giovedì 30 maggio 2019

BRUCE SPRINGSTEEN WESTERN STARS




Non assomiglia a nessun precedente album di Bruce Springsteen Western Stars, nemmeno a quelli fatti senza la E-Street Band perché questo non è un disco di rock e nemmeno di folk ma la  colonna sonora cinematografica del West visto con gli occhi e col cuore da un innamorato dei grandi spazi, delle praterie, delle nuvole che corrono veloci nei cieli blu, delle assonnate cittadine di provincia, dei tramonti rosso sangue e dei cavalli. E' un disco californiano non perché come scritto ovunque si rifà ai cantautori pop californiani degli anni settanta ma perché c'è una percezione cinematografica dal primo all'ultimo brano che rimanda a John Ford, ai film western di John Wayne, a Hollywood, alle colonne sonore dei film americani degli anni quaranta. Dal punto di vista sonoro è un disco che risente di un massiccio uso di archi e violini, una orchestrazione che si ripete in quasi tutti i brani e combacia con l'immagine della copertina, una visione oleografica ed un po' troppo patinata del West. Non certo quello ruvido e polveroso dei romanzi di Cormac McCarthy e Larry McMurtry per rimanere negli stessi scenari.  Un disco atipico nella discografia di Springsteen, a suo dire influenzato dai songwriters pop californiani, in primis Glen Campbell e Jimmy Webb (che peraltro californiani non sono essendo nati il primo a Nashville ed il secondo in Oklahoma) ma anche "minori" quali Bill LaBounty e Terence Boylen, molto distante dall' uomo che ci ha riempito cuore e mente di sogni  e di rock ( e quando era solo folk suonava come fosse il più devastante dei rockers) tanto che sorge il dubbio che  se un lavoro del genere l'avesse fatto chiunque altro lo si sarebbe liquidato con sufficienza, a meno di non essere interessati  alla discografia di Burt Bacharach, con tutta la stima che  riconosco a quest'ultimo in termini di partiture e arrangiamenti. Western  Stars  è il frutto di un pomposo  lavoro in sala regia che si traduce in un suono artefatto tanto è studiato e orchestrato, una pompa magna di archi e violini che finisce col soffocare le canzoni. Le storie raccontate sono tutte collocate sotto le stelle dell'Ovest : cowboy alla deriva e  bar per cuori solitari , autostrade che non portano a nulla e uno stuntman che sbarca il lunario in un B movie con la clavicola rotta ed una placca di metallo nell'anca, città vuote e isolamento umano, voglia di comunità e spazi desertici, Springsteen sa essere malinconico come la sceneggiatura richiede ma è l'invadenza orchestrale e l' enfasi melodica a togliere realismo al quadro, rischiando di renderlo stereotipato. La sua voce, finalmente serena pur con quelle ombrose tonalità alla Roy Orbison,  non aiuta a dare cuore al film tanto gli arrangiamenti predominano. Ci sono episodi come Chasin' Wild Horses  e There Goes My Miracle  di difficile digestione per chi conosce e ha amato la discografia di  Springsteen, si tratta nel migliore dei casi di musica leggera americana ma Western Stars  non so se per contratto o per reale ambizione, è un disco fortemente voluto dall'artista e come tale bisogna accettarlo, dimenticandosi che sia lo stesso uomo di The River,  anche se un più basso profilo sonoro avrebbe certamente giovato alle canzoni.

Registrato principalmente nello studio casalingo di Springsteen nel New Jersey, con l'aggiunta di alcune session in California e a New York, ci sono voluti più di venti musicisti per realizzarlo, tra cui Patti Scialfa che ha contribuito alle voci e agli arrangiamenti vocali di quattro tracce, Jon Brion  (Kanye West, Fiona Apple) che suona la celesta, il moog ed il Farfisa, David Sancious  con le tastiere, Charlie Giordano  con l'organo e  Soozie Tyrell col violino, oltre al produttore Ron Aniello che ha suonato basso, tastiere e altri strumenti. Se qualche riferimento al passato è concesso,  il ricordo va a taluni arrangiamenti di Tunnel Of Love ( ma là le canzoni erano di ben altro livello) e al pasticcio  di Outlaw Pete in WOAD,  anche se qui il carico orchestrale è imponente. Nell'iniziale Hitch Hikin' serve al coinvolgente crescendo accompagnato dalla voce di Bruce che ripete come un mantra I'm hitch hikin' all day long ma in diversi momenti è davvero eccessivo e stucchevole.  In The Wayfarer   sembra che la chitarra, il pianoforte ed una batteria metronomica aspettino l' arrivo puntuale dell'orchestrazione, mentre la melodia intona "sono un viandante che vaga di città in città, alcune persone traggono ispirazione stando davanti ad un fuoco con le pantofole infilate sotto il letto; quando tutti dormono e le campane suonano mezzanotte le mie ruote sibilano sull'autostrada".

La malinconia della canzone che dà il titolo all'album  è sottolineata dalla lap steel, ci sono stivali, canyon, coyote, tramonti, whiskey bar e John Wayne oltre all'immancabile cascata di archi e violini.  Tucson Rain è una road song costruita sul verso" il duro lavoro pulirà la tua mente ed il tuo corpo", e Sleepy Joe's Cafè  possiede l'afflato country di un viaggio tra San Bernardino ed il confine messicano  incrociando truckers, bikers e trombe mariachi.

"Guidare veloce, cadere rovinosamente, non pensare al domani, non preoccuparsi delle cicatrici, ho due chiodi nel mio tallone, una clavicola rotta ed una placca nella gamba ma riesco lo stesso a portarmi a casa". Pare Junior Bonner nel film  l' Ultimo Buscadero trasportato nel mondo delle auto ma è Drive Fast (The Stuntman), lenta e nostalgica pur con un sobbalzo a metà, inficiata dal solito carico orchestrale.
In Chasin' Wild Horses  la lap steel  evoca grandi spazi e sembra di essere capitati in una canzone dei Richmond Fontaine ma poi la grandeur da colonna sonora di un film degli ani 40 prende il sopravvento,  cosa che si ripete in There Goes  My Miracle  con " le strade sono diventate dorate, sto cercando il mio amore, ecco che il mio miracolo si allontana, l'amore, dà l'amore prende". Non pensavo di sentire tali versi in una canzone di Springsteen ma l'atmosfera Hollywoodiana lo richiede. 

I tramonti fanno parte della scenografia "anche se non è il tipo di posto in cui vuoi stare da solo. Giornate calde e notti fredde, vado da un bar all'altro qui nella città solitaria desiderando solo che tu sia qui al tramonto". Sundown è l'ulteriore immagine western di questo film, al pari di Somewhere North of Nashville, il brano più corto dell'album con un'aria vagamente Devils and Dust. C'è un violino in solitudine e ci si immagina Bruce cantarla ad occhi chiusi. Una storia di incomprensione è il motivo di Stones, "lui si sveglia al mattino come se avesse delle pietre in bocca, il vento soffia attraverso gli alberi", la ballata volutamente non decolla ma si infrange sulle bugie di lei. Il finale di Moonlight Mile lascia l'amaro in bocca per cosa avrebbe potuto essere e non è. Lenta e dolente con arrangiamenti finalmente leggeri ed una pedal steel che è dolce malinconia lambisce i confini del folk, la voce di Bruce mai così umana fa la radiografia dell'anima. Può essere che un unico, o quasi, ascolto in anteprima non permetta un giudizio più approfondito ma fossero state tutte così le Western   Stars  non si avvertirebbe una palpabile sensazione di imborghesimento pop.

 

MAURO  ZAMBELLINI    MAGGIO 2019  

 
 
 
 
 
 

92 commenti:

armando ha detto...

Fa male leggere questa tua recensione e mi sembra di rivivere quel periodo legato all'entrata di Neil Young nel tunnel oscuro dei Geffen years. Certo l'album ha avuto su di te l'impatto che ha avuto e non per questo è detto che debba deludere altri, però sapendo che i miei gusti si ritrovano con i tuoi al 99% la cosa mi preoccupa. Credo comunque che lo prenderò perché mi incuriosisce,oppure forse in fase d'acquisto mi farò indirizzare da altra ispirazione. Quel che so è che da High Hopes, Springsteen ha cominciato a farmi l'effetto provato con Neil di cui sopra. Forse dovremo abituarci ma il rock è cambiato e con lui I suoi eroi.Ad ogni modo però trovo inutili tante polemiche createsi sulla rete in quanto i pareri sono come le palle,ognuno ha le sue...giusto per citare Clint. Abbiamo amato Bruce, Neil, Bob e tanti altri...se saran Rose fioriranno, se invece fiori appassiti fa niente perché la vita la fuori è dura e il mondo non può fermarsi sulle note di un disco che sia più o meno riuscito !!

Unknown ha detto...

Buonasera io ho asciltato le 3 canzoni disponibili e mi piacciono.Bruce ha 70 anni e può fare cuò che vuole e non deve dimostrare niente ne a se stesso ne a nessuno è il privilegi di chi invecchia o che sa invecchiare. Se lo avesse fatto qualcun altro non ce ne saremmo accorti? La questione semplice è che non l'ha fatto nessun altro. Quindi merito a Bruce che invecchia come gli piace.

Unknown ha detto...

Condivido la recensione, anche se ovviamente ho potuto ascoltare finora solo 3 canzoni. Zambo è come sempre sincero e diretto, e non si fa condizionare. Grande.
Immutati restano peraltro affetto, stima, gratitudine x un artista che ascolto, apprezzo e compro da +di 40anni, anche se devo ammettere che l'ultimo 5stelle, x me, risale alle Seeger Sessions.
Nei nuovi pezzi
Bruce canta benissimo, ma canzoni e arrangiamento sono deboli.
Speriamo nella promessa di pezzi rock, incisi con gli e-streeters, e di un bel tour che, nel 2020 o '21, tocchi anche l'Italia.
No retreat, no surrender.
Lunga vita al Boss

bobrock ha detto...
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Perrineville ha detto...

A tutti i criticoni, ai nostalgici di Lione e Zurigo 81, a chi "dopo Born to run non è più lui" (rido ogni volta), a chi fa tutto facile, prendiamo intanto un brano come "Hello Sunshine", come è SCRITTO , come è CANTATO e come è SUONATO. Trovatemene uno nel panorama odierno che fa un brano così, poi ne riparliamo. Troppo facile sparare a zero con cliché stucchevoli.

bobrock ha detto...
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Perrineville ha detto...

