lunedì 19 giugno 2023

JOHN MELLENCAMP Orpheus Descending


 

 

L’invecchiamento e la morte sono diventati temi ricorrenti nel rock, mai come oggi. La longevità artistica di molti autori permette tale riflessione dopo che nel passato molti di quelli che avevano inventato la cultura rock se ne sono andati prematuramente o avevano abbandonato il campo. Per fortuna c’è tutta una generazione che è rimasta, è sopravvissuta, ha resistito al tempo e ai cambiamenti ed è diventata anziana con lo stesso rock n’roll. Cosi abbiamo artisti che raccontano il loro percorso dall’età della gloria giovanile a quella senile, mi vengono in mente i più noti, Eric Clapton, Bob Dylan, Van Morrison, Paul McCartney, Bruce Springsteen e appunto John Mellencamp che nella sua carriera ha attraversato tutte le tappe, dall’euforia giovanile di American Fool al canto di protesta di Scarecrow,  dagli Stones di Uh-Uh alle celtic roots di The Lonesome Jubilee, dalla pura e quadrata essenza rock di Whenever We Wanted al Woody Guthrie di Trouble No More fino al rauco, dimesso, country-folk blues degli ultimi album, compreso il recentissimo Strictly A One-Eyed Jack, parente stretto del nuovo Orpheus Descending. Il rischio di affrontare un tema così insidioso come quello dell’invecchiamento è cadere nella tristezza fine a sé stessa, in un tedio asfissiante, nell’autocommiserazione o al contrario nella glorificazione di sé e del proprio passato. John Mellencamp evita il tranello senza barare, senza truccare le carte, senza esibire un artefatto giovanilismo, piuttosto incastra tale tema su una osservazione ancora vivida, critica, amara ma capace di infondere forza e resistenza, della realtà  che lo circonda, in particolare quella del suo paese. Cosi attraverso undici canzoni di alto livello compositivo e sonoro risulta si essere saggio come lo può essere un settantenne ma che ancora cammina sull’altra parte della strada, quella parte che non è  mainstream e nemmeno il muscolare rock adulto di tanti veterani di questa musica. John Mellencamp è invecchiato bene nella sua musica e nella sua sensibilità sociale, pur con una voce incatramata da migliaia di sigarette che lo fanno assomigliare oggi più a Tom Waits che all’amico di Jack and Diane. Orpheus Descending è un disco maturo, emozionante, caldo e profondo fatto di ballate malinconiche dove è il ripensare alla vita che è trascorsa ( cercherò di fare del mio meglio nella vita che rimane suggerisce  nella conclusiva Backbone) il motivo ispirante, di polveroso folk-rock sullo stato delle cose ( nella terra dei cosi detti liberi non ci sono eroi da nessuna parte canta in The So-Called Free) ma anche di gagliardi colpi rock decisi e ben assestati dove si ascolta con piacere il suono della National resofonica (il fido Andy York) ed il ritorno del violino di Lisa Germano. Orpheus Descending suona come un atto di resistenza, nella ricerca di un bagliore di luce e speranza, anche se il mondo è andato nella direzione opposta di come si desiderava. C’è’ sempre un fottuto modo per reagire indica la canzone titolo, Mellencamp nonostante tutto mantiene il suo ottimismo, per quanto doloroso possa sembrare e offre con la sua musica un grido di battaglia lungo la strada. Senza fare sconti a nessuno, come l’inizio crudo e diretto dell’album suggerisce. Hey God sul tema della violenza delle armi in Usa è una rock song dal ritmo conciso ed insistente, sibila il violino di Lisa Germano e Mellencamp, per stare in tema, mostra le sue cartucce da sparare. La seguente The Eyes of Portland è commovente e non potrebbe essere diversamente, l’incontro con una senzatetto pone sul piatto il problema della povertà e dell’esclusione. La slide, la voce waitsiana e l’arrangiamento paiono sottolineare le ingiustizie di un mondo siffatto con un afflato che sta tra Steve Earle e il blues antico. Ancora la National blueseggia in The So-Called Free ma il ritmo meno metronomico è dinamico ed in levare, con la linea di organo che infonde sapori di Muscle Shoals. Voce gutturale e arpeggi di chitarra la portano nelle strade del Sud. The Kindness of Lovers,  Perfect World e Understated Reverence adottano un tono più dimesso ed intimista, il violino suona funereo nella prima, il brano più cupo del lotto, c’è tanto Dylan nella seconda, accompagnato dall’armonica e  dall’Hammond, un elegiaco pianoforte (ed il violino) regalano dolcezza alla terza come se fosse il Mellencamp di Big Daddy. Ma l’urgenza non è dissolta anche se il disco conserva un suono uniforme che a molti parrà ripetitivo, come è successo in anni recenti,  One More Tick attraverso ritmi scomposti che era dai tempi di Mr.Happy Go Lucky che non si sentivano crea un ardito gioco tra latin, blues e rock, e la canzone titolo esibisce la scioltezza e l’appeal di quel pezzo da novanta che era Freedom’s Road. Forse il brano che meglio sintetizza tutto l’album è la lunga ballata Lighting and Luck dove il racconto di Mellencamp ci prende per mano e nel verso usa quello che hai per ottenere ciò che vuoi confida che le cose possono cambiare se le persone sono disposte ad impegnarsi. Ancora il violino di Lisa Germano, le chitarre baritonali, le voci femminili ed un John Mellencamp con la voce sgraziata dal tabacco e dal tempo ma in grado di tenerci ancora attaccati a lui, alla sua musica, al messaggio di chi è rimasto un outsider.

