mercoledì 1 agosto 2018

the MAGPIE SALUTE High Water I

 
 

Il fatto che nel titolo ci sia il numero uno sottintende che un secondo capitolo di High Water uscirà il prossimo anno e saranno quindi tre, live a parte, i dischi di questo collettivo che per formazione e stile prolunga a suo modo l'esaltante saga dei Black Crowes. Proprio il meno appariscente dei due Robinson, il chitarrista e cantante Rich, dopo qualche svolazzante disco a suo nome, si è impossessato dell' eredità dei corvacci ridando fiato a un rock strettamente legato agli anni settanta con schiamazzi di r&b sudista intinto nel bourbon. Dal vivo, e sono reperibili diversi bootleg,  i Magpie Salute assomigliano troppo ai Black Crowes, cover comprese, per destare un giustificato entusiasmo.  Per fortuna in studio Rich e compagni si ricordano di essere una band diversa e ampliano lo spettro sonoro incorporando armonie west-coast, ballate ariose e atmosfere acustiche dal tono pastorale e folkie. Riescono nell'intento di diversificarsi,  il miscuglio assortito e ben amalgamato rende High Water I meno dispersivo del già apprezzabile disco d'esordio, possiede unità e corpo e pur non negando l'esperienza più che decennale maturata dai tre fondatori della band (Rich Robinson, il chitarrista Marc Ford ed il bassista Sven Pipien) coi Black  Crowes,  allarga il campo, contestualizzando il contributo portato dal cantante John Hogg, dal tastierista Matt Slocum e dal batterista Joe Magistro .  High Water I è un disco godibilissimo di cui è facile lasciarsi irretire, per il sound solidamente anni settanta e per la semplicità con cui una materia strausata come il rock viene declinata in brani che rinfrescano e aggiornano una identità reinventata.  Il gioco riesce per la chimica instauratasi all'interno della band,  semplificazione strumentale di una convergenza e di un benessere collettivo che permette ai Magpie Salute di confermarsi arzilli continuatori di un rock classico di matrice southern.  Nonostante i sei abbiano scelto le montagne e i boschi di Woodstock come ritiro spirituale, cosa che si riflette un po' in tutto il disco.  High Water I inizia come l'album d'esordio ,  Mary The Gypsy  è un fiotto hard-rock registrato live ma già il seguente titolo, High Water,  emana una frescura differente.  Un impasto di chitarre acustiche portano nell'ovest i Magpie Salute e nello stesso tempo resuscitano quei modi da ballata pastorale che facevano capolino in Amorica. Non è l'unico momento bucolico, Walk On Water, altro riferimento all'acqua, ha chitarre acustiche ed una dolenza da ballata alla Tom Petty, For The Wind è una canzone folk con annesso sconquasso elettrico da Led Zeppelin del terzo album, You Found Me si spinge fino al country in compagnia di una lap steel e Open Up chiude le danze con le cadenze lente e sincopate, rette dal pianoforte di Matt Slocum, di un soul ibrido. 


Rich Robinson e John Hogg si dividono le parti vocali così da non annoiare e non far rimpiangere troppo Chris Robinson, lo stesso Rich risponde con la sua chitarre bluesy al più pindarico e psichedelico Marc Ford, un interplay che regala alla band fantasia e vivacità. Se il passato lo si ritrova nei pezzi più potenti, nella bella Send Me Omen dove si affacciano Led Zep e Free, nella caotica e muscolosa Take It All e nelle limpide chitarre di Can You See, il presente è sottolineato dalle tracce che premiano la ricerca dei Magpie Salute verso nuovi lidi. Sister Moon  dondola tra folk, Beatles e Paul Simon ed è il frutto dei racconti attorno al fuoco di John Hogg e Marc Ford durante un soggiorno di dieci giorni in una casa isolata nei boschi,  Color Blind, il cui testo riflette le difficoltà di integrazione vissute in gioventù a Londra da John Hogg, metà svedese e metà africano, è un modo per ricordare che i Rolling Stones non sono solo riff e fiammate rock-blues ma nel loro repertorio si ritrovano anche delizie come Winter. Inoltre l'assonnato ragtime un po' Kinks-style di Hand In Hand aggiunge un altro elemento alla strada che i Magpie Salute ( il cui nome indica nella   superstizione inglese una gazza che porta buone nuove) hanno imboccato.

Dai Corvi Neri alla Gazza del buon augurio, la continuità non è solo ornitologica ma il frutto di un lavoro in cui il passato è ancora motivo di ottimo rock basta suonarlo con la sensibilità e la verve di musicisti che hanno mantenuto intatto il loro entusiasmo.  High Water I ha la limpidezza dell'acqua di fonte e la bruciante elettricità di una band che possiede tecnica e feeling da vendere.

MAURO  ZAMBELLINI  



4 commenti:

Armando Chiechi ha detto...

Ho già letto questa tua sull'ultimo numero del Buscadero e devo dire che se il disco d'esordio è stato uno dei più ascoltati della scorsa estate, questo potrebbe farlo altrettanto. Non mi aspetto più dischi che possano cambiarmi l'esistenza ( ho rimandato la classica ai miei 80ntanni...ma dubito ci riuscirò) ma darmi della sana voglia di continuare a vivere lo spirito del rock'n' roll. Thanks giù Zambo e buona estate...

Armando Chiechi ha detto...

Pardon...thank you😁🎶

bobrock ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
bobrock ha detto...
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