Il mondo è bello perché è vario. A te fa ...."sentire vivo" criticare a me pensa un po' fa sentire vivo "Cambiare", ed è proprio quello che sta facendo Springsteen. Se ascolti Drive all night allora significa che lo segui sempre dal vivo, quindi tanto male non deve essere, in quanto anche nell'81 in Europa non la suonava, ed ha ripreso a farlo solo negli ultimi 2 tour. Ma non devo certo io insegnare a te le setlist di Bruce visto che sei un super esperto e appassionatissimo.

bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

I Rolling Stones han fatto un disco di blues omaggiando autori non di primo piano.bel disco ben suonato ma...un omaggio insomma .Bob Dylan canta Frank Sinatra...Dylan è Dylan quindi...va benissimo.Bruce come scritto da Zambo voleva fare un disco con quel tipo di orchestrazione che si rifà alla musica pop degli anni 60\70. Ho ascoltato le canzoni disponibili e mi son piaciute.cantate bene,suonate bene..e quella voce...la volontà degli artisti va rispettata secondo me.questi lavori non tolgono nulla al passato dei nostri amati artisti,anzi, aggiungono qualcosa che prima non c'era.Se mi assale la nostalgia vado nello scaffale e non ho che l'imbarazzo della scelta.Anche io saró a Milano per Little Steven buon disco e spero buon concerto.

bobrock ha detto...
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Zambo ha detto...

Saluti a bobrock and unknown le discussioni civili fanno sempre piacere, specie quando si tratta di musica, cercando magari di andare un po a fondo senza fermarsi ad idolatrare il proprio idolo, cosa che non fate nei vostri post ma se vi capita di bazzicare quelli dei fans irriducibili di Bruce c'è da rimanere di stucco. Comunque WS potrà piacere ed io mi adopererò per ascoltarlo a lungo quando uscirà, ma dal mio ascolto e dalle canzoni uscite non vi sembra che se qualsiasi altro, magari poco conosciuto, avesse fatto un disco cosi tanto sovracaricato di arrangiamenti non l'avrebbero liquidato in malo modo ? Per molto meno a suo tempo Bob Seger è stato flagellato.

Unknown ha detto...

Buongiorno a tutti cercherò di rispondere a Zambo. I testi delle canzoni la voce e la musica vanno al di la di "qualsiasi" secondo me. Gli arrangiamenti sono sovvraccaricati ed è vero ma sembra sia stata la volontà di Bruce. Anche a me non entusiasmano ma rispetto la scelta. Siamo 3 a 1 ampiamente in zona champions. P. S. Seguo Zambo dai tempi del mucchio è stato ed è un compagno di viaggio che mi ha fatto scoprire tanti gruppi e cantanti per ultimi i Delines che ho ascoltato a lungo nelle mie solitarie camminate. Che dire? Grazie per tutti questi anni.

hag ha detto...

A me queste tre canzoni sono piaciute invece e mi sembrano la cosa più ispirata da tanto tempo a questa parte. Mi va di risentirle e questa è una cosa che non mi succedeva da un bel po' con i suoi dischi. Ha avuto coraggio e finalmente ha fatto qualcosa di diverso e devo dire che gli arrangiamenti orchestrali con la steel mi piacciono. Lo comprerò di sicuro cosa che non ho fatto ad esempio con due su quattro degli ultimi dischi di inediti. Mi pare che dopo un bel po' sia tornata una folata di ispirazione nel ragazzo (onestamente ero sicuro fosse alla canna del gas da 10 anni a questa parte) e credo che anche i fan più classici che odieranno questo disco ne beneficeranno nel prossimo annunciato con la e-street.

Perrineville ha detto...

Adesso che finalmente l'ho ascoltato tutto posso rispondere "alla pari" : sei stato troppo severo e penso tu abbia "tirato via" con le conclusioni. Assolutamente in disaccordo.

Unknown ha detto...

Sono unknown2(1giugno). Anch'io purtroppo confermo il primo giudizio. Non mi piace. Lontano dalle radici rock'n'roll/r&b che l'hanno reso grande, Bruce sperimenta altre sonorità che mi lasciano freddo. Sarà un limite mio. Sono proprio le canzoni a mancare, per me. Non prendono, non trascinano, non decollano.
È un cd che non consumerò, ecco, ma quanto sopra nulla toglie alla grandezza del personaggio e del musicista

bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

Confermo. Dopo averlo ascoltato rimango convinto che sia un gran bel disco. Capolavoro no ma un bel disco si. sarà la mia colonna sonoro per l'estate. Insieme a quello di little steven che ho ammirato nel bel concerto di Milano. Una birra ghiacciata bruce e bobby Jean mi terranno compagnia per questa estate. Good lucky a tutti.

Unknown ha detto...

Bruce po'io fare ciò che vuole come tutti...poi sta a chi ha un po' di orecchio musicale ascoltarlo....

armando ha detto...

Devo dire la verità...dopo qualche timore e più d'un ascolto fatto sia in cuffia con le traduzioni dei testi vicini,che ad alto volume in diffusione nel mio studio, il lavoro a me è piaciuto molto a parte due brani,il già incriminato There Goes my Miracle e Sundown. Dopotutto Springsteen lo aveva detto e l'uso della sezione archi è ciò che mi aspettavo,forse perché preparato dal sentire certi lavori di Glenn Campbell, Jimmy Webb e Scott Walker ma cosa più importante non ho trovato nulla di derivativo.Anzi pur in una dimensione diversa e inaspettata, Bruce riesce ad essere se stesso e a consegnare un lavoro che questa volta ha un senso, piaccia o meno. Con questo dico pure che ho adorato gli ultimi di Little Steven e rapportandolo al suo 'capo i due lavori.sono diversi come il giorno dalla notte. Sinceramente mi piacciono entrambi per motivi differenti. Questa volta non concordo da quanto espresso da Zambo, ma ciò non toglie il mio grande rispetto per lui e questo blog, che rimarrà sempre il mio angolo preferito e tutto Heart & Soul della rete ! Con immensa stima
Armando

Unknown ha detto...

Sono unknown2. Riascoltato + volte, in cuffia e in cassa. Moonlight motel difilato in playlist! Hitch H., Western S.,Sleepy J.C. ci sarebbero stati, non fosse per quei violini pestiferi troppo alla Rising(disco invecchiato maluccio...).
Un po' stucchevoli i testi: da un miliardario in $ fa sorridere sentire la triste storia dell'ex stuntman polifratturato...
Intanto apprendiamo che qs cd era nei cassetti da circa 10anni. Non così tragico se ci fosse rimasto, se non per la splendida sorpresa della VOCE del ns carissimo Bruce: possente, d'accordo, chi non lo sapeva. Ma ora anche morbida, raffinata, modulata, estremamente educata. Un brand da tesaurizzare e valorizzare... Immaginate cosa ne uscirebbe con un produttore competente, appassionato ed autorevole, che sapesse imporsi anche sullo stesso Springsteen, se e quando necessario. Ho ancora in mente cosa seppe fare Rick Rubin con J. Cash: meraviglie.
Se magari il ragionier Landau mollasse la calcolatrice x un attimo, potrebbe pensarci... high hopes...

lorenzo galbiati ha detto...

Prima di lasciare la mia recensione, dico a Zambo, che seguo da quando scriveva sul Mucchio, che l'accusa di imborghesimento mi sembra davvero fuori tempo massimo. La prima volta che l'ho sentita risale al 1987, Tunnel of Love, Springsteen sposa una modella, va a vivere a Beverly Hills, si veste elegante nella foto di copertina, con i capelli laccati, e produce un disco romantico tutto sull'amore, con una produzione super laccata e patinata, tutta il contrario di Nebraska. Bene, oggi son passati 32 anni!!! E tutti parliamo bene, diciamo abbastanza bene di quel disco, che non è tra i suoi migliori, per carità, ma nessuno denigra per imborghesimento. Da allora di accuse di imborghesimento ce ne sono state a ogni uscita commerciale, per Human Touch, poi per la partecipazione a Sanremo ecc, e di recente per gli spettacoli in un piccolo teatro di Broadway. Ora Springsteen fa un disco melodico, con produzione orchestrale e patinata, e dobbiamo accusarlo ancora di imborghesimento?? Ora che ha 70 anni, tre figli, va a vedere la figlia Pam far le gare a cavallo dobbiamo accusarlo di imborghesimento solo perché fa un disco con gli archi? Suvvia Zambo, siamo nel 2019!!! Non siamo più negli anni Settanta! Questa accusa è davvero da dinosauro, di un'altra era, andava bene quando un artista suonava 30 o 40 anni fa i syhnths o faceva un disco commerciale o con l'orchestra. Ora, 2019, un artista con quasi 50 anni di carriera, non deve dimostrare di essere proletario e suonare solo con la sua band o acustico per dimostrare di non essere imborghesito perché non sono più tempi per quell'accusa e soprattutto dopo aver fatto musicalmente di tutto e avere 70 anni e tre figli, non deve dimostrare più niente a nessuno. La musica melodica con gli archi può piacerci o no, ma non c'entra nulla l'imborghesimento, non possiamo dargli contro perché non fa musica acustica o musica rock con la sua band in stile anni Settanta, dobbiamo giudicare se quella musica melodica molto patinata (denigrativo) e molto raffinata (pregiativo) è bella , ispirita oppure no.

armando ha detto...

Per rispondere ad unknow,2 ma senza polemica e senza per forza ritornare su Springsteen,dico che la funzione dell'arte in genere non va e non necessariamente deve coincidere con il conto in banca.E' come dire che Scorsese non sarebbe più credibile nel raccontare uno spaccato di New York con ambientazione da working class o che Dylan o Young non dovrebbero più scrivere di umanità allo sbando o di vagabondaggi in solitaria su quelle Highways tanto care all'immaginario americano ??

Unknown ha detto...

Unknow2 x Armando. Hai perfettamente ragione: arte e denaro non si elidono a vicenda, e nessun tema è precluso all'arte vera. Solo, a me suona un po'stonato un intero disco di losers che si crogiolano nella loro condizione fatto dallo Spr. di oggi. Nebraska è stato devastante perchè assolutamente credibile, tom j. e dev.&d., ottimo e buono, erano forse + "politici". West.S. a cominciare proprio dalla veste sonora, non pare voler lanciare messaggi... forse è ancora parte del commovente, umanissimo outing psichico di Bruce culminato nell'autobiografia e nell'operazione Broadway.
In ogni caso, Springsteen come Dylan, Young, Petty, Van Morrison, Mellencamp e tutti gli altri fantastici autori "rock" suonano autentici se scavano a fondo nel loro vissuto, se attingono al personale. Forse in qs senso West.St io lo devo ancora leggere bene. Capire cosa ha portato Bruce a fare un disco "pop" su ambientazioni tanto desolanti. La discussione continua

Zambo ha detto...
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armando ha detto...