MAURO ZAMBELLINI     GIUGNO 2023

30 commenti:

Luigi ha detto...

Nei primi 6 mesi del 2023 il disco più bello senza se e senza ma.
Vedremo nei prossimi 6.........

Unknown2 ha detto...

Livio. Mah, non lo so. Resto sui Wilco x il best del semestre.
Di voci catarrose (80 sigarette al giorno, dice lui) mi bastano e avanzano Waits e Dylan.
Sarà che il Little Bastard non mi è stato mai granchè simpatico ('chiudete la fottuta bocca!': al suo pubblico. Molto spesso)(concerti annullati all'ultimo x, secondo lui, scarsa prevendita),
sarà che ho amato troppo i suoi dischi rock, quando alle pelli aveva Aronoff, alle 6corde Wanchic e Crane, e Myers al basso.
Lodevole l'impegno di temi e testi, trovo il lato musicale\vocale un po' troppo uniforme, monotono, arido.
Però Hey God è proprio bella, Andy York è strepitoso, Lisa Germano non si smentisce. Se solo si schiodasse un attimo da 'sta ossessione poor folk che lo ha preso di brutto da un bel po'...
Poi anche Kindness of Lovers e Backbone sono potenti...
3stelle e 1\2, x me. Comprensive di stima x la sua storia

Armando Chiechi ha detto...

In quello che una volta un po' per pigrizia ed un po' per comodità definivamo "Heartland Rock" , Mellencamp è rimasto un forte punto di riferimento e nonostante acciacchi, divorzi,attacchi di cuore, ritengo sia l' artista che più d'ogni altro è riuscito a mantenere i piedi ben saldi a terra e il cuore regolato sul battito di una squisita passione che mai è mancata. Personalmente ho apprezzato John sia quando ha voluto sperimentare altro ( Human Wheels, Dance Naked, Me.Happy Go Lucky...) che quando.. guidando tra le strade della " Vecchia Repubblica" ha ereditato quel linguaggio tanto caro ai vecchi folksinger quanto ai bluesman del delta,aggiornandolo ai suoi tempi in una visione lucida,senza mai tradire il suo nobile credo e i suoi principi. Non l'ho ancora preso, ma ancora più leggendo ora la puntuale ed appassionata disamina di Mauro...so che non mancherò questo appuntamento, perché se ci sono dischi che hanno accompagnato le nostre precedenti stagioni è altrettanto giusto ce ne siano altri a darci conforto in questi periodi bui ed incerti.

Zambo ha detto...

Livio, rispetto il tuo punto di vista ma mi pare che Waits sia da un po di tempo scomparso ed i suoi album ferramentosi e rappati personalmente mi lasciavano più infastidito che indifferente. Tra la sua stagione jazzy-crooner-bluesy e quella dei vari Real Gone, Bone Machine c'è molto più scarto che nella produzione vecchia-nuova di Mellencamp che comunque con il rock ha sempre mantenuto un certo aggancio

corrado ha detto...

