lunedì 24 marzo 2014

DUE STORIE DEL ROCK

 
Quasi contemporaneamente sono uscite in Italia, paese piuttosto avaro di simili pubblicazioni, due storie del rock diametralmente differenti. La prima, intitolata Almost Cut My Hair e divisa in due volumi, 1960-1968 il primo e 1969-1979 il secondo, è firmata da Lorenzo Allori, toscano di Prato del 1976, la seconda, Long Playing, firmata da una delle prime firme del Mucchio Selvaggio, Blue Bottazzi, emiliano di Piacenza , prevede un Lato A (già in circolazione) sugli anni sessanta e dintorni ed un futuro Lato B che dagli anni ottanta arriverà al nuovo secolo. Diametralmente differenti nel punto di vista di come la storia del rock è osservata: la prima cerca di essere un'analisi il più possibile oggettiva e storiografica, la seconda asseconda i gusti e la soggettività dell'autore Bottazzi, non si preoccupa di essere esaustiva e completa ma solo risaltare la sua visione e le sue emozioni circa il suo sentire.

Almost Cut My Hair (Bonanno Editore, 15 euro a volume) è un'analisi della società americana alla luce dell'influenza che la nascita del rock n'roll ha avuto sulla sua cultura, sulla politica e quindi sulla storia del ventennio 1960-1980. Difatti il sottotitolo strilla: musica rock e società americana e l'opera approfondisce i legami tra la forza della musica rock e i cambiamenti sociali che ne sono scaturiti, ponendo in evidenza come la musica rock sia stata la vera origine dell'esplosione che ha irreversibilmente modificato la faccia degli Stati Uniti. Nata a seguito di una tesi in storia americana presso l'Istituto Cesare Alfieri di Firenze, l'opera è divisa in capitoli di analisi giornalistica, storica e culturale e capitoli musicali, tenendo stretto il connubio tra eventi socio-politici e scenari rock.  Lorenzo Allori passa con destrezza dai primi ai secondi, scrivendo dei fermenti dei mitici  anni sessanta e della frustrazione dei decadenti anni settanta, arricchendo il tutto con recensioni, schede monografiche e segnalazioni mirate così da offrire una guida ad un ascolto consapevole e approfondito del rock americano da Elvis Presley a Patti Smith passando per gli anni di Kennedy, Johnson e Nixon. Non mancano osservazioni del tutto personali come quando Allori definisce conservatore il nascente movimento del roots-rock con in testa The Band o fa di tutta l'erba un fascio quando affronta Southern rock e country-rock ma il bello delle storie è proprio questo, ognuno la può raccontare come vuole.

Diverso il lavoro di Blue Bottazzi in Long Playing (Narcissus.me, 19.99 euro a volume) dove prevale un punto di vista fortemente soggettivo nel raccontare gli anni sessanta e dintorni senza seguire una cronologia precisa e quella divisione in  generi ed eventi che normalmente si ritrova in una storia del rock. Tanti i capitoli affrontati, dal rock n'roll degli anni cinquanta agli Happy Days, dalla Sweet Soul Music divisa in soul, Tamla e Stax alla British Invasion, dai Festival Rock a Le Donne del Rock, da Dylan al Progressive,  dal Rock duro alla Cosmic America ( Gram Parsons e Townes Van Zandt) dal folk elettrico al rock italiano, fino all'Avanguardia e alla Fusion, parti queste che stanno un po' a fatica in un testo che si autodefinisce Una Storia del Rock. C'è forse di tutto e di più in questo Long Playing, senza a volte andare troppo per il sottile  nella disamnina dei singoli artisti o fenomeni, ad esempio mi pare riduttivo liquidare i Songwriters coi soli Tim Hardin e Leonard Cohen o ridurre americana a Van Morrison, Creedence, Neil Young e Allman, dimenticandosi di tutto un esercito di blue-collar rockers e band minori che hanno costellato gli anni settanta vivendo nell'ombra ma suonando ottima musica, come azzardato infilare nel Rock Duro Bob Seger, la J.Jeils Band e Super Session. Ma la carne al fuoco è tanta e la singolarità e anomalia di Long Playing è proprio questa, seguire i gusti e la visione dell'autore senza troppe mediazioni, indulgenze e storicizzazioni,  mettendo i long playing sul piatto secondo l'umore del momento, tutt'al più colorando la storia e i suoi protagonisti con la sacrosanta enfasi che si merita. Negli artisti che più ama, a cominciare da Van Morrison, Blue dà il meglio di sé,  in altre parti (gli Stones ad esempio, e anche gli Allman) tronca la loro avventura artistica quando i loro dischi  e la loro musica non collimano  più con i suoi gusti. Prendere o lasciare, questa è la storia del rock secondo Blue Bottazzi, come afferma lui la storia che mi sono sentito in dovere di raccontarvi, come è andata per davvero per supplire alle inesattezze, invenzioni e banalizzazioni che circondano le cronache della musica rock.  Meglio accettarlo come il racconto della colonna sonora che ha accompagnato la sua formazione umana e musicale, i suoi sogni, i suoi desideri, le sue cadute e le sue risalite, i suoi amori, l'illusione ( o realtà) di poter trovare una chiave che gli potesse cambiare la vita o almeno regalargli le stesse emozioni che Blue prova quando è in sella alla sua moto.