Replicare è inutile perché qui ognuno rimarrà della propria idea, salvo futuri ripensamenti da ogni attuale e possibile posizione.Ad ogni modo piacevole parlare con tutti a cominciare dal padrone di casa, perché quando il confronto è civile e sano è sempre una cosa positiva. Di questi tempi è merce rara....un abbraccio a tutti !
Armando

Zambo ha detto...
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Zambo ha detto...

Mi conforta che un punto di vista simile lo abbiano espresso anche giornali come il Chicago Tribune il Guardian e lo spagnolo El Pais. Lungi da me fare schieramenti ma al di là della musica e delle canzoni di cui si è detto in abbondanza , ciò che mi lascia perplesso sono quei video tanto perfetti ( bicchiere di whiskey giubbotto jeans da travelin man orecchini giusti stivali macchina pre japan etc etc )più degno di un trailer della Marlboro Country che di una blue highway. I testi non sono vita vissuta ma stereotipi di un west hollywoodiano che non appartiene alla storia di Springsteen. Ci trovo poco di autentico in tutto questo poi mi sbaglierò, comunque ognuno è libero di plaudere o infervorarsi su ciò che vuole. Qui il dibattito è altamente civile , un altri luoghi sono volati insulti per nulla.E solo un disco e Bruce ha smesso da anni di salvarci la vita , visto che ha problemi con la sua.

lorenzo galbiati ha detto...

Secondo i miei criteri ci sono 6 pezzi tra il buono (voto 8) e il molto buono (8,5), che è tanto. Sono le canzoni più lunghe le migliori, che hanno una struttura più definita: un cantato con musica atmosferica in sottofondo, senza vero ritornello e poi la parte melodica Strumentale, il pezzo forte dell'album. Tra queste 6 ci metto anche There Goes My Miracle che è l’unica con ritornello orecchiabile, ha una delle poche melodie
limpide e orecchiabili di Bruce, non banale per come la voce sale sulle note alte.

Quindi per me i voti più alti sono

Chasing e Western 8,5 (meravigliosi, quasi sinfonici i pezzi melodici orchestrali con gli archi)
Miracle, Wayferer e Drive: 8+. Anche Wayferer e Drive Fast godono di pezzi strumentali deliziosi e di belle atmosfere.
Stones 8. Un pizzico più ripetitiva e meno brillante delle altre ma ottima atmosfera, che poi si specchia benissimo con le liriche.

Le altre canzoni a mio avviso sono minori.

Moonlinght e Sunshine, voto 7,5, sono un ponte tra le canzoni belle e le gregarie. Mancano di mordente, e di una grande melodia; la prima è legata al passato, con un bel suono, malinconica ma non tocca un grande pathos, ed è un po' monotona. La seconda, che mi fa venire in mente Tequila Sunrise degli Eagles, è molto atmosferica, carina, illustra bene il tempo che passa, come vuole il testo, ma va avanti sempre uguale, senza un pezzo melodico strumentale di rilievo e in pratica poi sfuma senza che nell’ultimo minuto e mezzo abbia aggiunto qualcosa.

Poi ci sono le canzoni gregarie, diciamo riempitivi.
Sundown e Joes e Tucson prendono un 7+.
Le prime due, insieme a Miracle, sono quelle che stonano un po’ come sound, perché pompata la prima e molto allegra la seconda. Fanno aumentare la varietà dell’album solo che mentre Miracle nella sua posizione in scaletta è strategica, ed è molto buona, queste due sono molto meno necessarie, ma nel complesso a me Joe fa più piacere di Sundown che mi sembra raggiunga toni enfatici davvero eccessivi.
Tucson è modesta ma carina, senza i difetti di Sundown ma con musica meno bella.

Alla prima do 7 perché per me mancando uno sviluppo e restando sempre uguale, sembra incompiuta. Infine Memphis, che non è brutta ma non ha senso per me un frammento così.

Il disco fa pensare a un Ghost of Tom Joad ben arrangiato, non scarno e con un un bel suono nitido, non offuscato e lontano come Ghost, in più qui c’è meno narrazione e più belle melodie, quindi per me è nettamente meglio di Ghost, e nel complesso gli do voto 8,5, al nono posto della mia classifica, appena sotto a Wrecking Ball e sopra a Tunnel of Love.

E' un disco unitario per liriche e arrangiamenti, dove Bruce si è costruito un suo suono, del tutto coerente con i testi e le atmosfere da ampi spazi che evoca. Questo suono orchestrale e patinato potrà piacere o meno, ma è innegabile che l'album sia molto ben studiato, non abbia brutte canzoni, e sfoggi bellissime melodie con raffinati arrangiamenti.

corrado ha detto...

Recensione carina e originale. Oggi invierò la mia, dove proverò a mettere in ordine ed esaminare le diverse posizioni emerse su un disco che ha sicuramente il merito di aver fatto discutere sul Boss come da tempo non accadeva. Mi sento di dire, per il momento, che non ci troviamo di fronte a una mediocre colonna sonora per "Walker Texas ranger" o "Come to Marlboro Country".

corrado ha detto...

Gentile Mauro Zambellini e gentili appassionati di musica e frequentatori del Zambo’s Place
Scrivo per la prima volta su questo bel sito, anche se lo seguo con piacere da tempo e spero di riuscire a comunicare correttamente il mio pensiero.
Il mio background musicale si è formato principalmente su “Il Mucchio Selvaggio”, che entrò in casa mia col numero 14, quello con in copertina Neil Young ai tempi di “Comes a Time”. Avevo dodici anni, ma anche una sorella di due anni più grande, quindi da subito iniziai ad ascoltare un certo tipo di musica e a essere continuamente informato su come si evolveva il mondo musicale a un certo livello. Leggevo anche “L’Ultimo Buscadero” e “Rockerilla”, dato che ho sempre spaziato ampiamente fra i generi, ma, diciamolo, il faro era il “Mucchio”, in particolare gli articoli e le recensioni di Mauro Zambellini e Blue Bottazzi. Così ho conosciuto Bruce Springsteen non appena venne pubblicato “Darkness on the Edge of Town” e ricordo la copertina del numero 22 del “Mucchio”, quella con il Boss sdoppiato… Conservo ancora tutta la collezione fino più o meno al 1989. Successivamente la rivista è diventata un’altra cosa e non mi ha più interessato, salvo sporadiche eccezioni.
Questo preambolo, forse troppo lungo e magari poco interessante per i più, mi è servito per inquadrare me stesso, oggi cinquantatreenne, in rapporto a quei grandi appassionati di musica che quando ero un ragazzino mi hanno letteralmente aperto un mondo che allora si presentava ai miei occhi (e alle mie orecchie) in tutta l’elettrizzante atmosfera di novità che indubbiamente possedevano. Ho continuato a seguire negli anni, quando potevo, Mauro Zambellini, Blue Bottazzi, ma anche Federico Guglielmi e altri bravi giornalisti, verso i quali continuo ad avere una stima grandissima e un rispetto per la loro capacità di trasmettere idee e anche emozioni.
Sono rimasto un fan di Bruce Springsteen negli anni, anche se per molto tempo mi sono dedicato soprattutto al nuovo rock e a suoni e soluzioni stilistiche più “moderne”, ma l’ascolto sistematico dell’opera del Boss è tornato di attualità da quando mia figlia tredicenne si è innamorata del nostro, una volta che le ho fatto ascoltare “The River” durante un viaggio in auto. Da quel momento, Bruce Springsteen è entrato in casa nostra per tutta la famiglia e, nel mio caso, è rientrato dalla porta principale, per non uscirne più, come accaduto nel recente passato, a causa di una serie di dischi francamente orrendi.
C’è oggi, per me e per la mia famiglia, uno Springsteen in qualche modo nuovo, rispetto a quello del passato. È sempre lui, ma ora è anche filtrato da ciò che significa il Boss per mia figlia, che rappresenta dunque un ponte fra chi lo ascoltava nel passato e chi lo ascolta oggi e lo ascolterà in futuro.
Il nuovo pubblico, quello degli adolescenti come mia figlia, si è creato un’immagine diversa da quella che ci eravamo creati noi, un’immagine che ha una dignità pari a quella che gli avevamo conferito noi con i nostri sogni di adolescenti quarant’anni fa. Per me l’importante è che mia figlia riconosca come capolavori del Boss: “The River”; “Born to Run”; “Darkness”. Su queste basi si può costruire un percorso di ottimi ascolti musicali e per me questo basta e avanza, per essermi “salvato la vita”...

corrado ha detto...

Western Stars (2)
Certo che le deludenti produzioni di Springsteen degli ultimi dieci anni almeno ci avevano ormai messo in allarme, se non fatto disperare, sulle capacità artistiche del Boss ed eravamo tutti pronti a seppellire il nostro compagno di strada all’uscita discografica successiva.
Invece, dopo parecchi anni ecco che, finalmente, ascolto un disco del Boss che suona sincero e con un suo senso, con delle storie da raccontare. Mi spiego. Se vado ad ascoltare “Magic”, “Working on a Dream”, “High Hopes”, per non parlare dell’infimo Ep “American Beauty”, mi accorgo subito che quei dischi suonano falsi come una moneta falsa. Non sono solo poco ispirati, sono tronfi, pieni di suoni plastificati, malamente indirizzati a cercare una qualche forma di successo radiofonico. In sintesi: non vanno da alcuna parte e infatti di questi lavori si è più o meno perso il ricordo, sia tra i fans che per lo stesso Springsteen, il quale nei suoi concerti non vi attinge granché.
“Western Stars”, invece, a me sembra che suoni finalmente sincero, dopo così tanto tempo che quasi avevo perso le speranze nel Boss. È sicuramente patinato, ma sinceramente e volutamente patinato; ricco di suoni e iper prodotto, ma sinceramente e volutamente ricco e iper prodotto.
Non credo che il disco risponda a una necessità imposta dalla casa discografica di pubblicare per forza qualcosa, come sembra sospettare Zambellini, ma è proprio il disco che Springsteen voleva realizzare in questo momento. Un disco calato perfettamente nella fase della vita che il Boss oggi sta vivendo, che ci piaccia o no, quella di un consapevole e lucido viale del tramonto, in cui i colori e i suoni coi quali interpreti la vita si sono trasformati.
Qualcuno ha un po’ ironizzato sul fatto che le canzoni di un miliardario che racconta di perdenti e disillusi sono poco credibili. Non lo so se sia davvero così, ma quale valore dovremmo allora assegnare a quelle canzoni sulle Cadillac scritte dal Boss ben prima che potesse permettersi anche solo di avvicinarne una? Bruce, lo dice lui stesso, raccontava la sua idea di gioventù, di fuga su strade senza fine, di auto e ragazze. E andava benissimo, siamo cresciuti così insieme a lui e i suoi sogni sono diventati i nostri sogni. Seguire Springsteen è stato il nostro modo di salvarci la vita o perlomeno di renderla migliore rispetto a quello che temevamo.
Ma tutto, anche allora, era basato su una visione del mondo passata attraverso il filtro di una persona che non necessariamente conduceva un’esistenza aderente alla realtà di ciò che raccontava, per quanto potesse essere libera e ricca di episodi quasi epici.

corrado ha detto...

