleed con Ron Wood in gran spolvero.
    Otto anni dopo gli Stones ritornano in pista, si sono lasciati alle spalle i dissapori tra Jagger e Richards e Ian "Stu" Stewart, fulminato da un infarto il 12 dicembre 1985. Steel Wheels  non è un gran disco ma permette loro di tornare negli stadi sponsorizzati dalla Budweiser che negli Stati Uniti sborsa 3,7 milioni di dollari per i diritti pubblicitari. Per la prima volta arrivano in Giappone, è il 1990 e i dieci spettacoli al Korauken Dome di Tokyo vengono visti da cinquecento mila persone con un incasso di venti milioni di dollari dovuto alla vendita dei biglietti e dei gadget. Tanti i musicisti al seguito, ritorna Bobby Keys al sax, Chuck Leavell con le tastiere, Lisa Fisher, Cindi Mizelle e Bernard Fowler fanno i cori, gli Uptown Horns ci mettono i fiati. E' il primo tour senza Stu e ci sono samples e tastiere computerizzate, lo show è diventato ancora più colossale e imponente, il palco è una cattedrale, una sorta di rito pagano si accende non appena Jagger urla Start Me Up. Nonostante le evidenti differenze con gli anni ruggenti ed il suono talmente maestoso da far rimpiangere l'agro rock/blues degli anni sessanta, Live At The Tokyo Dome  è un signor live con versioni da brivido di 2000 Light Years From Home, un viaggio nel cosmo  a bordo di un astronave impazzita,  una mai così satanica Sympathy For The Devil (superata solo da quella del Voodoo Lounge Tour) e una Gimme Shelter finalmente all'altezza della sua fama. Non meno esplosive sono Satisfaction, Brown Sugar in torrida veste Stax e Jumpin' Jack Flash mentre tra le rarities  spiccano la versione flamenco di Paint It Black, una ritrovata Bitch, la tosta Rock and Hard Place, la melodia psycho-pop di Ruby Tuesday e Harlem Shuffle, unica testimonianza del disco più trascurato del gruppo, Dirty Work.  Potente e spettacolare sarà l'ultimo tour con Bill Wyman nei ranghi.

Quattro live di altissimo livello, questo sì un modo degno per festeggiare i loro cinquanta anni di lavoro.


MAURO  ZAMBELLINI     

6 commenti:

Bartolo Federico ha detto...

cazzo Zambo,li adoro.ciao maestro

Paolo Vites ha detto...

i due pezzi nuovi però sono belli tosti

Zambo ha detto...

vero, verissimo Paolo, ma l'ennesima antologia rompe un po', avessero fatto una collection di canzoni di "seconda scelta" magari avrebbe avuto più senso e poi sono convinto che negli archivi c'è ben altro........

BOBROCK ha detto...

CARO ZAMBELLINI, SCRIVI COME POCHI.
STREPITOSI I LIVE DEGLI ARCHIVI, BASTEREBBE LASCIARE A CHI NE HA VOGLIA DI METTERCI LE MANI E PUBBLICARLI. ALTRO CHE ANTOLOGIE.
MA GLI STONES TANTO SONO GRANDI SUL PALCO QUANTO SE NE FOTTONO DEL LORO PUBBLICO ..DA SEMPRE.
D'ALTRONDE UN RON WOOD CHE DICE CHE 800 USD SONO UN PREZZO ADEGUATO PER UN BIGLIETTO DEI LORO CONCERTI.....

Paolo Vites ha detto...

io aspetto sempre il disco country che richards registrò negli anni 70....

Anonimo ha detto...

zambo, che dire? sono quasi sempre d'accordo con te, adoro gli stones e willy deville; quello che hai scritto su di lui avrei potuto scriverlo io quasi con le stesse parole (quasi..), e per quanto riguarda gli stones....beh, sono una delle mie ragioni di vita. però stavolta dissento un pò, nel senso che mi voglio togliere dal coro dei peana a dylan (tempest non mi ha convinto)e al boss; io gli ultimi tour e soprattutto l'ultimo l'ho trovato deludentissimo, la E st. band scoppiata e stanca, solo tanto mestiere. gli stones sono agli ultimi colpi ma non li trovo ancora uno spettacolo nostalgico. hanno avuto poco coraggio nelle setlist trascurando ad es. gli outtakes di exile e some girls e chicche varie della loro discografia, ma tutto sommato il loro modo più "rallentato" di suonare li fa ancora reggere. certo, la loro dimensione attuale è l'arena da 15,000 posti. non riempirebbero più gli stadi in tante nazioni e i teatri avrebbero prezzi da una notte con un'olgettina, ma se ogni sera proponessero 5-6 chicche e 2-3 pezzi del nuovo album (che spero ci sarà), non li troverei meno credibili di gente come springsteen, dylan, mellencamp, petty ecc. Mick invecchia meglio degli altri colleghi-rivali(che comunque si tingono i capelli anche loro), ha un fisico da cine e se ne fotte di tutto. e allora? sarà mica una colpa?io a 70 anni vorrei somigliare a lui e non a gianni letta o a pippo baudo ad esempio.. Comunque invito tutti a seguire band come chris robinson, drive by truckers, gov't mule, alabama shakes, black keys,north mississippi allsatrs , crackers, ryan adams, jack white e decine d'altri. per ora un pò di futuro ancora c'è. ora e sempre, zambellini for president!