martedì 29 dicembre 2009

The End Of The Year 2009


Un buon anno il 2009 per il rock n’roll a cominciare dai concerti che si sono visti dalle nostre parti.

Straordinario quello della rinata Dave Matthews Band tenuto all’inizio di luglio a Lucca testimoniato ora dalla pubblicazione di un box di tre cd (Lucca) ed un Dvd (Londra) DMB 2009 Europe in verità un po’ caro (attorno alle 60 euro) ma superlativo in quanto a musica e virtuosismi.

Altro emozionante show quello inscenato da Wilco, gruppo di punta del recente rock americano arrivato al top della propria creatività, al Conservatorio di Milano davanti ad un pubblico in delirio. Un set furioso ed estatico che ha messo insieme avanguardia e songwriting, feedback e melodia, rock n’ roll e rumore, Beatles e Sonic Youth in quello che è sembrato il concerto più originale dell’attuale panorama internazionale del rock. Se siete a digiuno di Wilco o l’ultimo loro album non vi ha del tutto soddisfatti (nettamente migliore il precedette Sky Blue Sky) consiglio vivamente di rifarvi con il Dvd Ashes Of American Flags, una sorta di road movie costruito attorno ad un loro tour nella profonda provincia americana con tanto di landscapes, strade, ponti, ghostown, brevi interviste ed estratti di concerto. Un lavoro sublime e suggestivo che fonde musica con immagini degne di un regista come Wim Wenders.

Possente e lirico, sebbene in taluni frangenti della loro musica questi due aggettivi frizionano fino a stridere, il monumentale show che i Gov’t Mule hanno tenuto in novembre all’Alcatraz di Milano a supporto di un album, By A Thread che è tra i migliori e più “ascoltabili” della loro produzione in studio.

Chi lo aveva visto in azione nel 2008 aveva già brindato alla sue energia e brillantezza ma anche quest’anno John Fogerty, a dispetto di un disco un po’ scialbo, non ha deluso. L’ho visto nell’incantevole cornice palladiana di Piazzola del Brenta con una band sontuosa in cui spiccava il drumming potente dell’indemoniato Kenny Aronoff e devo ammettervi che in quanto a puro rock n’roll e a canzoni da cantare a squarciagola Fogerty non è secondo a nesuno. Mi è capitato di vederlo solo pochi giorni dopo quello di Springsteen a Udine e con tutto l’amore e la stima che nutro per il Boss quest’anno l’incontro è finito 2 a 1 per l’ex Creedence.
Springsteen quest’anno mi ha deluso un po’, forse l’ho visto troppe volte, forse il suo Working On A Dream non è quel sogno che tutti ci aspettavamo ma il suo show del 2009 mi è sembrato un po’ troppo karaoke pop-olare con poco rock n’roll e troppo sing along.

Magnifico il concerto agli Arcimboldi, luogo che continuo a reputare insulso per la mia idea popolare di rock in virtù anche di biglietti dal costo elitario, di Ry Cooder, figlio e Nick Lowe ma qui è come entrare da Tiffany per una signora amante del lusso. Raffinato e colto, romantico e zeppo di storia oltre che di umore, il loro show è stato di una prelibatezza senza eguali, haute cousine per grandi intenditori, delusi solo dalla scarsezza delle porzioni. E’ durato si e no un’oretta, per sessanta e passa euro mi è sembrato un po’ pochino, anche in tempo di crisi.

Sono andato perché mi hanno offerto il biglietto, non sono mai stato un suo grande fan ma il concerto di Jackson Browne a Milano è stato davvero bello. Una band coi fiocchi, uno show diviso in due parti, con un po’ di roba nuova e tanti brani dell’antico e glorioso passato west-coast, canzoni che non sai se ridere dalla gioia quando li senti o piangere dai ricordi, ex hippies ora liberi professionisti dai capelli grigi e belle signore dal fisico conservato, tanta nostalgia di California ed il vento leggero di Running On Empty. Una sorpresa, a tutti gli effetti, un concerto caldo e positivo, senza retorica ma orgoglioso. Un brother Jackson ritrovato ed in forma.

