venerdì 9 aprile 2021

DRIVE BY TRUCKERS: selected live

Erroneamente descritti come una band di Southern Rock, etichetta in qualche modo oggi fuorviante, i Drive By Truckers si sono rivelati una orgogliosa formazione del Sud senza peli sulla lingua, capaci durante l’’amministrazione Trump di lanciare frecce avvelenate contro il governo americano. Non si sono radicalizzati con l’arrivo del ridicolo e pericoloso tycoon dai capelli arancioni, hanno cantato l’America lasciata ai margini in tempi non sospetti quando, all’inizio degli anni duemila, con tre album in sequenza definirono un amaro punto di vista del Sud odierno. Dopo il burrascoso e giovanile avvio all’insegna di un punk sporco di radici, nel 2001 con Southern Rock Opera  rivedevano con disincanto ma inalterato amore l’epopea di quel genere e dei suoi protagonisti, e nei tre anni a seguire con Decoration Day  e The Dirty South raccontavano attraverso un rock arruffato, sincero e disordinatamente coinvolgente, l’incubo a cielo aperto di una terra trasfigurata da un artificioso progresso imposto dalle corporation, dalla corruzione politica e da interessi incuranti della vita delle persone. A metà strada tra orgoglio e disprezzo per un paese che da sempre rivendica la propria diversità e le sue ossessioni puritane, Patterson Hood, Mike Cooley, entrambi nativi dell’Alabama, e compagni non si sono fatti inghiottire dagli stereotipi sudisti, cantando piuttosto le dissonanze e le desolazioni umane di una società stridente, contradditoria, sbriciolata. Un paese senza ritorno che può sopravvivere solo cantando le proprie disfatte e le proprie miserie. E cosi hanno fatto i Drive By Truckers parlando “dell’ascesa e caduta del Southern Rock, rispettandone miti e leggende, ma anche dell’umanità inscindibile di quella regione, di gente umiliata ed emarginata, spesso pronta a trasformare le proprie rivendicazioni in una sorta di sciovinismo” (Fabio Cerbone, Levelland)Per poi affrontare nel sanguigno e variegato The Dirty Sound  un universo di povertà, superstizione, incesti, catastrofi ambientali, dissoluzioni famigliari, dipendenze di varia forma e natura. Con l’intatta capacità, comunque, di usare il rock n’roll, e i suoi piccoli e grandi miti (Carl Perkins’ Cadillac, Danko/Manuel,Steve McQueen,Ronnie and Neil, Cassie’s Brother)  per un messaggio democratico in grado di offrire un senso di appartenenza ad una memoria comune, piuttosto che un alienato orgoglio regionale. Le canzoni dei Drive By Truckers sono zeppe di riferimenti geografici, nomi di persone, inflessioni sudiste, caricature locali, ricordi,  frullati dentro un sound che è spugna di una miriade di idiomi disparati, un intreccio di rock n’roll, Delta blues, country-soul, rhythm and blues, interpretati con l’urgenza di una scapigliata garage band.

Nella sterminata discografia dei DBT (13 album in studio, 6 live più o meno ufficiali, due collection ed una pletora di singoli ed EP) chiunque può ritrovare un pezzetto della loro visione, dall’innocente euforia punk di Gangstabilly  e Pizza Deliverance  alla lucida trilogia “sudista” menzionata sopra, dalla grandiosità di English Oceans  alle allucinazioni di Brighter Than Creation’s Dark , dalla sobrietà rock di A Blessing and A Curse  al southern country-soul (Patterson Hood è figlio di David Hood, storico bassista di Muscle Shoals) di The Big To-Do  e Go-Go Boots, per chiudere con gli episodi arrabbiati e politici  di American Band, The Unraveling  e The New Ok , ultimi capitoli di una saga che ha ribaltato il concetto stesso di Southern rock.



L’intero cammino discografico avrebbe bisogno di un libro intero, qui mi limito a segnalare tre album live registrati  in momenti diversi, in grado però di offrire un angolato spaccato della loro evoluzione artistica. Beninteso, non c’è pellicola migliore per fotografare una band in action se non osservarla in concerto, considerato poi che nell’ambito live le formazioni del Sud non sono seconde a nessuno. Se Alabama Ass Whuppin'  registrato nel 1999 in diversi locali di Athens, città dove sono cresciuti come collettivo, è il furioso attestato della loro giovanile attitudine punk mischiata con i bollori di una disordinata vita sulla strada, bisogna aspettare il 2006 per avere qualcosa di più solido e maturo. In realtà la testimonianza uscirà anni più tardi in occasione di un record store day nel formato di un triplo vinile, assemblato come un bootleg degli anni settanta, salvo l’aggiunta all’interno di un poster disegnato dal loro grafico di fiducia, Wes Freed, (poco meno di un membro della band)  in quello stile gotico-sudista  che ha identificato la loro iconografia .

