lunedì 11 luglio 2022

GOV'T MULE CHIARI BLUES FESTIVAL 2022



Inizio col botto per il Chiari Blues Festival, tornato in pista dopo anni di lockdown. Non poteva esserci cartello migliore per festeggiare il ritorno della musica di qualità e anche la location è sembrata la più adatta per l’evento, una grande tettoia di legno sostenuta da colonne di cemento aperta lateralmente per fronteggiare l’implacabile caldo di quest’estate. Hanno cominciato alle 18.30 i Rusties del cantante Marco Grompi forti di una lunga avventura musicale all’insegna di Neil Young e di alcuni pregevoli dischi solisti. Meglio non poteva esserci per instaurare delle good vibrations, il loro sound è strettamente legato al folk-rock del canadese e più in generale alla scena californiana anni ’70 con iniezioni di psichedelia, ballate dolenti alla southern man ed una nostalgica aria hippie ancora presente nei cuori e nelle orecchie di tanti presenti. Grompi ha un’ugola studiata su quella di Young, le chitarre sfrigolano acide, sezione ritmica e tastiere fanno il loro dovere, come supporter sono perfetti e poi quando sul palco compare a sorpresa Warren Haynes le certezze sono due: che l’americano sia tra i personaggi più veri ancora esistenti nel rock, capace con nonchalance ed umiltà di unirsi  ad una band di sconosciuti italiani (non me ne vogliano Grompi e soci), e quello che sarà un assaggio della magica serata si chiama Cortez The Killer. Tutti accontentati,  una cavalcata selvaggia tra chitarre elettriche che si incrociano e tagliano a note ventose, il sole è ancora caldo ma ancora più calda è l’atmosfera che si crea al Chiari Blues Festival. Cambio di palco e arriva David Grissom, rinomata chitarra che fu di Joe Ely, John Mellencamp, Allman, James McMurtry e chi più ne ha ne metta. Con lui è il bravo batterista Archelao Flo Macrillò e l’ex bassista di Rocking Chairs e Ligabue, Rigo Righetti. Basta un pezzo per confermare quello che ho sempre pensato, David Grissom dà il massimo come sideman, quando la sua chitarra graffia con assoli bollenti e spietati nei dischi e nei concerti altrui, ma quando è lui il leader cede al virtuosismo della sua Paul Reed Smith, chitarra amata dai narcisisti delle sei corde, ed il suo talento va in overdose e diventa pesante e logorroico, fine a sé stesso. Può piacere a coloro che amano certo rock chitarristico piuttosto tecnico tipo Steve Vai, personalmente dopo il secondo brano mi alzo per andare a rinfrescarmi con una birra.Tutt’altra storia quando entrano in scena i giganti. Warren Haynes è dimagrito ma il suo viso dolce e serafico è un inno alla simpatia, Matt Abts bianco più di me sembra più anziano di quello che in realtà è, Danny Louis è l’alchimista dietro un muro di tastiere e Jorgen Carlsson, capelli lunghi neri pare lì quasi per caso. Sembra però, perché nelle quasi due ore di concerto mi sono accorto di trovarmi di fronte al più grande bassista che la scena rock-blues oggi offre. 


Una roba impressionante, uno stantuffo che supporta tutto il sound della band come fosse una pompa elettrica che non smette mai di imprimere velocità e dare potenza, amplificando una sezione ritmica già irrobustita dal drumming quadrato e roccioso di Matt Abts. 


I Gov’t Mule sono una band che non dà scampo, assolutamente devastante anche quando, come nel caso della serata a Chiari, opta per un set  bluesato, profondo, scuro, quasi intimo e da club, dimostrando che assistere ad un loro concerto è una esperienza sensoriale, cerebrale, spirituale e visionaria, un trip senza bisogno di additivi. Basta lasciarsi condurre dalla voce di Capitan Haynes e dai suoi strumenti di benessere, la Les Paul e la SG Gibson, e dalla sua composta ciurma di stregoni del sound. Peccato che il loro set abbia solo lambito le due ore, abituato alle loro maratone del passato, ma in quei centodieci minuti di show è sembrato raggiungere quel punto che gli Allman chiamavano hittin’ the note ovvero il momento spontaneo e naturale in cui si crea totale sinergia tra chi fa musica e chi la riceve.