Passiamo ai dischi, oops ai Cd. Tra le cose migliori il nuovo Ian Hunter, Man Overboard, commovente con quelle ballate che emanano fuliggine londinese e spirito battagliero (Arms and Legs è la ballata dell’anno) e sferzante quando mette in pista il sound amarognolo del rock inglese dei seventies cresciuto nei club e nei pub. E’ un disco entusiasmante ed emozionante, onesto e sincero Man Overboard, il magnifico lavoro di un grande vecchio del rock. Hunter ha settanta anni e quest’anno se li è festeggiati con una applaudita reunion dei Mott The Hoople e con una bella ristampa di You’re Never Alone with a Schizophrenic, disco newyorchese del 1979 dove si trovava in compagnia di Mick Ronson e di alcuni della E-Streeters per quello che è uno dei must del suo catalogo. All’originale disco hanno aggiunto un Cd tutto dal vivo del genere Welcome To The Club ovvero roba pesante, da maneggiare con cura.

Un altro vecchio che non ha fallito nemmeno quest’anno è il caro vecchio Bob. Il suo Together Trough Life è intenso e romantico, sporcato di fisarmoniche messicane, immediatezza folk e chitarre blues, un disco dolente e quasi sgangherato come i suoi attuali concerti, un lavoro di strada da parte di un artista che è l’essenza intrinseca del rock. La prima decade del nuovo secolo ha significato per Dylan una rinascita creativa, prima Love and Theft, poi Modern Times ed il memorabile Tell Tale Signs delle Bootleg Series, adesso Together Trough Life, i dylanologi ufficiali non condividono ma i rockisti si leccano dita e baffi. Chi l’ha detto che non si poteva suonare rock n’roll dopo i trentanni? Guardate Hunter e Dylan e poi ditemi se quando si è giovani non si è inclini alle cazzate.

Della serie altri vecchi crescono ecco Eric Clapton, “giovane” a seconda dei giorni, e Steve Winwood che chi l’ha visto in concerto a Milano ne ha detto un gran bene. Si sono riuniti al Madison Square Garden dopo 40 anni e hanno fatto uscire un doppio live che ha lo stile dei double live album degli anni ’70. Rock potente, suonato con maestria incrociando blues, pop, R&B e psichedelia con titoli che sono di per sé una leggenda. I Cream, lo Spencer Davis Group, i Blind Faith, Hendrix, Ray Charles, Muddy Waters, i Traffic e J.J Cale tutti in un colpo solo. Il classico dei classici, come bere uno champenoise superiore del Franciacorta.

Visto che di live abbiamo parlato all’inizio non vorrei dimenticarmi della The Live Anthology di Tom Petty con gli Heartbreakers. Quattro Cd nell’ edizione economica, cinque in quella deluxe e the last great american band vi porta dove i vostri sogni vorrebbero essere ovvero su quelle strade d’America che dalla California dei Byrds arrivano alla Florida dello swamp-rock, dal punk di Century City alla Ballad of Easy Rider, dai Fleetwood Mac importati di Oh Well a Dylan, dai Southern Accents a BoDiddley, dalla pioggia della Louisiana a Dreamville, da Green Onions ad American Girl. Come scrivere una storia del rock americano usando chitarre, batteria ed Hammond al posto della macchina scrivere, l’equivalente rock n’roll di On The Road di Jack Kerouac.

Non è finita. In quanto ad american music i Black Crowes dopo aver giocato per una decina d’anni con la british invasion di Stones, Free, Led Zeppelin e Faces adesso hanno riscoperto The Band e le montagne di Woodstock ovvero la genesi in chiave rock della roots music. Before The Frost… Until The Freeze è il loro disco più pastorale ed invernale ma è caldo come una serata con amici attorno ad un camino acceso. Magnoni di lana, tappeti sotto i piedi, una buona bottiglia di vino rosso e quella profumata marijuana che ha porta l’amico americano di nome Chris.

Dei loro amici Muli abbiamo già detto sopra ma se Warren Haynes è da iscrivere come il vero guitar hero dei giorni nostri, anzi come qualcuno ha detto il titano della Gibson, non va dimenticato il suo compare Derek Trucks che con lui divide le corde nell’ultima edizione della Allman Bros. Band. Il suo nuovo Cd, Almost Free non è sperimentale come il precedente Songlines ma mischia soul, jazz e blues con un tocco di classe soprafino, è originale ed elegante, non assomiglia a nessun altro disco del genere e suona fresco come pochi. Sentire per credere, si apre con Down In The Flood pescata dai Basement Tapes di Dylan ma rifatta ex novo e poi va avanti tra illuminazioni soul (Sweet Insipration) e ventate di rock/blues che confinano col jazz e con l’etno.