In quell’anno i Drive By Truckers fecero più di 200 concerti di promozione all’album A Blessing and A Curse.  La band si era fatta notare per delle esibizioni viscerali e arrembanti, conquistandosi seguito e popolarità ma problemi personali e finanziari si addensavano sopra la loro testa  e la “famiglia” cominciava a mostrare segni di stanchezza. Il matrimonio tra il chitarrista e cantante, Jason Isbell, unitosi alla band nel 2001, e la rispettiva moglie, la bassista Shonna Tucker  entrata nel 2004, cominciava a scricchiolare e di lì a poco avrebbero divorziato, qualcun altro aveva avuto figli e stare cosi a lungo  on the road diventava difficoltoso. Il mantenimento dell’equilibrio fu opera delicata e non fu certo di aiuto l’ingente quantità di birra e whiskey che innaffiava le giornate della band. Inoltre, il nuovo album non aveva ricevuto la stessa accoglienza dei precedenti, i fans si aspettavano un altro The Dirty South  e avvertivano i travagli che accompagnarono la sua realizzazione. Con le finanze ridotte al lumicino, i DBT accettarono in estate un tour nazionale come supporter dei Black Crowes ,ma dato che le band in cartello ogni sera erano tre, si trovarono costretti ad un set di 35 minuti nel tardo pomeriggio, quando invece i loro show mediamente duravano tre ore. Arrivarono a Richmond in Virginia a luglio, stanchi e frustrati. L’anno, in quella città, non era cominciato nel migliore dei modi. Il giorno di capodanno del 2006 un crimine orrendo aveva impressionato l’intera nazione. Kathryn e Bryan Harvey assieme ai loro due figli di 9 e 4 anni, e tre membri della famiglia Baskerville-Tucker erano stati brutalmente massacrati nelle loro case di Richmond, e le immagini di quell’orrore avevano fatto il giro delle TV nazionali destando shock e dolore. I DBT avevano appreso del fattaccio nel mentre di una telefonata con l’amico Wes Freed, il quale conosceva molto bene la famiglia Harvey. Un altro amico di infanzia di Patterson Hood ovvero Jay Leavitt gestiva a Richmond l’emporio di dischi Plan 9 Records, ubicato proprio di fronte al negozio di giocattoli World of Myrth di proprietà di una delle vittime, Kathryn Harvey. Erano buoni amici ed amavano entrambi i Drive By Truckers. Gli stessi Harvey spesso frequentavano i loro concerti, e come risposta, Patterson Hood quando il tempo glielo permetteva, si spingeva fino ad Huntsville per vedere in scena Bryan, cantante e chitarrista degli House of Freaks. Tutti questi legami, bruscamente spezzati dal brutale eccidio per rapina (i due autori  Ray Dundridge e Ricky Gray sono stati condannati all’ergastolo e alla pena capitale)  spinsero i DBT a rendersi disponibili per un benefit concert indetto dalla Harvey Foundation  e organizzato da Jay Leavitt proprio nei locali del suo Plan 9 Records. Unico compenso una cassa di birra e due bottiglie di whiskey. Duecento persone accorsero a quell’evento, svoltosi nel 25esimo anniversario di apertura del negozio. Sciolto ed informale ma estremamente emozionante, Plan 9 Records July 13, 2006 , questo il titolo del triplo vinile, è considerata dagli stessi DBT una delle loro migliori performance di quell’era, quando la band contava sui tre chitarristi e cantanti Hood, Cooley ed Isbell, sulla bassista Shonna Tucker, sul batterista Brad Morgan, e sul virtuoso di lap steel John Neff, uno attorno al gruppo fin dagli esordi.  Solo qualche mese dopo questa line-up sarebbe cambiata, qualcuno andandosene per la propria strada, pur rimanendo buoni amici. Quel mitico show del 13 luglio 2006 sancisce la fine di una fase, documentato da sei facciate di disco a dir poco devastanti. Un live che comincia quasi in sordina per poi esplodere in una deflagrazione elettrica talmente coinvolgente che fa pensare all’idiozia di quanti sentenziano che l’idea romantica e pura del rock n’roll è ormai roba da idealisti, e scontato è accettare l’uso di questo per vendere auto, lingerie, jeans e quant’altro. Forse sarà così ma non hanno fatto i conti con autentici outsiders come i Drive By Truckers, la cui sincerità depone per una visione non compromessa della musica. Il materiale di A Blessed and A Curse  è una, ma non la sola, delle anime del concerto visto che in quei giorni i DBT lo stavano promuovendo. Feb 14, Aftermath USA, Gravity’s Gone, Easy On Yourself, Wednesday  fanno da riscaldamento prima che la band si scateni in una performance vibrante, trascinante e sudata che si sviluppa attorno al talkin’ narrativo di Hood e a quelle fiammate che rendono ribollenti le ballate, intrise sia di disperazione che di romanticismo.  Per contrasto il cantato monocorde di Cooley allenta la tensione scalando le marce ma mantenendo salda la direzione rock , in mezzo la voce malinconica di Jason Isbell, accompagnata dai languori della pedal steel di Johnny Neff, evoca paesaggi country. Come se i Black Crowes si unissero ai Lucero nelle desolate pianure desertiche dei Richmond Fontaine. La tempesta chitarristica trae beneficio dal suono della lap-steel, Nine Bullets  emana sapori di country-rock anni ’70,  Decoration Day  sembra scritta dopo decine di ascolti consecutivi di Simple Man  dei Lynyrd Skynyrd, i quali riappaiono nell’ applauditissimo faccia a faccia di Ronnie and Neil, dove si sentono sia l’uno che l’altro. Brillano  i pezzi forti del loro repertorio più antico : la chiacchierata e rutilante 18 Wheels Of Love, il folk stravolto di The Day John Henry Died, la dolce Marry Me,  una scorticata Zip City che pare rubata ai Crazy Horse, l’ imprevedibile Moonlight Mile  di Sticky Fingers  e poco “coperta” dagli stessi Stones, la commovente A World of Hurt e quella Let There Be Rock  in cui Hood racconta di essere nato troppo tardi per vedere gli storici Lynyrd Skynyrd ma di essersi consolato con Molly Hatchet e AC/DC. Plan 9 Records  July 13, 2006   è un live formidabile che ritrae una band in completa ascesa, un documento imprescindibile per gli amanti del rock n’roll.

Due anni dopo è già un’altra storia, Jason Isbell se ne è andato e al suo posto è arrivato un tastierista che usa però anche le chitarre: Jay Gonzalez. Il resto rimane invariato. I due timonieri Hood e Cooley portano la band ad Austin in uno show trasmesso dalla TV locale KLRU per la serie Austin City Limits. Un CD con annesso DVD, Live from Austin, TX,  fa rivivere la serata del 26 settembre 2008. Il lunare Brighter Than Creation’s Dark  è l’album in promozione del tour e i brani estratti permettono alla band di riannodare le radici country della loro musica con un inizio prevalentemente acustico. Il piatto forte rimangono comunque i classici del loro repertorio tra cui gli oltre undici minuti fluviali di 18 Wheels Of Love, cadenzati da Hood con un lento talkin’ che apre a squarci elettrici di romanticismo springsteeniano. Sulla stessa linea il “romanzo” formativo di pura indole rock di Let There Be Rock, e poi Marry Me qui accelerata alla Replacements, la sonnolente Space City, l’amara storia di amici portati via dall’Aids in The Living Bubba ed una abrasiva e rockatissima Puttin’ People On The Moon pescata da The Dirty South, che  alla luce delle scalette live rimane uno degli album più amati.



Ma è Brighter Than Creation’s Dark  ad offrire ai DBT la possibilità di mostrare una facciata intimista. I suoni acustici  di Perfect Timing  e Heathens inducono ad atmosfere country, Mike Cooley si concede la splendida A Ghost To Most , accompagnato nei paesaggi dell’Ovest dalla evocativa lap steel di Neff, gli risponde pressante Hood in The Righteous Path con le elettriche e la lap steel che si impastano in un sentiero fatto di promesse e cadute. Shonna Tucker firma e canta la dolente I’m Sorry Huston prima che la rugginosa 3 Dimes Down apra la seconda parte dello show, la più corposa. Meno dirompente e lungo di Plan 9 Records, Live From Austin  attesta un momento di transizione nella loro storia, prima della definitiva consacrazione.

E’ It’s Great To Be Alive! , titolo preso dai versi di una canzone di A Blessing and A Curse , il monumentale triplo che incornicia tre serate di fuoco tenute al Fillmore di San Francisco il 20, 21 e 22 novembre del 2014 nel tour promozionale di English Oceans. Un live esaltante che offre la panoramica completa delle diverse anime di una band che nel tempo è cresciuta enormemente. Quarantacinque brani sparsi in tre CD, un piece de resistence dove passa di tutto, da un arruffato e imbastardito Southern rock a malconce storie perse nel diluvio di un dopo sbronza, dai racconti sghembi di un Sud trasfigurato a lunghe esternazioni strumentali talmente acide e fuori di testa da far pensare  che il deserto (Gran Canyon) arrivi fino in Georgia, dalle cavalcate roots  intrecciate con fremiti punk ad un rock n'roll fuorilegge che mischia Memphis, Stones, Clash e  Lynyrd Skynyrd. Oltre a quelle ballate di dannata poesia elettrica che immortalano Patterson Hood come il miglior letterato rock della sua generazione, Jeff Tweedy permettendo. Attorno a Hood e Cooley ci sono i due rodati Brad Morgan, e Jay Gonzalez ed il nuovo bassista Matt Patton. In pista vengono portati  i classici ma c’è un abbondanza di titoli che non compaiono negli altri due live citati sopra. Come Where The Devil Don't Say, Woman Without Whiskey,  la remota Runaway Train, una canzone di quando si chiamavano Adam's House Cat Drive, Goode's Field Road, Uncle Frank, la scatenata Hell No, I Ain't Happy osannata da tutto il pubblico, lo strambo quadretto famigliare di Box of Spiders preceduto dalla lunga dissertazione di Hood, il dramma ad alto voltaggio elettrico di Mercy Buckets, l’intensa ballata Angels and Fuselage, e poi Get Downtown, Girls Who Smoke, Birthday Boy, Used To Be A Cop. Oltre agli estratti di English Oceans  tra cui l’ idilliaca First Air Of Autumn, Made Up English Oceans ed il delirio psycho-younghiano della kilometrica Grand Canyon. Negli assoli chitarristici Gonzalez e Cooley non fanno rimpiangere le digressioni di  Wilco, Hood è un narratore come pochi e Cooley l’esatto suo alter ego, la sezione ritmica pesta compatta, quando ospitano una sezione fiati, a cui però il mixaggio non rende giustizia, pagano debito al R&B di Muscle Shoals. Con più di tre ore di musica, It’s Great To Be Alive ! racconta l’odissea di una band che è diventata una delle verità del rock degli anni duemila.



