Pubblicato nell' aprile del 1971 quando i Rolling
Stones erano già in "esilio" per motivi fiscali in Costa Azzurra, Sticky
Fingers rappresenta un disco spartiacque nella carriera della band.
Innanzitutto è il loro primo disco degli anni settanta, almeno tra quelli
registrati in studio, una decade che tra cento peripezie li vedrà andare su e
giù come una barca in balia della tempesta, è il disco che inaugura la loro
etichetta personale con la leggendaria
linguaccia rossa come logo, diretta da Marshall Chess, figlio del fondatore
della Chess di Chicago e distribuita dalla Atlantic di Ahmet Ertegun, ed è il
disco benedetto da una delle più iconiche copertine della storia del rock, quei
jeans Levi's disegnati da Andy Warhol con la zippo che si apre sugli slip e sul
ventre di un modello, ed è soprattutto l'album che riporta i Rolling Stones in
vetta alle classifiche americane, sei anni dopo Out Of Our Heads.
Da
molti definito il più grande successo dei Rolling Stones, pur pubblicato a
fianco dei mitici cinque pezzi facili della
band, ovvero l'esaltante tombola costituita da Beggar's Banquet, Let It Bleed,
Get Yer Ya-Ya's Out ed Exile On Main Street, cinque
capolavori in quattro anni. Quando uscì ebbe un immediato riscontro di
popolarità e di consenso tra pubblico e critica, fu subito amato e preso a
simbolo della trasformazione dei Rolling Stones inglesi legati ai singoli di
successo in quelli americani più complessi, sfaccettati e devastanti dal vivo. Fu
un successo immediato, a contrario di Exile per cui ci volle un po' di
tempo per digerire quel suono caotico e "confuso"e la mancanza di
dirompenti singoli da classifica. Sia Tumbling
Dice che All Down The Line non
potevano competere con le due canzoni che, come una sberla senza preavviso,
aprivano la facciata A e B di Sticky Fingers, sulla prima c'era Brown Sugar, il parente più stretto di Jumpin' Jack Flash con quel titolo che
alludeva al sesso e alla droga e quel riff marchiato dalla chitarra di
Richards, sulla seconda c'era Bitch,
provocatorio titolo che non faceva altro che ribadire la loro misoginia ed il
loro sfacciato maschilismo, una canzone col titolo di puttana faceva impallidire gli stessi David Bowie e Lou Reed.
Il risultato fu che Sticky Fingers entrò subito nel
cuore degli appassionati di rock ergendosi ad immagine di una band che
all'epoca non aveva rivali nel focalizzare quel contorto mix di trasgressione,
decadentismo chic e ciò che ancora rimaneva della ribellione giovanile. Erano
gli Stones al top della loro provocatoria ispirazione, insolenti ed arroganti,
solo qualche mese dopo aver soffiato sul
fuoco ad Altamont, loro erano il rock n'roll, i Led Zeppelin erano ancora in rampa
di lancio e i Faces troppo cockney per
essere delle star da jet set. Gli Dei si erano rifugiati a Villefranche sur
Mer, affacciati sulla baia dove era ormeggiato il vecchio panfilo di Erroll
Flynn, decadenti ma con classe da vendere. Nonostante avessero lasciato in
fretta e furia l'Inghilterra dopo un fugace Farewell
Tour, nella primavera del 1971, agli occhi di tutti, i Rolling Stones
sembravano in gran forma, più cool che
mai pur essendo stati molto vicino a quello che gli inglesi chiamano Queer
Street, la strada della rovina, ovvero cattive circostanze, penuria, debiti,
bancarotta e perdita di credibilità. Con Altamont avevano rischiato di
compromettere la loro credibilità ma ne erano usciti diabolicamente rafforzati,
se non altro perché il patto col diavolo, visto l'entrata in scena di Rupert
Loewenstein, uno che maneggiava i soldi come loro maneggiavano le droghe, lo
avevano firmato davanti ad un notaio ed il cambio di scenario nel management e
nella casa discografia, nell'immediato futuro voleva dire un fiume di soldi
direttamente nelle loro tasche. Vendite di dischi e arene piene permettendo.
