venerdì 21 ottobre 2022

LO SPAVENTAPASSERI



Solo tre anni prima John Mellencamp, nato il 7 ottobre del 1951 a Seymour nello stato dell’Indiana, aveva sbancato le classifiche americane con un furbo connubio di pop e rock che raccontava di due adolescenti americani, Jack and Diane, che si affacciavano alla vita con i loro sogni, i loro desideri e le loro paure. Col nome di John Cougar era di colpo diventato un teen idol nonostante nell’ambiente musicale avesse evidenziato un carattere non proprio docile e accomodante, abbandonando di colpo le interviste, schernendo i giornalisti che non gli andavano a genio e mostrando quell’ atteggiamento ribelle che il titolo dell’album del 1982 contenente quell’hit ben sintetizzava : American Fool. Tre anni dopo il Cugaro si era trasformato in John Mellencamp pur preservando ancora tra nome e cognome il riferimento al felino americano, e con Willie Nelson e Neil Young allestì a Champaign nell’Illinois una delle manifestazioni di beneficenza più durature nel tempo, il Farm Aid, un concerto per raccogliere fondi in aiuto ad agricoltori e braccianti del Midwest messi in ginocchio dalle restrizioni nei prestiti delle Farmers Bank, frutto del feroce clima dell’era Reagan. Un evento che è continuato per anni e lo ha visto protagonista, una tangibile prova di solidarietà che ha fruttato fino ad oggi 60 milioni di dollari da  devolvere a contadini in difficoltà e alle loro famiglie. Un cambiamento repentino quindi, da scapestrato ragazzo della porta accanto ad artista sensibile alle istanze sociali del suo paese. In mezzo c’era stato un album che aveva fatto presagire il cambio di passo, pur riconoscendo ad American Fool un solido impianto rockista costruito su un tuonante bam-bam ritmico che concedeva margini a canzoni pop assolutamente non banali, Uh-Uh aveva alzato il tiro con tutti quei riferimenti rollingstoniani nel suono e quella canzone, Pink Houses, che senza tante metafore diceva delle miserie causate dall’amministrazione repubblicana. Il suo songwriting era maturato ed era sotto gli occhi di tutti, ma quando in giovane età aveva parlato di amore e ragazze il suo scrivere non era mai apparso futile e ancora prima di Jack and Diane, la sua I Need A Lover, grazie a Pat Benatar, aveva acchiappato i cuori dei teenagers americani. Canzoni che filavano spedite grazie ad uno schietto e diretto rock n’roll a stelle e strisce cantato come facevano i “negri” della Stax e outsider come Mitch Ryder. Un universo di american music incamerato in un suono asciutto e tagliente ma dotato delle giuste melodie, una veste che negli anni ottanta lo  proiettò nel coast to coast della ballata rock, insieme a Springsteen, Tom Petty, Bob Seger.



Ma è il 1983 l’anno del cambiamento, quando Mellencamp sotto lo pseudonimo di Little Bastard produce Uh-Uh assieme Don Gehman, un produttore coi fiocchi che ha firmato i lavori di R.E.M, Blues Traveler, Jimmy Barnes, Hootie and The Blowfish, ristampe di Clapton e Neil Young e con lo stesso Mellencamp ha messo a punto il magnifico Hard Line dei Blasters a cui il piccolo bastardo regalò la bellissima Colored Lights. E’ il significativo prologo di Scarecrow, pubblicato solo un anno dopo Born In The Usa, nell’autunno del 1985, ed in qualche modo parente per la sincerità con cui racconta quell’America che un tempo si riconosceva e trovava rifugio nel rock nì’ roll, oggi dispersa in una frammentazione sociale che è specchio della politica in atto. Scarecrow  (il mio album preferito di Mellencamp pur nella difficoltà di scegliere un possibile the best in una discografia così copiosa e di altissimo livello) è il frutto dell’evoluzione artistica del personaggio senza che venga tradito di una virgola l’ ambiente umano da cui proveniva ed il cammino che lo aveva portato fino a lì, una progressione nel segno di un riconoscimento del proprio passato e contemporaneamente l’acquisizione di una rinnovata consapevolezza sociale. Con Pink Houses John Mellencamp aveva dato un senso a tutto Uh-Uh, in quei versi “oh but ain’t that America for you and me, ain’t that America were something to see, baby, ain’t that America, home of the free, little pink houses for you and me” c’era il dichiarato rifiuto di camminare su una strada facile dando un seguito ad American Fool, e in quel coro risuonava un misto di ironia patriotica e ambiguità populista con un plausibile riferimento a Woody Guthrie. Ma è con Scarecrow  che Mellencamp si fa carico di una visione sociale ancora più compiuta e profonda, in primis con canzoni come Rain On The Sacrecrow, The Face of the Nation e You’ve Got To Stand for Something. Benintesi, nessuna delle canzoni del disco è esplicitamente politica ma in modo istintivo, rabbioso, passionale l’artista si libera di alcuni condizionamenti del music business e sente il bisogno di dire la sua sul mondo e sull’America. The Face of the Nation è un violento atto d’accusa contro i sogni distrutti di persone lasciate indietro dalle promesse di un mondo hi-tech fatto di inaccessibili possibilità. Un popolo di vecchi, di bimbi che piangono e di gente rimasta senza lavoro a cui il cantante non offre soluzioni concrete (è d’altra parte solo un musicista) ma li esorta ad una semplice, umana perseveranza. Soffia il Dylan di The Times They Are A-Changin’ ma vent’anni prima le persone della sua terra, il Midwest, non stavano perdendo le loro fattorie al ritmo di una ogni cinque minuti. In Rain On The Scarecrow, co-scritta con l’amico George Green, la musica acuisce la drammaticità di una situazione familiare che è diventata mancanza di prospettive, e culmina in una sorta di inno dell’ heartland rock: Scarecrow on a wooden cross. Blackbird in the barn, four hundred empty acres that used to be my farm. I grew up like my daddy did, my grandpa cleared this land, when I was five I walked the fence, while grandpa held my hand. Nella magnifica You’ve Got To Stand for Something non spiega in modo specifico ciò che dovremmo aspettarci ma attraverso una litania di immagini, dai Rolling Stones a Fidel Castro passando per Johnny Rotten, i Who, le Pantere Nere, Marlon Brando e Kruscev, un uomo che cammina sulla luna e Miss America, il messaggio è chiaro: difendi la tua verità e come quella verità si collega alla tua esperienza del mondo. “So che il popolo americano paga un alto prezzo per la giustizia e non so perché, nessuno sembra sapere perché, conosco tante cose ma non ne conosco altrettante”, l’unica cosa di cui Mellencamp sembra certo è che “dobbiamo iniziare a rispettare questo mondo o si girerà e ci morderà il viso”. L’ artista ha scelto di manifestare le sue posizioni in modo esplicito, esprimendo un punto di vista forte proprio nel momento in cui sarebbe stato più semplice per lui sdraiarsi su soluzioni più facili ed immediatamente commerciali. 