Western Stars 3
Credo che si possa raccontare qualsiasi cosa, anche molto diversa dalle esperienze vissute personalmente, basta saperlo fare. E Bruce Springsteen sa raccontare le sue storie come un vero romanziere, senza che il lettore e l’ascoltatore debbano porsi il pensiero se il narratore abbia davvero vissuto quelle situazioni o le riconosca come parte del suo vissuto, delle sue esperienze. Se non facessimo così, dovremmo eliminare la stragrande quantità delle opere dell’ingegno umano e dedicarci a quei rari personaggi che hanno legato strettamente la loro esistenza alle proprie opere. Non potremmo leggere Shakespeare, ad esempio.
Certo, a Mauro Zambellini possono dare fastidio i video patinati che corredano l’uscita delle canzoni di “Western Stars” e anche a me questo insistere su alcuni cliché un po’ stantii e di maniera non piace particolarmente, ma vogliamo ricordare i video degli Anni ’80? Quelli che accompagnavano le canzoni di “Born in the U.S.A.?” Erano orrendi, gaggi, come si dice a Cagliari. Springsteen che fa il meccanico e incontra la Up Town girl? Una tamarrata. Springsteen col giubbottino in Jeans strappato al modo giusto e la bandana in testa? Orrore e raccapriccio! A esser sincero, l’unico video a essermi davvero piaciuto di quegli anni era quello di “Atlantic City”, 1982, ma ancora non si era messa in moto quella gigantesca macchina popolare che avrebbe portato il Boss a essere una star planetaria e con la quale il nostro deve avere a che fare anche oggi, per veicolare le sue opere. I video “nazional popolari”, dunque, sono una concessione necessaria al music business, ma tutto sommato accettabile.
Ma tornando alla sostanza del disco, una delle critiche maggiori che è stata mossa a “Western Stars” riguarda l’uso eccessivo degli arrangiamenti orchestrali. In sintesi, gli archi alla Campbell o alla Bacharach disturbano, sono una brutta cosa, comunque non springsteeniana.
Devo qui esprimere un’opinione che è puramente personale, ma a me l’uso degli archi piace molto. Richiamano anche il John Hartford di “I didn’t know the World would last this song” (non a caso ripreso da Campbell con “Gentle on my mind”) e funzionano nell’ottica del mood generale cercato da Springsteen per il suo lavoro. Le orchestrazioni solo in pochi punti sono ridondanti; generalmente sono ben inserite nella struttura delle canzoni.
A me personalmente non disturbano e non sono peraltro fuori dal tempo, come dimostrano le belle scelte di gruppi dei nostri giorni, come i Modern Studies di “Welcome strangers” e, più in generale, il Chamber Pop, che ha dato risultati alti e profondi sia in chi ne ha fatto un asse importante del proprio stile (Tindersticks), sia in chi se ne è servito occasionalmente (Paul Weller in “True Meanings”).
Ovviamente il Boss non ha nulla a che vedere con questi approcci stilistici, ma i suoni orchestrali hanno sempre avuto un loro ruolo e una loro dignità che non dobbiamo denigrare o sminuire, bensì contestualizzare. Essi sono una delle modalità con cui per determinati motivi il musicista si rapporta. Nick Drake pare che non amasse molto gli arrangiamenti di Robert Kirby per i suoi primi due album, tuttavia senza di essi oggi guarderemmo a quel musicista con occhi e sentimenti diversi. E così per tanti altri musicisti la cui importanza non va nemmeno posta in discussione.

corrado ha detto...

Western Stars 4
Ma a parte tutti questi ragionamenti sullo stile e sul modo di presentarsi, credo che in “Western Stars” ci siano finalmente le canzoni, ben scritte, intense, coinvolgenti, le quali raccontano molto dello Springsteen di oggi che non è e non può essere lo Springsteen di “The River”, ma che potrebbero essere le storie di “The River” quarant’anni dopo: storie di persone senza più tante illusioni, immalinconite, prive di quell’energia vitale che caratterizzava chi nel 1980 si ribellava a un destino che toglieva tutte le illusioni. Qui siamo un po’ all’epilogo, non di Springsteen quanto a musicista e uomo, ma di un modo di vivere e affrontare la vita da parte dei suoi personaggi da lui raccontati in quegli anni. Lo si voglia o no, Springsteen, in tutta onestà si sente più sincero a raccontare di questi personaggi e in questa maniera disillusa, piuttosto che replicare un cliché che oggi apparirebbe grottesco per raccontare lo Springsteen settantenne. Va da sé che i vecchi brani manterranno la loro storia e la loro vitalità una volta proposti live, in un canovaccio adatto ai tempi attuali e sicuramente faranno ancora scaldare i cuori di noi appassionati.
È ovvio che il paragone con i grandi dischi del passato è improponibile, ma non penso di essermi bevuto il cervello se dico che queste canzoni mi piacciono e le riascolto continuamente, cosa che non capitava con le ultime produzioni del Boss.
Quando ad esempio ascolto “The Wayfarer”, sono sinceramente rapito dalla bella melodia, dalla voce evocativa, dal perfetto bilanciamento degli arrangiamenti. Quando entra, possente, ma equilibrato, l’intermezzo orchestrale, rimango ammirato da come il climax salga e, contemporaneamente, mi immagino come il brano potrebbe venire bene dal vivo con la E Street Band, col sax e l’organo al posto del tappeto orchestrale e Max Weinberg che lo colora con il suo drumming possente. Una canzone che, proprio perché bella, funzionerebbe ugualmente bene con arrangiamenti diversi.
Ma è così anche per le canzoni meno riuscite dell’album o, addirittura, per quelle più criticate, compresa la tanto vituperata “There goes my miracle”, che sinceramente non trovo così brutta come tutti dicono. Io almeno non ci trovo quel cattivo gusto che caratterizza molta produzione del periodo 2006-2014.
Insomma, a mio parere, “Western Stars” non è la mediocre colonna sonora di un telefilm alla “Walker Texas ranger”, con i cowboy che si toccano il cappello, che entrano al bar e si fanno la birretta (già impietosamente immortalati in “Blues Brothers”), né è una sbiadita visione oleografica dell’America prodotta da un miliardario quasi settantenne. Per me è un gran bel disco, che ovviamente non può avvicinarsi a capolavori come “The River” e i dischi degli Anni ’70, ma nemmeno merita una stroncatura, né tantomeno il puerile sarcasmo di chi dice di aver rotto i ponti col Boss, salvo poi bullizzarlo con parodie di cattivo gusto, le quali, lo dico con dispiacere e affetto, lasciano intuire la delusione e la sofferenza interiore di chi le ha scritte.
Scusate la prolissità, ma il tema in oggetto ne valeva la pena e comunque ringrazio Mauro Zambellini per avere messo a disposizione di noi tutti questo prezioso spazio di riflessione e confronto. Uno spazio che non trovo facilmente da altre parti.

bobrock ha detto...
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lorenzo galbiati ha detto...

Grande Corrado! Ottimo scrittura, e ottimi contenuti, se ti va restiamo in contatto, Lorenzo Galbiati (facebook), lorenz.news@yahoo.it

Perrineville ha detto...

"I testi non sono vita vissuta ma stereotipi di un west hollywoodiano che non appartiene alla storia di Springsteen" Ma proprio NO! o meglio non la penso così.... Scusa ma come si fa a scrivere questo ?? Lo accetterei da TV Sorrisi e Canzoni ma non da un grande come te.

Western Stars è la fine di tutto il viaggio Sprigsteeniano. E' un album peso come un macigno e se ci "si è seduto sopra" molto tempo prima di pubblicarlo è perché ci vuole coraggio.

E' stato scritto dal periodo 2012 , come riporta la sua biografia, in piena crisi depressiva.

Sono tutte storie di sconfitti, non c'è mai un vincente, e il finale è sempre quello : nessuna via di uscita.
Tutti i personaggi che in Born to run correvano senza meta verso un radioso futuro oggi si ritrovano qui, alla fine dei loro sogni.
Avete fatto caso che non ha fatto uno straccio di promozione ? C'è evidentemente poco da aggiungere, anzi ha messo le mani avanti con una inusuale dichiarazione "ho scritto per la E-Street Band un nuovo album e in autunno entriamo in sala di registrazione", cosa strana per lui di annunciare così in anticipo qualcosa e di fatto oscurare questo lavoro.

Prendete l'ultima traccia : Moonlight Motel, quello "screen door" riporta a Thunder road, possiamo vedere la fine dei personaggi che saltavano su un auto per scappare dalla città di perdenti per vincere, nel parcheggio isolato di un Motel fatiscente. La canzone è di rara bellezza, ti fa essere li, ti fa "vedere" con le parole quel luogo desolato, ma è di una tristezza unica, come tutto l'album. Su un forum americano si sta discutendo addirittura sull'ultima strofa , dove si potrebbe interpretare il suicidio nel narratore. All'improvviso si passa alla terza persona nella narrazione, una pausa nel cantato e quello "Shot" potrebbe non essere messo a caso. Non so, forse è lasciata li volontariamente per essere interpretata, ma se così fosse potrebbe essere il drammatico finale a tutta la storia di questo concept album.
Si proprio vero Zambo.....si parla solo di "stereotipi di un west hollywoodiano", proprio solo di quello.....

corrado ha detto...

Hai dato un'interpretazione molto bella e sentita, ma non prendertela troppo con Zambo, secondo me sta riflettendo attentamente su tutto quanto è stato scritto sul forum e, naturalmente, sta ascoltando con un orecchio (e uno sguardo) diverso l'intero disco...

Perrineville ha detto...

