venerdì 9 marzo 2012

Wilco Alcatraz Milano 8 marzo 2012


Sono loro i numeri 1 nel rock di oggi? Probabilmente sì per quanto si è visto e ascoltato all'Alcatraz di Milano giovedì 8 marzo, almeno nel campo del rock contemporaneo; per il classic rock sarà bene attendere il 29 giugno quando a Lucca arriverà Tom Petty coi suoi Heartbreakers.
Wilco sono ritornati a Milano dopo due anni dal mitico concerto al Conservatorio e sono stati di nuovo strepitosi, se è possibile anche meglio della scorsa volta perché la location e chissà cos'altro hanno spinto verso uno show sudato e rock come pochi. Hanno suonato per più di due ore sciorinando potenza e classe, raffinatezza e rumore, melodia e feedback, pop e rock, ballate e avanguardia, riuscendo a mettere d'accordo i Beatles coi Velvet Underground, gli Who coi Talking Heads, Gram Parsons con i Television e creando all'Alcatraz un'atmosfera incandescente che ha coinvolto e appagato chiunque. Generosi e geniali non si sono risparmiati e hanno messo in campo idee e sferzate elettriche in una caracollante alternanza di estasi e tormento. Jeff Tweedy con un cappellaccio in testa ha diretto l'orchestra, cambiando chitarre ad ogni pezzo e cantando con quella voce dolente e assonnata che riempie di malinconia e caduca bellezza qualsiasi cosa canti. Di fianco a lui l'alchimista Nels Cline, lo stregone che fa viaggiare le chitarre su galassie sconosciute , lo scatenato Pat Sansone che tra chitarre, tastiere e maracas ha trovato il modo di imitare con la roteata Pete Townshend, l'uomo nell'ombra Mikael Jorgensen responsabile con tastiere, pianoforte e synth di imbastire un tappeto sonoro che è un magma di suoni, echi, scampanellii, interferenze elettroniche, oscillazioni, flash, l'energico e dinamico Glenn Kotche sulla batteria e John Stirratt, uno che suona il basso come una chitarra. Questa orchestra folle che ha per nome Wilco ha portato su Marte uomini e donne (tante) creando situazioni oniriche di sogno e contemplazione, estatiche direi, subito trafitte da un caos di rumori, distorsioni, frizioni elettriche in un gioco esaltante di costruzione e distruzione. Visionari, iconoclasti, dadaisti, Wilco sanno creare la bellezza assoluta attraverso una melodia che ha il profumo leggero dei Beatles, il pallore di Femme Fatale e la sofferenza di una ballata country e poi un secondo dopo sembrano negare tutto questo paradiso e come fossero black block scatenano l'inferno frizionando l'elettronica con il rock e con il noise, destrutturando il pop, il rock, il glam, perfino il country con un assalto sonoro che i Velvet Underground di What Goes On e Sister Ray andrebbero fieri. Con loro estasi e cieli blu si accompagnano a caos e delirio, il loro rock è heaven and hell, una travolgente dimostrazione di potere elettrico e senso melodico perchè alla fine dopo tanto rumore ed una estenuante cavalcata elettrica la canzone ritorna a essere tale e loro la chiudono sbrigativamente, quasi mozzandola. Magnifici, unici, innovatori. Dondolano sul mondo con Jesus e accordano le viscere per la devastante Misunderstood ripetendo all'ossessione nothing, nothing, nothing, inscenano uno sfuggente stato d'attesa prima che si scateni l'apocalissi di Handshake Drugs, spiazzano rileggendo in versione semiacustica Spiders (Kidsmoke) uno dei loro brani simbolo e frullano la Merkel con una memorabile Impossible Germany dove Nels Cline fa uno dei migliori assoli di tutto il concerto, pescano l'inattesa Hoodoo Voodoo dal disco che fecero con Billy Bragg su Woody Guthrie e con questa chiudono un concerto esaltante dopo un bis durato come una intera esibizione di qualche moderno gruppo brit-pop.. Tante le tracce prese da The Whole Love il disco più setacciato assieme a Sky Blue Sky e a Yankee Hotel Foxtrot. Anche uno scampolo del primo album A.M, Box Full Of Letters piazzato nella seconda parte dello show quando la tensione sembrava allentarsi dopo un inizio alle stelle con una sconvolgente Art Of Almost, con I Might, con Bull Black Nova, con At Least That's What You Said, con Impossible Germany salutata dal pubblico con un ovazione alla prima nota.
Alla fine, osannati e richiamati sul palco a gran voce, con Jeff Tweedy visibilmente soddisfatto e stranamente ciarliero, Wilco hanno messo letteralmente ko l'Alcatraz con le note di Whole Love, Theologians, Jesus, I'm the man Who Loves You, Red Eyed and Blue prima di infilare la devastante sequenza di Heavy Metal Drummer, I Got You (at the end of century) ed una Outta mind/outta sight mai così tellurica, spettacolare e rockata.
Concerto della Madonna, una festa della donna indimenticabile.

