mercoledì 18 giugno 2014

THE GREAT CRUSADES Thieves of Chicago

 

Poco nota ma attiva da più di una decina di anni, questa band nasce per volontà del cantante/chitarrista Brian Krumm a Champagne nell'Illinois nel 1996 sebbene l' assetto definitivo risalga al 1998 in quel di Chicago. Accanto a Krumm sono il bassista Brian Hunt ed il batterista Christian Moder, un trio che sfugge a facili etichettature visto il tipo di musica di cui sono portatori. Hanno alle spalle diversi dischi,  il primo, The First Spilled Drink of Evening, titolo da applausi, risale al 1997 e si guadagnò la segnalazione di David Fricke su Rolling Stone che li paragonava ad una versione americana dei Tindersticks. Never Go Home del 2002 prese quattro stelle dall'edizione tedesca di Rolling Stone, lì popolari per il fatto di lavorare da tempo con etichette tedesche, prima la Glitterhouse adesso la Blue Rose. Diversi lo sono davvero i Great Crusades e lo si capisce da questo buon disco costruito sulla voce rauca e baritonale di Krumm e su canzoni che propongono un mood notturno di tavole calde e locali aperti fino a tardi dove ci si immagina una atmosfera da Nighthawks di Edward Hopper o una sceneggiatura chandleriana. Il noir è  evidente in Thieves of Chicago, il titolo, i ladri di Chicago, la fotografia urbana della copertina, la voce vetrosa di Krumm in storie di malaffare, armi, diavoli, vite sbagliate, giochi crudeli, vecchi amanti. Abbondano le citazioni, per Keith Richards, per gli Uncle Tupelo, per Melody Maker e la California, soprattutto per Chicago, habitat di canzoni che spaziano dal rock urbano al country più malinconico e periferico (Old Lovers, Old Friends), dal cupo decor alla Nick Cave di This City Is a Shambles Tonight  con un pizzico di Johnny Cash (The Devile and his Relations) al bluesato after-hour di A.J Croce, dal furente e gelido rock metropolitano di Til The Needle on the Record Goes to Bed  al dolce lullabye di Cruel Joke. Ma è Tom Waits il riferimento più stretto perché Krumm ha sicuramente fatto una dieta a base di alcol e sigarette ed il suo cantare da crooner perso nella notte e nella bottiglia fa venire in mente i primi dischi del maestro, in primis The Heart of Saturday Night. Ma Chicago non è Los Angeles e spesso i marciapiedi più che bagnati dalla pioggia sono sferzati da vento e neve e allora The Great Crusades rubano suggestioni che stanno più a nord, a storie che hanno a che fare con il senso di colpa, il rimorso, le perdite. Musica a tratti scura, inquieta, qualche volta vicina ai Sixteen Horsepower, altre volte del tutto originale ed eclettica, come quando viene riveduta a mo' di marcia funebre  New Orleans Why Did You Make Me Care? di Beck dove sia Allen Toussaint che Louis Armostrong sarebbero stati a loro agio, oppure nella title track dove si respira aria da cabaret tedesco interpretato da Randy Newman. Strambi, non c'è che dire, dategli un ascolto.
MAURO ZAMBELLINI  

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