Attenzione, l'ultima produzione di Tom Waits non è tutta ferramenta. Tra rumori e urla varie ci sono David Hidalgo dei Los Lobos, Marc Ribot e ancora una volta Keith Richards che suonano alla grande. Bone Machine è giudicato da tutti un capolavoro e ha diverse splendide canzoni, ben invecchiato quanto quelle storiche (tra l'altro ha più o meno 30 anni. Alice è Blood Money annoverano molte splendide ballate Hoits that rag ha un groove pazzesco, per quanto disturbato e Bad as Me è un parziale ritorno a uno stile più accessibile. Certo questi dischi non li ascolti tutti i giorni, ma fra il 1973 e il 2012 non vedo crisi del nostro. Credo che oggi (ultimi 10 anni) semplicemente non voglia fare più dischi, forse non gli interessa e va benissimo anche così.
A me John Mellencamp continua a piacere ed è sempre a un buon livello, ha trovato una sua comfort zone, forse si ripete, ma lo fa molto bene.
Segnalo il nuovo dei Cowboy Junkies, che mi piace molto, ha splendide chitarre e la cantante è meno lagnosa di quanto ero abituato a sentire. Gran bel disco!

Unknown2 ha detto...

Livio. Bel dibattito, civile e coltissimo. Nel reciproco rispetto ce le suoniamo di brutto, crescendo così tutt'insieme e alimentando la (morente?) 'cultura rock'.
Solo x chiarire: pure io sono affascinato dal periodo 'ferramentoso' di Tom Waits, che tantopiù apprezzo x aver interrotto le sue uscite nel momento in cui x età o altri interessi ritiene di non aver altro da dire in musica.
E Mellencamp resta nel ristretto novero dei miei preferiti in assoluto. Forse x qs, x le alte aspettative, mi trovo a criticarlo appena scende (secondo me), sotto l'eccellenza.
Buona estate, fratelli

Armando Chiechi ha detto...

Se devo trovare dei dischi di Waits che non ho ascoltato assiduamente sono Alice e Blood Money, ma riconosco cmq essere questi dei dischi particolari e legati ad uno specifico progetto. In realtà l' unico che mi manca e mai comprato è Real Gone e quel live successivo che non so ancora per quale ragione il cuore non mi spinse ad acquistarlo ( ?). Bad as Me mi è piaciuto per quanto e come tanti dischi di Waits,necessiti di più ascolti. Ad ogni modo rispetto molto il buon Tom e soprattutto per il motivo che è sempre andato per la sua strada infischiandosene dei contratti, scadenze varie e soprattutto ritenendo inutile continuare a pubblicare quando non aveva più voglia e motivazioni valide che lo riportassero in studio. Indipendenza che ritrovo anche in Mellencamp pur operando in un contesto diverso dal suo collega di Pomona.

bobrock ha detto...

Livio anche per il sottoscritto album decisamente sopra la media e aggiungerei migliore del predecessore. Nel complesso gli arrangiamenti non li ho trovati così ripetitivi , chiaramente siamo in campo prettamente intimista e cantautorale con dei rimandi alla musica che suonava un tempo. Ascoltalo con un bel bicchiere di whisky la sera , luci abbassate , solo musica 🎵. Vedrai che ti farà un altro effetto.
Ps: ho ascoltato govt mule … finalmente Warren ha diminuito la dose di assoli e muscoli e basso pianoforte e tastiere emergono.
Allelujia meglio tardi che mai. Album quanto mai vario e interessante. Anche le bonus tutte di alto livello.
Per la cronaca suoneranno in Italia tre date a novembre 19-20-21 Bologna Milano Trieste. Penso di farmele tutte e tre inshallah
Ps2 : anche nuovo album Dave Matthews Band mi é piaciuto consiglio l’ascolto . Mentre la loro penultima fatica era piuttosto noiosa questa invece ha diverse buone canzoni nessuna indimenticabile ma suoneranno bene live .

Unknown2 ha detto...