 Consumata esperienza ed una  passione a 360 gradi verso il rock ed il blues, questi sono i Muli, una istituzione oggi come lo furono in passato gli Allman, i Little Feat, i Led Zeppelin, i Cream. Cominciano lenti e quasi cantautorali con Hammer and Nails, ballata che lascia spazio a Haynes di intervenire con un assolo tremendo, poi si riaffacciano i Gov’t Mule jammati, caotici ed imprevedibili di Thorazine Shuffle, accolta da un boato, prima che l’album Heavy Load Blues  porti in scena alcuni pezzi da novanta e sottolinei che questo è il suo tour. I Asked Her For Water è un blues da pesi massimi, sincopato e greve, un katerpillar sonoro, Make It Rain è spettrale e misteriosa come solo una canzone di Tom Waits può esserlo, l’unisono tra esplosioni di chitarra e coreografia di  tastiere trova il giusto teatro in una scenografia di luci notturne e noir, è uno dei momenti più emozionanti del set. Danny Louis con l’Hammond rifinisce e arrangia, il suo è un abbraccio che funzione come un’orchestra. 


L’arazzo tribale alle spalle del palco rievoca il fiammeggiante passato quando il loro heavy blues si tingeva di colori psichedelici ma a Chiari, complice un palco non faraonico, Haynes e compagni si immergono nella dimensione blues che il loro recente album giustifica. E poi è un Festival Blues, la versione rallentata di Good Morning Schoolgirl è arte dell’interpretazione, e c’è spazio per l’assolo di David Grissom, salito sul palco come invitato speciale, e così Last Clean Shirt di Leiber e Stoller. Si vorrebbe che il concerto durasse ancora un’ora ma i Muli pur lavorando sodo, hanno ridotto i tempi delle esibizioni, almeno per questo tour. Mr.Man seguita da una vivace e corale Soulshine chiude un concerto magnifico e diverso, secondo i loro standard, ossigeno puro per quanti vivono di questa musica, lontana dal marketing e dallo smargiasso avanspettacolo del nuovo e moderno. I conti sono presto fatti, 70 mila per i Maneskin e due mila per i Muli, va bene così, le rivoluzioni le hanno sempre fatte le minoranze.

 

MAURO  ZAMBELLINI       LUGLIO 2022

 

33 commenti:

corrado ha detto...

Bellissima recensione e stupenda chiosa finale...
Per me invidia di perdermi concerti e festival del genere, qui da noi sembrano tutti raffinati jazzisti, nessuno vuole sporcarsi mani e camicia col rock.
Per la verità ieri a Cagliari c'erano i "God is an astronaut", che avrei anche visto, per curiosità, ma un po' il prezzo, un po' il doverci andare da solo (i miei coetanei stanno chiudendo le saracinesche della vita e si stanno spiaggiando davanti alla tv), alla fine mi hanno fatto rinunciare.
E si, le rivoluzioni le fanno sempre le minoranze...

Armando Chiechi ha detto...

Mi associo a ciò che dice Corrado e purtroppo devo constatare che da noi non ce la passiamo poi meglio, nonostante qualche volta qualche piccolo " miracolo " accade ! Purtroppo causa COVID dovrò rinunciare a James Maddock ( da noi assoluta rarità) ma per fortuna fine settimana prossima ho in programma Mike Zito, Rick Estrin ecc...
Buon divertimento a tutti !!

Armando

Unknown2 ha detto...

Livio. Bellissima recensione, x un gruppo favoloso, forse il meglio su piazza attualmente, e un personaggio d'oro come Warren H. Concerti un po' ne ho visti, ma non ricordo un headliner che si sia affiancato agli opener. Lode a WH, anche e soprattutto x il suo infinito amore x il buon rock di ogni epoca. Le esibizioni all-cover dei Muli intrigano quanto e forse + di quando eseguono solo pezzi loro. Ho una valanga di cd e dvd dei Gov't live, ma non sono mai abbastanza.
E allora, direte giustamente voi, xchè nn eri tra quei 2mila illuminati e fortunati?
Lasciamo stare, va', ne ho già parlato anche troppo. Ormai sono (quasi) un rocker solitario e sdivanato.
Ma è troppo vero Corrado: se avessi qc con cui condividere mi darei molto + da fare. O forse no...