Dal punto di vista specificatamente musicale Scarecrow, registrato al Belmont Mall, uno studio allestito in quei giorni dall’artista sulla Route 46 nelle vicinanze di una stazione di servizio e di un truckstop cafè, è un riuscito insieme di crudo rock stradaiolo con un lontano sapore Creedence, colpi di R&B di matrice Memphis ed un po’ di urlacci alla James Brown, il tutto esibito con energia, sincerità e feeling. Il cantato, come la scrittura e l’apporto strumentale, sostenuto dalla coppia di chitarristi Larry Crane e Mike Wanchic e dalla tuonante sezione ritmica di Toby Myers, basso, e Kenny Aronoff, batteria, è appassionato, molte delle canzoni sono scritte in una chiave più bassa rispetto agli album precedenti così che la voce goda di una ampiezza maggiore, un fattore che consente più melodia. Il sound è un perfetto matrimonio di semplicità tecnica e musicale, le ringhianti chitarre di Crane e Wanchic si allacciano al potente drumming di Aronoff e dopo anni di gavetta la band è diventata una estensione vivente del songwriter, uno strumento per disegnare la sua musica. Ci fu pure un cambiamento nel modo di porsi dell’artista, l’ amico George Green co-autore di due brani del disco, arrivò a dire che “aveva imparato a dire per favore e grazie e nonostante lo spirito ribelle si sentiva più felice anche se non ancora soddisfatto”.  I Can’t get no satisfaction, il suo amore per i Rolling Stones più che nelle dichiarazioni lo si rintraccia nel sound di molti dischi, a parte Uh-Uh  mi va di ricordare Nothin’ Matters and What If I Did del 1980  e Whenever We Wanted del 1991. Anche Scarecrow non fa mistero di quell’amore, forse più nei brani di carattere personale che in quelli di taglio sociale. Il range è vario, nell’allegoria country-folk di Minutes to Memories, un vecchio su un Greyhound racconta  ad un giovane quanto ha imparato nella vita grazie al lavoro e alla famiglia, ma alla fine il giovane pur riconoscendo la visione del vecchio si ostinerà a fare di testa sua, pagando un caro prezzo, fino a che nell’ultima strofa ricorderà quel vecchio uomo sul bus ed ora che sono diventato vecchio anche io capisco che aveva ragione”.  In Lonely Ol’Night, un incalzante rock alla Creedence con un pizzico di distorsione elettrica, due amanti si ritrovano  lacerati da bisogni insoddisfatti e paure, come se Jack and Diane anni dopo non fossero più giovani ed innocenti ma posti di fronte alla difficile situazione di  mantenere l’amore, un dilemma sulla condizione umana che si sfoga nel ritornello “she calls me baby, she calls everybody baby, it’s lonely ol’ night but ain’t they all”. Il duetto con Ricky Lee Jones in Between a Laugh and a Tear è l’episodio più dolce e romantico del disco, una ballata  sul desiderio di raggiungere un equilibrio nella vita tra sorrisi e lacrime, una atteggiamento molto diverso da quello espresso in American Fool. La scoppiettante Rumbleseat  sparge buon umore, il senso positivo con cui affrontare ed esorcizzare i conflitti viaggia sulle note di un suono Stax, è un possibile antidoto alla depressione, e  R.O.C.K In The Usa è quello che dice il titolo, una corsa al ritmo del rock n’roll con un testo che suona come un ode ai santi dell’american music. “Dissero arrivederci alle loro famiglie, salutarono gli amici, con qualche sogno in testa e pochi soldi in tasca, alcuni bianchi, altri neri, con quel po’ di fede che bisogna sempre avere roccarono gli States. C’erano Frankie Lymon, Bobby Fuller, Mitch Ryder, Jackie Wilson, Shangri Las, gli Young Rascals, Martha Reeves, per non dimenticare  James Brown. Venivano dalle città e dalla provincia, suonavano sulle macchine con chitarre e rullante e facevano goin’ crack boom bam”. Il ruvido e arrabbiato rock n’roll The Kind of Fella I Am  ha una slide alla Ron Wood che accarezza il blues, gli Stones sono anche in Justice and Independence’85 . Ma è Small Town a fare di Scarecrow una sorta di concept album sull’età che avanza. Diverse canzoni ritraggono umori e aspetti della vita e del passato del songwriter anche se la metafora della piccola città induce ad una visione sociale sulle aspirazioni e frustrazioni di quel Midwest fregato dalla modernità e dal liberismo esasperato. Introdotta da Grandma’s Theme dove Mellencamp con la chitarra acustica accompagnare la flebile voce di sua nonna Laura cantare il vecchio folk The Baggage Coach, Small Town è una magnifica ballata, la risposta blue collar alla muscolare Born In The Usa del collega Springsteen, ed è uno dei titoli più rappresentativi del suo songbook. John Cascella aggiunge le tastiere, Kenny Aronoff è un martello pneumatico, il violino ne sottolinea il mood provinciale, spesso si parla di perfezione, in questo caso la si raggiunge.