"Hai dato un'interpretazione molto bella e sentita, ma non prendertela troppo con Zambo"
Hai perfettamente ragione, ci mancherebbe altro non me la prendo con lui che è oltre tutto il padrone di casa, sono molto accorato nella discussione e mi scuso se posso eccedere, ma è come vedere la squadra del cuore giocare una brutta partita, ce la prendiamo, e liquidare un album del genere, da un grande e stimato giornalista musicale, in quella frase , mi ha fatto sobbalzare sulla sedia.

Purtroppo su forum vari si fa presto a dare giudizi, come desscritto qua molto bene, nei 3 giorni di Sansiro si riscoprono tutti critici musicali, e così ora son tutti bravi a giudicare superficialmente questo album così profondo e difficile. Dalla maggior parte dei siti più o meno specializzati lo metto in conto, ma non qua.

Zambo ha detto...

Perrineville, rispetto il tuo punto di vista che è diametralmente opposto al mio, un West stereotipato cosi non si vedeva dai tempi di John Wayne, e poi cos'è il West oggi? la California che va in fiamme? il confine messicano coi migranti? i Narcos? ma vabbè ognuno la vede coi suoi occhi senza pretendere di avere la verità in tasca, ma come si fa a dire " non ha fatto uno straccio di promozione" quando per WS c'è stato un massiccio, anche in Italia, dispiego di mezzi. E le vendite e i passaggi televisivi e radiofonici lo confermano. Certo non la fa lui la promozione, la fa il suo management, la Sony e tutto il resto. Comunque tutto questo parlare rischia di nascondere tutt'altra musica, stasera vado a vedere i Dream Syndicate il cui These Times mi sembra più stimolante (per me) del Bruce attuale e spero che le Stelle dell'Ovest brillino in cielo scongiurando qualsiasi temporale rompicolgioni.

Perrineville ha detto...

La promozione negli States sono le varie interviste e live di almeno il singolo bei maggiori promgrammi di intrattenimento, come Bruce ha sempre fatto per i lavori precedenti. Se 3 foto senza commento pubblicate sul profilo di Patty sono una ‘massiccia promozione ‘....

armando ha detto...

Non volevo tornarci ma personalmente mi sento di dire che la verità non sta' da nessuna parte e che ognuno sente quel che vuole sentire. Come scritto, ribadisco che l'album mi sta piacendo sempre più e non escludo che possa anche combaciare con gli umori personali di questo periodo.Ad ogni modo riguardo il video di Western Stars credo che sia una sovrapposizione tra Bruce musicista on stage e il suo corrispettivo John Doe ( scegliete voi il nome) attore protagonista della song,ritratto in una dimensione quotidiana dentro e fuori il set. Zambo ha ragione riguardo la California, ma l'ambientazione desertica verso il The Joshua Tree o il Mohave probabilmente pongono i protagonisti in una dimensione di voluto isolamento e fuga dalla realtà e dai fatti quotidiani legati più alla cronaca.Poi che possano essere lo specchio dello Springsteen più intimo e alle prese con i suoi demoni ci sta'....eccome.Questo è quel che sento.
Armando

Unknown ha detto...

Sono unknown2. Avete, abbiamo, ragione tutti, come dice Armando. De gustibus non disputandum est. A me WS nn piace, ne sono desolato avendo sempre amato Springsteen, ma semplicemente lo metterò insieme ad altri dischi non 5stelle. Poi ognuno di noi cerca di razionalizzare il proprio giudizio istintivo, che però deriva da esperienze di vita e di ascolto prettamente personali, diversissime x ognuno di noi. Condivido ogni singola parola di Zambellini, che anch'io seguo da decenni. Pure io ho una persona cara innamorata di WS. Ed io x primo sono dispiaciutissimo di dover dire che qs volta Bruce mi ha deluso.
Perrineville, che ha pareri opposti ai miei su WS, porta però un nickname che parla di grande passione springsteeniana: come potrei litigarci?
Credo che possiamo parlarne all'infinito, ma nessuno si sposterà di una virgola dalle proprie idee. Tradiremmo però alla grande il ns Boss se ci mettessimo a litigare e ad insultarci a vicenda come succede altrove. Siamo blood brothers, non succederà. E sono quasi contento di essere in minoranza, vorrà forse dire che sto sbagliando e che Bruce ha fatto un altro disco bellissimo.
Ma se avessi la macchina del tempo, come scrisse Zambo una volta, vorrei solo tornare al giugno del '78, ed assistere a tutti i 118 show del darkness tour. Dream baby dream

Perrineville ha detto...

Fa comunque piacere che nel bene o nel male questo album abbia smosso animi, critiche ed elogi. Un bel confronto tra appassionati non fa mai male, ed escono cose interessanti e vari punti di vista....e già che ci siamo una precisazione : in tutti i commenti che parlano degli album del nuovo millennio si mette Magic nella lista nera : dissento profondamente, è un gran bell'album solido e sottovalutato. tanto per tenere accesa la discussione....

Unknown ha detto...

Unknown2. Magic contiene una delle perle pop di Bruce: girls in t.s.c. pare uscita da un disco dei beach boys. Altri suoi gioiellini pop, secondo me: sad eyes, man's job, all that heaven w.a., hungry h., rosalita. Invece dancing in t.d., mai potuta soffrire. E confesso che comincio a canticchiare there goes my miracle. Ohibò

lorenzo galbiati ha detto...

Io speravo, Zambo, in una tua vera recensione, fatta dopo tanti ascolti, alcuni in cuffia, altri in camera a tutto volume, e invece vedo che non hai aggiunto nulla a questo tuo articolo, scritto dopo un solo ascolto pubblico.

Se io metto insieme le tue critiche all'album, io non vedo critiche musicali, ma solo critiche 1 ideologiche (paesaggi, copertina, produzione, promozione, video commerciali o stereotipati) 2 sull'uso orchestrale degli archi, a cui sei pregiudizialmente contrario.

In altre parole, vedo solo che non ti piace l'immagine che Springsteen dà di sé e del West, e il tipo di arrangiamento musicale, oppure proprio il genere musicale, lo stile di queste canzoni, che non sono rock suonato con una banda rock chitarre basso batteria tastiere e al massimo un violino e un fisarmonica - e allora a te sembrano non genuine.

Mi sembrano critiche pregiudiziali, mi spiego? E' come se io dicessi che non mi piacciono le canzoni di Gershwin perché commerciali e insincere perché non sono la Rapsodia in blu, oppure come se io dicessi che non mi piace Thick As A Brick perché è prog folk, troppo prog, troppo maestoso, e poco sincero dato che amo il blues di Stand Up.

Mi piacerebbe leggere una tua recensione critica sulla MUSICA.

Mi piacerebbe capire perché questi testi sarebbero non genuini, visto che sono nel solco del più tipico songwriting di Springsteen.

Mi piacerebbe capire se secondo te le melodie suonate dagli archi in Western Stars e Chasing Wild Horses sono belle oppure no, perché per me sono fenomenali, e per te? Sono belle, possenti, limpide e ispirate o son brutte? Se son brutte, ok, ma se son brutte solo perché a suonarle è un'orchestra e non un violino solo, forse il problema è tuo. E poi, in questo genere di musica da ampi paesaggi e praterie evocate con lap steel, voce e tastiere, e poco-niente percussioni e chitarra elettrica, insomma in questo genere di musica che non è in stile Jungleland, davvero l'orchestra d'archi stona?

Vorrei sapere se sono belle o no Wayferer, Drive Fast e Stones, e per criteri strettamente musicali, non pregiudiziali, e idem per le canzoni minori e in generale per tutto l'album: riconosci almeno che questo album è, da Tunnel of Love a oggi (forse da The Rising), quello concepito con più cura, quello che ha un suo SUONO, un suo preciso, una sua organicità dall'inizio alla fine, un suo storytelling che si può leggere ed ascoltare dall'inizio alla fine come le pagine e le canzoni di un unico poema musicale?

Vorrei leggere una tua recensione che risponda a queste domande.

lorenzo galbiati ha detto...

Ps Quando tu scrivi:

un West stereotipato cosi non si vedeva dai tempi di John Wayne,

Io davvero non ti seguo. Non so cosa tu intenda dire. Ci sono testi in questo disco che ricordando sceneggiature di film con John Wayne? Ci sono musiche che ricordano quei film? Non capisco proprio da dove scaturisce la tua critica, intendi dire che le storie che racconta o la sua musica Bruce sono del tutto inverosimili, cioè così retrò da essere adatte agli anni '40 e '50? Non capisco.

E per inciso, anche ammesso che la musica e i testi siano retrò, possono essere retrò ma belli (o retrò ma brutti), come varie canzoni di McCartney con i Beatles, tipo O Darling.

Unknown ha detto...

Potrò sbagliarmi ma Zambo "furbescamente" provoca per alzare il livello della discussione(magari mi sbaglio la mia è solo un'ipotesi).Questa mancanza di "purezza" mi ricorda quando Gaber cantava sbagliando (sempre secondo il mio parere) la mi generazione ha perso. No la tua generazione ha vinto e in parte anche la mia. Certo non tutto abbiamo ottenuto ma molto sì. Ed oggi stamo molto meglio(basta pensare alla condizione delle donne). Questo vale anche per Bruce. In nome di una presunta purezza non mi sento proprio di dire che questo disco è patinato fatto da un miliardario etc. etc. A me piace e lo ascolterò a lungo.

bobrock ha detto...
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Zambo ha detto...

Che è un interrogazione Galbiati, magari di castigo perché non sono d accordo col prof. Vedo di studiare e prepararmi, per ora sono impegnato in altri concerti , altra musica , altre recensioni. Non passo le giornate a pensare a Western Stars .In amicizia

corrado ha detto...

Bèh, mi pare che con questa simpatica chiosa il padrone di casa ci dica che si è fatto tardi e che è ora di chiudere.
Ringrazio per l'ospitalità, ma faccio notare due cose in sede di saluti.
La prima è che stiamo commentando un post dedicato a "Western Stars" di Bruce Springsteen e quindi di questa musica si parla, in attesa di discutere di altro con i prossimi post.
La seconda è che in questa occasione si è svolta una discussione ricca di argomentazioni molto precise e puntuali soprattutto su questioni di merito relative ai caratteri dell'ultima fatica springsteeniana. Il padrone di casa ha gentilmente fatto parlare e ascoltato tutti, ma proprio per la qualità di diversi interventi (ricordo Galbiati, Perriniville e Unknown 2) mi sarei aspettato da lui delle risposte altrettanto puntuali. Non ci sono state e mi dispiace, ma non vi era un obbligo da parte sua di fornirle. Intanto è stato piacevole mettere a confronto così tante e ben costruite opinioni su un disco che ha avuto comunque il grande merito di fare discutere.
Grazie ancora per l'accoglienza

lorenzo galbiati ha detto...

