martedì 17 agosto 2010

The Black Crowes > Croweology


I Black Crowes festeggiano il ventesimo anniversario del loro debutto, Shake Your MoneyMaker risale al 1990, con Croweology un doppio album nel quale il gruppo sudista rivede il proprio songbook in chiave acustica. Brani storici come Jealous Again, Remedy, Hotel Illness, Ballad In Urgency, Wiser Time, She Talks To Angels, Morning Song, Thorn In My Pride, Non-Fiction provenienti dagli album migliori della loro discografia ( Money Maker, The Southern Armony and Musical Comapnion, Amorica) ma ci sono anche tracce di Three Snakes And One Charm (Under A Mountain , Good Friday, Girl From A Pawnshop ) e Lions (Soul Singin)sono rivisti in una veste acustica che mette in rilievo l’anima roots ed il loro profondo legame con la tradizione della musica del sud.
Anima roots che sembra essere predominante nelle ultime prove del gruppo della Georgia visto quello che i Crowes hanno fatto con lo splendido Before The Frost… Until The Freeze e nel DVD Cabin Fever Winter Winter 2008 dove nello studio di Levon Helm in mezzo alle innevate montagne di Woodstock la band si è immersa in una atmosfera che a tanti ha ricordato quella della Band di Music From a Big Pink e dei Traffic della campagne del Berkshire. Ancora una volta il rock mischiato alle radici della musica americana, al blues, al country, al bluegrass, al folk con un approccio di basso profilo molto diverso da quello che aveva accompagnato i Black Crowes agli esordi, quando addirittura venivano messi in cartellone nelle adunate e nei festival metal.
Il tempo è stato dalla loro parte, i Black Crowes si sono rivelati una potente rock n’roll band e poi, dopo un periodo di silenzio, hanno avuto il coraggio di cambiare e con l’innesto del chitarrista Luther Dickinson al posto di Marc Ford hanno maturato un sound dalle forti implicazioni roots, un sound con tante sfumature, legato alle radici della musica americana senza per questo venir meno a quella verve rock che si sente nel modo in cui compongono le canzoni e le interpretano.
Per certi versi assomigliano ai migliori Stones di fine anni 60/inizio anni 70, a loro dire i punti di riferimenti di questa evoluzione sono stati Beggar’s Banquet ed il terzo album dei Led Zeppelin, quello delle connessioni con il folk, ma il batterista Steve Gorman cita anche Every Picture Tells a Story di Rod Stewart e personalmente ci trovo molto di The Band e di Delaney and Bonnie and Friends oltre agli Allman Brothers più pastorali, quelli per intenderci degli episodi acustici di Eat A Peach, come sembra testimoniare il meraviglioso arrangiamento della magnifica Wiser Time un brano di Amorica che mi ha sempre trasmesso un senso di pace, di rilassatezza, di bucolica contemplazione, di sognante road movie anni ’70.
Croweolgy è un bellissimo disco, un doppio album (come d’altra parte Before The Frost… Until The Freeze) nello stile dell’epoca d’oro del rock frutto di una registrazione sbrigativa effettuata in soli cinque giorni ai Sunset Studios di Los Angelus suonando in diretta come fossero dal vivo. L’idea di tale progetto era venuta ai Black Crowes dopo un doppio show acustico tenuto nel 2008 alla New York Town Hall. La riuscita degli show, il coinvolgimento del pubblico e la sfida con sé stessi aveva indotto il gruppo a concretizzare quell’idea così che oggi abbiamo a disposizione una performance eccelsa che dimostra la bravura dei singoli musicisti e la loro versatilità nel ridare nuova vita a vecchi brani, nel riarrangiarli e nell’offrire con strumenti acustici (splendide le chitarre e favoloso il pianoforte) un appeal davvero coinvolgente, sebbene privo della febbricitante urgenza elettrica di Robinson e soci. Un operazione che conferma la grandezza di questa band, secondo chi scrive il miglior gruppo rock in senso classico uscito dagli anni novanta, ritornato alla ribalta negli ultimi anni dopo un periodo di stallo e oggi in grado di far rivivere il grande rock degli anni settanta tra liberatorie esplosioni di cruda elettricità, sprazzi di psichedelia e intense ballate calde come un camino d’inverno. Croweology è il disco che ci vuole per affrontare l’autunno, quest’anno purtroppo in netto anticipo .

Mauro Zambellini Agosto 2010

1 commento:

Unknown ha detto...

Credo che molti dei pezzi di questa raccolta non siano mai stati suonati così bene. La band è davvero in una forma smagliante! Peccato che Chris Robinson abbia chiesto un po' troppo alle sue corde vocali negli anni passati e ora si trovi a dover reiventare "al ribasso" tutte le sue parti vocali...