Undici canzoni non fanno la rivoluzione ma danno sicuramente coraggio, in piena era reaganiana Scarecrow  si ergeva come un baluardo, l’urlo critico del rock n’roll, un album epocale che il tempo non ha scalfito, contrariamente ad altri dischi degli anni 80 grazie ad un sound che era già classico al momento della sua  pubblicazione. Giusto celebrarlo con una Super Deluxe Edition ovvero l’originale rimixato e rimasterizzato ed un ulteriore disco di rarità ed inediti. Due le canzoni mai pubblicate prima: Carolina Shag aperta da una rullata alla Aronoff è  polveroso e scapigliato heartland rock perfettamente in sintonia con l’album originale, ottimo, Smart Guys mantiene una connotazione anni ’80 e sembra più che altro una out-takes di American Fool, più intrigante è la versione di Shama Lama Ding Dong con quei coretti soul, i fiati R&B e quell’aria da party che gli aprì le porte della colonna sonora del film Animal House grazie alla versione di Otis Day and The Knights. Due le out-takes di Small Town: un demo acustico di poco più di un minuto ed una bella versione folkie con tanto di violino e mandolino ad anticipare il futuro Mellencamp degli Appalachi. I demo di Between Laugh and a Tear e Rumbleseat  sono prototipi acustici di ciò che verrà poi fuori con la band mentre i rough mixes interessano Lonely Ol’ Night poco diversa dall’originale,  R.O.C.K In The Usa a cui è stata aggiunta nel mezzo una tastiera Farfisa e l’incisiva Minutes to Memories declinata folk-rock. A partire da The Lonesome Jubilee si è parlato delle radici folk di John Mellencamp ma negli anni di Uh-Uh e Scarecrow forte era l’influenza che la musica nera esercitava sul nostro, le due cover qui riportate mostrano  quello “stato d’animo”. Il lato melodico della soul music con tanto di cori doo-wop in puro stile sobborgo newyorchese risuona nella bella interpretazione di Under The Boardwalk  dei Drifters pur personalizzata dal raffinato lavoro di chitarre acustiche/violino e voce crooner, il lato selvaggio del funk esce invece nella focosa versione di Cold Sweat  di James Brown, assoluto punto di riferimento come performer.

Con queste aggiunte Scarecrow brilla ancora di più confermandosi una delle opere più significative per temi e musica del rock americano anni ottanta, attuale anche oggi.

MAURO ZAMBELLINI




 

50 commenti:

Armando Chiechi ha detto...

Bellissima ed intensa recensione. Manco a farlo apposta, proprio sabato scorso ho rimesso sul piatto questo vecchio titolo di Mellencamp e devo dire che è sempre un bel sentire e come ogni volta, riascoltarlo mi suscita le stesse emozioni che mi donava in quegli anni. Belle ed accurate le tue descrizioni Mauro, soprattutto in riferimento a quella provincia e quel Midwest abbandonato che per certi versi e con le dovute differenze temporali e paesaggistiche,mi hanno sempre riportato alla mente, " L' Ultimo Spettacolo" di Bodganovic !!

Armando

Unknown ha detto...

Complimenti Mauro, cogli sempre nel segno .... Quando è uscito questo disco ero ancora giovane, ma abbastanza cosciente da capire che avevo tra le mani un tesoro. Prima di Bruce ho conosciuto Cougar e Jake and Dine è stato il primo brano "rock" che ho ascoltato e che poi mi ha fatto scoprire tutto il resto, quindi sono molto legato a Cougar. Quado poi è uscito The Lonesome Jubilee ... crisi totale, per me non è esistito altro per parecchio tempo. Un Artista incredibile, non trovo un disco minore nella sua discografia e neanche un solo brano da saltare ... Small Town mi ammazza ogni volta che la scolto e quel filo di armonica sullo splendido drumming di Aronoff vale una carriera .... su quei pochi secondi ho viaggiato e sognato per ore. Grazie Mauro!!

corrado ha detto...

Mi piacevano molto quei dischi.

corrado ha detto...

Per le altre cose ho scritto nel post precedente

Unknown2 ha detto...

Livio. Grande recensione, al solito, xchè parli di 'roba' che ti piace davvero tanto: grazie Prof!
Anch'io ho tutto di Mellencamp, compreso il box 'Rural Route', e mai sono rimasto deluso. La band di Scarecrow è la migliore: Aronoff, Crane, Wanchic, Myers, che splendore.
Sempre coerente, il 'Bastardello', sempre scorbutico, ma generoso e sincero con la sua gente che soffre. Mai prono al mercato, orgogliosamente 'contro'.
Il suono rollingstoniano è da impazzire, ma anche la svolta folk, con violini e fisarmoniche, è sempre condotta in modo rigoroso e asciutto, mai ruffiano. La sua sì, è autentica Americana, senza mai volersi accodare alla massa, senza omologarsi.
Arduo scegliere, ma probabilmente anche x me, Scarecrow è l'apice, xchè l'uomo moralmente ha già svoltato, ma la musica è rimasta ancora purissimo guitar rock.
Esprimo un desiderio: pur avendo diversi live-boot risalenti a quel periodo, auspicherei la pubblicazione ufficiale di qualche concerto full band ed elettrico. Che goduria sarebbe!