Unknown2 ha detto...

......

Luigi ha detto...

Ho assistito alla tappa toscana dei Gov t mule (pistoia blues) e posso confermare tutte le cose positive dette nei loro confronti.
Musicisti stellari ma al servizio del gusto musicale e non della esibizione di capacità tecniche.
Warren Haynes ha anche confermato di essere persona estremamente cordiale e piacevole.
Incrociato nel pomeriggio nelle strade di Pistoia si è mostrato disponibile a scambiare 2 chiacchere senza problemi.
A meno di sorprese future (black crowes a milano) concerto dell anno senza se e senza ma.


smania dario ha detto...

Ottima recensione

lorenza ha detto...

Preziosissima e appassionata recensione per una serata veramente speciale. Per me è stata la chiusura del cerchio di un viaggio iniziato nel lontano Friuli, dove, al termine di un concerto, Mr Mauro Zambellini mi ha porto con le sue stesse mani una copia del suo libro sugli Almann. Da li è iniziato uno splendido viaggio visionario attraverso la vita (e le opere) di una delle band che ha fatto la storia del rock...ops, del blues....ops, del jazz... la storia. Punto. E di cui il capitano Warren Haynes è stato certamente un pilastro portante.
E non poteva che finire così. Un viaggio nel viaggio, dal Friuli alla profonda pianura padana, con un finale col botto, la mitica Soulshine. Grazie Gov't Mule. Grazie Mauro Zambellini.

Zambo ha detto...

Grazie Lorenza
sono contento di aver contribuito al tuo viaggio musicale e mi fa oltremodo felice che ci sia chi nel gentil sesso apprezza a questa musica. E grazie per aver letto il libro sugli Allman.
Alla prossima, Mauro

Unknown2 ha detto...

Livio. Allettato dall'appassionata recensione del Prof, mi sono goduto il Licked Live in NYC, 2003, degli Stones. Da non perdere, anche se continuo a ritenere i concerti del Totally Stripped '95 l'apice della loro seconda parte di carriera.
In sequenza mi sono sparato anche il Live Mocambo, 1977 (anche qui ritengo lievemente superiore lo Houston '78).
Naturalmente non sarebbe serio fare dei paragoni tra 77 e 03. Solo qualche considerazione. In ambedue il suono è molto buono. In particolare si apprezza l'aspetto guitar band degli Stones. Woody nel canale sinistro, Keef nel ds. E il primo nel 77 è decisamente + brillante e vivo che nel 2003, mentre Keith mantiene costante ed elevata la qualità di quel suono chitarristico 'sporco', trascinato, caratterizzato dalle '5corde' ben illustrate in "Life", e che insieme al canto 'sguaiato' e potente di Mick è il vero marchio di fabbrica delle Pietre.
Mi ha poi colpito il brillantissimo apporto di Billy Preston, in predicato di essere il 6o Stone, poi cassato causa megalomania, ma strumentista davvero coi fiocchi.
A parte una Luxury un po' sgangherata e disturbata da tastiere elettroniche, Mocambo fu un concertone, tenuto conto del contesto tossico-giudiziario che opprimeva Keith e di riflesso tutta la band.
Anche il MSG 03 è un concerto imperiale, con tutti o quasi i loro cavalli di battaglia, modello x le esibizioni anni 2000, ma suonati con un gusto e una creatività davvero speciali.
Continua senza mai stancare l'eccellente lavoro archivistico sui Rolling live. Meritorio xchè consente a tutti, in HF e a prezzo ragionevole di apprezzare la consistenza di 'best r'n'r band ever' dei RS, in ogni segmento della loro carriera.
PS Nuovo modello di vendita ticket in USA. I concerti nelle arene di primavera 23 di Sp.steen sono venduti sul principio domanda\offerta, tipo le prenotazioni in aereo, non esiste un 'prezzo ufficiale'. I sedili migliori attualmente quotano quasi SEIMILA dollari. Non ci siamo più, ragazzi. Ben lungi dalla musica gratis, ma anche questa, come dice Bob, è un'esagerazione, dài!

bobrock ha detto...