Livio. Beh, alla fine, in fondo, a Mellencamp voi date 4stelle, io 3 e 1\2. La distanza non è siderale, tutto sommato. Sintomatico che Bob dica di sentirlo al buio con un buon whiskey: una volta John Cougar era tutt'altro che crepuscolare. Ma gli anni passano x tutti, l'abbiamo detto x tanti altri, vale anche x lui. Almeno ne prende atto e non si atteggia a giovincello.
I Muli: sentito tutto il disco, resto sulla mia. Grande gruppo, ma di canzoni memorabili pochine. Qui mi sono piaciute le 2 ballate (Your only Friend e Gone too long, bellissima) + la coda chitarristica di After the Storm e il piano di Made my peace. Menzione di demerito x la copertina, di rara bruttezza, ma qs interessa poco.
Naturalmente sempre di opinioni personali si tratta, e grazie al Prof che ce le lascia esprimere in libertà

corrado ha detto...

Sono uscito fuori dal nostro fortino giapponese e ho guardato un po' il festival di Glanstonbury dei giorni scorsi. Uno spettacolo notevole che mi ha tolto almeno 20 anni dal groppone. C'era veramente di tutto, dai Pretenders insieme Johnny Marr e Dave Grohl ai reddivivi Blondie, dagli ottimi Arctic Monkeys (lui bravo anche con la laringite) a vecchi e giovani in successione, Lana Del Rey ingrassata, Slowdive invecchiati ma in forma, Elton John tirato a lucido, Editors e tanti altri. Perfino Cat Stevens è sembrato moderno, pur cantando Wild World.
Ecco uscire dai nostri confini, portando però agli altri la nostra musica, quella con la quale siamo cresciuti, mi sembra un buon antidoto a tristezze e sguardi rivolti solo al passato. Bello, mi ha fatto bene, non avrebbe stonato per nulla neanche un John Cougar (io lo chiamo ancora così!).

Zambo ha detto...

BobRock
Dave Matthews Band recensito per il prossimo numero estivo del Buscadero, buon disco, ascoltabilissimo anche se vale la regola per Muli e jam band, si esprimono meglio live che in studi. Comunque ricapitolando, visto che siamo a metà anni, i dischi che mi sono piaciuti di più tra quelli che ho ascoltati, lasciando stare ristampe e antologie
WILCO Cruel Country
ANGELO LEADBELLY ROSSI It Don't Always Matter How Good You Play
SAMANTHA FISH & JESSE DAYTON Wish Death Blues
JOHN MELLENCAMP Orpheus Descending
GOV'T MULE Peace Like A River
COUNTRY WESTERNS Forgive The City
ELLEN RIVER Life
IAN HUNTER Defiance Part !
THE RIOSE CITY BAND Garden Party
MARC BROUSSARD Blues For You Soul
VAN MORRISON Moving On Skiffle

Ciao a tutti

corrado ha detto...

Van Morrison... Se ti è piaciuto dev'essere un gran bel disco, perché spesso il nostro è ripetitivo.
Ian Hunter me lo ero perso.
Wilco lo devo riascoltare, come avevo detto.
Buona estate a tutti!

corrado ha detto...

È appena uscito un nuovo disco di Lucinda Williams, non lo avrei immaginato. Un disco di inediti, cioè un vero album. Chissà com'è, sono curioso di sentirlo...

Marco ha detto...

Corrado posso anticiparti che Lucinda avrà la copertina sul Buscadero di luglio, quindi presumo che meriti. Anche io non l'ho ancora ascoltato, ma dovrei riceverlo oggi. Dentro ci sono anche Bruce e Patti.

Marco ha detto...

Riguardo a dischi belli usciti ultimamente, vorrei segnalare il debutto omonimo dei Barnestormers, una sorta di supergruppo con Jimmy Barnes alla voce, Jools holland al piano e Slim Jim Phantom degli Stray Cats alla batteria, con Kevin Shirley alla produzione. Musica rockabilly suonata a mille all'ora con quasi tutte cover tra classici e brani più oscuri, ed un paio di pezzi originali. Disco godibile e divertentissimo, e poi Barnes ha sempre una voce della Madonna.

corrado ha detto...

Grazie per le anticipazioni Marco. La copertina a Lucinda è una bella cosa.
Mi incuriosisce sentire uno come Jools holland suonare con tutti quei personaggi. Sarà qualcosa di brillante, ne sono sicuro

Unknown2 ha detto...