Luigi ha detto...

Che dire....
Per descrivere un Mellencamp nel suo periodo migliore ci vuole uno articolo così.
PS.
Mi aspetto altrettanto per il box di Tom Petty.....

corrado ha detto...

E anche Jerry Lee Lewis se ne è andato...

Unknown2 ha detto...

Livio. Prima di tutto, onore a Jerry Lee, volato nei pascoli del cielo dopo una vita lunga e burrascosa, passata alternando 'peccato' e 'redenzione', in stile Little Richard, e incarnando però il vero rock'n'roll (altro che Elvis, secondo me) contaminato di gospel e country, ma sempre furibondo e catartico.
Un mito x ogni rocker di qualsiasi età.
Intanto il Boss ci dona 'Don't play that song' (ricordo una cover di Celentano in tempi assolutamente non sospetti della hit di Ben E. King). Ancora gradevole, voce ruggente stavolta, sarà un hl del tour '23 . Sto disco comincia a somigliare al 'Rock'n'Roll' di John Lennon: versioni scolastiche, niente di che, ma piacevolissimo da sentire a tutt'oggi, quasi 50anni dopo.
Oggi Backstreets.com pubblica una nutrita selezione di missive di fan statunitensi ma non solo, riguardanti il ticketing del prox tour. Parole come 'indecente', 'schifo' e 'nausea' si sprecano. I + gentili parlano di disillusione, prevedendo contestazioni ai concerti che difficilmente saranno sold-out in USA.
Bruce non ha ancora proferito parola sul tema: forse lo farà la notte di Halloween allo Howard Stern show (una specie di fabiofazio a stellestrisce). Scusate se mi dilungo, ma qui è un mito che si sbriciola, purtroppo.
Vabbè, restano i sogni che ci siamo regalati grazie a lui (e nonostante lui, verrebbe da dire ora) x 50anni, ma cantare ancora The River dopo i 560mln, lo spot Jeep e sta storia del price cap sarebbe davvero insulto al buon gusto...

Armando Chiechi ha detto...

Jerry Lee Lewis...il vecchio rocker ha suonato dignitosamente e fatto bei dischi fino a qualche anno fa. Ricordo ( presi il VHS ma mi sfugge il titolo...) un concerto degli anni '80 in un club di New Orleans, in cui si festeggiava il compleanno di Fats Domino e con la sua band , Ronnie Wood come guest star e Ray Charles davano vita ad una serata unica. So Long Jerry Lee !

Armando

bobrock ha detto...

Jerry L.L. almeno per il sottoscritto é stato ben più importante di Elvis . L’ho sempre considerato più completo, musicista cantante , autenticamente rock and roll.
Mentre per quanto riguarda Bruce credo non valga la pena più dire nulla . É invecchiato lui , lo siamo anche noi ….vista la sua assenza nel prendere posizione nelle problematiche dei biglietti vuol dire che la distanza dal suo pubblico é autenticamente siderale. Io al momento sono come Amleto … pur avendo i biglietti 🎫 per gli show italiani mi interrogo. Vado …. Non vado…..
Anche il pubblico che lo segue non è più lo stesso….. e a me quelli con la bandana in testa non mi sono mai piaciuti .

Unknown2 ha detto...

Livio. Verissimo, Bob. Lunedì sera aveva l'occasione x spiegarsi e\o scusarsi per lo scandalo biglietti, ma nessuna domanda in merito (in modo evidentemente concordato 'vengo ma di qs nn parliamo') gli è stata posta.
Me ne farò una ragione, ma a luglio io sarò lì: se non per lui, x me e le persone che mi accompagneranno. Per un sogno durato 50anni e ora forse definitivamente svanito

corrado ha detto...

Io devo adempiere a una promessa: portare mia figlia e vederlo io per la prima volta. Per il resto, so bene che dal 1984 non è più la stessa cosa (dato a "Born in the U. S. A.) il tradimento del Boss, ma proprio per questo accolgo con simpatia anche quello che è lui oggi.
Poi, boh, mia figlia lo ha scoperto con i dischi importanti dei '79-'80, però dice anche che siamo noi dei vecchi conservatori brontoloni. .. E ci ride anche sopra! Chissà, forse la realtà sta nel mezzo

Armando Chiechi ha detto...

