venerdì 13 settembre 2013

THE STRYPES SNAPSHOT

    
Vengono da Canvan, Irlanda, quasi al confine con l'Irlanda del Nord e nonostante abbiano si e no diciotto anni suonano con una attitudine garagista ed una determinazione da scafati rockers  vecchio  blues e rhythm and blues alla velocità della luce, trasmettendo un entusiasmo ed un' energia che non si provavano dall'esordio dei Rolling Stones o dall'avvento del pub-rock. Di loro, Elton John ha detto " hanno, a sedici anni, una conoscenza del blues e del r&b che io ho maturato solo in 65 anni di attività". L'interesse di Sir Elton John è motivato dal fatto che è stata la sua Rocket Music Management a scritturarli dopo che i quattro Strypes avevano sbancato nel 2012 le classifiche blues di iTunes con l' Ep Young, Gifted and Blue,un disco contente cover di Slim Harpo, di Billy Boy Arnold ed una micidiale versione di You Can't Judge a Book by the Cover di Bo Diddley. Quell'Ep ha immediatamente mosso le acque attorno ai quattro giovanissimi irlandesi e scatenato alle loro calcagna le case discografiche, incredule di trovarsi di fronte quattro mocciosi che in età scolare riuscivano a sconvolgere le radio e i club di Irlanda e Londra con una incendiaria  mistura di vecchio rock n'roll, r&b e blues.
Ross Farrelly, voce e armonica, Josh McClorey, chitarra, Pete O'Hanlon, basso, e Evan Walsh, batteria, si sono messi insieme ad una festa di scuola nel 2008 e da lì hanno invaso prima l'Irlanda, poi i club londinesi, BBC compresa. Sono diventati "un caso" ancora prima di pubblicare un vero album ma la ragione una volta tanto sta nella musica e non nel clamore mediatico delle riviste d'oltremanica perché  gli Strypes suonano con una verve introvabile ai giorni nostri, come se ci trovassimo di fronte, nuovamente, all'esordio degli Yardbirds. Tesi,spietati, nervosi, arrembanti,evocano alla perfezione i suoni  incontaminati del boom del blues inglese dei primi anni 60 con una autorevolezza e spavalderia da far paura. Saccheggiano i sacri testi del blues, dopo Willie Dixon sono passati a  Huey "Piano" Smith e Bo Diddley(I Can Tell), a Chuck Berry (Beautiful Delilah),a Leiber e Stoller (I'm a Hog For You Baby), a Big Bill Broonzy ( CC Rider) e lo fanno con una sauvagerie da veri teppisti del r n' r, proprio in un'epoca in cui i suoni subiscono un processo di pulizia e abbellimento da renderli quasi inoffensivi. Possono sembrare derivativi nel loro gesto ma l'intensità con cui suonano è qualcosa di autentico, e l'incandescente Snapshot lo dimostra, rock n'blues puro e vergine dell'età dell'innocenza, senza paura di sembrare passatisti o revivalisti ma solo per vomitare eccitazione, come facevano i Rolling Stones pre-Out of Our Heads con Brian Jones ancora in palla,gli Yardbirds del Marquee Club con le chitarre di Clapton e Chris Dreja e i Dr. Feelgood di Stupidity.
Un pugno di cover, tra cui una anfetaminica ripresa di Rollin' and Tumblin' e l'omaggio al Nick Lowe di Heart of The City, due estratti live ovvero le sporche rivisitazioni di CC Rider e I Can Tell, la rimessa in circolo di You Can't Judge A Book By The Cover, pezzo che ha decretato la loro fortuna, ed una decina di titoli firmati come Mc Clorey/The Strypes sulla falsariga del blues/r&b conciso e tagliente dell'era beat, tutto ritmo, guizzi d'armonica e assoli tanto brevi quanto spudorati, questo il menù del  fast food degli Strypes, proteico ed energizzante, servito da quattro sbarbatelli che si vestono come se avessero saccheggiato l'armadio degli Stones del 1964. Sedici tracce brucianti, un sound da cardiopalma prodotto da Chris Thomas (Beatles, Sex Pistols), una voce
(Ross Farrelly) da cane arrabbiato ed un'armonica rubata al Keith Relf di Five Live Yardbirds,  la chitarra (Josh McClorey) di Wilko Johnson in Stupidity ed una sezione ritmica che fa palestra sul palco, qui c'è materia da far resuscitare i morti ed una musica ancora giovane dopo cinquanta anni che è stata inventata. Altro che quei fighetti metropolitani degli Strokes, The Strypes, da Canvan, provincia irlandese. Guinness e rock n'roll.
 
MAURO  ZAMBELLINI       
 

6 commenti:

Blue Bottazzi ha detto...

Non c'è pericolo di fare musica Vintage senza nulla aggiungere ai dischi che già esistono (Stones, Feelgood, 9 below zero...)

Blue Bottazzi ha detto...

punto interrogativo

Zambo ha detto...

allora lasciamo che i giovinetti facciano le teen boys band e non lamentiamoci che i figli ascoltino le monnezze, no, conta l'energia e l'attitudine, la sincerità di un rock n'roll ancora pulsante

valter ha detto...

interessante, solo da correggere county CAVAN,provincia depressa
salut

Andrea Peviani ha detto...

Un altro centro di Zambo (anche se...):
http://conventionalrecords.wordpress.com/2013/10/02/snapshot-the-strypes/

Zambo ha detto...

grazie per il contributo e le lodi Andrea