sabato 8 dicembre 2018

SPRINGSTEEN ON BROADWAY

Questo non è un disco, è un mattone. Si è scritto e detto molto sullo spettacolo tenuto da Bruce Springsteen al Walter Kerr Theatre di Broadway ripetuto per 236 volte dal 12 ottobre 2017 e divenuto una sorta di confessione pubblica dell'artista sulla base della sua autobiografia Born To Run uscita nel 2016. Il New York Times ha scritto che "nella musica rock non c'è mai stato un ritratto di un artista così vero e bello come a Broadway",  la rivista Rolling Stone gli ha fatto eco scrivendo "un trionfo intimo, uno dei più avvincenti e profondi show da parte di un musicista rock nella memoria recente". Riporta chi ha assistito a quelle esibizioni , che lo spettacolo è davvero intimo ed emozionante e non sono pochi ad uscirne con le lacrime agli occhi, non si capisce se per la commozione o il costo del biglietto. Un progetto assolutamente encomiabile quello di Springsteen, raccontare la propria storia di figlio, uomo e artista attraverso alcune delle sue più note canzoni condendole con dei lunghi monologhi estratti dalla sua autobiografia, salvo sporadiche e rare improvvisazioni come nell'apertura di Tom Joad dove ha criticato aspramente il governo di Washington per l'inumana politica riguardo i migranti.  Una scelta, quelle delle sue esibizioni a Broadway, di tutto rispetto, coraggiosa anche,  pur protratta ( ma questa è una mia personale considerazione) per troppo tempo, oltre che esageratamente ripetitiva, coi monologhi sempre identici, con una immutabile scaletta di canzoni straconosciute e sentite migliaia di volte e  pure selettiva, visto che il costo del biglietto non era propriamente alla portata di tanti. Ma detto ciò non è mio diritto criticare un artista che superata da qualche tempo la sua fase più creativa, e musicalmente in avaria  da diversi anni (a livello discografico), diciamo dai tempi delle Seeger Sessions, si è inventato questo evento per ricapitolare la sua vicenda umana e in parte artistica, mettendosi a nudo, parlando delle proprie fragilità e dei propri rammarichi, dei propri sogni e della vecchiaia, aprendo il cuore e l'anima al pubblico e cercando attraverso uno spettacolo intimo di soli racconti, voce, chitarra e pianoforte di esorcizzare la paura ed il dubbio di essere diventato qualcosa di più grande dello stesso Bruce Springsteen. Tutto ciò ci sta, per l'amor di Dio, anche se le perplessità circa un far cassa senza nessun costo di produzione, comodo e vicino casa, esistono, oltre ad una gestione del proprio personaggio autoreferenziale dove la spontaneità è del tutto bandita visto che tutti i 236 e passa show sono esattamente identici, nella scelta delle canzoni, nel racconto, nella musica.
 

 

 Mi auguro che Bruce torni ad essere quello per cui lo abbiamo tanto amato, un musicista, un songwriter ed un performer in grado di mandarti in orbita col suo rock, ma oggi la realtà è questa. Per di più, in questa sede, dobbiamo giudicare un CD e non una performance teatrale. Realizzare un CD è altra cosa, chi compra un CD vuole ascoltare musica e non dei lunghi monologhi (per noi non anglosassoni peraltro piuttosto difficili da comprendere)  intervallati da qualche pausa musicale, ovvero le canzoni. Perché la sostanza è questa, introduzioni parlate di cinque, sette, dodici minuti, e canzoni di tre, quattro, qualcuna di sei minuti (gli unici brani a non "beneficiare" dell' intro sono The Rising e Land of Hope and Dreams), per la esasperante durata di due ore, divisa in due CD o quattro LP. Bruce Springsteen racconta, parla, racconta, della sua infanzia, della sua famiglia e del padre, della sua città natale e del New Jersey, delle strade e della band, della guerra e dei veterani, della terra promessa e della fiducia, dell'America della speranza e del sogno, di Clarence Clemons e Danny Federici, del suo pubblico e della magia del sentirsene parte, di Dio e dell'uomo comune, e quando arriva la canzone, sia essa Growin' Up arrochita dalla voce e col solo ausilio di quattro accordi di chitarra, oppure My Father's House  a cui l'armonica regala un po' di musicalità, o ancora The Wish accompagnata dal pianoforte, ebbene le canzoni non solo sembrano un appendice della narrazione ma qualcuna si confonde pure con essa. Pesante. Le canzoni sono  disossate, arrangiate con misura, intime fino al sussurro, e questo fa parte del tipo di spettacolo, ma non c'è la rabbia di Nebraska e nemmeno la dolenza di The Ghost of Tom Joad anche se posseggono una loro forza interiore. The Promised Land, la cui introduzione parlata dura  undici minuti e il cantato quattro, è riveduta in una saggia dimensione folkie, Thunder Road è superba nella sua pochezza di mezzi, Long Time Comin' è rallentata fino a trasformarsi in epica western e Tougher Than The Rest cantata a due con la moglie Patti Scialfa (succede anche in Brilliant Disguise) è di una malinconia che ti si appiccica alla pelle e ti fa quasi venire il magone. Pure Land of Hope and Dreams scelta come singolo (ma ha senso un singolo in un progetto del genere ?) pur senza intro non si discosta dall'umore generale e Born To Run è quasi irriconoscibile  talmente smagrita di enfasi e potenza. Non è questo il punto, il problema sta nel fatto che non sono le canzoni e la musica le protagonisti del CD,  ma il racconto, il monologo, le parole, e allora ha senso realizzare un prodotto simile quando sarebbe meglio (e lo sarà visto le abitudini marketing del nostro) delegare lo spettacolo a un DVD, con le immagini a rafforzarne il pathos. Più coerente e logico sarebbe stato allora unire un CD del genere al libro-autobiografico evitando quel discutibile e furbastro Chapter and Verse che è sembrato un altro modo di far cassa con materiale inflazionato. Ma business is business e Bruce Springsteen al di là della sua insindacabile statura morale ed artistica non è estraneo, anche nel passato, ad operazioni del genere dove il dollaro sembra più importante della passione del fan. Comunque, un dato positivo nel CD c'è ed è la separazione nella numerazione dei brani, tra le parti parlate e  i pezzi musicali, così chiunque potrà farsi una chiavetta con la sola musica e sentirselo in macchina o al pc. Fare jogging non se ne parla nemmeno in questo caso, sebbene la traccia finale sia Born To Run. Lo insegnano altri lavori del genere ( mi vengono in mente le opere recitate-musicali di Giorgio Gaber, per di più comprensibili visto l'italiano) ovvero Springsteen On Broadway  (a proposito, bellissime le foto in stile New York in the forties della copertina) è un doppio CD o quadruplo LP che si ascolta una volta e poi lo si mette sullo scaffale, a meno che non interessi un esercizio sulla dizione e comprensione dell'americano.