Evidentemente ho sbagliato il tono, Zambo... Alla base c'era la mia constatazione che tra post e commenti tuoi, della bellezza o meno della musica di queste canzoni, non hai detto quasi nulla, ma va bene lo stesso. Mi accodo a Corrado.

Perrineville ha detto...

Dai, pretendere "buona la prima" ovvero fare una recensione su Springsteen con 1 ascolto nemmeno se sei "Pico della Mirandola" ci riesci.....E' andata male stavolta, ma noi abituati al Mucchio e certe recensioni di qualità, aspettavamo semplicemente quella e non "una" qualsiasi. E' stato cmq un piacere confrontarsi con gli altri "avventori". Saluti e cordialità.

bobrock ha detto...
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Zambo ha detto...

Siete simpatici e molto cordiali , la mia casa è sempre aperta ma la musica corre e tra una riflessione su WS e recensire Bridges To Bremen degli Stones , ascoltare il nuovo Ricky Lèe Jones , parlare di Carlo Ditta uno sconosciuto di New Orleans che ha prodotto Willy De Ville e fibrillare al concerto dei Dream Syndicate ho preferito questi. Tanto l West può attendere e le sue stelle rimarranno in cielo per parecchio. Adesso ho un Po di giorni di relax, vado a Parigi a far compagnia ad un gatto di un amico che senza di me non potrebbe andare in vacanza.Magari nella ville Lumière avrò tempo di studiare a fondo il caso WS anche se dubito che l aria sia quella giusta visto che i francesi hanno avuto sempre più a cuore gli inossidabili Stones che il cantore della terra promessa. Vi farò sapere che effetto mi farà a quelle latitudini WS , sappiate però che le mie considerazioni del primo ascolto sono state confermate dagli ascolti successivi. Non abbiatene a male , per me anche dal punto di vista sonoro rimane un disco studiato a tavolino nei minimi particolari, magari il tempo mi dirà cose diverse. State comunque attaccati al blog , spero a giorni ma forse una settimana posterò un intervento ben più critico del mio. Saluti a tutti.

Zambo ha detto...

E se non sbaglio in questo giorno nel solstizio d estate del 1985 a Milano per la prima volta Bruce suonava in Italia .Era il tour di Born In the Usa molti puristi lo criticarono per il boombastic sound, io lo difesi e feci una cronaca appassionata sul Mucchio Selvaggio .Cazzo ma si di là dei muscoli e della batteria con gli anabolizzanti c erano delle canzoni che sono belle ancora adesso dopo quasi 40 anni. Siete sicuri che Sundown, The wayfarer Tucson Rain Bello Sunshine durino almeno la metà di quegli anni ? Io lo dubito proprio , perché al di là di archi violini e mischiate varie , l unica cosa che sopravvive è la canzone.

Zambo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Zambo ha detto...

Era Hello Sunshine e minchiate varie , odio il correttore e lo smartphone

lorenzo galbiati ha detto...

Zambo grazie per questi ultimi commenti. Ti dico di cosa son sicuro io. Le canzoni che hai citato non rimarranno ( a parte Wayferr) infatti io le ho messe tra le gregarie. Sunshine però é molto raffinata come prodotto di studio. Invece son sicuro che
- western e hostess rimarranno e se fatte in concerto con la banda delle Segeer Session sarebbero uno spettacolo
- Drive e Stones sono solidissime e sarebbero ottime ballate con qualsiasi arrangiamento. Valgono quanto un The Price You Pay
- Sleepy Joe dal vivo potrebbe diventare una nuova Ramrod
- Miracle dal vivo entrerà nella storia è trascinerebbe chiunque.., tranne forse qualche sprongsteeniano purista della prima ora...
Ci vediamo tra 20 anni e vedremo se ci azzecco. :-)
Ma prima aspettiamo la tua spietata recensione più meditata.
Fermo restando che gli Stones e i Syndicate fan rock, WS è altro genere.

Unknown ha detto...

Unknown2. Sono il terzo no like di qs forum, con bobrock(dove sarà stasera? A New Orleans a sentire John Fogerty? Beato lui) e Z. Siamo in minoranza, ma anch'io non riesco a farmelo piacere. Ed è inutile discutere, nessuno di noi cambierà idea. Nemmeno possiamo pretendere che Z. passi il tempo a rispondere a noi. La vita e la musica vanno avanti.
Grazie Zambo x aver ricordato quel 21 giugno 1985. Anch'io ero fra gli 80.000 nel sansiro oldstyle. Terzo anello, saltavamo tutti su twist'n'shout/do you love me poi trasformato da tutti noi in la bamba, Bruce deliziato e la struttura che ballava come ci fosse un terremoto. Serata magica, conservo religiosamente il ticket. Il sound non poteva essere che pompato: venue sterminata, e mezzi tecnici di 35anni fa.
Gioielli come trapped e can't help falling in love, una rockin' all over the world finale da brividi. Di quella sera speciale ho il quadruplo vinile brucezirilli, il 3cd fantasticobruce e quello perfetto di crystal cat.
Avevo 30anni, il mondo era mio.
Glory days

Unknown ha detto...

E una johnny99 acustica, potente, rabbiosa, appassionata, abrasiva.
Senza violini (:

Zambo ha detto...

Grazie dei ricordi unknown2 ed è proprio questo il discorso , come passare da un grande Barbera al Tavernello di oggi. Qualcuno diceva se sei rivoluzionario a 20 anni, a 60 sei almeno anti conformista . Non mi sembra che sia così WS ma ognuno rimane del proprio parere.

Paul ha detto...

Tremenda invidia e felice per voi presenti (magari non al terzo anello che non esisteva), a me era precluso perché avevo 9 anni.....l'ho rivisto una ventina di volte successivamente ma la premiere italiana sicuramente è stato un evento mitico.....fatico cmq a paragonare le aspettative e le emozioni di una esibizione live di un rocker di 35 anni con un disco studio di un artista di 70......cambiano inevitabilmente le stagioni e misuriamoci con la coerenza della proposta.
Non mi aspetto (e non voglio) che scriva un' altra racing in the street.
Voglio qualcosa di diverso, possibilmente emozionante.
Poi dal vivo lui gioca un altro sport

Unknown ha detto...

Unknown2. Sarà stato il secondo (anello), non discuto. So che eravamo in cima, con oscillazioni di almeno 15cm, e che quel concerto me lo ricorderò a vita, pur con la batteria e le tastiere pompate, e qualche out in the s., working on t.h., i'm on f. e ramrod di troppo. C'era nell'aria una gioia, un'energia, una tensione positiva mai + sperimentate da me, a nessun altro concerto. Ingresso n.57.110, ventimila lire. Esatto, 10€. Ora siamo a 70. Iniziò con... 2 minuti di ritardo, alle 19,32. E finì con quel rockin' all over the world urlato a squarciagola da tutti noi. Bruce parla di quel concerto a pg 355 dell'autobiografia, citando "il boato assordante di 80.000 italiani".
Pelle d'oca, anche 34 anni dopo. Sarò eternamente grato a Springsteen x qs emozioni.
Reason to believe

Sleepyjoe ha detto...

Mah, una recensione da soldato giapponese che pensa la guerra non sia ancora finita... il mondo invece avanza, sarebbe patetico ascoltare il Bruce che cerca di riproporre gli anni '70 o '80. Personalmente sono solo grato a uno Springsteen che è ancora in grado di farmi emozionare, a una voce che mi fa venire la pelle d'oca a 57 anni.
Mi spiace per chi preferisce essere talebano e ammorbarci sulle faccende giurisprudenziali, incantando con fantomatici contratti e quant'altro. Godetevi la vita... non se ne può più di haters o anticonformisti a prescindere

Zambo ha detto...

Sleepyjoe
mi piace contraddirti ma io cerco di godermi la vita al meglio, non sono ne talebano ne hater e nemmeno pretendo che Bruce sia quello degli anni 70 e 80. Io ho espresso un punto di vista, del tutto non condivisibile, con motivazioni, tu hai sbrodolato una serie di accuse gratuite ad una persona che manco conosci portando come unica motivazione la tua emozione, che io rispetto ma contribuisce al dibattito. Dato che questo post, come puoi leggere sopra, è frequentato da persone che discutono civilmente anche con punti di vista diverso, ti invito a non frequentare questo post, starai meglio tu ed io.

Zambo ha detto...

c'è uno sbaglio nel commento precedente ".....ma non contribuisce al dibattito....."

Perrineville ha detto...

Zambellini, è uscito il film di Western Stars, Springsteen con le sue parole spiega canzone per canzone : è tutta la sua vita. Ogni singola canzone è autobiografica.

E' ancora convinto che sia un disco di "cavalli e cowboys" ???

Zambo ha detto...

Perrineville, il film è il punto climax di questa enorme operazione di marketing, con immagini patinate ed un Bruce che invecchiando sembra quasi prendere le distanze dal passato. Mi spiace vederlo far finta di suonare la chitarra, ha le braccia sudate ed il viso asciutto coperto dal cerone, quasi mai sorridente e molto dentro il personaggio, si lascia andare solo nella bella esecuzione di Rhinestone Cowboy. Non capisco poi se sia un film, la narrazione non c'è, piuttostoa una serie di video di contorno alle sue canzoni. Ci spiega i testi e con questi la sua vita (boh, non ne sono sicuro ma vabbè)ma non ho mai visto nessuno spiegare i testi delle proprie canzoni, che so Dylan che speiga Positively 4th Street, o Van Morrison Moondance, gli Stones Sister Morphine o Tom Petty Full Moon Fever,per fare degli esempi, ma Springsteen lo fa e accettiamo la cosa. Ma poi la sua vita non l'aveva già spiegata a Broadway e nella biografia, ci volevano anche le western stars?. Certo le mani inanellate e imbraccialettate di lui e lei sul volante dell'auto è un buon finale da film americano, ma le cose che mi sono piaciute di più erano le immagini di archivio di come era una volta.Per l'amor di Dio ognuno è libero di invecchiare come vuole e non sta a me giudicare, e nemmeno voglio che sia sempre quello di Badlands ma un che di finto continuo a percepirlo.

Perrineville ha detto...