Mi rimane da segnalarvi il piccolo e coriaceo Willie Nile che continua a cantare delle strade di New York come fossimo nel 1980. Il suo House of A Thousand Guitars ha indurito la vena ritrovata del precedente i Streets Of New York incattivendo la sua poesia con un salutare sound di Fender (Andy York); i Lucero che con 1372 Overton Park dimostrano di aver lasciato alle spalle l’alternative country più ortodosso per approdare ad un rock memphisiano dove si scorgono ombre di Big Star, Replacements e e dei Del Fuegos di Smoking In The Fields e i Drive By Truckers, figli anomali di un sud lacerato, che con Live From Austin rivelano di essere più vicini a Neil Young e i Crazy Horse che ai Lynyrd Skynyrd.

Last but not least the italians ovvero il terreno minato per ogni recensore che si rispetti. I Cheap Wine a detta di tutti, anche del sottoscritto, hanno fatto il loro disco più maturo, variegato, profondo (nei testi e nei suoni), originale e suonato meglio (Spirits) confermandosi una band con i controcoglioni, ottimi musicisti e validi autori ormai degni di una platea internazionale.
Una menzione anche ai roots-rockers dell’Oltrepò Pavese ovvero i Mandolin Brothers gruppo che spumeggia mexican flavours, blues pachuco, dixie chicken e diari di viaggio messi a canzone. Il loro 30 Lives! è il party record del San Silvestro della Bassa.

Purtroppo il 2009 è stato l’anno della scomparsa del gitano delle emozioni Willy DeVille, artista di grandezza inestimabile ignorato dal mondo dei pusillanimi sia in vita che in morte, a cui va il mio sentito e addolorato ricordo.
Buon anno a tutti, anzi no, solo a quella parte d’Italia per cui tolleranza, solidarietà, cultura e giustizia sociale significano ancora qualcosa. Gli altri vadano a quel paese che, purtroppo, oggi è il loro.

Mauro Zambellini

6 commenti:

Paolo Vites ha detto...

oddio se a zambo è piaciuto l'ultimo di dylan è proprio un world gone wrong.. :-)

bella classifica - happy rockin' 2010

Blue Bottazzi ha detto...

Sono stanco di anni che finiscono...

...comunque il 2009 rock è stato il meglio degli anni zero

DiamondDog ha detto...

Ammazza che carrellata!

PS Grazie mille per avermi instillato il verbo dei Big Star.

Sergio di Verona ha detto...

Grazie per tutto quello che scrivi, Buon 2010 a te e alla tua famiglia!

Sergio

Anonimo ha detto...

grande Zambo per il tuo buon anno , che contraccambio ... per me il 2009 è stato l'anno di Warren, the real gutar hero , l'ho visto coi Dead a est rutherford il 28 e il 29 aprile e quando ha fatto fdays between c'era da piangere per la gioia, poi l'ho visto montclair nel nj ad agosto, e l'uomo cieco nel buio è durato otre 17 indescrivibili minuti... e infine a milano, quando ho sparato the other one volevo volare sul tetto dell'alcatraz !!! la canzone dell'anno è sicuramente arms and legs di ian hunter, dylan lo promuvo a pieni voti e per tom petty e gli heartbreakers con la live anthology vincon il premio the best ever rock'n'roll band !!! valentino

Paolo Bassotti ha detto...

Scopro solo oggi il tuo blog, ed è la prima bella scoperta del 2009. Per quel che riguarda le classifiche di fine anno, come ho scritto sul mio sito e, in un commento, su quello di Bottazzi, concordo su Gov't Mule e Dylan (per il suo prossimo album non sarebbe male se provasse a unire la scrittura di "Love And Theft" e Modern Times con la produzione impeccabile di Christmas In The Heart; anche continuando ad accompagnarsi a Ry Cooder e Van Dyke Parks - come nella recente Do Re Mi - potrebbe confezionare un capolavoro).

Per il resto a me Wilco (The Album) è piaciuto tantissimo, e mi piace ricordare, come sorpresa dell'anno, i Manic Street Preachers, che mi sono sempre stati piuttosto indifferenti e antipatici, e che invece con Steve Albini hanno fatto davvero un gran bel disco rock.