Livio. Divagazione letteraria: Paolo Morando "La strage di Bologna". Eccezionale disamina degli infiniti processi, fino ai più recenti sviluppi (Bellini, ri-arrestato proprio ieri [era ai domiciliari!??!] x minacce all'ex-moglie che lo ha riconosciuto nel video amatoriale che lo colloca alla stazione subito dopo lo scoppio). Finalmente si fa luce sui mandanti. Quanta melma: Gelli, servizi, Calvi, p2, politici, miliardi.. Mambro e Fioravanti meschini sicari prezzolati, e poi Ciavardini, Cavallini, finanzieri, carabinieri, poliziotti.. Ce n'è x tutti.
Dettagliatissimo ma anche umanissimo. La seconda parte del libro è dedicata a 'un perdono tradito'. Da leggere.
PS "Sento" particolarmente qs vicenda xchè in quella sala d'attesa di 2a classe mi sono seduto decine di volte a studiare in attesa del treno verso casa. Anche nel punto esatto dove deflagrò l'ordigno. Laureato nell'81 a Bologna, potevo tranquillamente essere tra le vittime

Armando Chiechi ha detto...

L' ultimo di Mellencamp bellissimo, idem per Van Morrison godibile e divertente e altrettanto bello quello di Ian Hunter che non sbaglia un colpo. Quello dei Muli devo ancora prenderlo ma nei giorni scorsi ho ascoltato poca roba perché preso da giornate lavorative piuttosto intense. A dire il vero e quando mi è stato possibile,ho alternato queste ultime uscite a vecchi album che ho riascoltato con piacere come un' antologia degli Electric Flag, il famoso live tour del '74 di Rory Gallagher e vecchie cose di Delbert McClinton. Grande Marc Broussard e fantastico Jimmy Barnes, un Blue eyed soulman con i fiocchi. Sul versante letture ho recuperato un vecchio noir di Tony Hillerman che conto di leggere al più presto. Sul versante italico ieri ho rivisto volentieri su Amazon Prime Video, il film della Cavani " La Pelle" tratto dal libro di Curzio Malaparte e nel riguardarlo ho constatato che non ha perso nulla del suo tragico ed amaro fascino. Ancora sconvolgente dopo tanti anni..

Armando

Luigi ha detto...

Jack Broadbent
Durand jones
John mellencamp
Ian hunter
Country western
Lucinda williams
Nude party
Wilco
Non sapevo che da quest'anno si dovessero pubblicare i voti del primo quadrimestre ( che discograficamente sarebbe il primo semestre) ma forse è una nuova abitudine in casa di un ex prof.Comunque mi adeguo tranquillamente.
Per quanto riguarda il concerto dell'anno è facilmente intuibile ma non lo nomino per non irritare il padrone di casa e per non finire di parlare sempre della stessa "persona".

Unknown2 ha detto...

Livio. Promettono benissimo i primi 4pezzi in streaming dal nuovo di Lucinda Williams! Coppia di chitarroni in primo piano, assoli gustosi, batteria secca, vocione strascicato, melodie incisive. Gran disco, se il buongiorno si vede dal mattino.
Visto su sky "Keith Richards-you can't rock me". Lasciate perdere: un'oretta di banalità, luoghi comuni, gossip e inesattezze, perdi+ quasi senza musiche degli Stones

bobrock ha detto...

Quanta carne al fuoco 🔥 . Zambo aspetto la tua recensione sulla DMB . Sono d’accordo con te che rendono meglio live così come i muli . La DMB scrive anche brani migliori dei muli per cui trovo i loro album più interessanti e completi. Lato muli la perdita di Allen Woody non è stata mai sostituita adeguatamente e tutto é sempre ruotato attorno a WH che ha qualche limite compositivo salvo essere un artista tanto generoso quanto schivo con competenze e amore per la musica commovente.
Alle tre date italiane ho aggiunto per dare un altro colpo di grazia alle mie finanze anche la data di Parigi. Trianon è un gran bel teatro così come la scelta di quelli italiani . Finalmente potrò ascoltarli come Dio comanda .

LUCINDA WILLIAMS: ho ancora negli occhi e nelle orecchie la serata di gennaio . Non nego che l’album possa essere valido ma in studio ( così come dal vivo ….sob ) si può barare. Quella donna ha seri problemi di salute , faticava a muoversi e aveva bisogno non solo di un supporto ma anche della presenza di chi le stesse fisicamente vicino. In studio si può fare qualunque magia .
Infatti il mio giudizio di merito su un artista vale per quello che riesce a fare dal vivo. Se la donna è ancora nello stato fisico e mentale di gennaio ….Bhe penso che alla consolle abbiano fatto miracoli.