 

MAURO ZAMBELLINI   


 

45 commenti:

Armando Chiechi ha detto...

Li adoro e credo che come ben tu dici superano ogni steccato e facile definizione. Tra l'altro la loro sensibilità ai temi sociali e politici li differenzia molto, soprattutto da quelle vecchie band di scuola Southern. Tra i dischi da studio degli ultimissimi anni " American Band" è uno tra quelli che continua a girare con una certa frequenza nel mio lettore.

Armando Chiechi

Luigi ha detto...

Non è molto attinente con il post ma oggi sono 40 anni anni esatti da Zurigo 81.
Se vogliamo cercare una data di nascita significativa per giustificare la nascita di una passione per certo rock in italia direi che non ci possa essere scelta migliore.
Saluti a tutta la classe ,al prof e adesso .......chiudo con l'argomento Springsteen.

Unknown2 ha detto...

Livio. Grazie x la disamina, come sempre esauriente e appassionante da leggere. Il problema è mio: non stravedo per i DBT. Ho Brighter.. e It's great.., ma la scintilla non è scoccata. Ciò non toglie che da rock addicted non posso non conoscerli, e retrospettive come qs aiutano tanto a farsene un'idea, a collocarli adeguatamente in una visione globale, a spingere forse ad un attento riascolto.
Più in generale, è proprio x qs che ritengo importante e prezioso avere una rivista di riferimento: non per l'ennesimo articolo sul Boss, che fatalmente mi dirà poco di nuovo, andando solo ad abbeverare la sete inesauribile del fan(atic),
ma x allargare il mio orizzonte, aiutandomi a dedicare attenzione a chi non conoscevo. Scoprendo magari perle insospettabili (è il caso di Lucinda Williams, x me, solo x fare un esempio).
Grazie pertanto a Zambellini e a tutti i collaboratori del Buscadero: senza di voi sarei molto più limitato ed ottuso, e soprattutto mi sarei perso un mare di bellezza!
Poi ognuno ha i suoi gusti, e non tutto può piacere, ma almeno potrò dire di conoscere ciò di cui parlo, no?
Hi folks!

Armando Chiechi ha detto...

Intanto segnalo la bellissima programmazione dello stesso Zambo su web radio ADMR dal titolo Southside. Ne avevo persa qualcuna ma sto recuperando. Un modo per vivere la grande musica che noi tutti amiamo.

Armando Chiechi

corrado ha detto...

In questi giorni di forzata quarantena (e speriamo che vada tutto bene) le lezioni del prof. Zambellini sono per me essenziali. Quindi sto recuperando i Drive by Truckers molto volentieri, visto che li ho sempre trascurati, ma a questo serve la scuola! Oltre a ciò sono in fissa con i Dr. Feelgood e Wilko Johnson da una parte e con i Radio Birdnan dall'altra, in particolare con la loro spettacolare cover di TV Eye degli Stooges, che sto letteralmente suonando a manetta.
Speriamo che tutto questo serva a tenere lontano il virus... Nei prossimi giorni tampone e sperem in ben.
Un saluto a tutta la classe, che è ormai un po' casa mia

Unknown2 ha detto...

Livio. Ottimi antivirus, Dr Feelgood e Radio Birdman! Stupidity e Smith & Wesson Blues! Segnalo una prelibatezza: il cofanetto 4cd dedicato a Lee Brilleaux '74-'94.
E i Ramones citati da Bob, mai dimenticati, insieme a tutto il punk USA, molto + strutturato musicalmente dei modaioli\glamour punk british, a cominciare dai pompatissimi Pistols.
Ma l'antivirus migliore resta il VACCINO! Io domani avrò la prima dose, a fine maggio la seconda, e poi... Live Music!!!

corrado ha detto...

Hai ragione Livio: musicisti con le palle! Wilko Johnson, essenziale e duro ma con i riff e i suoni totalmente sotto controllo. E che dire di Deniz Tek e Chris Mousak e della loro tecnica? Vai a definire i Birdman un gruppo punk o pre punk e poi prova a suonare le loro parti di chitarra, poi ne riparliamo.
Insieme ai New York Dolls negli U. S. A., stiamo parlando di band che se fossero uscite anche solo due anni più tardi sarebbero state considerate quanto i sopravvalutatissimi Sex Pistols o gli amatissimi Clash.
Insomma, perle da riscoprire

Armando Chiechi ha detto...

Concordo con Livio,meravigliosi i Dr.Feelgood e quanto uscito in Inghilterra in quegli anni del cosiddetto Pubrock.Altro che adoro poi, Graham Parker e come non darti ragione sul punk inglese sopravvalutato a dismisura. A parte i Clash e i Jam che poi non è che fossero punk al 100%, ho sempre amato e preferito i Ramones citati da Bob e i Losangeleni X, che in realtà almeno uno strumento lo sapevano suonare come sapevano pure cantare.Cosa che invece non sapevano certo fare i Sex Pistols,dove contava più il messaggio è l'attitudine. Tanto è vero che " la grande truffa del rock'n'roll" mica era poi uno slogan campato per aria !?! Dopotutto e non per fare polemica, tanti movimenti a cui si associa la paternità britannica sono nati negli U.S.A. Scusate lo sfogo, di solito non mi piace e non lo faccio, ma per una sorta di "giustizia musicale" se sento punk, non posso fare a meno di non pensare a Lou Reed o se invece alla New Wave, non pensare prima ai vari Television,Patti Smith, Blondie e Talking Heads. Non c'è l'ho con la fredda ed umida terra d'Albione e non potrei avercela, visto quante band ed artisti da quella landa provenienti, abbiamo amato, ma a volte certe cose vanno evidenziate.

Armando Chiechi

corrado ha detto...

Armando, quoto in toto. Le grandi band, quells innovatrici era o quelle che sapevano suonare e avevano almeno un ottimo chitarrista .
Bastano le citazioni - base per la fine dei 70 e decenni successivi:
USA:
Television con Lloyd e Verlaine
Talking Heads col musicista universale Harrison
X, con Billy Zoom, semplicemente un mostro di tecnica, cresciuto con la band di Gene Vincent e poi prestato al punk
Green on Red con Chuck Prophet
Dream Syndicate tutti e tre i partner di Wynn
Violent Femmes, Gordon Gano è tecnicamente scarso, ma Brian Ritchie è bravissimo
Sonic Youth con un monumentale Lee Ranaldo (e questi signori hanno reinventato il suono della chitarra rock)
Luna, con Sean Eaden
Jane's Addiction, con Dave Navarro
Inghilterra :
Clash con Mick Jones, ma citazione speciale per Topper Headon, che permetteva al gruppo di suonare qualsiasi cosa
Jam, con Weller che è veramente bravo con la chitarra, anche se ora la suona poco
The Smiths, con Johnny Marr
Australia:
Radio Birdman, col duo tecnicissimo Tek - Mousak
Bad Seeds, lo so era ormai un gruppo inglese con Mick Harvey e Blixa Bargeld
Belgio:
I dEUS, con chitarristi incredibili e versatili
Irlanda:
Moving Hearts con Declan Sinnot
U2, con The Edge che ha comunque creato un suono inconfondibile
Italia:
Cheap Wine, con Roberto Diamantini
Ma anche Federico Fiumani, che un suo stile se lo è costruito
E non cito tutti gli altri, ma posso dire che, in generi più lontani da quelli di cui parliamo qui, ricorderei Rick Agnew, Bob Mould e una serie di musicisti che suonano con questo o quello nei mille arcipelaghi musicali degli ultimi lustri, difficilissimi da seguire, ma che quando posso frequento.
Secondo me il rock non è morto

Zambo ha detto...