MAURO ZAMBELLINI   DICEMBRE 2018

 

8 commenti:

bobrock ha detto...
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armando ha detto...

Non posso che trovarmi in sintonia con quanto scritto da Mauro e aggiunto poi in risposta da Roberto. Avevo comunque già deciso di saltare questo giro. Aggiungo solo che anche se acustico fosse stato, ma un vero concerto, lo avrei preso pure ma per quello mi riascolto i bei bootlegs del Devils & Dust tour o TGoTJ del 96.Rispetto la decisione del suo entourage ma un dvd con i sottotitoli come quello dello special VH1 Storytellers sarebbe stato più appropriato.Ok...Bruce, aspetto il tuo prossimo disco in studio !! Armando

Alfoja ha detto...

Rispecchia gli attuali sentimenti nei confronti di questo rocker che tanto abbiamo amato ma che ha francamente ormai rotto le palle.
Condivido anche l'avversione per il pubblico munito di cartelli. Basta così.

bobrock ha detto...
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Unknown ha detto...

Non ti leggevo da un pezzo, sono rimasto sorpreso da questo articolo di cui condivido quasi ogni virgola.
Un' operazione che anche a me ha lasciato assai perplessi.
Tutti a stracciarsi le vesti, io no.
E l' ho sofferto. Leggere queste parole mi ha fatto bene.
Soprattutto la pochezza musicale di questo tour non puo' passare sottotraccia. Indecente.
E se hai letto il libro sai quasi gia' tutto dello spettacolo. Certo il pathos dell' esperienza teatrale...
So di gente che se l'è visto tre volte...allucinante..
Io non ci sono stato e per la prima volta ho saltato un tour di Bruce dal 93.
Reputo assai conservativo e poco aperto mentalmente il tuo blog, troppo ancorato al passato, c'è molto presente interessante che tu ed il Buscadero snobbato sempre, ma questa volta ti plaudo in toto.

Zambo ha detto...

Unknown, sarebbe più coraggioso e nobile non nascondersi dietro l'anonimato ma tant'è, felice comunque di condividere la mia recensione sul CD Springsteen On Broadway che pari pari trovi anche sul Buscadero di gennaio, a dimostrazione che ne quella rivista ne il mio blog siano così conservativi e mentalmente chiusi. D'accordo con te poi che la musica di quel CD, lodata dalla quasi totalità degli ascoltatori, è veramente misera. Altra cosa era il tour di Devils and Dust, e del parlato non ne posso più d sentire le stesse cose già dette e scritte da Springsteen centinaia di volte.Ma la mia è la recensione di un CD non di uno spettacolo teatrale. Sono altresì convinto che esistano altre musiche e altri dischi che io non tratto, non però per snobismo o chiusura mentale, piuttosto perché scrivo di cose che conosco bene e di cui cerco di analizzare nei dettagli. Odio la tuttologia. Sono artisti e musiche che fanno parte della mia storia, presente e passata, oltre che del mio gusto, per altre cose, non ho la profondità e la conoscenza sufficienza, per poter giudicare. E poi è anche una questione di tempo, non sono uno che compera a destra e manca perché mi piace ancora ascoltare i dischi tante volte. E ci vuole tempo. Comunque se leggi la mia playlist 2018 puoi trovare sicuramente delle cose che esulano dal mainstream

bobrock ha detto...
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Perrineville ha detto...

"Fare jogging non se ne parla " questa è proprio bella.....non so se ridere o piangere. Certe volte è troppo facile andare controcorrente perdendo profondità e analisi.

Mi si permetta : "Non ti leggevo da un pezzo, sono rimasto sorpreso da questo articolo ...ma non ci hai capito una benamata mazza."