Cose che non hanno mai fatto difetto agli Stones e in quei giorni di esilio
confermava la regola che più sei canaglia più la fortuna ti arride. Scorazzavano
in lungo e in largo sulla Costa Azzurra, tra i casinò di Beaulieu, le donne di
Nizza e gli spacciatori di Marsiglia ed intanto Sticky Fingers scalava le
classifiche di tutto il mondo imponendo la loro beffarda e sguaiata linguaccia
a fior di dollari.
E' la spregiudicatezza che fa il rock n'roll, specie in
quell'era ancora innocente di vizi, sperperi & rivoluzione, e loro ne erano
i maestri. Così la Bibbia dell'epoca, Rolling Stone recensì Sticky
Fingers " nel cambio di
decade tra gli anni sessanta e gli anni settanta i Rolling Stones non solo sono ancora vitali ma smerdano tutto il
resto della produzione rock". Al
di là delle fortune e dei patti diabolici, è bene sottolineare che quando fai
seguire ad un capolavoro come Let It Bleed un altro capolavoro vuol
dire che il tempo sta veramente dalla tua parte, nel senso che si possiede l'
estro, la creatività e la capacità di cogliere lo zeitgeist, lo spirito del tempo nei suoi plurimi aspetti, sia
estetici che ideali, se tale termine non fosse troppo impegnativo per tipi che
hanno badato più che altro ai soldi, al divertimento. Oltre alla gloria. La
strada li ha glorificati sempre e comunque, anche nei momenti più bui ma in
quegli anni ogni cosa che gli Stones facevano diventava leggendaria. Ad
esempio, la copertina di Sticky Fingers. Jagger chiese a Andy Warhol, altro narcisista di rango,
di ideare una copertina quando ancora l'album non aveva un titolo. La sfida fu
proteggere il vinile dalla zip, autentica, funzionante ed in rilievo e
posizionata sulla parte anteriore della copertina. Un inserto di cartone
raffigurante un ventre maschile con tanto di slip e peluria, funse da barriera.
Gli Stones diedero 15 mila sterline a Warhol per concepire la copertina,
risultata essere un art-work da museo di arte moderna..
Come racconta Bill Wyman nel suo Rolling With The Stones, il giovane con i jeans era l'amico di Warhol Corey Tippin, qualcuno dice che fosse l'attore della Factory Joe Dallesandro, altri che Warhol avesse pescato l'immagine da una collezione di foto scartate. In seguito l'assistente di Warhol Craig Braun dichiarò che il modello sulla parte anteriore della copertina era Jed Johnson e quello in mutande lo stesso. Quella non fu l'unica copertina dell'album in circolazione, per anni rimase un boccone prelibato per collezionisti la copertina dell'edizione spagnola raffigurante una lattina con la dicitura Fowler's West India da cui spuntavano delle dita di donna insanguinate a bagno in una melassa non meglio identificata. Un disegno pulp che il regime di Franco aveva permesso al posto degli "sconci" jeans con zippo. Mai capiti i fascisti.
Come racconta Bill Wyman nel suo Rolling With The Stones, il giovane con i jeans era l'amico di Warhol Corey Tippin, qualcuno dice che fosse l'attore della Factory Joe Dallesandro, altri che Warhol avesse pescato l'immagine da una collezione di foto scartate. In seguito l'assistente di Warhol Craig Braun dichiarò che il modello sulla parte anteriore della copertina era Jed Johnson e quello in mutande lo stesso. Quella non fu l'unica copertina dell'album in circolazione, per anni rimase un boccone prelibato per collezionisti la copertina dell'edizione spagnola raffigurante una lattina con la dicitura Fowler's West India da cui spuntavano delle dita di donna insanguinate a bagno in una melassa non meglio identificata. Un disegno pulp che il regime di Franco aveva permesso al posto degli "sconci" jeans con zippo. Mai capiti i fascisti.