Sottoscrivo in toto quello che dici Armando sulla paternità del punk, di sna pianta inventato negli Usa da New York Dolls, Johnny Thunders e Lou Reed. Sex Pistols sopravvalutatissmi, come d'altra parte Nirvana, un disco bello e poi quel culto del bello e dannato. Come sopravvalutato il pur bravo Jeff Buckley, altro culto di bello e dannato, ma volete mettere con papà Tim, e devozione alla fans di Springsteen anche per Eddie Vedder ( io amo i Pearl Jam) ma certe cose bisogna dirle fuori dai denti a costo di risultare antipatico. Per quanto riguarda la fredda Albione non dimentichiamo che sono stati i primi a rispolverare il blues sonandolo rock, e una valanga di chitarristi inglesi ed irlandesi davano punti agli americani, e poi il pub-rock, oltre a Dr.Feelgood, il grande grandissimo Graham Parker, e poi Brinsley Schwartz, Mickey Jupp, Rockpile, Nick Love, Ducks De Luxe, Kursaal Flyers, Eggs Over Easy e tutta una shiera minori che se non ci fossero stati staremmo ancora qui a menarcela con Genesis e quelle fanfare sinfoniche del rock progressivo, da cui però tolgo la geniale scuola di Canterbury con King Crimson e Caravan in prima battuta. Alla prossima folks.

corrado ha detto...

Grandissimo Zamboooo!
Quello che pensiamo tutti!
E lo dico da amante e assiduo frequentatore del rock alternativo

Unknown2 ha detto...

Livio. Bene bene bene. Ci sto anch'io, se parliamo di G. Parker, pub rock, chitarristi coi fiocchi, Australia da riscoprire, Paisley Underground, Eddie Vedder che ha rotto. La new wave non mi ha mai entusiasmato, ma il Progressive proprio non lo sopporto. Per qs, quando scoppiò il fenomeno punk fui visceralmente partecipe. Più tardi cominciai a scremare, e in effetti l'Inghilterra ne uscì male.
Anch'io però, per quanto filoamericano (in rock), non dimenticherei il british blues, Clapton, gli Stones che ne sono la massima espressione ed evoluzione, Beatles, ma anche Jethro Tull (Martin Barre, a proposito di chitarre), Deep Purple (almeno fino a made in japan), Led Zeppelin (xchè qui non ne parliamo mai???), perfino un po' di glam: Mott t.H., Ian Hunter, Ziggy (Mick Ronson alla 6corde). Io poi stravedo per Joe Cocker. Il miglior live di sempre? Mad Dogs & Englishmen.
Da rivalutare tutto il pub rock, tuttora vitalissimo, impermeabile alle mode, misto di blues\rock\hard per palati facili ma con un fascino e un tiro incredibili. Solo un esempio, Nine Below Zero: il loro Live at the Marquee è tuttora un best.
Felice di essere in qs gruppo! Rock on.
Il Rock è morto? WIWA IL ROCK!!!

Armando Chiechi ha detto...

Si vero e ancora mi associo a quanto dite e per rimarcare quanto detto da Mauro, solo per non indurre in fraintendimenti a proposito del rock d' Albione e ai suoi chitarristi, non smetterò mai di ringraziare,John Mayall con le varie edizioni Bluesbreakers, Clapton, Fleetwood Mac ecc. Senza i loro dischi non avrei probabilmente scoperto i loro maestri afroamericani. Dico pure che quel pizzico* ( * si fa per dire ) di originalità che avevano, spesso agli americani mancava. Ad ogni modo comunque per rimanere al blues nelle sue varie diramazioni mi piacerebbe che si ricordasse più l'americano Michael Bloomfield, chitarrista mostruoso che sapeva suonare più stili e sia in acustico quanto in elettrico. Concordo pure sui grandissimi King Crimson e i Caravan. Dello stesso filone o a questo comunque connesso,band come Genesis, ELP, Gente Giant invece, l' ho recuperato un po' tardi,almeno per farmene un'idea e avere almeno i fondamentali. Con questo non dico che bisogna farsi piacere tutto ma nemmeno essere prevenuto. Per rimanere poi in Inghilterra senza citare i soliti che ci accomunano, ho amato molto pure Fairport Convention, Richard Thompson anche solista, Steely Spam, Sandy Denny e un po' meno gli Strawbs.

Armando Chiechi

PS : Seppur un po' rovinate dal tempo, conservo in libreria quelle due guide scritte dal nostro Zambellini per la Giunti e dedicate al Rock blues e al Southern Rock. Sempre utili per un veloce ripasso e quando a volte la memoria ti fa perdere colpi.

corrado ha detto...

Io non posso acquistare on line o non sono molto in grado, ma mio fratello acquisterà e mi regalerà due libri a cui tengo molto: "Un mucchio selvaggio", di Blue Bottazzi e la biografia su Willie De Ville, scritta da Zambo. Se il primo libro l'ho più o meno letto in altro modo, per De Ville non vedo l'ora di gustarmelo.
Pollice verso in parte per il Prog e in toto per il parasinfonico, almeno per quanto riguarda i miei gusti personali: troppi brutti ricordi di gente che oggi non mi va nemmeno di nominare, ma che quando ero ragazzino cercarono di farmi il lavaggio del cervello, fra Genesis, Yes e perfezionisti della tecnica fine a se stessa

Armando Chiechi ha detto...

Si Corrado, ti capisco e se negli anni passati e da ragazzi,abbiamo adottato riviste come Mucchio Selvaggio e Buscadero come guide una ragione ci sarà. Figurati che quando frequentavo l'istituto d'arte, per quanto apprezzassi la linea progressista di alcuni docenti, al tempo stesso mi indisponeva certo loro atteggiamento, quando si parlava di libri,musica ed arte in genere. Erano gli anni del punk e tra noi compagni di classe ci si scambiava vinili o li si ascoltava insieme per semplice condivisione o scoperta, ma la linea guida era questa : " Jazz " musica dell'impero tranne Keith Jarrett e poco altro, ok Sex Pistols e bollato tutto il blues tranne Hendrix. Potevano andare bene i Velvet Underground ma perché dietro c'era Wharol e la sua copertina ma eri più simpatico se ascoltavo Bowie e Brian Eno. Ok anche i Doors, ma erano meglio i Pink Floyd. Tra i ragazzi più anziani giravano montagne di progressive e io mi sentivo un alieno 👽 o quasi perché con una ragazza parlavamo di Neil Young & Crazy Horse. Inutile dirti cosa accadeva se ti vedevano con un disco di J.J.Cale ed il primo dei Dire Straits,i Creedence o Johnny Cash.Ma la cosa più sorprendente era che ad essere prevenuti fossero non i ragazzi, quanto certi docenti più giovani che si atteggiavano a frikkettoni e alternativi ???

corrado ha detto...

Armando, ridai forma ai peggiori incubi del mio passato... Tutto quasi in fotocopia, compreso il prof che Velvet Underground si, ma perché c'era dietro Andy Warhol e chissà se sapevano che in Italia c'erano Le Stelle di Mario Schifano. Ricordo che vivevo anch'io come una sorta di alieno. Avevo lanciato l'idea di un gruppo scolastico che avrebbe dovuto suonare mentre i compagni disegnavano. Tutti entusiasti, professori e preside compresi, poi al momento di suonare, ecco che il compagno metallaro propone un brano degli Iron Maiden. E io: ok suoniamolo. Poi l'altro compagno propone "Quanno chiove" di Pino Daniele e io: ok suoniamolo. Poi tocca a me e propongo "Glory" dei Television, della quale avevo preparato la parte di una delle chitarre con cura certosina. E loro? No, no, che roba è questa? Non si suona, non si suona! Questa era la cultura musicale dei miei compagni di liceo. Questa era la loro tolleranza e apertura. Dopo la Maturità non ho più incontrato nessuno di loro, neanche di vista...

Armando Chiechi ha detto...

