
Lui, direttore del combo, con chitarra, voce
e occhiali, dirige musicisti che dai loro strumenti estraggono l’essenza del
piacere e del divertimento, senza dimenticarsi di una note, una sfumatura, un
dettaglio, mettendo la tecnica completamente al servizio del feeling. Obie Hughes è una sassofonista baritono a cui
bisognerebbe farle un monumento tanto le sue entrate evocano quei fumosi club
losanegeleni cari al jazz e al primo Tom Waits, e così è per Mando Dorame, il
tenorsassofonista, un nome un programma. Alla sezione ritmica ci pensano Brian
Long col basso e Eric Jackowitz con la batteria mentre il funambolico e
bravissimo Jerry Borge con piano e organo pennella di retromania il tutto, richiamando
Jimmy Smith, Brian Auger, Booker T e tutta una dinastia di tastieristi rivolti
più al mood che al virtuosismo. Naturalmente l’avvenente Carol Hatchet fa da
corista e da contraltare vocale al leader, che dal cappello estrare i pezzi
forti del suo repertorio. Innanzitutto Some
Place il brano che nel 2012 lo ha fatto conoscere ai cultore dei nuggets
moderni e poi brani dell’album Never Twice (Straight Love Affair, It’s Time, LA Turnaround, Katchi ) e di Time’s
All Gone ( Say I Wanna Know,
Don’t You Forget It, If You Want Trouble, Raina) mentre dall’omonimo Nick
Waterhouse del 2018 arriva solo El Viv, probabilmente perché questo show
è antecedente alla sua pubblicazione. Stacchi, controstacchi, rallenty e ripartenze
scatenate, furtive ma mai così sostanziose entrate di sax baritono, ritmi
scoppiettanti e coretti soul (Wreck The
Rod), talking da crooner adrenalinico e la maliziosa danza doo-wop di Katchi , sguaiato R&B urbano (I Feel An Urge Coming On), aromi blues e
sassofoni shout (Dead Room e Don’t You Forget It), la sensualissima Raina ed una Pushing
Too Hard che risveglia i Seeds. Impossibile stare fermi,
impossibile non accorgersi di quanta euforia e salute irradiano Nick Waterhouse
e la sua band, Live at Pappy and Harriet’s per chi scrive è il più divertente
live degli ultimi anni.
MAURO
ZAMBELLINI APRILE 2021