martedì 17 novembre 2015

DRIVE BY TRUCKERS It's Great To Be Alive!


Chi conosce l'avventura artistica dei Drive By Truckers sa che i loro album live, ufficiali o meno, sono molto diversi l'uno dall'altro e riflettono un particolare momento del loro percorso. Così Alabama Ass Whuppin' è un furioso attestato della loro giovanile attitudine punk mischiata con i bollori di una disordinata vita sulla strada, Live from Austin è invece l'immagine del loro lato più rootsy, una sorta di americana giusto un po' alcolica per non smentire le abitudini della band e Black Ice Veritè è un urgente private rehearsal show in una notte di gelo e tormenta per presentare in anteprima ai propri fans di Athens il loro disco ( English Oceans) in uscita. Ognuno di questi live rappresenta un pezzettino della loro storia musicale, ma non la esaurisce, se quindi volete una panoramica più ampia della loro dimensione live dovete per forza rivolgervi a questo entusiasmante It's Great To Be Alive! , titolo preso dai versi di una canzone di A Blessing and A Curse del 2006 e cronaca di tre serate tenute al Fillmore di San Francisco il 20, 21 e 22 novembre del 2014. Un live esaltante che ha il pregio di documentare un grande show e di offrire le tante sfaccettature della eclettica personalità musicale dei DBT, una band che nel tempo è cresciuta enormemente ed in quell'area di rock americano che sta tra classicità, radici e spinte moderne, è oggi la migliore. Quarantacinque brani sparsi in tre CD, ma c'è anche la versione con DVD, un piece de resistence dove entra di tutto, dal loro arruffato e imbastardito southern rock a malconce storie perse nel diluvio di un dopo sbronza, racconti sghembi di un sud che pare preso da True Detective o da squinternati discorsi al bancone in qualche roadhouse sulla highway, lunghe esternazioni strumentali talmente acide e fuori di testa da far pensare ad una psichedelia del deserto (Gran Canyon) e cavalcate roots che si intrecciano a fremiti punk col ritmo primitivo di un rock n'roll straccione nato a sud di Memphis, secchi riff che non si capisce se debbano più agli Stones o ai Clash e ballate che hanno dentro di sé quel malinconico orgoglio di chi vive giorno per giorno con fatica e col mistero di cosa sia il domani, poesia elettrica che ormai non scrive, suona e canta più nessuno perché il mondo odierno di uno come Patterson Hood, il miglior letterato rock della sua generazione, non sa che farsene. E allora il rock n'roll per Patterson Hood, per il bravissimo chitarrista, cantante e autore Mike Cooley, per il batterista Brad Morgan, per il tastierista e chitarrista Jay Gonzalez e per il bassista Matt Patton, questa la band di It's Great To Be Alive! , diventa l'unica ragione possibile per sopravvivere e poter sfuggire a quel sud che le loro canzoni ridicolizzano nei suoi stereotipi e miserie culturali. E allora i Drive By Truckers sono la rock n'roll band che legittima una volta di più questa musica, una band fuori tempo e fuori previsione, che non fa sembrare tutto vecchio e passato e tantomeno morto perché quando loro intonano Where The Devil Don't Say o recuperano le novelle di Southern Rock Opera che hanno come titolo Ronnie & Neil, ed è inutile che aggiunga i cognomi, o Shut Up and Get On The Plane, ed è inutile che vi dica di quale aereo si tratti, o Woman Without Whiskey, ed è superfluo dire che di donne così loro non ne conoscono, allora capite che il rock è ancora una questione di pericolo e avventura e quando i DBT salgono sul palco potete essere certi che quel concerto è una questione di vita o di morte, come fosse l'ultimo della loro vita. Quindi alzate il volume ed entrate al Fillmore, oggi è grande essere vivi, e suona come una non banale fortuna visto cosa è successo ai loro colleghi al Bataclan, i Drive By Truckers in più di tre ore di concerto raccontano la loro avventura con una finezza, una energia, una intensità e determinazione che non avevano mai avuto, ridefinendo alla luce dei cambiamenti di organico i brani del passato, quelli di Souther Rock Opera e quelli di The Dirty South, quelli del monumentale Brighter Than Creation's Dark e quelli del rollingstoniano A Blessing and A Curse , prendendo scampoli anche da Go-Go Boots e The Big To Do, oltre naturalmente a English Oceans, il vero fulcro di questa maratona live. Una scaletta che pare dettata dall'estemporaneità del momento, senza nessuna preparazione se non esuadire la voglia di raccontare, con le parole e le chitarre, di Patterson Hood e Mike Cooley, alternati nelle voci, l'uno un prolifico novelliere, l'altro un poeta modernista. Un lungo viaggio che parte con la remota Runaway Train, una canzone che esisteva prima di loro quando si chiamavano Adam's House Cat e poi si addentra in storie di suicidi e depressioni, le struggenti e lancinanti Uncle Frank cantata da Cooley e Goode's Field Road cantata da Hood, nella scatenata Hell No, I Ain't Happy osannata da tutto il pubblico, nelle amare storie di amici musicisti portati via dall' AIDS in The Living Bubba e nel canto disperato di Putting People On The Man su Mary Alice ed il suo trattamento di chemioterapia, nello strambo quadretto famigliare di Box of Spiders preceduto dalla lunga dissertazione di Hood, nei drammi ad alto voltaggio elettrico di Primer Coat e Mercy Buckets e nella commiserazione di vicissitudini sociali, economiche e umane che attanagliano l'amata Lauderdale County nel Nord dell'Alabama. C'è un che di eroico nella loro performance e nelle loro canzoni, dramma e abbandono si susseguono in ordine casuale ma coerente nel dispiegare l' universo compositivo e sonoro creato da Hood e compagni, dove il country-soul lascia spazio a ruvidi passaggi di rockabilly, le radici di un rock periferico si fondono con cavalcate elettriche degne dei Crazy Horse, una A Ghost To Most trasformata in vero freewheeling si alterna al caos di Shut Up and Get on The Plane dove perfino i Replacements sembrano delle giovani marmotte. Realisti quanto la vita, sublimi in ballate dolenti del tipo Angels and Fuselage che si inerpica epica negli assoli di Gonzalez e Cooley, due chitarristi che non fanno rimpiangere le digressioni di Wilco, sferzanti e micidiali quando si compattano e suonano come una potente e cruda rock n'roll band, rurali nella tranquillità idilliaca di First Air Of Autumn e debitori del R&B dei Muscle Shoals quando ospitano una sezione fiati a cui il mixaggio non rende giustizia, i DBT con It's Great To Be Alive! dichiarano a gran voce che il rock n'roll è ancora un grande mezzo per sentirsi vivi.


MAURO ZAMBELLINI NOVEMBRE 2015

1 commento:

Anonimo ha detto...

Spero proprio di prenderlo e se proprio non sarà fatto per fine anno sicuramente diverrà uno dei prossimi acquisti in agenda per il prossimo 2016 insieme al box di "The River". Concordo con te riguardo alla continuità dei DBT in ambito "Americana" e "New Southern Scene"..una delle migliori sicuro! Mi piace l'accostamento che fai al serial"True Detective" che ho trovato fantastico e se mi permetti ti segnalo il serial Western "Hells on Wheels"(rai movie) che pur non avendo la qualità cinematografica e lo stile del primo ad ogni modo racconta la storia della "nostra America" con lucidità e senza mediazioni di sorta. Armando Chiechi