Pazzesco Corrado...che coincidenze !! Inutile dirti che ad un certo punto ero diventato allergico a buona parte della storia dell'arte studiata al quarto e quinto anno.che pur amavo. Ho rimosso dell'arte moderna inconsapevolmente tanto, a parte Wharol e Hopper che amo incondizionatamente, ma che fu tagliato fuori dai programmi scolastici. Oggi però se devo arrendermi davanti ad un dipinto allora al 90% dei casi vuol dire che si tratta di tutti i maestri che da Giotto arrivano al Rinascimento e al Caravaggio che sempre mi strappa il cuore. Scusate per questa parentesi extra rock.

Unknown2 ha detto...

Livio. Non vedo di cosa vi dovreste scusare. Ho letto con grande interesse le vs vicissitudini da liceali e ho invidiato chi, evidentemente di una generazione + giovane, ha avuto docenti perlomeno consapevoli dell'esistenza di Velvet U. e compagnia bella.
Io ero pressochè l'unico, al ginnasio, a seguire il rock, per cui non avevo antagonisti: semplicemente non sapevano di cosa stessi parlando! Mi ascoltavano x cortesia, e appena possibile cambiavano discorso, guardandomi un po' con sospetto, come l'alternativo di turno (che non ero). Per fortuna ciò non mi ha impedito di coltivare una passione che ha arrichito la mia vita.
Ben venga ogni lode x M. Bloomfield, anche qui mi permetto di segnalare un meraviglioso cofanetto, From his Head..., a suo tempo giustamente osannato dal Busca. E Richard Thompson, grande chitarra e autore prolifico e versatile.
Il progressive mi ha sempre dato l'idea di musica intellettuale, 'colta', + di testa che di cuore. Strumentisti tecnicamente inappuntabili, spesso mostruosi, che si compiacevano narcisisticamente della loro abilità, ma non mi prendevano a livello emozionale. Preferisco mille volte un assolo di Neil Young, magari sghembo e 'imperfetto', ma meravigliosamente funzionale al testo cantato e alla melodia di base. Diretto, semplice, forte. Blues.
E ben venga parlare anche di arte, classica o contemporanea. Mario Schifano era un genio: Monkey Man, da Let it Bleed, Jagger\Richards la dedicarono a lui. Poi, di che scimmia stessero parlando, si sa, ma ciò non toglie nulla alla sua ancora misconosciuta grandezza. Warhol gli allaccia le scarpe, al ns Mario!
Edward Hopper ha dipinto l'America della grande depressione, con poesia e sensibilità infinite.
Mi esprimo a ruota libera, come in un discorso tra appassionati, consapevole che 'de gustibus non disputandum est'. Pertanto, come sempre, ogni opinione contraria è benvenuta e non potrà che arricchire il dibattito.

Unknown2 ha detto...

Livio. Fra le ormai numerose pubblicazioni del ns Prof lasciatemi citare un agile volumetto dedicato ai Rolling Stones (e a chi sennò?) che riuscii faticosamente a procurarmi tramite il sistema bibliotecario e che mi fu preziosissimo per uno scritto che volevo elaborare, nonchè x alimentare la mia passione stonesiana. Credo che in allegato avesse anche un supporto audio, che però nella copia che ebbi tra le mani io era misteriosamente scomparso. Sia lode sempre a chi si accolla la fatica di scrivere di musica

corrado ha detto...

Bello quando ci troviamo tutti a discutere saltellando allegramente da un argomento all'altro!

bobrock ha detto...

Sto rileggendo tutti i vs post e sono tutti uno più interessante dell’altro-
Poi quando inframmezzate ricordi dei tempi passati passando per altri argomenti citando Schifano, Caravaggio e Hopper atterrando nuovamente su piste sonore più o meno note ( radio birdman, deus di questi sono a digiuno totalmente) é ancora più interessante.
Livio hai ragione: nessuno parla mai dei Led Zeppelin, per me sono stati e saranno best rock group ever.
Sono durati il tempo giusto 11 anni ... se Bonham non fosse morto molto probabilmente si sarebbero avvitati su se stessi.
Invece con la loro fine hanno cristallizzato una discografia quasi perfetta .
Peccato che non ci siano state bootleg series , Page vallo a capire .
Li ho visti a Zurigo giugno 1980 , nove pullman costo a/r 29.000 lire . Non avevo ancora 16 anni . Devo ringraziare mio padre che mi diede i soldi ... il pullman si ruppe strada facendo . Impiegammo nove per arrivare . Mezz’ora prima che cominciassero.
Poi alle 20 train kept a rollin ....che serata indimenticabile.
Di tutto quello che avete citato :
Velvet Underground ( qualunque disco)
Televison ( marquee moon disco da portare su un isola deserta)
Talking heads
The clash ( un gruppo che si è buttato nel cesso liquidando un musicista fantastico cioè Topper Headon, si potrebbe scrivere un libro su come si sono mal gestiti )
No i talking heads non li avete citati ; il tour di remain in light é nella mia top ten
Nb: ho appena visto a cinema un film italiano si chiama Est ( consiglio vivamente)
Mentre il tanto decantato Nomadland non mi ha convinto
Ciao a tutti

Unknown2 ha detto...

Livio. Bentornato Bob! Giusto: Talking Heads! Oltre a Remain io ho amato molto True Stories.
Clash: confesso che non sono tra i miei top. Non vorrei ricordare male (ho una certa) ma credo che Headon fu 'dismesso' causa inaffidabilità da dipendenza. Correggimi se le cose stanno diversamente.
I Led Zeppelin, piacciano o meno, meritano un posto di primissimo piano nella storia del rock. In 2anni sfornarono 4capolavori epocali che nessuno può disconoscere. Personalità forti e complesse (vedi la dark side di Page) e guidati da un manager di leggendaria, eccentrica dispoticità, seppero traghettare il british blues verso rock e hard, senza mai dimenticare il fascino della musica del diavolo.
Se non sbaglio, Bob, hai messo il loro concerto di Zurigo '80 in testa alla tua top ten, e qs mi ha colpito moltissimo, xchè ti ritengo, insieme all'inarrivabile Prof, la ns enciclopedia live.
Parlando di libri, suggerirei qc di Fred Vargas. Uno dei tanti Adamsberg, indimenticabile 'spalatore di nuvole', commissario atipico se mai ne è esistito uno. Nelle sue opere convive il fascino del giallo di eccellenza ed una scrittura ricca, vivace, autoironica, godibilissima. Poi, visto che nessuno è perfetto, non condivido assolutamente che l'autrice parteggi in modo acritico e sfegatato x certo terrorismo italiano anni '70, da tempo destituito di ogni credibilità (ammesso ne avesse avuta, anche all'epoca).
Alla prossima, fratelli

corrado ha detto...