Non volevo tornarci ma ne stiamo parlando da buoni amici e in uno spazio tra i pochi ancora, dove c'è civiltà e sano confronto. Mi riferisco a Springsteen e leggendovi concordo con quanto scrivete. Personalmente ho "chiuso" con E.Street band e relativi concerti dai tour del 2012/'13. Ora a dire il vero,mi sembra quasi anacronistica l'idea della Legendary...E Streeeet... e parlando di desideri avrei tanto voluto una svolta roots tra le Seeger Session e l' attuale Mellencamp , già da tempo immemore !?! Non sono contrario all' idea dell' album soul per ovvi motivi,ma penso pure e mi domando : " l'avesse pubblicato dieci-vent'anni fa , con altra voce e altro "fisico" e magari l'amico Steve in consolle? Certo che il personaggio, a ragion veduta ( questione biglietti ecc..) sta diventando come non mai divisivo. Sta "subendo" un feedback negativo e suona tanto strano, se si considera poi,che fino a non molti anni fa mai avremmo immaginato si potesse arrivare un giorno a tanto? Ha ragione Bob e forse ha anche ragione Corrado, nel dire che la verità sta nel mezzo. Fa male, anche perché nel parlarne almeno sui social, ci si ritrova in un fiume in piena e smarrendo ogni senso della misura, per cui a volte manca un sano confronto e ci si perde tra ciechi oltranzisti talebani e haters a tutti i costi. Springsteen ha significato quel che ha significato.In tanti anni per me quanto voi credo..è stato un compagno di viaggio ed un grande performer.Se è invecchiato male mi dispiace, ma di certo non mi faccio più le pippe mentali che mi potevo fare un tempo o sentirmi tradito come quando Neil Young mi diede questa sensazione passando alla Geffen. Per fortuna c'è sempre tanta musica di cui godere e a cui abbeverarsi. A livello emozional-sentimentale poi... l' ex ragazzo del New Jersey sarà sempre lì,in un angolo buio del mio cuore a ricordarmi quel che fu e che per ovvie ragioni non potrà più tornare. Del vecchio quale è diventato... potrò comprare i suoi album se sapranno convincermi o non farlo se ad un preascolto rimarrò deluso ( almeno in questo Spotify aiuta..) ma di sicuro non sarò lì a struggermi per quel che ne è stato o potrà diventare!? Neil Young, Bob Dylan,gli Stones ed altri , parlando della Golden Age, hanno aperto i loro archivi da tempo, per cui ci sarà sempre musica per " rivivere" i nostri giorni più belli e al tempo stesso godere di tante altre band più o meno giovani,nel rinvigorire il verbo che fu. Springsteen o chi per esso ,potrebbe aprire gli archivi e pubblicarli in formato fisico, rimarrebbe comunque un modo dignitoso di rilasciare, quello che sul campo da tempo si è smarrito ?!

Armando

bobrock ha detto...

Armando mi piace quello che scrivi e come lo scrivi . Si in effetti hai ragione su tutto . Ben vengano gli archivi a raccontarci i tempi che furono . In questo blog si parla sempre molto di Bruce ma sappi che non ho mai vissuto neanche da giovane con il santino di nessuno dei miei beniamini. Non solo, tanto li ho amati ma altrettanto mi sento libero di criticarli. Io ho orrore dei fans che qualunque cosaluihadettoluihafattoètuttomeraviglioso.
Se ci fossimo dilungati su altri artisti posso assicurarti che sono pochi quelli esenti da critiche perché storto o morto qualche brutto disco, comportamenti impropri nei confronti nel pubblico o episodi del privato che vengono fuori inevitabilmente influenzano . Ancóra maggiormente se sei appassionato.
Concludendo non mi ritengo talebano e men che meno hater sicuramente come dice la figlia di Corrado sono un brontolone.
Infatti Bob Rock viene proprio dal fumetto ( al di là che mi chiamo Roberto) , quel personaggio sempre un po’ incazzato ….che mi ha sempre fatto una grande tenerezza e nel quale un po’ mi ci ritrovavo .
Comunque vi prometto che di Bruce non parlo più .
Un abbraccio a tutti

Armando Chiechi ha detto...

Carissimo Bob, hai fatto bene a specificarlo e comunque da parte mia non c'era alcuna allusione a te e a nessuno tra voi. La tua posizione è chiara da tempo ed è proprio per questo che rispetto tanto te quanto Zambo, Livio , Corrado ed ogni abituale frequentatore di questo spazio. Poi è chiaro che nel confronto sano come quello che vige in questo spazio più scriviamo e maggiormente ci conosciamo. Intriganti le tue lucide riflessioni quanto tutti gli spunti interessanti di tutti voi a partire dalle provocazioni di Mauro che tanto mettono pepe in questo spazio. Io ammetto di cadere spesso nel sentimentale ma è un mio limite...giusto per rivelarvi un mio difetto e forse il bello è proprio questo....siamo tutti appassionati diversi ma complementari. God Save the Zambo Place !!

Armando

Unknown2 ha detto...

Livio. Ma sì, dài: alla fine siamo d'accordo. Periodo bigio x Sp.steen, che però non cancella quanto di buono ha fatto in passato, come accaduto a + o - tutti i nostri rock'eroi'. Umanissimi come noi, pertanto fallaci e pertanto amati.
Di buona musica ce ne sarà sempre, a consolarci e ritemprarci. E vai con un concerto del Darkness Tour!
Segnalo solamente che sul sito ufficiale di Springsteen sono disponibili un gran numero di Live integrali a partire dagli anni '70 fino all'altroieri, sia in streaming che su cd. Eccellente qualità sonora (soundboard, direttamente dal mixer), prezzo ragionevole.
Avendo già in casa centinaia di 'suoi' boot non ho però mai provato ad acquistare, xtanto non so dire se vi siano difficoltà di download (o di spedizione, x il supporto fisico), essendoci pur sempre un oceano di mezzo.

Unknown2 ha detto...

Livio. Lunga vita sempre ad Alan Ford e onore a Max Bunker!

corrado ha detto...

Bob Rock è il personaggio bunkeriano più complesso e intrigante. Brontolone, rissaiolo, ma anche commovente nel suo lottare contro una realtà che non accetta. Uno di noi.
Ho acquistato ininterrottamente Ala Ford dal 1976 (avevo 9 anni) al 2022, ho smesso da qualche mese perché non accettavo più il definitivo scadimento della qualità del prodotto. Un po' come Dylan oggi... Almeno Springsteen è ancora ascoltabile!

Armando Chiechi ha detto...

Mi associo a chi ha amato Alan Ford e Max Bunker....e chiedo a Bob se si ricorda di un rarissimo Daniel ad opera dello stesso ? Ricordo anche la trama : " un ladro che si trova costretto ad indossare i panni di un ispettore di polizia, in realtà morto ma creduto vivo per via di una plastica facciale ineccepibile ". Grazie Bob...per averci ricordato altre pagine cartacee a noi care !!