Grazie per la risposta, opinione, come tutte le opinioni, di rispetto, la vediamo in modo differente. Sarò un illuso ma in mezzo a tutta "l'operazione" il vederlo a nudo così davanti al suo pubblico, con quelle immagini finali prima di Moolight Motel di assoluta intimità, mi lascia sperare in un senso di vero.

bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

Western Stars e dintorni
Questo 2019 si farà ricordare per la solita penuria di proposte realmente nuove e appassionanti, ma che presenta comunque opere che nel bene e nel male lasceranno un segno.
Per quanto riguarda la musica a 360 gradi, i Radiohead non si sentono da un paio di anni e comunque non riescono più a sfornare dischi epocali come un tempo. I Maccabees si sono improvvidamente sciolti proprio nel momento in cui stavano venendo fuori alla grande. I Wilco, un disco accettabile: I Tropical Fuck Storm, evoluzione degli ottimi Drones hanno tirato fuori un disco un po’ inclassificabile, ma che forse potrebbe lasciare qualche seme per il futuro. FKA Twigs che è proprio brava ma un po’n monotona. I Modern Studies hanno licenziato un secondo disco stupendo e i Cigarettes after Sex sono carini ma sopravalutati.
I Dream Syndicate hanno tirato fuori un lavoro coraggiosissimo, con suoni e soluzioni di arrangiamento per loro innovativi. A un ascolto continuato e meditato la caratura delle singole canzoni è inferiore al loro disco precedente, che li aveva rilanciati, ma siamo di fronte a un signor disco.
La grande sorpresa è Van Morrison che sforna un disco stupendo sul quale nessuno forse credeva più. Anche senza scomodare la spudorata partigianeria del buon vecchio Paolo Carù, questo è davvero un gran disco.
Su Neil Young avevo perso le speranze già da diversi anni. Ambiziosi progetti e coraggiose battaglie, che però lo distraggono dalla sua vera natura, quella di essere un musicista. Invece Colorado è un disco dignitosissimo. Non un capolavoro ma un bel disco che si riascolta volentieri.
I Diaframma di Federico Fiumani sfornano un buon lavoro nei testi, ma piuttosto noioso e ripetitivo nelle musiche.
Testi e musiche ottimi nell’ultimo lavoro dei Massimo Volume, mentre il Teatro degli Orrori al momento è non pervenuto.
Il disco italiano dell’anno è Faces dei Cheap Wine, che sfiorano le vette raggiunte con Beggar Town di qualche anno fa. Rimango impressionato da come questi ragazzi cinquantenni o giù di lì riescano a rinnovarsi rimanendo fedeli a sé stessi, meriterebbero un successo di ampie proporzioni, ma poi, se lo raggiungessero avrei paura che si compromettessero nella loro integrità. Non accadrà mai e fortunatamente ci teniamo il più importante gruppo rock italiano degli ultimi 30 anni.
E poi c’è Western Stars di Bruce Springsteen…
Mi è piaciuto il re post di Mauro Zambellini, anche se condivido pochino di quello che argomenta. Per cui, per la gioia di Lorenzo Galbiati e di Bob Rock (tra parentesi, il mio personaggio preferito del Gruppo T.N.T.) do fuoco alle polveri e analizzo i diversi passi della sua recensione del film concerto Western Stars. Poi basta, giuro!

Unknown ha detto...

Western Stars e dintorni (2)
Enorme operazione di marketing, con immagini patinate.
Purtroppo a questi cliché molto americani dobbiamo farci l’abitudine. Ho visto e continuo a vedere diversi grandi personaggi americani che alla fine “devono” un po’ replicare quei luoghi comuni che li hanno resi celebri (Tom Waits che deve zoppicare è il primo che mi viene in mente). Forse l’unico a non voler testardamente lasciarsi incardinare in un’immagine è Neil Young, che prosegue la sua testarda battaglia fatta di splendide idee e musica scadente. Pazienza, c’è sicuramente molto marketing che la casa discografica richiede, ma c’è un’umanità che per fortuna ancora traspare e colpisce in Springsteen.

Bruce che invecchiando sembra quasi prendere le distanze dal passato.
Qui per la verità preferisco uno Springsteen che si distacca dal suo passato (che però mi pare non rinneghi, anzi, ne parla serenamente) che un Boss che gioca a fare il Boss, cosa che ai miei occhi apparirebbe un po’ grottesca.

Mi spiace vederlo far finta di suonare la chitarra, ha le braccia sudate ed il viso asciutto coperto dal cerone, quasi mai sorridente e molto dentro il personaggio.
Qui Zambo mi pare evidenzi qualcosa che è sotto gli occhi di tutti e ci rattrista (non Zambo, ma Bruce): già da alcuni anni il nostro non suona più, non si sente il suo tocco né in studio né live. Ce ne eravamo accorti nel tour 2016, lo si è visto (e sentito) nelle serate a Broadway, si avverte anche in Western Stars. Probabilmente in questo disco la ridondanza degli arrangiamenti, che pure a me piacciono molto, serve un po’ a mascherare questa difficoltà tecnica del nostro, non so se provvisoria o definitiva, visti i problemi di salute degli ultimi anni.
Per le braccia sudate, mi pare di aver conosciuto Springsteen sempre sudaticcio… In Western Stars magari non dovrebbe sudare così tanto, visto l’impegno tecnico e fisico piuttosto relativo, ma con questa osservazione Zambellini intende dire che il Boss è ormai cotto, bollito, fisicamente quasi morto o afflitto da una qualche malattia? Quasi una ripetizione dell’Elvis Presley degli ultimi anni? Osservazione comunque interessante, anche se triste quella di Zambo. Sul sorridere o meno, boh? Ho conosciuto il Boss sorridente, concentrato, triste, incazzato. In Western Stars sorride poco, ma non mi pare che si tratti di un problema fisico. Che insomma ci stiamo trovando davanti a una persona fisicamente in declino come per Franco Battiato.

Non capisco poi se sia un film, la narrazione non c'è, piuttosto è una serie di video di contorno alle sue canzoni.
Come succede per chi regista non è, ma vuole proporre una sua narrazione (vedi Neil Young nei suoi film senza capo né coda), i risultati possono essere degli ibridi, anche poco riusciti e quindi possono proprio non piacere. Da quel che ho visto e sentito su Western Stars, questo non è un film nel senso stretto del termine, ma una sorta di viaggio, venuto neanche tanto male come ci si potrebbe aspettare da operazioni simili.

Unknown ha detto...

Western Stars e dintorni (3)
Ci spiega i testi e con questi la sua vita ma non ho mai visto nessuno spiegare i testi delle proprie canzoni, che so Dylan che spiega Positively 4th Street, o Van Morrison Moondance, gli Stones Sister Morphine o Tom Petty Full Moon Fever,per fare degli esempi.
Bah, di cantanti che spiegano o provano a spiegare certe loro canzoni ne ho sentiti diversi, da Lou Reed a proposito di Heroin a Tom Waits col maiale di famiglia, dagli U2 di Sunday bloody Sunday a Federico Fiumani di Track by Track, passando per il Neil Young di Decade e altri ancora. Sul sentire la spiegazione di una canzone, come primo pensiero dico che posso anche farne a meno, però ho anche la morbosa curiosità di sapere i particolari di un processo compositivo e alla fine ascolto la storia che l’autore mi vuole raccontare

Le mani inanellate e imbraccialettate di lui e lei sul volante dell'auto è un buon finale da film americano.
Non so bene che cosa Zambellini voglia dire con questa frase, ma posso immaginare che l’estetica generale e iper ricercata però in stile neo tamarro dell’ultimo Springsteen non gli piaccia e la trovi un po’ forzata, anche se io ricordo il look burino di Born in the U.S.A., gli inguardabili completi lilla di Tunnel of love, i look super tamarri di Human Touch e Lucky Town. Diciamo che il nostro non è mai stato un modello di stile e buon gusto, anche se il periodo 1980-1982 da questo punto di vista è stato apprezzabile.

Le cose che mi sono piaciute di più erano le immagini di archivio di come era una volta.
E ci credo: vedere quelle immagini è un vero e proprio colpo al cuore, che ci rimanda allo Springsteen ai suoi massimi livelli, che scriveva canzoni che ti colpivano al cuore in modo spietatamente commovente. Un grande ringraziamento al Boss che le ha tirate fuori dagli archivi, rendendosi conto che avrebbero narrato tantissimo di lui. Perché è sempre lui, è sempre Bruce Springsteen che compone The Riiver e Moonlight Hotel. In fondo è pur sempre la migliore imitazione di sé stesso e altri di quel livello non ne vedo in giro da molto tempo. Non dobbiamo condannare Bruce perché ha già dato il meglio di sé: in fondo un disco come Western Stars, per un settantenne come lui è un gran risultato, perché è bello e ci fa conoscere un modo diverso da parte sua di concepire e realizzare un disco. Dopo il pessimo decennio 2004-2014 (salverei in parte Wrecking Ball) è un bel risultato sorprendere ancora critica e pubblico, anche dividendo il suo pubblico fra chi apprezza e chi no.

Un che di finto continuo a percepirlo.
Mah, non parlerei di un che di finto, espressione molto negativa che sottende una valutazione prevenuta. Comunque si, anch’io avverto un eccessivo caricamento del personaggio che, ripeto, è dovuto in una certa misura ai tempi, in parte alle esigenze della casa discografica, in parte allo stesso Springsteen, che vuole mostrarsi un po’ sopra le righe. Tutto ciò non credo che debba inficiare più di tanto la riflessione sul risultato musicale: disco e film sono in certi punti ridondanti, ma tutta l’operazione funziona e piace a una buona fetta di pubblico, anche di giovanissimi, come ho avuto modo di appurare negli ultimi mesi.
Poi a sparare sulla Croce Rossa siamo buoni tutti. Accettiamo questo Springsteen che ancora ci scalda il cuore, certo con un focherello, se lo paragoniamo al passato, ma per salvarci la vita, il Boss continua a salvarcela tutti i giorni se riascoltiamo i dischi di un tempo. Oggi è un compagno di strada col quale è sempre bello passare il tempo e ascoltare nuove storie.

lorenzo galbiati ha detto...

Ciao a tutti, avendo visto il film, che è prima di tutto un concerto dal vivo, vorrei dire la mia sulle canzoni.


La prima canzone, oltre al bellissimo motivo con i violini, resta un pezzo incompleto, un intro, poiché manca di sviluppo.

Wayferer grazie all'assolo di piano finale risulta un pezzo migliore dell'originale, il cui difetto è proprio il finale sfumato in calando.

Tucson Train fatta benissimo, migliore dell'album.