Ciao Bob (e anche tutti voi)
Detto che in questi giorni ho ascoltato con piacere Dirty South dei Drive by Truckers, confermo che questo spazio che Zambo ci mette a disposizione è anche l'occasione per riscoprire dischi e band di cui non si parla spesso o di ritornare su altre illuminando qualche retroscena.
I Clash, per cominciare.
Topper Headon era il motore della band, la sua tecnica permise a Strummer e Jones di allargare le proprie capacità compositive. Inoltre lui stesso si è dimostrato un ottimo e commpleto musicista, infatti ha composto, arrangiato e suonato quasi per intero Rock the Casbah, a parte le chitarre e il testo, che pure aveva scritto, ma che Joe Strummer gli strappò sotto il naso, perché l'autore dei testi doveva essere lui. Come ricorderà anni dopo Mick Jones, "la band incominciò a morire il giorno che facemmo fuori Topper". Ma era una soluzione inevitabile, perché all'epoca il batterista era troppo inaffidabile per gli abusi di droga ed è stato un miracolo che poi ne sia uscito vivo.
I Radio Birdman sono imprescindibili per comprendere l'evoluzione del rock e del punk alla fine degli anni settanta.
Il loro periodo d'oro è stato fra il 1974 e il 1978, per giunta in un posto defilato come l'Australia di allora, ma il loro grande legame con gli U.S.A. e gruppi come Stooges e MC5 li ha resi il ponte ideale fra i grandi gruppi garage rock dei Sessanta e le band degli anni successivi. Punk prima del punk, ma allo stesso tempo musicisti tecnicamente preparatissimi. Se ti ascolti di seguito Aloha to Steve and Danno,con un memorabile assolo di chitarra in stile surf, Murder city nights, What gives e Snake, molto rock'n roll,credo che potresti convertirti,vista la tua passione perle chitarre talentuose.
I dEUS (scritto così) sono stati una grandissima band belga, imprescindibile per l'evoluzione del rock alternativo tra la fine del XX secolo e gli inizi del XXI.
Il primo disco è molto bello, ma risente un po' troppo di sperimentalismi alla Frank Zappa e alla free jazz. Tuttavia già lì ci sono capolavori come Sud and Soda, Hotel Lounge e For the Roses. I capolavori sono i due dischi successivi: In a bar under the Sea (non credo che c'entri Stefano Benni) e The Ideal Crash.
Successivamente ci sono stati diversi avvicendamenti nella band, che si è trasformata in un'onesta compagine indie rock,delle migliori,certo,ma senza più l'inventiva degli inizi. Vanno riscoperti.
I Talkimg Heads mi avevano folgorato al tempo e Once in a Lifetime continua a essere incredibilmente attuale, ma oggi sono un po' lontano da quel tipo di musica, anche se vedere Byrne dal vivo è stato piacevole qualche anno fa.
I Led Zeppelin sono "troppo"... Hanno scritto la storia del rock, ma io ho iniziato ad apprezzarli tardi, sempre a causa del mio autismo di adolescente, che respingeva la musica di persone che detestavo. Quante sciocchezze si fanno (e si pagano) in gioventù...
Un caro saluto

Unknown2 ha detto...

Livio. Radio Birdman mai abbastanza citati. Consigliatissimo l'Essential, x cominciare. Cito anch'io qualche altro pezzo: Descent into Maelstrom, Breaks my Heart, Crying sun, Hand of Law (grande), More fun, Anglo girl desire, il mio tormentone Smith and Wesson Blues... : Superpunk!!!.
Degli Zeppelin poi mica tutto può piacere a tutti. Io passo oltre sui soli di Bonham da 17minuti, o su certi pezzi troppo granitici e ossessivi. Ma il resto è da antologia. Quella voce; e quella chitarra: nulla mai più così.

armando ha detto...

Bello come sempre leggervi e condividere i vs.ricordi in cui con qualche piccola variante mi ritrovo appieno.Fatto bene Bob a citare i Talking Heads e con cui condivido ogni riflessione fatta. Unico rammarico non essere riuscito a vedere Byrne,perchè in occasione di una sua venuta dalle mie parti avevo già i biglietti per un altro concerto ed evento blues. Con Corrado condivido l'aver incominciato ad ascoltare "tardi" i Led Zeppelin, che comunque ad ogni modo sentivo nel Maggiolone di una mia vecchia amica che li mandava a palla sul suo carstereo. Fu uno speciale di Mauro sul vecchio Mucchio Selvaggio a farmeli amare e a proposito dei loro dischi e carriera credo che Bob abbia sintetizzato nel modo migliore. Tra quello che scrivete ho visto i Radio Birdman che avevo dimenticato e Vargas che non ho mai letto. A proposito di libri pare sia molto interessante " Alabama" di Alessandro Barbero, noto medievalista ma che pare abbia una passione particolare anche per la guerra di secessione americana,una mia vecchia ossessione.Credo che ci farò un pensierino su!!

Armando

bobrock ha detto...

Insomma Radio Birdman parrebbe proprio che debba comprarmi qualcosa ... per quanto mi sia sforzato di ascoltare il più possibile più generi mi sono sempre chiesto quanto altro di buono bello è valido mi sono perso.
Dei Clash ho il rammarico di non essere andato a Bologna nel 1980 ma da sempre ho avuto una certa allergia per i concerti gratis .
Non fraintendetemi : non voglio essere e non sono snob . Ma non sopporto folle oceaniche con persone che vanno tanto è gratis .
Iggy pop l’ho visto al massimo con 1500 / 2000 persone ( oddio forse all’idroscalo con gli Stooges eravamo in 5000) ma mai come a Torino ( non c’ero ma ho letto un resoconto ) in cui presenziavano 30.000 persone.
Oppure ho visto Van Morrison piazza duomo Milano a metà degli anni 80 sempre gratis con 15.000 anime
E mi faceva incazzare quando i concerti costavano 3000 lire paragonabile a 10 euro di oggi e le persone che si ostinavano a voler entrare gratis e a rompere i coglioni.
Tornando ai Clash Topper era da mettere in rehab e poi ributtarlo dentro ma credo sia stato il gruppo peggio gestito ever.
Mentre x gli Zepp magari Livio può aiutarmi a capire perche Page per me il Dio della chitarra assoluto dopo lo scioglimento abbia “ quasi “ disimparato a suonare. La sua esibizione al live aid fu penosa , ma anche gli anni a seguire era molto molto lontano da quello che ascoltai a Zurigo . L’ho rivisto live con Plant negli anni 90 un paio di volte concerti più che discreti ma la magia era andata perduta.

corrado ha detto...

È vero, io Jimmy Page dopo i Led Zeppelin non lo riconosco più. Forse all'inizio voleva semplicemente staccarsi dal suo stesso mito e poi ha finito per non ritrovarsi più. Non è l’unico ad aver conosciuto un destino simile.
Concerti gratis? Spesso sono l'occasione per presenziare, penso alle folle oceaniche stile concertone 1 maggio. Tra l'altro sempre peggio, visto che ora è la vetrina per i tamarri italiani e quando qualche gruppo nostrano tira fuori qualcosa di un pochino divergente viene guardato come una compagine di marziani. Mi ricordo una decina di anni fa i Baustelle, mainstream ma con stile, che avevano suonato Antropophagus e il pubblico aveva reagito quasi come era capitato ai Blues Brothers nel locale di musica country. Per non parlare di quando Lou Reed si era presentato solo chitarra e voce. Insomna, è quando si paga che si vede l'interesse sincero del pubblico, anche se esiste ancora tanta gente che paga (o pagava) per sentire Ligabue

Unknown2 ha detto...

Livio. Non ho risposte facili, x l'involuzione di J. Page. Forse però anche ai + grandi è data una certa quantità di magia. Quando l'hai finita, è finita e basta. E forse è da rispettare x come ha saputo allontanarsi senza rimpianto dalle luci della ribalta, mentre x molti altri, pur decotti, sembra tanto difficile. Tanti gli esempi, no?
Un altro che si è letteralmente eclissato, dandosi a musiche del tutto diverse, è Mark Knopfler, che dice di essere felice così, e che non sopportava + lo stress di una vita glamour.
Ognuno reagisce a modo suo, al passare degli anni. Io ammiro chi sa scendere dal trono senza rimpianti: non è da tutti.
Assolutamente d'accordo poi sul dover pagare x godersi un concerto, però pretendendo in cambio suono, agibilità, vivibilità dell'evento!
Sì, io sono tra quelli che hanno pagato x Ligabue. Ormai da 30anni non compro + manco i suoi dischi, ma allora sembrava davvero l'ennesima speranza di una via italiana al rock, poi sfumata. Si prova, si sbaglia, si riprova. Per una vita. Ma alla fine un pugno di diamanti ti resta, in mano, come x es i primi 4 dischi degli Zeppelin, e forse (ma solo x me!!!) i primissimi di Ligabue

corrado ha detto...

Hai ragione Livio e perdonami se ho utilizzato Ligabue come esempio: è stato il primo che mi è venuto, quando invece tutti i gusti sono da rispettare!

Armando Chiechi ha detto...

