venerdì 18 maggio 2012

The Jeb Loy Nichols Special (Decca)


Dal  nulla è spuntato questo disco, non conoscevo Jeb Loy Nichols e nemmeno avevo sentito qualcosa di lui, niente dischi, niente video, niente you tube, un benemerito sconosciuto ai miei occhi e alle mie orecchie. Special si è piazzato nel lettore CD e per un paio di settimane non c'è stato verso di toglierlo. E' un disco poco rock Special, di quelli che recentemente sento molto volentieri perchè in un momento dove tutti gridano ci vuole qualcuno che abbassi i toni. Special  è sottrazione fatta ad arte: poco rumore, pochi strumenti, voce bassa, quasi sussurrata, assoli pressochè zero, niente arrangiamenti, produzione al limite. Solo l'essenziale ma tanto sentimento e quel mood pigro, rilassato, sognante che fa grande la musica del sud, in primis il soul quando è mischiato col country meno standardizzato e coi ritmi sinuosi che vengono dal Golfo del Messico. In realtà Jeb Loy Nichols vive da più di dieci anni in una località appartata del Galles e come afferma lui stesso il luogo dove vive gli ricorda quella parte del Missouri in cui è cresciuto perchè ancora incontaminato e poco popolato.  Poca gente, pochi rumori, molti alberi. Le parole di una sua canzone, Different Ways for Different Days dicono : voglio parlare meno, voglio guidare più lentamente, comprare di  meno  e sprecare di meno, voglio andare meno volte in città, vedere meno  TV, dire di si  di meno  e mangiare di meno, consumare di meno e usare di meno, voglio possedere di meno e buttare via di meno, voglio meno. Parole dette in una filastrocca minimalista appoggiata su un filo di ritmo in levare dal sapore caraibico, pochi ma precisi tocchi di pianoforte, il sibilo dell'Hammond ed una voce distratta, buttata lì quasi per caso. E' il mood del disco e il biglietto da visita di questo singer/songwriter refrattario alla modernità e alla società dei consumi, autoesiliatosi in un mondo suo e in una musica semplice, rilassata, fatta in casa con i ritmi e le note che gli altri buttano via. Non c'è fatica nel suo gesto, solo piacere, tranquillità, artigianalità,repulsione degli eccessi, eccesso di emozione, di parole, di musica, di ogni cosa.   Ha un passato nei paesaggi musicali del sud Jeb Loy Nichols anche se vive a nord,  si sente quando dalle sue canzoni e dalla sua voce  viene fuori quel country-soul pigro e dolente da anni '70, qui contrappuntato da un combo jazz, succede nella stupenda Something About The Rain, un sussurro di calda melanconia che sarebbe la colonna sonora ideale di un pomeriggio d'amore furtivo in qualche alberghetto dimenticato dal mondo e dal tempo. C'è qualcosa che fa venire in mente gli umori dei Muscle Shoals ma filtrati con le uggiosità e le solitudini del Galles e degli spazi nordici, come si evince in Nothing and No-one una slow-song che è una poesia.  People Like Me parla la lingua di un country-soul in punta di piedi e  Disappointment sembra rubata ai nastri di What's Goin'On di Marvin Gaye prima che ci mettessero sopra gli arrangiamenti.

 Disco registrato in analogico negli studi di Dollis Hill, prodotto da Benedic Lamdin e suonato con un gruppo di musicisti jazz, i Nostalgia 77, Special  è costituito da brani originali, da diverse cover e da una musica che è una salsa prelibata di raffinato southern soul, reggae, folk, blues e jazz, una salsa con cui insaporire canzoni che sono un'arte della sottrazione (la più bistrattata tra le operazioni aritmetiche) e del risparmio sonoro ma hanno feeling e mood da vendere. Prendete ad esempio Going Where The Lonely Go di Merle Haggard, lui la fa suonare come stesse  tra Bobby Womack e Eddie Hinton con una naturalezza ed una fluidità incredibile, col pianoforte maestro, la chitarra che pizzica sensuale e la sezione ritmica che è un guanto di velluto, oppure la dolce rivisitazione di Ain't Funny di George Jackson con il leggero lavoro del sax e dell'organo. Ammaliante la spoglia Things Ain't What They used To Be di Jon Wilson solo per voce e chitarra e dello stesso tenore la toccante Waiting Round To Die di Townes Van Zandt, altro sussulto di purezza. In altre tracce c'è sentore del Bob Marley degli esordi e del Tony Joe White dei silenzi di palude. Hard Times è la rivisitazione soulin' di un singolo reagge del 1980 di Pablo Gad con una frase di Bertolt Brecht: what's the crime of robbing a bank compared to the crime of owning one? nella stramba  Country-music-disco 45  l'anarchico Nichols tenta un bizzarro connubio tra il country e la discomusic funkizzando un tema soul. Vale la pena di ricordare che lo stesso ha curato le splendide compilation Country Got Soul prodotte da Dan Penn e pubblicate in Inghilterra dalla Casual qualche anno fa.
Special si chiude con  The Quiet Life e non c'è titolo migliore per rappresentare l'umore del disco e lo spirito dell'autore. Disco terapeutico.

MAURO ZAMBELLINI   


3 commenti:

ROBY.G ha detto...

MA DOVE LI TROVI QUESTI CAPOLAVORI....COME FAI!?!?

Blue Bottazzi ha detto...

Ci sono più musiche in cielo e in terra di quante ne sogni la nostra discoteca...

Anonimo ha detto...

Comprato 6 mesi fa ma ascoltato solo oggi. Fantastico, veramente molto bello, uno di quei dischi che ti riconciliano con la vita. Ottimo consiglio, zambo!
Andrea Badlands