Anche io ero a Chiari e per sottolineare quanto mi piacciano i muli ero al 17mo loro concerto. Spesso li ho seguiti in giro in Europa anche perché spesso e volentieri suonano più a lungo . Questa volta reduce da Londra dove avevo assistito ad uno show dei PEARL Jam nettamente migliore di Zurigo mi sono diretto a Chiari non riuscendo ad essere ubiquo .
Posso confermare tutto quello recensito da Zambellini .
A parte io che sono un incontentabile vorrei sapere perché a Pistoia la sera prima e in Germania la tappa successiva hanno suonato di più . I muli danno il meglio nel lungo termine è un concerto sotto le due ore ( il mio orologio diceva 100 minuti ) per 11 brani ( nella setlist sullo stesso sito dei govt mule é stato omesso un brano lay your burden down)
Concerto splendido but i need more and more .
Ps: per ora concerto dell’anno Nick Cave Verona , gli Stones giocano in un campionato a parte .

bobrock ha detto...

Ndr : un concerto sotto le due ore loro mi lascia l’amaro in bocca ( ma l’avevate capito )

bobrock ha detto...

Livio anche solo 600 dollari sarebbe osceno ; io mi sono spinto tre volte con gli Stones sfiorando i 400 euro conscio che non stava ne in cielo né in terra ma sono addicted.
6000 dollari ma scherziamo. ….

corrado ha detto...

Nick Cave me lo sono perso da una decina di anni, mi stava un po' deprimendo, ma sono felice di sapere che fa ancora splendidi concerti

Unknown2 ha detto...

Livio. Anch'io vedevo N. Cave un po' avvitato sulle sue personali tragedie, mi piace sentire che è sempre grande.
Se non chiedo troppo, dear Bob, potresti dirci qc in + sul suo concerto?
Sulla brevità dei Muli: azzardo un'ipotesi senza sapere nulla, ma non potrebbe entrarci un ingaggio inferiore offerto dagli organizzatori italiani, magari?
Sui ticket a 6.000$ devo dire che perfino su Backstreets.com, la fanzine + autorevole, parlano di "fuckin' shit show". Vediamo se Sp.steen, una volta piuttosto attento all'accessibilità x chiunque dei suoi spettacoli, interverrà in qlc maniera.

bobrock ha detto...

Concerto di Cave funestato da tromba d’aria che ha messo a rischio lo show. É. Crollata parte sovrastante il palco e i vigli del fuoco volevano annullare il concerto . Passata la buriana lo show é cominciato alle 22.15 con 75 minuti di ritardo il che ha comportato che la setlist è stata accorciata di 4 brani . Per cui. Fronte di un concerto di 2h e mezza cave ha suonato poco più di due ore.
Detto questo l’ uomo é cambiato. O meglio questa è la mia per percezione . Sono al suo decimo concerto , il primo fu nel 1992.
Dopo la morte del figlio ho assistito a tre concerti e se prima Cave mi sembrava inquieto violento e aggressivo oggi mi sembra un uomo che abbia un disperato bisogno dell’abbraccio dei suoi fans. Li cerca li tocca gli parla . Non può farne a meno . Come se con questa fisicità cercasse di colmare un vuoto .
Il suo gruppo gira a mille , suonano a memoria e sono musicisti sopraffini . Via Blixa Bargeld , Warren Ellis ha preso saldamente il timone del gruppo ed é l l’uomo in più .
Concerto intenso con Cave che più volte é sceso in platea o si é avventurato sulle gradinate come un messia tenendo a bada i fans con il suo magnetismo. Oggi i suoi concerti mi sembrano più una cerimonia pagana.
Ndr: se proprio devo trovare il pelo nell’uovo ci sono alcuni brani che sono sempre presenti nella sua setlist :
From her to eternity
Jubilee street
Tupelo
Red right hand
The mercy seat
Higgs bosom blues
Into my arms
Tenuto conto il numero di album pubblicati dovrebbe uscire dalla sua comfort zone e suonare altro. I brani non gli mancano .
Detto questo se ripassa non perdetelo al momento è veramente un live act emozionante.