Armando

corrado ha detto...

Era il primo numero. Il ladro era quello che sarebbe diventato il nuovo Daniel, scampando tra l'altro alla sedia elettrica, perché lo avevano ritenuto un pericoloso assassino. Primo episodio della serie

Armando Chiechi ha detto...

Vero Corrado...meraviglioso e storia davvero intrigante !!

Armando

Luigi ha detto...

Scusate se sposto ancora il discorso dai fumetti alla musica ma proprio oggi mi è capitato di ascoltare il disco soul di Springsteen .
Carino bellino ma poi ho ascoltato la versione che i Black Crowes hanno fatto quest'anno di Papa was a rolling stone dei Temptations.
Non c'è partita. Si tratta della stessa materia trattata ma i risultati...

.

bobrock ha detto...

Esatto non c’è partita o meglio la partita é finita da tempo ….
Ultimo mio acquisto miles Davis bootleg vol 7 ; il terzo cd dal vivo è Fenomenale
miles era l’uomo che viveva nel futuro

Unknown2 ha detto...

Livio. Ancora sul grande fumetto italiano: ho un "tascabile" Einaudi di quasi 700pagg dedicate a 'Lo Sconosciuto' di Magnus (senza M.Bunker, 1998) che è una sciccheria...
Luigi, devi avere dei bei contatti: sei sempre informatissimo sulle nuove uscite, e hai ascoltato Only The Strong una settimana prima della pubblicazione. Qual è il tuo segreto?
Un buono spunto da Bob: forse converrebbe anche a me allargare gli orizzonti e dedicarmi al jazz. Ma sono troppo pigro, temo, e strutturato nei miei gusti. Non funzionerebbe

Luigi ha detto...

Semplice rete di amicizie animate dalla stessa passione e conseguente scambio di informazioni.

Armando Chiechi ha detto...

A me il jazz piace, lo ascolto sistematicamente da metà anni '80 e tanto mi piace Davis che come giustamente dice Bob al pari di un Hendrix,era un musicista avanti rispetto ai suoi colleghi . Stavo prendendo l' altro giorno lo stesso box citato dal nostro Bob ma poi mi sono indirizzato verso un libro di Tom Drury. Ho diverse cose anche dell' ultimo Davis ma ad ogni modo ci tornerò su.

Armando

Unknown2 ha detto...

Livio. Luigi, continua, ti prego, ad informarci. Io, in particolare, vivo in 'periferia' e, senza mio fratello, ho quasi nessuno con cui parlare di musica 'adulta'.
Sul jazz: forse la rock band che + ci si avvicina sono gli Allman del periodo d'oro, o certo Van Morrison, ma io x ora mi fermo qui.
Area, in Italia. Poi Chet Baker, Ella, le big band alla Duke Ellington, lo swing... ma a partire dal cool e soprattutto dal free non ci capisco + nulla, non mi ci ritrovo. Pazienza

Armando Chiechi ha detto...

Livio...anche a me il free generalmente non piace, provai anni fa con Albert Ayler e i suoi vinili sono lì rimasti e mai più riascoltati. Il mondo del jazz è un altro universo ricco ma anche lì credo il meglio sia stato prodotto !?Sinceramente non seguo le sue novità perché già e' difficile stare dietro alle nuove ed interessanti proposte propinateci dal nostro caro Mauro e quindi seguire tutto di tutto diventerebbe dispersivo e tanto difficoltoso....ma al tempo stesso credo sia anche ingiusto porci dei limiti.

Armando

corrado ha detto...

Io riesco ad ascoltare:
Miles Davis (non tutto)
Mingus (qualcosa)
Chet Baker
Charlie Parker
Sonny Rollins
John Coltrane
Wess Montgomery
Fra i più recenti Omar Sousa
Poi anch'io alzo bandiera bianca e ho le stesse reazioni di Sheldon Cooper in "Big Bhang Theory"...
Qualcosa di nuovo interessante non lo trovo assolutamente nel rap, ma nella elettronica più ispirata (Lamb, Orb, Trentmoeller, Nicolas Godin degli Air).
Ma ultimamente torno sempre più spesso ai nostri classici.
Da quando ho la macchina nuova con Spotify senza pubblicità, metto ino dei dischi che Zambo riscopre, torno ad ascoltarlo e vedo che effetto mi fa.
Con John Cougar (io lo chiamo sempre così), l'effetto è buono?

corrado ha detto...

Senza punto di domanda (T9)...

Unknown2 ha detto...

Livio. Grazie x la solidarietà, e complimenti a tutti voi x l'apertura mentale superiore alla mia.
Giusto non porsi limiti, ma neanche bisogna forzarsi: ricordo quando, leggendo recensioni mirabolanti di Genesis, Gentle Giant, Yes, EL&P & company progressive, tentai di autoconvincermi che mi piacessero. Comprai dischi a go-go, ma la scintilla non scattò mai. Poi x fortuna arrivò il punk, e, quello sì, fu amore al primo ascolto.
Anch'io oriento i miei (ri)ascolti in base agli articoli principali del Buscadero: ecco allora, ultimamente, Tom Petty(grazie all'annuncio del nuovo box), Creedence, John Cougar... puro piacere

corrado ha detto...

Anche Mimì Parker è morta ieri... La batterista dei Low, gruppo formatosi alla metà degli Anni,, 90 e che ha prodotto diversi lavori interessanti, me ne ricordo uno, strano, con diverse cover di Neil Young

Zambo ha detto...

il disco di Springsteen è peggio di quello che sembra

corrado ha detto...