MAURO ZAMBELLINI MARZO 2012


13 commenti:

silvio72 ha detto...

Sono una delle migliori (se non la migliore) band del pianeta, ma a me sembra che il giornale per cui scrivi non se ne sia ancora accorta... Zambo pensaci tu!!

MarMat1960 ha detto...

Sarà la quinta o sesta volta che li vedo ed in ogni occasione cambiano pelle. Il concerto di Torino di cinque anni fa rimane scolpito nei miei personali ricordi, ma anche l'altra sera hanno lasciato il segno. Sembrano il Messi (il divino calciatore) del Rock. Scrutanp, inventano, folgorano. Ed ala fine vanno a via tranquilli, senza arie da superstars in mezzo all'ennesima standing ovation.

zambo ha detto...

Per SILVIO72, a me sembra che il Busca gi abbia sempre dato spazio, recensioni, articoli e perfino copertine. Sono d'accordo con MarMat 1960 il concerto di Torino di cinque anni fa riomane insuperabile ma anche quello dell'alcatraz non scherza.

zambo ha detto...

LE FOTO DI WILCO SONO DI ELENA BARUSCO, FOTOGRAFA SEMPRE SUL PEZZO

silvio72 ha detto...

Zambo, non perdo un numero del busca dal 1991 e la ritengo una rivista fatta con passione e competenza. Però ho sempre notato una certa diffidenza da parte dei"capi" verso le nuove band sopratutto quelle che escono dai canoni del roots e del classic rock.Ricordo il loro entusiasmo per gli Uncle Tupelo e per i primi Wilco fino a "Being There" mentre stroncarono "Summerteeth" e sopratutto "Yankee Hotel Foxtrot" che è un capolavoro assoluto, solo perchè il suono si era evoluto non capendo quindi il salto di qualità della band di Jeff Tweedy!

biagio ha detto...

E' un insulto far suonare un gruppo di questo livello all'alcatraz. probabilmente le prime file avranno beneficiato in parte dell'audio diretto del palco... non lo so. io mi trovavo vicino al mixer ed e' stato un disastro. si sono potuti apprezzare solo i momenti acustici o comunque quelli con i volumi piu' contenuti, per tutto il resto il tritacarne alcatraz non ha fatto prigionieri. quando alla fine le luci si sono accese, l'ho guardato bene quel posto: tetto di lamiera e pareti in mattoni di cemento. non aggiungo altro. e dire che i wilco hanno uno dei piu' bravi live sound engineer in assoluto dedicati alla sala (front of the house) un serafico signore brizzolato di nome stan doty che segue la band da 12 anni... andatevi a leggere una sua recente intervista sul sito dei wilco, per capire l'amore e la dedizione che ci mette nel suo lavoro. l'altra sera durante lo show l'ho osservato molto ed in alcuni momenti avrei proprio voluto chiedergli se non si poteva proprio fare nulla di piu'. la musica dei wilco e' fatta da un mosaico di suoni ed anche i loro momenti travolgenti di tsunami sonoro, sono carichi di dettagli importanti ai quali non si puo' rinunciare. l'altra sera per buona parte dello spettacolo e' sembrato che la batteria di glenn kotche non fosse amplificata e che jeff tweedy avesse deciso di cantare senza microfono. le esibizioni passate all'auditorium e soprattutto quella di torino del 2007 (all'aperto) furono ben altra cosa. e questo trattamento l'alcatraz lo ha riservato anche ad altri... vedi john fogerty tanto per fare un nome a caso. sara' che quando passi i 50anni diventi piu' "schizzinoso" non so... ma non penso che faro' piu' un viaggio da torino a milano per venire in quel posto. e la cosa mi spiace. tornando a casa in auto, il mio amico giorgio mi ha fatto notare un segnale che indicava l'arcimboldi... ecco quella sarebbe stata una cornice appropriata all'evento, anche se 25eur non sarebbero bastati. provate solo a dare un'occhiata dove hanno suonato a dicembre a casa loro a chicago: http://civicoperahouse.com . mi scuso per lo sfogo e per essermi dilungato piu' del dovuto, qui si dovrebbe parlare di musica. comunque sia... grazie wilco. inarrivabili. ciao biagio.