Livio : Bologna … apprezzo il tuo intervento . Posso soltanto cercare di immaginare quello che hai provato prima e dopo . Una delle tante pagine terribili di questo paese tanto amato e tanto odiato dal sottoscritto.
D’altronde è un paese che non solo ha sdoganato il fascismo , ha dimenticato tutto, ha permesso a personaggi come mr.B di governare più e più anni facendo regredire e sprofondare il paese in un vuoto culturale al grido di arricchitevi ( possibilmente a spese degli altri ). Con buona pace della Sinistra che glielo ha permesso e alla quale ho dato il voto.
Il risultato é avere i nipotini del Duce al governo …non ratificare il Mes, rimandare una nuova legge sulle concessioni balneari , subire tutte le caste tipo taxisti , e dire ai piccoli imprenditori che é giusto non pagare il pizzo di stato.
Un paese involuto gretto e razzista.
Mi conforta che guardando altri paesi mi sembra che anche all’estero ci sia poco da invidiare.

Sulle playlist sono in sintonia e mi sembro qualche nome da scoprire di cui non so nulla ( jack broadbent, durand jones,riose city band )

Stasera muovo su Chiari per sentire Hothouse Flowers una delle tante promesse mancate . Trenta anni fa mi piacevano molto , oggi non ho idea cosa facciano . Vi saprò dire .

Buona domenica a tutti

PS: concerto dell’anno se ne riparla a dicembre …..



bobrock ha detto...

Mi segno qualche nome…

corrado ha detto...

Sto ascoltando il disco di Lucinda Williams e lo trovo molto bello, al di là dei filtri mentali della sua condizione fisica, che possono condizionare la mia percezione (non voglio usare termini come giudizio o valutazione, che tolgono ogni poesia e spontaneità all'ascolto di una bella opera artistica).
Se anche la Williams può aver beneficiato dei trucchi da sala di registrazione, resta la qualità compositiva, molto alta, a mio parere. Certo niente di nuovo sotto il sole, ma non è che io stia cercando in lei chissà quale svolta sonora o compositiva, quella la trovo e mi eccita in gruppi più giovani e focalizzati sul futuro o quantomeno sul presente, come lo splendido Car, degli Arctic Monkeys.
Questo è semplicemente un gran bel disco di Classic rock ed è già tantissimo!










corrado ha detto...
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corrado ha detto...

Anche la presenza di Springsteen (e moglie) la trovo azzeccata, nella sua spontaneità e discrezione, a riprova che quando il boss lavora con artisti veri, sinceri, affidandosi alla giusta produzione, può ancora colpire nel segno.
New York comeback in questo senso è notevole

Unknown2 ha detto...

Livio. Non avevo dimenticato le sacrosante riserve di Bob nè la recensione di Zambo su Lucinda-live. Forse qs disco serve anche x pagarle le spese sanitarie, e allora ben venga ogni trucco di studio e il contributo (finalmente) in punta di piedi di Springsteen. Sì, è proprio un bell'esempio di rock classico. E se è vero che la prova live è dirimente, comincio a pensare che anche in studio un vero Artista possa sfoderare capolavori, usando le tecnologie, senza farsene schiavo.

Del libro di Morando non posso che ripetere: leggetelo e fatelo leggere. Parla di giustizia e umanità, mai di vendetta. E la seconda parte è struggente.
Penso alla mia nipotina che a 2anni e mezzo 'vuoletantobene' a tutti, poi leggo di 17enni che accoltellano a morte x un debito di droga di 30euro, e di 16enni che ammazzano a calci un homeless 'per divertirsi'.
E allora condivido lo sconforto di Bob, pur rispettando le idee di tutti.
E mi tengo stretta la mia musica "consolatoria". Forse così si capisce meglio la mia predilezione x i dinosauri, i migliori della mia generazione.
E se Clint Eastwood, a 93anni, parte con la sua 40a regia, su un tema spinoso e controverso, ben vengano i classici.

Hothouse Flowers!!! Pensavo + nessuno li conoscesse. Come sempre, + di sempre, Bob: fammi sapere!!!