Pietra tombale, insomma. Dobbiamo rassegnarci, concerto di maggio e poi un caro saluto al Boss. O forse l'amarezza per ciò che non può più essere, accentua la visione negativa che Springsteen ha costruito e ci ha propinato negli ultimi 10 anni (almeno).
Ascolterò il disco per dovere, magari ci troverò qualcosa di buono, chissà

Luigi ha detto...

Non infieriamo troppo sul vecchio Bruce.
In fondo ha acceso la fantasia di tutti noi negli anni belli .
Primo fra tutti il prof . Zambellini che ne ha cantato le gesta poi noi che lo abbiamo letto e che oggi ci ritroviamo qui a parlare della nostra musica.
Da zurigo 81al Mucchio selvaggio di quegli anni è nata buona parte della nostra sensibilità rock.
A me basta questo per avere grande rispetto e riconoscenza nei riguardi di Bruce.
Poi del fatto che lui sia un po' rincoglionito ed il suo pubblico sia diventato francamente insopportabile ce ne faremo una ragione.

Unknown2 ha detto...

Livio. Purtroppo sì, Only the Strong sembra + un passo verso WS che verso The Letter.
Intanto il 'nostro'(?) continua a collezionare comparsate. Dopo lo HSshow, in cui si è esibito in vari brani acustici, l'induzione alla r'n'r Hall of Fame di Jimmy Iovine (al mixer in BTR e Darkness) con duetto finale in compagnia di John (Cougar) Mellencamp su Great Balls of Fire.
Abbronzato, sorridente, già in forma tour 2023, neanche stavolta ha parlato del caro biglietti, x carità!
E io mi sono riascoltato uno stupendo boot della benemerita Crystal Cat: Paramount Night, 19 dicembre 1978, Portland, Oregon. Avete presente il celeberrimo 'Live in the Promised Land' di 4gg prima al Winterland di Frisco? Bene: ancora meglio! Quasi 200minuti forsennati, epici dualing guitars con Little Steven su Prove it(10minuti) e Because (8min). Una Racing da lacrime di gioia, Jungle 10min, Backstreets\Sad Eyes 13min, Rosie 10min, uno stupendo medley Mona\She's the One, 13min, Detroit Medley supersonico, 9min, altri 9min con + reprise del finale Quarter to three. E poi chicche come Good Rockin' Tonite, Santa Claus, ovviamente, Rave on, Rendezvous. 32 pezzi in totale. E gli intermezzi parlati, quando ancora ci credeva davvero... In chiusura, Crystal Cat aggiunge due gemme: Pretty Flamingo e The Fever, dal concerto di Seattle, del giorno successivo.
In quel dicembre '78 Bruce e Band toccarono, secondo molti opinionisti, il massimo del loro splendore, e qs di Portland è considerato da molti il loro miglior concerto di sempre.
Mentre anche in Italia c'è il sold out x i concerti di qs estate, io lo ricordo così, magrissimo, frenetico, appassionato e illuminato dalla grazia degli dèi del r'n'r, 44anni fa

Armando Chiechi ha detto...

Onestamente l' album non lo ho ascoltato e non posso sbilanciarmi al riguardo. Stando alle tre o quattro mandate in rete, ritengo quella dei Commodores una scelta fuori luogo per quanto comunque spurgata dai suoni tipicamente anni ' 80 dell'originale. Le restanti mi sembrano abbastanza in linea con le versioni originali e non mi stupisco degli archi perché in quelle comunque compaiono e a dirla tutta la Motown li usava spesso. Tutt'alpiu' avrei da ridire e leggendo la tracklist, sulla scelta dei brani, perché c'era tanto da scegliere in quel contenitore soul tra Atlantic,Stax e Motown e magari anche sul fatto che poteva osare rendendo più personali certe versioni . Ad ogni modo sarà quel che sarà...io intanto ho prenotato Tom Petty live at Fillmore che con quelle strepitose covers è davvero imperdibile.. dovrò solo avere pazienza fino a fine mese !?

Armando

bobrock ha detto...

Ma come potevate pensare che potesse essere un bel disco … bastavano i due assaggi ….
Bruce é stato epico fintanto che c’è stata la sinergia con la E st. ; sciolto il gruppo é finita la magia.
Non ci restano che le ristampe ..
Bruce Springsteen 1973-1988 poi qualche bella canzone ma un disco intero epico non l’ha più fatto.
Buttiamoci sulle ristampe

corrado ha detto...

1973-1982. I dieci anni cari a Blue Bottazzi. Ma non potrò mai avercela con lui

corrado ha detto...

Ristampe basta... Non posso vivere di ristampe, sarebbe come vivere di ricordi. Ascolto i dischi epici che Bruce ci ha regalato, qualche bella canzone anche recente (ed è significativo che qualcuna abbia continuato a scriverla).
Ma preferisco ascoltare gente nuova. Ma ce n'è pochissima in giro. Il vero problema è questo, a prescindere che forse siamo ormai vecchi, brontolone, legati alla musica di quando eravamo più giovani: oggettivamente gli ultimi anni sono paurosamente vuoti di musica davvero bella, interessante, che ti entra nel cuore.

Armando Chiechi ha detto...

Giusta riflessione Corrado. Comunque per quanto in parte derivativa, bella nuova musica in giro ce n'è, prova ne sono i suggerimenti preziosi del nostro Mauro. Il problema legato alla nostra età e sicuramente credo di dire una cosa ovvia è quello che ormai siamo smaliziati e i vecchi brividi,le good vibration a sono rare ed albergano principalmente tra i ricordi. Anche io cerco di evitare le ristampe a meno che non siano progetti fatti con la testa , ma in un contesto legato al recupero e ai materiali d' archivio per fortuna c'è da goderne. Pensando all' anno in corso e ai live vi è un bel sentire tra Rolling Stones,Neil Young, Petty a venire ( Fillmore) e sicuramente altro che ora dimentico.