domenica 2 marzo 2014

WILKO JOHNSON & ROGER DALTREY GOING BACK HOME



 
Quando le notizie sulla salute di Wilko Johnson, cancro al pancreas, avevano fatto il giro del mondo, è arrivato a sorpresa questo lavoro a due tra il chitarrista ex-Dr.Feelgood ed il cantante degli Who, Roger Daltrey. Da rimanere increduli, quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, così Wilko Johnson ha reagito alla crudele diagnosi, con una decisione che può lasciare attoniti, gettandosi in un' infinita serie di concerti (l'ultimo dei quali a Londra pochi giorni fa), cercando di sfruttare al massimo i pochi mesi di vita che gli hanno prospettato. L'idea di Going Back Home nasce quattro anni fa quando Roger e Wilko si sono trovati uno accanto all'altro ad un music award ed hanno iniziato a parlare dei vecchi tempi e della vecchia scuola del British rhythm and blues. Entrambi erano innamorati del suono di Johnny Kidd &The Pirates i cui hits, Shakin' All Over e Please Don't Touch, sono stati una influenza per entrambe le loro band, quell'inimitabile sound da heavy power trio che faceva da supporto ad un cantante solista, fu una vera e propria istituzione del rhythm and blues inglese. Così Johnson e Daltrey hanno pensato che poteva essere una buona idea mettere insieme un tributo a quella musica  ed appena Daltrey terminò il suo tour con gli Who, ben felice di apprendere che Wilko era ancora in discreta forma, si ritrovarono in un piccolo studio di registrazione a Uckfield nel Sussex, lo Yellow Fish, felici di unire le loro forze e i loro talenti. L'album è stato registrato lo scorso novembre in una settimana coinvolgendo due membri della touring band di Johnson, il bassista dei Blockheads Norman Watt-Roy ed il batterista Dylan Howe. A loro si sono aggiunti l'ex tastierista degli Style Council, Mick Talbot ed il produttore Dave Eriga.  Il risultato è un album scoppiettante, onesto e sentito, una collezione di nuove versioni di brani del repertorio di Johnson, setacciati dal periodo coi Dr.Feelgood, coi Solid Senders e dai suoi dischi solisti degli anni ottanta. In più c'è la ballata inedita Turned 21 ed una composizione del 1975, Going Back Home, composta assieme  al chitarrista di Johnny Kidd & The Pirates, Mick Green, già interpretata dai Feelgood delle origini. Il disco esce per la storica etichetta di Chicago, Chess, tanto amata dai  british-bluesmen.

Suono asciutto, assoli fulminei e concisi, drive secco e veloce, Going Back Home  si regge sull' inconfondibile stile chitarristico di Wilko Johnson, un marchio riconoscibile nell'ambito del R&B e del pub-rock inglese, il suo modo di suonare essenziale e teso, più da ritmico che da solista, accompagna il sound dell'intero disco, come se fosse una continua riproposizione del tiro di Roxette, con sotto una spiccia ma efficace sezione basso/batteria e sopra un Roger Daltrey, che al primo ascolto lascia un po' perplessi per la voce grave e tuonante ma poi ci si abitua. Talbot ci mette del suo "toccando" alla  Jerry Lee Lewis, sostanzialmente è Wilko Johnson a fare da mattatore, basta ascoltarsi la partenza, All Through The City presa dal repertorio di Dr.Feelgood, per capire come andranno le cose. Trascinante e birrosa, sembra di essere tornati a Stupidity, e così è per la sincopata Sneaking Suspicion e  Some Kind of Hero  dove anche l'armonica fa la sua parte. Keep It Out Of Sight è uno dei pochi momenti lenti mentre la title track viene virata British Blues da un' armonica coi fiocchi. Everybody's Carryng A Gun  ha i germi di una ballad elettrica alla Dylan pur essendo stata registrata originariamente coi Solid Senders , Dylan ricompare in Can You Please Crawl Out Your Window, sua è la firma di questa canzone incisa nel 1965, che salì le classifiche inglesi all'inizio dell'anno successivo e venne pubblicata in album solo nel 1978  e nel 1985. Johnson la sdoganò nel 1981 nel suo album Ice On The Motorway  e qui ne dà una versione molto più scapigliata  e adrenalinica di quella folk-rock di  Dylan.

Semplice ma godibile, Going Back Home è probabilmente il testamento di Wilko Johnson, musicista che non ha goduto della popolarità che meritava pur essendo uno degli  stilisti della seconda generazione del British R&B. Le royalties di questo disco saranno donate ad una fondazione che combatte il cancro giovanile.

MAURO ZAMBELLINI