Unknown2 ha detto...

Livio. Pure la tromba d'aria! Grazie Bob, magnifica recensione, appassionata e creativa

bobrock ha detto...

LUCINDA WILLIAMS : suona il dieci gennaio prossimo a Milano teatro gaber ( ex lirico ) per chi fosse interessato

il Barman del Club ha detto...

Bellissima recensione: io c'ero ed è stato come rivivere quei bellissimi momenti. Concerto fantastico che riconcilia con l'esistenza... Lunga vita al rock!

Armando Chiechi ha detto...

Preziosi e indispensabili gli interventi di Zambo quanto quelli di Bob, i due inviati per eccellenza dei live che si svolgono fuori e dentro la nostra penisola. Nel mio piccolo invece, ho goduto di un weekend tutto sotto il segno del blues con un sabato davvero indimenticabile e due set davvero pregni degli umori e sonorità tipiche del genere. Kellie Rucker, bionda Losangelina non più giovane ma armonicista dotata di una grinta ed immensa simpatia ha sciorinato un blues tanto debitore verso la scuola di Chicago quanto quello più sudista e vicino al Texas orientale. Set non lungo ma davvero godibile per fare posto a un Rick Estrin e i suoi Nightcats, un ensemble che sprizza allegria da tutti i pori e un blues a metà strada tra gli umori della Big Easy e quello della natia San Francisco e che tanto sa di club e notti insonni. Davvero una gran bella serata ed un weekend che rinnova nel blues festival di Pignola una piacevole abitudine e un appuntamento estivo al quale non riesco a rinunciare. Scusate per la lungaggine...avevo solo voglia di condividere su questo blog certe emozioni.

Buona estate a tutti !!

Armando

Paul ha detto...

Bentrovati zambo's mates, anch'io ho evitato i main events (stones, pearl jam) per il ritorno sotto al palco preferendo località amene, prezzi popolari e rassegne locali (dal Mississippi al po' nel piacentino).
Ho assistito agli show di grayson crapp (estroso songwriter con new Orleans e tom Waits nel cuore), samantha fish (portento della 6 corde e ugola sopraffina, a parte pochi frangenti dove suona ignorante e mainstream) james maddock /brian mitchell (set formidabile di 2 talenti perfettamente compatibili) e the delines (eleganti e vellutati per carità ma li ho trovati monocorde e senza dinamiche, con tutti quelli accordi in minore che ti portano al deprimente.
Tiratemi le pietre ma avevo aspettative troppo alte forse, non mi sono proprio arrivati).
In attesa dell'autunno e di show più blasonati (black crowes, counting cross, clapton) auguro a tutti buona estate

Paul ha detto...

Una domanda fuori tema al padrone di casa.
Ho letto con attenzione il tuo accuratissimo articolo su Buscadero sull'ultima fatica della Tedeschi Trucks band.
Nonostante le parole oltremodo lusinghiere, ho la sensazione di un giudizio trattenuto....Sbaglio?
Forse c'è bisogno di tempo per masticare un materiale così vario e ambizioso? Forse non ti ha convinto del tutto il progetto? Forse non ho capito niente?
Io non mi ci sono ancora avvicinato....qualcuno lo ha già fatto? Impressioni?
Grazie a tutti

Unknown2 ha detto...

