sabato 12 gennaio 2013

Crossfire Hurricane


C'è sempre stato un fondo di sregolatezza nella vita dei Rolling Stones, a volte ed era circa  il 1972 raggiunse un livello difficilmente controllabile, ed è questo che li ha resi così popolari nel loro essere pericolosi, arroganti, imprevedibili, perché nonostante siano in tanti a darsi da fare per redimere il rock n'roll dai propri vizi, il rock n'roll è proprio questo, quello scarto minimo tra le regole della realtà e una percezione diversa di queste. Ci sentivamo dei pirati, avremmo potuto colare a picco ma saremmo affondati come volevamo noi. Quello scarto si è riproposto fin dai primi giorni della loro esistenza nella loro musica : noi seguivamo Charlie, Charlie seguiva Keith. La batteria era sempre in ritardo di una frazione di secondo, c'è una sorta di leggerissima indecisione che è molto pericolosa perché tutto può crollare in qualsiasi momento. Non abbiamo mai avuto il tempo di dubitare di noi stessi o di cercare di prevedere le cose. Andavamo di istinto e ci comportavamo come ci pareva.
Più che le urla delle fans, vedevo del liquido scorrere tra i sedili del teatro e scendere a terra, vedevo l'urina scendere dalle cosce delle ragazze, se la facevano addosso, capita quando ci si emoziona, dei commenti dei giornali e delle tv, i Rolling Stones non piacciono necessariamente a tutti, delle risse ai concerti, se facevi qualcosa di sbagliato tanto meglio, le ragazze si bagnavano le mutande e i ragazzi facevano a botte con la polizia, delle droghe, fumavamo tutti marijuana, poi arrivò l'Lsd, la cocaina e l'eroina, un orgia di droghe che suscitavano interesse nell'opinione pubblica, degli arresti, mi sentivo Jesse James, furono i poliziotti a farmi sentire un fuorilegge, nacque la leggenda del fuorilegge, fu in quel periodo che iniziai a girare in America armato, delle morti, diciamocelo, il futuro di un Rolling Stone è sempre stato incerto, della fortuna, in genere i cattivi vengono uccisi alla fine, non questa volta, della fama, a Charlie piacerebbe far parte dei Rolling Stones senza che a nessuno gliene importi dei Rolling Stones, prima di tutte queste cose  è proprio quello scarto minimo tra la batteria e tutto il resto  la ragione della loro sregolata concezione del rock n'roll ( e per tanti anni, fino pressoché al 1982, anche della vita).
La raccontano magnificamente i quattro Rolling Stones rimasti, ma c'è anche la sapiente  historical consultance  di Bill Wyman nel dvd/Blue Ray sottotitolato in italiano Crossfire Hurricane film/documentario scritto e diretto da Brett Morgen con la produzione di Mick Jagger e Victoria Pearman che trae il titolo da un passaggio di Jumpin' Jack Flash e rilegge la storia della band più famosa del mondo partendo dalla loro ossessione giovanile per il blues dei primi anni sessanta fino allo status di grande realtà artistica odierna, quando vennero consacrati nel tour mondiale del 1981/1982, era cambiato tutto, eravamo diventati una sorta di istituzione, non eravamo mai arrivati tanto in alto, ce l'avevamo fatta!, non prima di aver attraversato i momenti topici e controversi della loro sensazionale avventura. Il tutto costruito con interviste d'epoca e attuali, un archivio di performance molte delle quali rare o inedite, scampoli di canzoni e brani interi, immagini nuove ed estratti di film già circolanti come Cocksucker Blues di Robert Frank, Charlie Is My Darling di Peter Whitehead, Gimme Shelter di David e Albert Maysles e Shine a Light di Martin Scorsese.
Un'ora e cinquanta minuti di Rolling Stones senza filtri, senza la noia degli addetti ai lavori e musicisti amici che parlano, senza statici primi piani ma con la voce spesso fuori campo dei protagonisti che racconta e offre, attraverso le immagini, all'osservatore una visione piuttosto intima di come doveva essere far parte dei Rolling Stones mentre fronteggiavano denunce, droghe, dissensi, arresti, lutti, per poi diventare loro stessi dei veri sopravvissuti. Un film/documentario al ritmo di un tumbling dice  che permette di entrare nei segreti della loro carriera attraverso immagini straordinarie, i loro suoni e le loro parole, come quando  passarono dall'essere una cover-band allo scrivere canzoni proprie, non eravamo capaci di creare delle melodie  ed inserire le parole ed il titolo adatto ma ci provammo ugualmente. Venne fuori Tell Me,  o sui concerti interrotti dall'arrivo della polizia, per tre anni non riuscimmo a finire uno show,scommettevamo tra noi sulla durata dei concerti, l'arresto di Keith e Mick a Redlands, il giornale News of the World specializzato in gossip aveva messo degli spioni e dei detective alle nostre calcagna, furono loro a fare la soffiata alla polizia ed invitarli ad intervenire, sulla morte di Brian Jones, sia io che Keith facevamo uso di droghe, Brian ne consumava troppe di tipo sbagliato. Quando morì era già fuori del gruppo. Fu molto triste dirglielo, mi sentii uno schifo dopo. Brian fu artefice delle proprie disgrazie ma avremmo dovuto fare qualcosa di più per lui,  su Altamont, la situazione era fuori controllo, era sparita ogni traccia di normalità e moderazione. Avevamo paura,  se fossimo stati in uno stadio o in un teatro avremmo potuto abbandonare il palco, lì non era possibile, eravamo circondati. Cominciammo ad avere un brutto presentimento quando vidi le condizioni degli Hell's Angels. Erano venuti solo per creare problemi. Era come chiedere a degli skynheads di fare servizio d'ordine ad una partita di calcio, oppure  la dipartita di Mick Taylor, Mick se ne andò perché stava sviluppando una dipendenza dall'eroina e voleva difendere la sua famiglia.
Eloquenti le  ammissioni riguardo la loro musica e la loro evoluzione, tra queste : Brian aveva una competenza musicale che ne io ne Keith avevamo;
il cantante è come un attore, interpreta tanti ruoli a seconda della canzone e degli spunti che questa gli dà, così il cantante di Jumpin Jack Flash è diverso da quello molto più complesso  di Sympathy For The Devil;
due chitarre suonate insieme possono diventare un'orchestra;
 nessun altro se non Mick avrebbe potuto scrivere una canzone come Midnight Rambler, a nessuno sarebbe mai venuto in mente di trarre un'opera dal blues;
col tour del 72 eravamo diventati in America  il pericolo numero uno, era un periodo di grande edonismo. Eravamo un grande evento;
c'erano voluti tanti anni per arrivare alla formazione ideale e sul più bello Mick Taylor ci lasciò;  l'arrivo di Ron Wood fu una ventata di aria fresca, ci univa la compatibilità nel suonare, lo stile di vita, l'umorismo, il cameratismo. Avevamo una nuova immagine del gruppo meno pericolosa, più colorata ed organizzata.
Crossfire Hurricane realizzato nell'arco di un anno con la collaborazione di tutti i membri della band si appresta a diventare il documento visivo definitivo sui Rolling Stones  capace di sintetizzare una intera carriera là dove altri film e documentari hanno fotografato solo un periodo, un episodio, un concerto, una parte di storia. E lo fa in presa diretta, con un montaggio a dir poco vorticoso ed esaltante, con gli spezzoni di film in sintonia perfetta con le canzoni e con i protagonisti a loro agio nel raccontare scampoli di verità gaglioffa. Così Keith difende la sua mancata presenza al funerale di Jones : non sono neanche andato al funerale di mio padre. Mio padre è diventato una quercia. Le sue polveri le abbiamo messe nel tronco di una quercia e con le piogge questa è diventata più grande. Nella mia famiglia siamo fatti così,  parla del dopo Altamont : ho un ricordo molto caleidoscopico, ero su un altro pianeta all'epoca. Evitai di affrontare la situazione e mi rifugiai nella droga,  di Nellcote: lavoravamo dalle  21 o 22 fino alle 7/8 di mattina, l'idea di suonare una nota prima del calar del sole ci sembrava assurdo. Eravamo come Dracula, del processo in Canada: l'esperienza di Toronto mi aprì gli occhi, avevo interpretato troppo bene il mio ruolo, era tempo di chiudere, non lo feci per l'eroina lo feci per la band. Ma sono le realistiche parole di Mick Jagger sulle note finali di All Down The Line  e sulle immagini del concerto al Beacon Theatre di New York del 2006  a suggellare una fantastica epopea moderna ed un dvd che è il modo migliore per ricordare i 50 anni del loro puro, divertente e devastante rock n'roll:
non si scherza con gli Stones. E' semplice, non conviene. Avevamo un atteggiamento borioso, strafottente, del tipo ' vaffanculo Mondo, faccio ciò che voglio. Per un momento la pensavamo sul serio così, ci sentivamo sulla cresta dell'onda, quasi immortali. Ma non si resta giovani per sempre".