Concordo su quanto dice Livio riguardo i vecchi rockers. Sui concerti gratis in linea di massima concordo ma sui grossi nomi, perché a me è capitato di vedere eventi blues gratis( chiaramente non parlo di B.B.King) in cui per fortuna vi erano solo appassionati, ma credo di dire una cosa ovvia. Sugli italiani non sono mai stato un grande seguace ma ci sono artisti che amo particolarmente come Massimo Bubola,Cristina Dona', Graziano Romani, Eugenio Finardi... ed in passato per quanto non li ho seguiti passo dopo passo non mi dispiacevano De Andrè, Dalla e il primo Pino Daniele.

Armando

Luigi ha detto...

Scusate,ho appena ascoltato la puntata di southside del nostro prof e non ho potuto fare a meno di notare che ha esordito con una dichiarazione d'amore calcistico agghiacciante.
Essendo juventino dalla testa ai piedi propongo alla classe di dichiarare la fede calcistica (se esiste) per contrastare il prof almeno sul piano sportivo

corrado ha detto...

Boh, noi a Cagliari usiamo dire:
"Rossoblu è la nostra fede
Bastardo chi non ci crede"
Ma forse è un po' troppo radicale come dichiarazione. E poi, va' tutti i tifosi vedono solo la loro squadra (e il loro musicista) e dunque qui si accettano tutti: juventini, interisti, cagliaritani, va bene uguale!

bobrock ha detto...

Ciao Luigi meglio lasciare il calcio da parte perché altrimenti il politically correct di questo bunch of bootlegers va a farsi benedire.
Io ho il sangue rossonero e quando perdemmo ad Istanbul non dormii quella notte .
Ma ho avuto la mia rivincita esattamente un anno dopo eravamo ancora in finale contro i Reds e io quella sera ero a Dublino a sentire la Dave Matthews Band gruppo che amo quasi alla follia . Per farla breve tutti i pub tutti ma proprio tutti erano addobbati con i colori del Liverpool. Io quella sera da un parte avevo le orecchie rivolte verso il palco ma tenevo costantemente d’occhio il cellulare ..... e alla fine ho goduto doppio . Concerto stupendo e gli irlandesi molto molto mesti ....
Detto questo come avete capito nonostante la passione per il calcio su cui potremmo aprire un dibattto ( dopo il 2006 cioè standolo calcio per me è cambiato tutto ) per me la musica viene prima di tutto . Ma proprio tutto .
Soltanto per mia figlia ho saltato un paio di concerti ....
Ps: Livio a te piace il Liga ma sappi che e lo dico per farti sorridere io negli 80 e 90 ho seguito anche all’ estero Prince ..,
So di farti inorridire ma prima che si rincoglionisse dal vivo era uno spettacolo

bobrock ha detto...

Intendevo Scandalo calcio

corrado ha detto...

Calcio e concerti? Estate 1994, Willie De Ville a Cagliari, finalmente. Il super tour del rilancio con una band ispiratissima. Poche ore prima l'Italia aveva vinto ed era andata in finale col Brasile. Inizia il concerto ed ecco De Ville salire sul palco completamente avvolto nella bandiera italiana, alla maniera di Mick Jagger 1982. Siparietto simpatico, ma era la prima volta che lo vedevo dal vivo e da lui, dopo tutti i sogni fatti in 15 anni di attesa, mi aspettavo un altro stile sinceramente. In ogni caso il concerto era stato superlativo, solo mi chiedo se fosse un vero simpatizzante dell'Italia o se fosse solo una pantomima. Il calcio si conferma ogni volta un formidabile grimaldello per sintonizarsi con le persone o anche per captarne la benevolenza.

Paul ha detto...

Buon giorno ragazzi, butto li' anch'io la mia, in ordine sparso.
Capitolo calcio. Sono un ex tifoso del pallone (e Juventino) disamorato da 30 anni del calcio. Più o meno dagli inizi degli anni 90, quando l'insieme di sentenza Bosman/diritti televisivi e tv a pagamento/società quotate in borsa ha dato il via a quel inarrestabile processo di degenerazione che vediamo oggi: società di proprietà spesso incomprensibili, dirigenti sguaiati, procuratori arraffoni e giocatori troppo ricchi, viziati e tatuati.
Preferisco ricordare il calcio (avevo solo 6 anni ma ricordo tutto) con l'immagine di Gaetano Scirea che esce dall'area palla al piede, la porta su fino a quella tedesca, la scambia di tacco con Bruno Conti per girarla infine a Tardelli per il gol che ancora oggi più mi emoziona nel rivedere.
Capitolo musica: odio tendenzialmente i purismi quindi vi ringrazio per gli innumerevoli input da voi forniti che permettono di approfondire eventualmente strade secondarie (urban rock, garage rock e rock alternativo: il punk ahimé mi produce l'itterizia) rispetto alla via maestra della musica rock di matrice anglo/americana di cui tutti noi credo siamo ampiamente debitori.
Le mie digressioni mi portano invece ciclicamente a virare verso la terra d'Albione in diverse direzioni: dal classico romanticismo dei Genesis alle evoluzioni sonore dei gentle giant, dalla sperimentale carriera solista di peter gabriel ai meravigliosi strumentali Camel, dal genio di Roger waters ai primi dischi degli atomic rooster.
Vorrei prima o poi approcciare il genio di Baltimora: lo sento complesso e magari a volte lontano dalle mie frequenze ma in qualche modo credo che valga la pena. (anche un paladino del blues italiano come Treves, apparentemente artista a lui lontano, ne decanta sempre il talento puro).
Vorrei almeno provarci. Nella sterminata discografia zappiana avete 5 titoli imprescindibili da suggerire da cui partire?
Thanks for suggestion.
State bene e ad alto volume.
Paul

Unknown2 ha detto...

Livio. Corrado: no problem, è un onore e un piacere interloquire con appassionati competenti come te. Oltretutto sei anche un ottimo chitarrista, mi pare di aver capito, e di certo puoi apprezzare al meglio le capacità tecniche di chi ascolti.
Oltretutto, in qs gg sono in piena euforia: anch'io, come il Prof, godo x il 19o, ma come voi tutti antepongo 1000x la musica al calcio. Le rare volte che sono andato allo stadio x il pallone ho sempre rischiato danni fisici (pur non avendo provocato, anzi!), mentre nei numerosi concerti visti non ho mai neppure lontanamente assistito ad atti di violenza. Tuttavia essere visceralmente nerazzurro mi dona emozioni, e quando sono positive, ben vengano! Massimo rispetto, in ogni caso, come x tutte le passioni musicali, anche x ogni colore calcistico. Ho letto che a Manchester, che ora domina in Europa, agli albori del calcio moderno, essendoci un solo stadio e due squadre in città, i tifosi di City e United andavano ogni domenica insieme alla partita in casa, e tifavano pure x l'altra squadra mancuniana, quando era di turno! Meditiamo, impariamo.
Evidente che certe ruffianerie vanno annoverate fra le captatio benevolentiae più smaccate. Però Mick Jagger che, poche ore prima di Italia-Germania '82, azzecca pure il risultato esatto, è notevole, no?
A sto punto rispetto x Shane Mc Gowan che, come già ho qui scritto, durante Italia 90, furibondo x l'eliminazione della sua Irlanda, e come sempre ben 'carburato', passò mezzo concerto (a Correggio, forse) a insultare the fuckin' italians e in particolare il povero Schillaci, che infatti da allora non si è + ripreso. Ammirai il suo coraggio, e anche il pubblico che un po' non capiva, e un po' ci rise amabilmente su.
Paul: bianconero, amante del progressive, appassionato di Frank Zappa. Non potremmo essere più lontani, eppure è proprio qui la ricchezza del nostro blog.
Comunque un pezzo del buon Frank ce l'ho, in playlist, 'Camarillo Brillo'! Vedi che piano piano...

Unknown2 ha detto...