Livio. Ciao Paul. X ql che può valere (ho ascoltato con attenzione solo i primi due), non sono rimasto particolarmente colpito dal lavoro di TTB sul mito di Layla e Majnun. Certo, quando DerekT. e la sua chitarra si prendono spazio, entriamo in area Allman e non ce n'è x nessuno. Alcuni pezzi sono davvero tosti, e cantati anche molto bene da Susan (I Am the Moon).
In generale, però, x il mio gusto personale, trovo il tutto un po' annacquato, troppi generi nel mucchio (jazz, psichedelia, etno, e chi + ne ha..), paradossalmente troppi strumentisti eccelsi (ed ognuno giustamente reclama spazio).
Non lo so: non sono mai stato un grande fan delle jam band, preferisco le chitarre, e il blues deve entrare x forza nel mix da dominante.
Sempre secondo me, come ho già scritto, improponibile il paragone con il capolavoro di Clapton (e Duane) coi Dominos, forse xchè il primo nasceva dall'amore disperato x Pattie Boyd (maritata con il suo ex-grande amico G.Harrison), mentre il lavoro TTB è proposto da una coppia che pare in perfetta armonia.
In ogni caso, sia chiaro, resta un'opera di enorme spessore, musicisti di gran classe, impegno compositivo e produttivo imponente: uno dei dischi dell'anno, di sicuro.
Ma l'emozione, x me, sta altrove, e cioè in quello che resta, insieme al quasi coevo Live at the Fillmore, il momento migliore di tutta la carriera di Clapton. Basterebbe quel riff immortale: 5 secondi, un'eternità

Zambo ha detto...

Ciao Paul
hai dedotto giusto, pur essendo suonato da Dio e con tanti risvolti blues, rock, funky, soul, jazz trovo il lavoro di I Am The Moon troppo dispersivo e poco focalizzato. Anche per via di ascolti ulteriori, manca il focus. Nobile opera, e non voglio confrontarla con Layla anche se sono figlie di una stessa ispirazione come scrivo nell'articolo, ma col rischio di perdere la forza espressiva della TTB. Che come nel caso di molte jam band, a cominciare dai Muli si esprime meglio live che in studio. Trovo oltre modo eccessivo i quattro cd, avessero concentrato il tutto in un doppio avrebbe funzionato meglio. questo non togli che sia sempre grande musica.

bobrock ha detto...

Anche io sono rimasto piuttosto tiepido dalla prima uscita di questa opera divisa in quattro puntate. Dubito che mi spingerò ulteriormente. Innanzitutto tutto potevano due fare cd doppi sopratutto in un momento storico dove questo supporto é in dismissione . E poi la chitarra di Dereck Trucks c’è sempre meno disco dopo disco.
Ma i numeri danno ragione alla coppia Tedeschi Trucks pertanto c’è poco da discutere.
Io ho una grande nostalgia della Dereck Trucks Band

Armando Chiechi ha detto...

Sinceramente ero in procinto di prendere due volumi di questo progetto allargato della Tedeschi Trucks Band, poi invece mi sono ricordato del live degli Stones al El Mocambo e della recensione del nostro Mauro, per cui mi sono buttato sull'ultima copia rimasta. Inoltre ho preso pure " Noise and Flowers" altro live di Neil Young + Promise of Real del 2016 uscito per gli archivi e devo dire che ne sono rimasto particolarmente soddisfatto ! Titoli poco abusati tra cui una " On The Beach" davvero intensa ed emozionante !

Armando

bobrock ha detto...

Racconti di fine estate : iggy pop a Mantova altro grande concerto di livello , setlist che ha pescato un po’ dovunque riproponendo buona parte dello splendido album Free. Il gruppo che lo accompagna é sempre più rodato , e ieri sera é stato anche meglio della data parigina di maggio che già era stata notevole.
L’orchestra di Mantova praticamente non si è sentita di fatto un concerto rock 🎧 dall’inizio alla fine.
Soltanto in tre brani é riuscita ad emergere da un volume che di fatto l’ha sepolta.
Bellissima la location , palazzo Te , non c’ero mai stato e merita una visita a parte.

Unknown2 ha detto...

Livio. Grazie Bob, aggiornamenti tempestivi e appropriati. Insomma, i vecchi leoni (Nick Cave, Iggy) ruggiscono ancora!
Sentito il Nothing but the Blues di Clapton: buon live di blues elettrico, ma le 5stelle mi paiono decisamente esagerate. Di dischi così, x fortuna, se ne sentono abbastanza spesso.

bobrock ha detto...