PS: grazie a tutti x avermi fatto riflettere. X quanto Mellencamp mi stia sulle palle il suo disco non può mancare e non mancherà nella mia lista di fine anno.

Unknown2 ha detto...

Livio. Oltre alla ciofèca su KeithR. visto su sky anche (il non recentissimo) Eight Days a Week, di Ron Howard, promosso e prodotto tra gli altri da Paul e Ringo + Yoko e vedova Harrison.
Lo so, lo so: i Beatles vi fanno storcere il naso, ma qui siamo di fronte a un prodotto eccellente. Una marea di video inediti restaurati alla grande. Le scene di collegamento, se ci sono, si mimetizzano benissimo, grazie a Howard. E' pop, certo, ma il pop migliore di sempre e di tutti. Va visto. Possiamo solo sognare che qc del genere esca, prima o poi, x ognuno dei ns 'eroi' musicali, e penso prima di tutto (detesto l' 'in primis' ormai su tutte le bocche, soprattutto di chi non ha mai studiato una riga di Latino) agli Stones!!!

bobrock ha detto...

Livio mi hai convinto , mi auguro che le entrate economiche possano aiutare la WILLIAMS perché in base a quello che ho visto ne ha veramente bisogno per cui …va bene tutto.
Report di ieri sera Hothouse Flowes : c’ erano forse 200 persone in tutto , da una parte il scarso appeal di un gruppo dato per disperso e dimenticato dai più oltre al costo del biglietto che per una piazza e un utenza come Chiari era piuttosto alto 55 euro in prevendita.
Morale ….concerto splendido durata 2,15h ma sopratutto un gruppo che ha suonato come se ci fossero 20.000 persone e non 200.
Ovviamente il 95% di quanto suonato ruotava attorno ai primi tre album , ci sono stati un paio di brani in gaelico e forse un paio di brani dagli altri tre album pubblicati ( non me ne risultano altri ). Arrangiamenti rivisitati , basso contrabbasso due chitarre e Liam O Maonlai al piano sembra un reduce di Woodstock, ispirato è ancora posseduto dalla musica. Un peccato che non abbiano sfondato ma gestire il successo non è facile e sono tantissime le promesse mancate e chi si è perso per strada.
Serata superiore alle aspettative . Io più per la nostalgia sono andato per la curiosità di vedere cosa era rimasto di questo piccolo grande gruppo che é ancora in grado di emozionare.

Unknown2 ha detto...

Livio. Thank you Bob. Degli HF ero rimasto incantato dal primo "People" e da quel favoloso pezzo che è "Don't go", da quel folk-rock-soul declinato da grandi strumentisti che consentì loro di toccare il 2o posto nelle chart UK. In generale mi piace un sacco il sound celtico, ispirato e frenetico, irresistibile. Dal miglior Van Morrison agli Energy Orchard del compianto Bap Kennedy (anch'essi scandalosamente ignorati dal mercato), ai Moving Hearts, agli Waterboys, ai Pogues e chi + ne ha...
Peccato gli Hothouse non abbiano sfondato, chissà xchè, e onore a loro x tenere sempre alta la bandiera della ns musica quasi 40anni dopo quel fulminante esordio

Armando Chiechi ha detto...

Interessantissimo il consiglio di Livio sul libro in questione e non posso fare a meno di applaudire e condividere il pensiero e la lucidissima analisi di Bob, a proposito di un' Italia morente già da tempo immemore. Mi piacevano gli H F ed onestamente ne avevo perso le tracce. Mi ricordano i bei tempi e quando ancora aprendo quelle riviste con le quali siamo cresciuti, quella musica in tutte le sue declinazioni e generi era quasi una ragione di vita. Personalmente ed andandoci già da diversi anni non mancherò il mio appuntamento estivo con il Festival Blues di Pignola ( PZ) anche se quest' anno per ragioni familiari e di un " forzato" rientro potrò assistere solo alla data di Sabato 22 Luglio gustandomi le esibizioni del veneto Alberto Visentin ( tra blues e Americana) e del più noto Sugar Blue ( armonicista e famosa guest star alla blues harp su Miss You..). Per il resto mi farò ispirare dal momento e da quello che troverò in giro...

Buon inizio settimana a tutti.