MAURO  ZAMBELLINI      



6 commenti:

Bartolo Federico ha detto...

mi permetto di segnalarti:Bradley Wik and the Charlatans – Burn What You Can, Bury the Rest (2012). C'è puzza di Bruce degli anni 70 in queste canzoni. ciao.

Anonimo ha detto...

..ma che c'entra col film sugli stones?

Bartolo Federico ha detto...

niente.mi sono permesso di segnalare una giovane band a Zambo.se questo è un reato, o bisogna fare per forza commenti inerenti al post letto mi scuso con l'autore.ma quantomeno io, ci ho messo la faccia.

bobrock ha detto...

ciao zambellini e' sempre interessante leggere il tuo blog,
e' raro unire passione e competenza.
detto cosi' sembra una ruffianata pazzesca ma credimi non solo il tipo.
ps: non c'entra nulla ma forse a luglio risentiremo i Black Crowes a Vigevano

zambo ha detto...

beh, sarebbe un bel sentire anche se dopo aver visto i Black Crowes tante volte mi piacerebbe assistere ad uno show di Chris Robinson Brotherhood. Comunque siamo sempre nell'olimpo

bobrock ha detto...

ho appena preso il live del 31/10/12 di CRB bello ma......suggerirei un altro chitarrista.
mi ero abituato bene tra marc ford prima e dickinson dopo