Armando

corrado ha detto...

Massimo Cotto che intervista il Boss sul disco di cover soul... Tutto bello, tutto ok, l'amore per il sound Morown, nessuna domanda sconveniente o perlomeno di approfondimento critico.
Cotto era anche Lui al Mucchio, ma perché certi giornalisti sono arrivati a poter intervistare Springsteen e quelli che lo hanno fatto conoscere veramente in Italia non lo hanno potuto fare? Sono le cose che mi fanno girare i cosiddetti

Unknown2 ha detto...

Livio. Più che giusto, Corrado: ulteriore dimostrazione che il boss è entrato a pieno titolo nell'establishment. Solo interviste addomesticate, please....
Invece anch'io concordo con chi dice: ristampe (purtroppo). Mi pare evidente che il disco dell'anno sarà il box di Tom Petty.
Il fatto è che le 'nuove musiche', quelle che davvero intrigano i giovani, sono x me inascoltabili. E non perchè non ci arrivi, come x il jazz. E' che sono proprio schifezze.
Il ns Rock è praticato, a livello nuove proposte, solo da un manipolo sempre + esile di 'disperati', e sarà anche xchè il ns imprinting risale all'epoca dei Colossi di qs musica, ma è difficile entusiasmino. Sorge sempre spontaneo e scoraggiante il paragone coi mitici eroi...
Spero sia solo colpa dell'età (mia). Smentitemi, vi prego

Armando Chiechi ha detto...

Beh Livio, credo che siamo più o meno concordi su tutto. Io credo che musica nuova o comunque proposte allettanti per quanto " viziate " dalla tradizione ci siano. Certamente non mi riferisco a quanto passa per TV e radio generaliste ma a quanto leggiamo sul Buscadero o ci suggerisce il nostro caro Mauro. Certamente e cito nomi a caso, giusto per rendere l'idea...band o artisti quali Calexico, Delines, Nathaniel Ratlieff, Drive By Truckers non hanno inventato nulla ma ripreso il rock classico e combinato anche con altri elementi..così come nel blues con più o meno felici risultati un Gary Clark Jr.prova a rinverdire il vecchio blues elettrico tra il Texas e Chicago. Certamente tutto è stato già detto, i geni ormai sono merce assai rara e principalmente vivi in altri campi, per cui la contaminazione potrebbe essere l' unica chiave per trovare una via d'uscita ma ad ogni modo mi pare, salve rare eccezioni, che del rock alle nuove generazioni non ne freghi più nulla. Non ho figli ma per quella simpatica canaglia di mia nipote sono un boomer, nonostante mio fratello l'abbia cresciuta a suon di Pink Floyd,Beatles, Rem ecc. A questo punto rimaniamo noi , irriducibili appassionati, chi più, chi meno, chi per nulla nostalgico...ma ancorati e giustamente ad un modo di fruire la musica che sta definitivamente scomparendo. Fin quanto però avremo la possibilità per goderne, vorrà dire che nulla sarà finito invano !!

Armando

Zambo ha detto...

Corrado le domande che poni tu hanno risposte facili, basta pensarci un po, a cominciare dal fatto che Virgin fa parte del gruppo Mediaset e che un noto dj di quella radio, preparato e serio, non cotto e nemmeno bollito, nella sua trasmissione di un ora non può nemmeno scegliere un brano perchè la decisione spetta al comitato superedazionale che immagina quali criteri segue per la scaletta e quali personaggi ne facciano parte. Lunga vita al Buscadero che non deve nulla a nessuno.

Luigi ha detto...

Musicalmente parlando dobbiamo rassegnarci a vivere nella nostra riserva indiana

corrado ha detto...

Hai detto tutto. Lunga vita a noi! Siamo un piccolo "mucchio" , ma selvaggio. Gli "ultimi" ad arrendersi

bobrock ha detto...

Corrado relativamente all’intervista di Cotto troverei fuori luogo andare da Springsteen e dirgli “ come mai hai fatto un disco così patinato e banale ? Il tuo pubblico di riferimento è cambiato ? Oppure come mai negli ultimi 34 anni hai fatto tre dischi tre discreti …e nulla più .? “
Aggiungo che non avrebbe neanche senso fargli quelle domande . L’unico modo sano é non parlarne .
Concludo che sono ben accette segnalazioni musicali da tutti voi ; no cantautori con chitarra acustica annessa … a meno che siano anche dei virtuosi .
Un saluto a tutti

Luigi ha detto...

Se vogliamo fare i duri e puri ascoltiamo come album soul dell'anno Lee Fields - Sentimental fool al posto di Springsteen .

Unknown2 ha detto...

Livio. Giusto, onore al Buscadero, e grazie anche x segnalarci le nuove proposte di valore, che poi possono piacere o meno, ma quelle sono: diamogli una possibilità.
E seguo Zambo anche nel giudizio su Only the strong: titolo beffardo x un album bruttino già dalla cover. Accreditato a 'Springsteen', deludente proprio a partire dalla sostanza: canzoni anonime, affatto piacevoli. Sembrano tutte uguali causa arrangiamenti piatti e troppo uniformi. Le meno peggio sono proprio i tre singoli già noti (ma guarda un po'!) e forse le ultime due.
Mentre mi sto arrabattando coi companeros x Monza (siamo in 5, di cui 3 neofiti. Forse il rock non è morto) a trovare posto sul pullman, mi chiedo quale sarà l'impatto: prevarrà l'affetto smisurato x qs ometto del NJ, o lo sconforto se farà troppi pezzi da Only e WS?
Oggi un po' di Live Anthology di Tom Petty mi rasserenerà comunque la giornata.
Buon weekend a tutti voi