Sticky
Fingers fu inciso in posti diversi, ci furono
registrazioni negli studi Olympic e Trident di Londra, in Alabama a Muscle
Shoals e a Stargroves, il maniero di
Mick Jagger a East Woodhay dove le session si protrassero per tutto il novembre
del 1970 con alla consolle Andy Johns
e Glyn Johns ed il produttore Jimmy Miller. Ma la storia dell'album inizia
ben prima di quell'inverno, nella settimana precedente Altamont, durante il
tour americano del 1969 quando gli Stones si fermarono per tre giorni a
Sheffield in Alabama per registrare ai Muscle Shoals Sound Studios. All'inizio
il gruppo avrebbe dovuto registrare a Memphis col musicista e produttore Jim
Dickinson ma a quel tempo la Federazione dei musicisti americani poteva
rilasciare alle band straniere solo un permesso per fare un tour oppure uno per
incidere, ma non entrambi. Agli Stones era già stato proibito registrare a Los
Angeles e allora per sfuggire il controllo del sindacato optarono per Memphis
ma anche lì il gruppo non potè muoversi con sufficiente sicurezza,
anonimamente. Fu Jim Dickinson a
consigliare Muscle Shoals, là nel profondo sud nessuno li avrebbe conosciuti ed
infastiditi. E fu così, quando l'aereo con gli Stones a bordo atterrò quello fu
l'aereo più grande che avessero visto da quelle parti. La visita a Muscle
Shoals si rivelò fruttuosa perché in quegli studi la band registrò Brown Sugar, Wild Horses e You Gotta Move. Jim Dickinson fu l'unico
musicista presente in quelle session oltre a loro e a Ian Stewart e grazie a
lui gli Stones riuscirono a penetrare nell'atmosfera del Sud tanto da essere
automaticamente accettati dai musicisti che di solito frequentavano lo studio.
Anche se la scelta di quel luogo fu dettata da esigenze contingenti,
probabilmente andare a Muscle Shoals non
fu casuale, i Rolling Stones si erano spinti in quella parte del profondo Sud
per attingere a quella stessa fonte da cui fluiva la musica che avevano
scoperto a Chicago negli studi della Chess, quando si erano trovati di fronte a
Muddy Waters. Muscle Shoals significava per loro il suono del Sud, non
esclusivamente il blues del Delta ma gli intrecci di questo con il soul, il
gospel, il rhythm & blues, l'honky-tonk, la musica hillbilly, in generale
gli umori e le atmosfere di una southern
culture che in quegli studi era di casa. Quelle influenze che già si erano
manifestate in brani come Honky Tonk
Women, Gimme Shelter e You Can't
Always Get What You Want e più in generale nel sound di Beggar's
Banquet e Let It Bleed si
sarebbero accentuate assorbendo una
lezione musicale senza paragoni. Dov'erano nate You Better Move On, When a Man Loves a Woman e dove fu registrato
tutto il meglio del soul americano, il rock degli Stones avrebbe attinto da
quella scuola. E fu veramente così, al di là del numero ridotto di brani là
registrati, il loro rock assorbì la musica americana in un modo che rendeva
difficile confonderli con gli originali, un blues da "gatti randagi"
come quello dei loro primi dischi filtrava il canto di sofferenza di un popolo
con la dissolutezza da jet-set di giovani bianchi decadenti e viziati e per di
più inglesi. Era un sound unico e senza precedenti, avevano metabolizzato
l'America e la rioffrivano con le sciarpe damascate, il mascara sugli occhi e
gli stivaletti di pitone, esaltando con un suono sporco e con testi cupi e
misteriosi quello che restava dell'America del mito. Questo è Sticky
Fingers anche se tale processo
raggiunse l'apoteosi col seguente Exile On Main Street, un percorso
valorizzato da straordinari progressi tecnici e da sottigliezze melodiche
consentite da due stili di chitarra diversi e complementari, la solista pregna