Western Stars è forse il pezzo migliore in studio, grazie alla melodia con i violoni, colossale, epica. Qui la registrazione dal vivo ha fatto del suo meglio per riprodurre un suono così stratificato e ricco di strumenti, riuscendo ad arrivare quasi allo stesso pathos dell'originale

Sleepy Joes è migliorata, più spontanea e trascinante.

Drive Fast è invece peggiorata, c'è qualcosa che manca nel cantato e nell'arrangiamento, soprattutto il pezzo di assolo guidato dal piano (in studio suonato da Sancious) non rende allo stesso modo

Wild Horses come Western Stars ha melodia epica da colossal frutto di una grande orchestra: difficile da riprodurre dal vivo, difficile ottenere lo stesso suono dove si sentono gli archi fare la melodia principale e nel contempo una loro sezione disegnare una contromelodia: ma ce la fa! Meglio di Western Stars. Grande lavoro di produzione e missaggio.

L'ottava canzone è molto enfatica, e nell'album finisce a mio parere in modo approssimativo, qui ricalca l'enfasi ma riesce a essere un poco più morbida, forse lieve miglioramento

La nona è un frammento bellino ma frammento, io l'avrei tolta dal disco. Dal vivo gode della partecipazione emotiva di Bruce

Ed eccoci a Stones, che si aggiudica la palma di migliore canzone del film, ottimo miglioramento, sembra più incisiva, più energica, mentre nel disco la ripetitività e la sonnolenza del ritmo a un certo punto si danneggiavano. Grandissimo pezzo. Ottimo assolo di violino e ottime le voce alterne di Bruce e Patti nel finale.

Miracle è... un miracolo: Bruce riesce a cantare con la stessa potenza del disco, riuscendo ad andare senza problemi sulle note alte. La canzone perde il ritmo martellante del disco, diventa meno pop, ma ci guadagna per l'assenza dei suoni elettronici.

Hello Sunshine non mi fa impazzire né dal vivo né in studio, è raffinata ma un po' floscia.

Finale bello, forse leggermente peggiore del disco, ma la canzone originale secondo me è troppo monotona, manca del guizzo.

Nel complesso, ottima performance, capacità di ricreare un suono molto elaborato e frutto di orchestra anche dal vivo, con Bruce in grande spolvero vocalmente.

lorenzo galbiati ha detto...

Per quanto riguarda il film e le critiche di Zambo.

1) Bruce ha sempre cercato di spiegare le sue canzoni, a partire da Born in the Usa e Tunnel of Love, quando ha cominciato a prendere posizioni sul mondo. Nel 1988 spiegava ai concerti, anche in italiano, di cosa parlava Spare Parts, per dire. Poi Ghost of Tom Joad era un'opera musicale associata a una scritta, e nella turné teatrale faceva lunghe introduzioni alle canzoni, poi il dvd dello Storyteller dopo Devisl & Dust. Insomma, ci accorgiamo oggi di questo modo di fare di Bruce? Mi sa che forse voi vecchi fan l'abbiate mitizzato o compreso poco fin dagli inizi.

2) La sincerità: è un settantenne riflessivo, ora, sorride poco, vero, è energico ma di una energia malinconica, come hanno detto alcuni recensori, questo è oggi. Sarebbe insincero se fosse tutto sorrisi e andiamo a ballare.

3) L'operazione commerciale. Western Stars è un disco meditato per anni, eppure fin da subito è stato criticato come operazione commerciale. E' una cosa assurda. Del resto, è sempre una accusa poco sensata, quella dell'operazione commerciale: tutti vogliono vendere. E' come dire a un politico che cerca la poltrona: perché, non vogliono forse tutti essere eletti? Risparmiamo l'accusa di operazione commerciale per album (o film) fatti velocemente, molto radiofonici, con poca profondità, per poi andare in turné: Magic e Workin on a Dream e High Hopes son così. Western Stars no, è il contrario.

4) Il film: non è un film eccezionale, sia chiaro. E' però bello, per immagini, colori e storytelling e suono e performance dal vivo. Non è un film ambizioso, è il racconto delle canzoni del disco, con la loro versione live orchestrale. E' in fondo un film umile, perché Bruce non cerca di andare oltre a poche immagini e parole prima di ogni canzone. La parte più bella è quella delle immagini con parole prima delle canzoni, dato che le canzoni son simili a quelle dell'album, e un po' spiace che non si sia dilungato di più nella parte più filmica, che non ci sia un viaggio, per dire, in auto, mentre suona, un minimo di racconto. Ma il film non stanca, grazie all'intensità del racconto e del concerto. Tre pallini e mezzo.

Lorenzo Galbiati

corrado ha detto...

Dimenticavo, per la serie di quelli che non mollano mai, i bei lavori di Little Steven e Mudhoney (Kill yourself live da sola vale il prezzo del disco). Nick Cave, disco intenso, ma chi ci riesce ad ascoltare Hollywood tutte le mattine? Paul Weller non mi ricordo se è del 2019 o dell'anno precedente, comunque è più tedioso di Springsteen on Broadway, che è tutto dire. Eppure il precedente A Kindle Revolution era davvero un gran disco. Free di Iggy Pop piace a tutti, ma a me piace molto di più il precedente Post Pop Depression. Ci saranno sicuramente molti altri ottimi dischi, ma purtroppo ultimamente ho poco tempo per cercare e ascoltare. Grazie per l'ospitalità

Unknown ha detto...

Unknown2. Beh, dire che i vecchi fans non hanno capito nulla... un po' eccessivo, dài. Resto della mia idea, che è qll di Z e Bobrock. Non riesco a collegare qs nuova immagine marlboro county(copyright Zambo) con i concerti del Darkness tour. Era sincero 40anni fa o lo è ora? X me è facilissimo rispondere, basta guardare le immagini. O il problema sono proprio i 40anni fa?
O magari era sincero allora e lo è anche ora. Ma non mi piace più, specie se confrontato con molti altri big invecchiati benissimo(Dylan, Van, Mellencamp, Cash, ...).
Su patologia e farmaci non aggiungerò alcunchè a quanto già detto con sommo dispiacere in passato.
Buone Feste a tutti

bobrock ha detto...
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bobrock ha detto...
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corrado ha detto...

Bellissimo Bob Rock! Non concordo su tutto, ma apprezzo molto lo spirito... Ascolta anche gli Allah Las, lì avevo dimenticati, ma è un bel disco... Come Western Stars...

Unknown ha detto...

Unknown2. Bravi, giusto. C'è tanta bellissima musica da sentire, vecchia e nuova. Ed è bellissimo ascoltarla. Non fossilizziamoci su un disco o su un artista, x quanto importanti.Liberi tutti di godersi quel che più gli piace, e max rispetto dei gusti altrui, anche se ogni tanto è pure bello confrontarsi....
Long live rock!
Ma io i Dead proprio non li reggo....(risatina sardonica)

bobrock ha detto...
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bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

Unknown2. Anch'io scherzavo, o almeno tentavo di sdrammatizzare. Adoro parlare di musica con persone appassionate e competenti ma nn credo esistano sulla terra due individui con gli stessi gusti. Allora ci ho infilato i Dead, la cui grandezza è testimoniata da millanta critici e milioni di Deadheads. Importa nulla, ovvio, che a me piacciano o meno, ma proprio x qs occorre il max rispetto x chiunque intervenga qui con rispetto, no? In particolare Bob è il grandissimo che ha visto gli Allman al Beacon, e la playlist di Corrado parla da sola. Non è sensato prendersela se qc nn la pensa come noi: si può rispettare senza condividere, e vivere benissimo e in più riderci un po' su, appunto.
A tal proposito, nella mia felice follia da bootlegger/buyer ti elenco 10 versioni di Meeting in mio possesso, a partire dal 4.4.76, Lansing, Michigan. Poi la celeberrima di Passaic, N.Y., 19.9.78; London, 21.5.99; Arnhem 20.6.99 ; New Jersey 7.8.99; London 26.5.03; Trenton, N.J., 22.11.05, da solo al piano; New York, 18.10.07; Charlottesville, VA, 30.4.08; Red Bank, N.J., 7.5.08.

corrado ha detto...

Ragazzi questo blog è stupendo, mi sento come ai tempi del "Il Mucchio Selvaggio", quello vero. Grazie Bob e tutti gli altri, ognuno con i suoi gusti e opinioni, tutti cordiali, divertenti, rispettosi.

Zambo ha detto...

Siete fantastici e trasudate ancora passione rock. Continuate così, Corrado, i vari unknown, bob rock e tutti gli altri. Un solo appunto per Galbiati, magari io sarò troppo critico riguardo a Western Stars e al film, e vorrei veramente finirla perché è diventata una mattanza la polemica (non qui) attorno al disco , ma tu mi sembri esageratamente generoso positivo. Stones al cinema fa un figurone e qualche altra canzone migliora ma chi dice che l'orchestra si sente meno dice una fesseria. Con questo non voglio criminalizzare nessun orchestra ma tutto sommato il pezzo che preferisco dell'album è Tucson Train fatta da Little Steven. Buon Natale

Unknown ha detto...

Unknown2. E x continuare in spirito natalizio babbonatale mi ha promesso il libro di daniele benvenuti. Grandissimo atto d'amore, consiglito a tutti gli springsteeniani italiani, vecchi e giovani.
Siamo cresciuti, e cresceremo ancora, insieme!
E che bello il live di john fogerty a red rocks, con il grande kenny aronoff(lo ricordate col miglior mellencamp?). Vero: sono sempre le stesse canzoni, ma canzoni immortali, ragazzi! E con nuovi, sontuosi arrangiamenti. E leggermente + veloci degli originali, - country e + rock.
Termino con i sommi Stones: ancora il bridges tour, (furbetti, ma alle linguacce perdoniamo tutto) cioè gli ultimi bagliori (in particolare di keef) prima della loro comunque strepitosa terza gioventù. Ancora pezzi sentiti mille e mille volte, e ancora pelle d'oca e brividi di eccitazione: è la meravigliosa magia del grande rock. Viva il natale, santa claus is coming to town. E viva il Mucchio, quello vero, e suo figlio, il Buscadero(ma l'intervista col promoter non c'è...)

Zambo ha detto...

Calma Unknown, ci sono dei tempi......un cartaceo non è come on-line, l'intervista è a gennaio...

bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

Unknown2. Sorry, hai ragione. Sto leggendo il n. di dicembre, preparato il mese prima. Impossibile ci sia già il preannunciato servizio.

bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

Unknown2. Comincia tu, Bob. Io già da anni prediligo ristampe, storiche live gigs, cofanetti celebrativi