Livio. Bob: Prince l'ho ammirato x Purple Rain, Nothin' compares to you (regalata a quella svalvolata di Sinead), When you were mine (meravigliosa la versione di Mitch Ryder). Poi cercatevi su youtube la 'While my guitar gently weeps' (induction alla R'n'R Hall of Fame x George Harrison) con Steve Winwood, Jeff Lynne, Tom Petty, et alia. Assolo mostruoso proprio di Prince, che non fa rimpiangere l'originale di Slowhand, anzi! 100 milioni di visualizzazioni non possono mentire. Poi in generale il suo tipo di musica non è il mio, ma ha fatto cose meravigliose!

armando ha detto...

Buon sabato a tutti...sul calcio vado controcorrente semplicemente perchè non mi ha mai preso seriamente. Da bambino andavo con mio padre e i miei zii, per far si che mia madre potesse riposare dopo pranzo e non rimanessi magari a casa a far casino o bisticciare con mio fratello più piccolo. Ho praticato nuoto a livello agonistico e tennis dopo poco,ma la mia vera passione da sempre musica con le varie declinazioni,incluso inizi da batterista e dopo non molti anni chitarra ritmica,bluesharp e cantante in una band Rockblues e R'n'B con tutti gli alti e bassi,tipici se lo fai per passione e hai un lavoro che ti porta a star fuori di casa 4 o 5 giorni alla settimana. A parte questo come tutti amo anche cinema e libri,queste ultime,passioni che condivido con mia moglie. Ad ogni modo come tutti quelli che di calcio ne sanno ben poco, mi ritrovo a seguir le partite solo in occasione dei Mondiali.

Armando

armando ha detto...

Chiedo scusa*..il mio riferimento riguardo all'andare con mio padre era chiaramente rivolto allo stadio.Per quel che riguarda Prince devo far qualcosa per rimediare e seguire i consigli di Bobrock,perchè aimè non ho nemmeno un suo titolo ?!?. Su Zappa invece,non è che abbia moltissimo, ma è un'artista che mi ha sempre affascinato, sin da quando da ragazzino mi ritrovai ad ascoltare " Hot Rats". Quando trovo un suo titolo cerco sempre di prenderlo, anche se magari potrebbe essere un suo disco "minore". Per tornare invece a nomi più vicini a questi ultimi (si fa per dire) anni, ultimamente ho preso " Wednesday" di Ryan Adams e devo dire che mi è piaciuto molto. Non mi soffermo sulle sue vicende umane dalle quali prendo comunque le distanze,ma il titolo in questione, seppur ammantato da spessa malinconia e un senso di "blues",non nella forma ma nello spirito, sembra consegnarci un'artista che davamo per perso !?!

Armando

Paul ha detto...

Livio. Se bazzichiamo su questi lidi credo che siano più le affinità che ci accomunano ma benvenute le divergenze, arricchiscono il piatto come già sottolineato.
Intendiamoci. Tra un concerto dei Crowes e l'ennesima finale di champions (persa peraltro) dalla juve nessun dubbio: mi troverete sotto il palco.
Il calcio tra l'altro mi ha già tirato fregature con concerti slittati in tarda serata per permettere di vedere partite serali (sicuramente un ian Hunter all'Alcatraz per una finale di coppa Italia e, se la memoria non mi inganna, proprio drive by truckers alla salumeria della musica per un fottuto posticipo domenicale).
Il prog non è una mia prima scelta ma non riesco a non ammirare la competenza musicale e compositiva di alcuni protagonisti di quel filone.
Molti peraltro sono artisti poco simpatici, spesso scarsamente umili e comunicativi ma una decina di dischi milestones li trovo dentro li'.
Zappa è una sfizio più che altro, alimentato dalla curiosità che cerco di mantenere sia per i nuovi artisti che emergono (e qui mi abbevero alla fonte di prof.zambo) sia per i giganti che per vari motivi non ho avuto modo di approfondire.
Ci proverò, ma come già detto, non voglio fare fatica. Se dopo qualche tentativo non mi entra, il genio di Baltimora rimarrà incompreso per il sottoscritto. Nessun problema.
Armando. Anch'io ho apprezzato l'ultimo Adams (non credo altrettanto dal padrone di casa se non sbaglio), disco di pregevole fattura dai toni scuri come hai meritoriamente sottolineato. Mi sembra sulla falsariga di ashes and fire, con quello spirito sofferto e tenebroso. Lievemente monocorde, sicuramente non raggiunge i picchi compositivi dei suoi lavori migliori.
Lui resta comunque per me uno sei più talentuosi tra i suoi coetanei nel genere, anche e nonostante i suoi frequenti capricci artistici

bobrock ha detto...

Prima o poi aspettiamoci una bacchettata di Zambellini se continuiamo a parlare di calcio ..... oppure é distratto perché sta ancora festeggiano il 19* .
5 titoli di Zappa
Faccio una premessa : é oggettivamente un mondo complicato e fa parte della categoria in cui o lo ami o lo odi.
Non solo : nella sua sterminata discografia alla quale va ad aggiungersi quella postuma ci sono varie epoche.
Per dirtela in tre secondi : una prima parte con the mothers of invention dove prevale molto la parte teatrale oltre alla musica; dove sul palco ascolti musicisti virtuosi ma anche improbabili frizzi e lazzi , storielle quasi da sconfinare in una sorta di cabaret.
E in questo caso la comprensione del parlato sarebbe fondamentale .
Poi c’è una secondo capitolo della saga di Zappa dove la musica e le sue partiture sono sublimi ( per il sottoscritto ) ed é il periodo che preferisco poi l’ultima parte della sua breve vita dove gli prende la mano da compositore di musica contemporanea ( yellow shark) e li mi sono arreso .
So five zappa’s best recordigs:
ZAPPA IN NEW YORK ( versione doppia , poi se ti innamori passi a quella da 5 cd)
HOT RATS
Roxy and elsewhere ( versione singola , stesso discorso se poi perdi la testa prenderai il box sul roxy 7 cd)
Make a jazz noise here
SHEIK Yerbouti

Buon ascolto
Per la cronaca ero a Redecesio nel famoso concerto delle zanzare 🦟, tutto vero quello che venne detto.
Un posto indegno per fare musica , più o meno 15/mila persone , zanZare come se piovesse, lacrimogeni ( soliti coglioni che volevano entrare gratis ) e la musica di Zappa meravigliosa .

Unknown2 ha detto...

Livio. Ryan Adams, sì!!! Ho diversi suoi lavori, e in genere mi sono piaciuti tutti. In particolare Ashes era proprio bello. Sembra purtroppo che, come persona, sia proprio un t.d.c.
Ricordo come snobbò un tentativo di intervista del Buscadero, e mi sentii insultato in prima persona, come appassionato e possibile fan. Le potenzialità x eccellere, comunque, ci sono tutte, ma come spesso accade x i ns 'eroi', l'impressione è che anche lui riuscirà a rovinare tutto (è già a buon punto, direi). Vedremo

Armando Chiechi ha detto...

Si Livio, umanamente non è proprio da prendere da esempio e a volte per quanto si dovrebbe separare l'artista dall' uomo, in casi come questi si fa pure fatica ad avvicinarsi. Dico questo non per fare il moralista ma perché un uomo che picchia una donna o qualsiasi essere non merita rispetto.Non è stato facile con queste considerazioni riavvicinarmi alla sua musica, ma al tempo stesso credo che un' artista debba possedere un minimo di sensibilità e questo lavoro riflette quanto da lui vissuto, per cui i toni cupi e dimessi sono lo specchio di certe vicende. Al di là di questo dal punto di vista musicale l' album suona alla grande.
Armando

Paul ha detto...

Grazie bob, mi procuro il materiale prima possibile e poi vedo se lo trattengo o lo rigetto. Ci provo con la giusta dose di curiosità e di attenzione ma senza farmi del male. Grazie ancora