di blues di Mick Taylor e la ritmica rock n'roll di Keith Richards. Il pubblico
comprese e apprezzò immediatamente la bellezza di Sticky Fingers in tutte
le sue novità, dal retaggio Stax sound di I
Got The Blues dove compare la piccola sezione fiati di Bobby Keys al sax e Jim
Price alla tromba (entrambi provenivano dai Friends di Delaney and Bonnie) al country-blues di Mississippi Fred
McDowell rielaborato in You Gotta Move,
con Richards che si cimenta con la bottleneck sulla chitarra acustica e Taylor
che suona la slide con una vecchia Telecaster del 1954, dal country bislacco (reso
anomalo dall' accento tutt'altro che americano di Mick Jagger) di Dead
Flowers con un testo gotico dove spuntano rose, aghi e cimiteri, alla lunga
jam di impronta latin rock di Can't You
Hear Me Knocking con la presenza del percussionista Rocky Dijion ed un tour de force da parte di Taylor in
stile Santana, accostamento che Richards ha sempre negato ma che lo stesso
chitarrista messicano ne rivendicò l'influenza interpretando il brano
sull'album Guitar Heaven. Senza
dimenticare le orchestrazioni orientaleggianti (il primo abbozzo del brano
aveva il titolo di The Japanese Thing)
e l'arrangiamento di archi di Paul
Buckmaster in Moonlight Mile, un
languore etereo in cui si parla di "una testa piena di neve" in contrasto con le sonorità spesso aggressive del
resto dell'album, ragione per cui venne raramente eseguita dal vivo
.
.
Con
la droga sempre più presente nella vita di
Richards, Sticky Fingers proietta
veri e propri riflessi di morte e la musica si carica di tinte fosche, e la
durezza di linguaggio e di sonorità, logica conseguenza di una droga dura e
disincantata come l'eroina, sparge un'aria sinistra, al pari di certi lavori di
Lou Reed dell'epoca. Pervaso da una sorta di fascino maledetto divenne oggetto
di culto anche alle nostre latitudini e
paradossalmente tra alcune frange "non allineate" dell'allora
sinistra extraparlamentare (vedasi a Milano il Collettivo Casoretto), come
fosse una sorta di corrispettivo musicale degli anti-eroi raccontati dal cinema
della Nuova Hollywood allora in voga. Ad esempio, nella dolente ballata Sister Morphine, suona ossessiva
l'invocazione di un po' di morfina da parte di un malato che non desidera altro
che morire, e Wild Horses altra
magnifica ballata del filone country degli Stones, frutto dell'approfondimento
nel genere da parte di Keith Richards per via della frequentazione con Gram Parsons (ne uscirà una versione
già nel 1970 da parte dei Flying Burrito Brothers di Burrito Deluxe), si cela
dietro i presunti significati delle sue liriche, è una canzone per Marianne
Faithfull o una ninna nanna per Marlon, il figlio di Richards, è una canzone
sulla droga o quel couldn't drag me away è
solo il rifiuto di Richards di rimettersi on
tour, lui che ne scrisse il testo. La registrazione di Sister Morphine risale all'epoca di Let It Bleed e fu scritta
in collaborazione con Marianne Faithfull,
fu pubblicata come B side del suo singolo Something
Better e venne ripresa in mano dagli Stones a marzo del 1969 con un grande
intervento di Ry Cooder con la slide
e Nicky Hopkins al piano. La canzone
riflette l'atmosfera oppressiva da tempesta della notte in cui fu registrata ma
Marianne Faithfull, al tempo non ancora tossicodipendente, affermò in seguito
che quella canzone coglieva un malsano sentimento suicida di cui si sentiva afflitta.
Jagger sostiene che la sua ex compagna esagera nell'attribuirsi il testo della
canzone in toto e questo spiega la controversa questione dei credits, visto che nell'album originale
compaiono solo i nomi di Jagger/Richards e il nome della Faithfull ricomparve
solo nella ristampa dell'album del 1994.