Paolo Vites ha detto...

in effetti l'audio l'altra sera faceva schifo. all'alcatraz ci ho visto patti smith, lou reed, nick cave, oasis, beck, ryan adams, eels e un sacco di altri e si sentiva sempre da dio. il concerto è stato molto penalizzato, la batteria sembrava cartone. cmq mi domando dove erano tutti quando i wilco suonarono a dei magazzini generali semi vuoti, ai tempi "certe" riviste li stroncavano allegramente i wilco, poi se ne sono accorti tutti al conservatorio due anni fa. il loro concerto più bello e monumentale risale alla festa dell'unità anni fa: gratis e anche lì mezzo palatrussardi vuoto. sono cmq il miglior spettacolo dal vivo del mondo anche oggi

zambo ha detto...

l'acustica dell'Alcatraz è penalizzante, da sempre però devo dire che l'altra sera era anche una questiobne di postazione perchè ho girato tre/posti e c'era una differenza notevole. Ai lati, vicino ai due bar si sentiva decentemente, in mezzo era uno schifo, addirittura certi suoni distorcevano, sul palchetto a dx la situazione era buona. Per quanto riguarda la rubrica "dove eravate ?" di Vites devo dire che quella volta ai Magazzini Generali semivuoti c'ero anch'io ma non è che il concerto mi sia piaciuto granchè, loffio e dimesso e al tempo non mi era piaciuto granchè nemmeno Yankee Hotel Foxtrot che trovo inferiore sia a Being There che a Sky Blue Sky che a The Whole Love. Per il sottoscritto Wilco ha fatto il salto di qualità, almeno dal punto di vista sonoro, con l'introduzione di Nels Cline. Il loro live lo dimostra.

Paolo Vites ha detto...

loffio è una parola forte. anche io preferisco i wilco di questa formazione, ma fu un cncerto gagliardo, in pieno clima mermaid avenue come sound

Paolo Vites ha detto...

per la cronaca zambo, ricordo benissimo la tua rece di being there su Jam come disco del mese, per cui non tiravo in ballo te come persona non informata sui fatti / wilco. bensì un giornale dove ho lavorato per 13 anni che ha sempre rifiutato di metterli in copertina e un altro per cui scrivevo prima che ha cominciato a parlarne solo dopo che i dischi dei wilco si sono cominciati a vendere anche in italia

Lino Brunetti ha detto...

Non furono male i Wilco ai Magazzini Generali, però è senz'altro vero che quelli attuali sono ad un livello infinitamente superiore. Nels Cline è un mostro, così come trovo Glenn Kotche un batterista straordinario. Ma davvero tutti sono dei grandi, a partire ovviamente da Tweedy che continua ad essere un autore di canzoni sopraffine. Per quello che mi riguarda Yankee Hotel Foxtrot è un capolavoro, uno dei migliori degli anni duemila. Poi i Wilco hanno fatto altre grandi cose, ma a mio parere è proprio a partire da lì che sono diventati ciò che sono ora e i dischi successivi molto gli devono.
Bellissima recensione comunque Zambo! Coinvolgente e scritta benissimo!

Anonimo ha detto...

... ma tutte le altre volte non c'ero ... scusate il ritardo ... per me l'altra sera all'Alcatraz è stata la mia "prima". STREPITOSI ! e non c'è nulla di aggiungere alla recensione di Zambo, come sempre perfettamente descrittiva dei fatti e delle emozioni. Sull'acustica non saprei, certo non perfetta, ma non male; anche io ero sul palchetto, poco dietro Zambellini ... sono stato fortunato. Forse avrei anche dovuto presentarmi, ma non lo conosco personalmente e doopo lo schock da concerto strepitoso non era il caso di conoscere anche una delle 2-3 persone a cui debbo la mia "educazione" musicale ... " I still love rock'n roll".
Andrea Badlands

Anonimo ha detto...

... and now go to Venaria Reale ...
Andrea Badlands