Ciao Livio quattro cinque ….venticinque …. Ha poco importanza . Ci facevo caso in gioventù . Oggi quello che ascolto lo divido in quello che mi piace e quello che proprio non mi piace . Poi ci sono delle aree grigie come potrebbe essere il disco della Tedeschi Trucks band che non mi convince appieno ma che al tempo stesso non potrei dire che è un brutto album.
La cosa strana che il tour da cui è tratto quel disco l’ho visto al forum di Milano ai tempi che furono e mi ricordo che uscii piuttosto tiepido quella sera , come se fosse stata una esibizione un po’ scolastica senza grande trasporto ed energia .
Ma a volte é l’ascoltatore che non è sintonizzato correttamente. Questo disco è oggettivamente bello. Poi ti ripeto sul discorso delle stelle …ognuno di noi ne da una valutazione differente .
Questo mese non ho concerti ma ottobre sarà piuttosto impegnativo : Clapton Dylan black crowes dream syndicate porcupine tree

Unknown2 ha detto...

Livio. Mi riferivo al giudizio di Carù sul Buscadero. Le 5stelle sono rarissime, forse un paio l'anno, sul Busca. Deve essere davvero un Capolavoro, con la maiuscola. Difficile, dal mio punto di vista, conferire tale qualifica al Clapton di 'nothin, but the blues', ma come sempre i gusti miei valgono quelli di chiunque altro. 4stelle e menzione speciale x Chris Stainton, x me. Max rispetto x chi la pensa diversamente: ci aiuta, anzi, a colloquiare su quel che tutti amiamo.
Formidabile il tuo ottobre, Bob: attendiamo sensazioni e pareri, come sempre senza peli sulla lingua!

Unknown2 ha detto...

Livio. Bravo Armando a segnalarci l'eccellente live di Neil Young e Promise o.t.r. Bisonte ispiratissimo, grande all'armonica (Helpless: commovente, strepitosa), band solida, rispettosa del mito ma x nulla intimorita, sia negli episodi elettrici che nei pezzi elettroacustici. Gran disco. Auspichiamo che qualche appassionato\esperto vada a rovistare negli archivi younghiani x selezionare perle come qs (stile Rolling Stones), senza la pretesa di pubblicare superbox cronologici pseudoesaustivi che a volte sono pure ripetitivi e di certo troppo costosi.
E grazie Prof, x l'articolo sugli esordi di Tom Petty e t.h.b. E' forse, tra tutti i ns rocker trapassati quello che + mi manca e che ascolto ancora moltissimo con enormi nostalgia e rimpianto. Insieme al box Playback, consigliatissimo anche (e mi ripeto) l'imperdibile Live Anthology del 2009.
Io poi ho anche una valanga di boot, non sempre di qualità sonora adeguata ( il livello tecnico degli HB è sempre impeccabile: un loro concerto brutto devo ancora sentirlo), ma qui, direbbe Bob, si entra nel patologico....

Armando Chiechi ha detto...

Concordo Livio...anche io su Petty ho diversi bootlegs e a dire il vero di ottima qualità, incluso quel meraviglioso tour fatto con Dylan ( True Confessional Tour) con le date Australiane , per non parlare di uno fatto in North Carolina sul finire degli anni '80 con una scaletta da sogno...ma credo di dire cose risapute ! Sento poi come te e ritengo noi tutti,lo stesso senso di smarrimento da quando lui non c'è più, stesso sentimento che provai con la scomparsa di Willy De Ville...insomma il crollo di certezze e il constatare che una parte della nostra giovinezza era andata via per sempre !

Armando

corrado ha detto...

A due lutti non mi sono ancora abituato: stranamente non Lou Reed, che ho elaborato in breve tempo, tutto sommato. Parlo di De Ville (è incredibile quanto ancora lo ascolti e lo senta presente) e Mark Lanegan, che cerco di elaborare da 6 mesi e che mi sembra assurdo non sia qui con noi. Ogni sera dopo cena, specialmente in queste sere d'estate, vado in giardino e ascolto una compilation che mi sono preparato e scopro delle perle di incredibile bellezza, comprese cover di Dylan, Leadbelly, Nick Cave e persino Massive Attack e Joy Division. Uno degli ultimi Bluesmen nell'anima. Ascoltatelo, anche nei suoi lavori più ostici

Unknown2 ha detto...

Livio. Giusto, Corrado. E mi permetto di aggiungere tutti gli album di Screaming Trees, gruppo assolutamente sottovalutato e secondo me entusiasmante