Wild Horses fu
invece registrata nel dicembre del 1969 ai Muscle Shoals e prese spunto dal
cazzeggiare di Richards con le accordature aperte "mi ero messo a strimpellare su una sei corde con accordatura aperta in
mi ed il suono era molto bello, ma alle volte ti vengono strane idee. E se
provassi un'accordatura aperta su una dodici corde? Di fatto significava
tradurre ciò che faceva Mississippi Fred McDowell- la tecnica slide sulla
dodici corde-nella modalità a cinque, ovvero su una chitarra a dieci corde. Fu
uno di quei momenti magici in cui tutto si incastra, come per Satisfaction, la
senti in sogno e d'un tratto ce l'hai tra le mani". Ian Stewart si
rifiutò di suonare il pianoforte a causa delle tonalità minori che detestava,
così il lavoro fu fatto da Jim Dickinson che usò un piano verticale abbandonato
in fondo allo studio, dove tenevano dentro la droga.
L'alone
sinistro e sfuggevole di Sway, invece, traspare già dal titolo, letteralmente Sway significa spinta, influenza, impero, possesso, dominio. Molti
vogliono però che Sway sia l’abbreviazione di satan way, la
strada di satana, è lecito quindi supporre che il dominio del significato
letterale sia quello del demonio e di Lucifero. Lo avvalora Zachary Lazar, giovane scrittore del
Colorado, nel suo libro, intitolato
appunto Sway, un vizioso giro
di fantasia e abile ricerca attorno ad una girandola di eventi sanguinari e
oscuri che trasformarono nel 1969 l'estate dell'amore nella stagione
dell'orrore. Suono ossessivo e
metallico, bluesato Delta, Sway è un
sordido impasto di chitarre (Jagger e Taylor), cori (Richards, apporto minimo
dovuto alle sue assenze da stupefacenti), il piano di Nicky Hopkins e gli
arrangiamenti d'archi di Paul Buckmaster, un brano escluso dai concerti fino al
2005 quando finalmente il gruppo la rispolverò grazie alle richieste via
internet dei fan.
L'evoluzione iniziata con Beggar's
Banquet e proseguita con Let It Bleed si completa in Sticky
Fingers grazie alla presenza, ora definitiva, di Mick Taylor, entrato
nel gruppo col tour del 1969 ma per la prima volta presente a tempo pieno in
studio (in Let It Bleed la sua presenza era limitata ad alcune tracce).
Con lui gli Stones cambiano abito e aumentano di peso specifico, possono
permettersi di separare chitarra solista e ritmica, concedersi assoli più
lunghi, aumentare i fraseggi e la melodia delle chitarre, jammare. estendere il
loro rock. Pur provenendo dal British blues di John Mayall, Mick Taylor porta
un tasso di americanità prima sviluppata solo parzialmente, con lui in squadra
diventano memorabili le ballate. Americanità sottolineata anche dall'uso di sax
e tromba, una iniezione di rhythm and blues di scuola Memphis, sebbene le
origini di Bobby Keys e Jim Price fossero nel Texas. Con le loro frasi, i due
riprendevano più o meno esattamente quello che suonava un altro strumento, nel
caso di Bitch la chitarra di
Richards, riproponendo uno standard caro alle incisioni della Stax. Questo modo
di arrangiare i fiati era stato sperimentato dai due lavorando con Delaney
& Bonnie, suonando all'unisono e doppiando i riff della chitarra, in Bitch sprigionano una selvaggia carica
erotica che traduce bene quel titolo poco educato. Anche se puttana sembra essere riferito all'amore
e non ad una donna.
Il pezzo
più famoso di Sticky Fingers rimane Brown Sugar, concepito ai Muscle Shoals
e uscito come singolo per inaugurare l'attività della Rolling Stones Records.
E' un rockaccio intriso di r&b, con un acuto assolo di sax ed un suono
saturo di southern feeling. Jimmy
Johnson, chitarrista e fonico dei Muscle Shoals, obiettò che il suono è
tutt'altro che perfetto e la separazione fra gli strumenti piuttosto
approssimativa. L'amplificatore di Richards fu piazzato in un box separato per
evitare problemi con il volume eccessivo ma la ruvidezza del risultato fu
proprio ciò che Jagger e Richards desideravano. Riguardo al testo, Il Libro Nero dei Rolling Stones di
Paolo Giovanazzi (Giunti), riporta che il pezzo si rifà allo stile di Freddy
Cannon ( autore di Tallahasse Lassie,
canzone comparsa nelle bonus tracks
dell'edizione deluxe di Some Girls, e di Way Down Yonder in New Orleans) mentre
l'idea del testo si basa sulla storia di una donna che ha una relazione
sessuale con uno dei suoi servitori neri. Ci sono comunque riferimenti allo
schiavismo, alla prostituzione e alla droga. Brown sugar è un tipo di eroina
molto diffuso ma Richards ha negato che si riferisse a ciò perché in quegli
anni l' ero non la si chiamava così.
Difficile credergli. Secondo Jim Dickinson nel libro Life di Keith Richards,
Jagger pronuncia nel testo skydog slaver,
anche se la trascrizione è sempre scarred
old slaver, probabilmente alludendo a skydog, il soprannome cheWilson
Pickett aveva affibbiato a Duane Allman quando insieme registrarono ai Muscle
Shoals Hey Jude dei Beatles. Sconcia, sfrenata e oscena, Brown Sugar è la fotografia degli Stones
a cavallo tra i sessanta e i settanta in un contorto connubio di creatività e
disordine, una band al massimo della dissolutezza e al minimo della ricchezza
ma in grado di concepire un disco perfetto come Sticky Fingers
I diversi formati della nuova edizione
Deluxe di Sticky Fingers includono parecchio materiale ma a contrario delle analoghe operazioni
fatte per Exile e Some Girls non ci sono out-takes di
studio ma solo alternate takes, oltre ad una copiosa parte live risalente all'anno
di pubblicazione del disco.
C'è una Brown Sugar con uno Jagger scatenato ed Eric Clapton tra le fila, Wild Horses distilla delicatezze country con la deliziosa chitarra acustica di Taylor, chiara l'impronta stilistica di Gram Parsons, a proposito Jagger disse " mi ricordo che in origine ci mettevamo lì seduti a suonarla con Gram Parsons e credo che la sua versione sia uscita leggermente prima della nostra". La versione acustica qui riportata è l'antesignana di tante interpretazioni folkie che sono poi seguite, Can't You Hear Me Knocking è in versione più corta rispetto all'originale, poco più di tre minuti contro i sette di quella conosciuta su Sticky Fingers e non ha lo stesso appeal, al contrario Bitch è allungata oltre i cinque minuti, rabbiosa e arrembante, con le chitarre che duellano, gli ottoni che urlano, la voce volgare e sprezzante di un Jagger at the top ed una coda finale jam. Dead Flowers segue il copione conosciuto e se si vuole è ancora più malinconica e crepuscolare, un'altro dei brani influenzati da Gram Parsons poi finito nelle scalette di Steve Earle. Finite le alternative takes ci si sposta alla Roundhouse di Londra il 14 marzo del 1971 in una delle date del Tour dell'addio prima dell'esilio francese. Gli Stones suonano urgenti e regalano agli addolorati fans inglesi un set tutto adrenalina ed energia. Qui vengono riportate una versione assolutamente incandescente di Live With Me e una sporchissima Stray Cat Blues, concisa ma efficace. La lenta e rallentata Love In Vain rimette in circolo il fantasma di Robert Johnson, è in versione da nababbi, manca il mandolino di Ry Cooder ma Richards è superlativo, Midnight Rambler è il solito sabba e in Honky Tonk Woman si fa sentire Nicky Hopkins. Set eccellente basato su estratti di Let It Bleed e Beggar's Banquet. Nella versione super Deluxe un altro CD testimonia l'intero concerto alla Leeds University del 13 marzo del 1971, il giorno prima della Roundhouse e lo stesso Farewell Tour. Col titolo di Get Your Leeds Lungs Out si gode dell' intero set, ed è ancora roba calda, tanto da indurre lo Yorkshire Post a scrivere, il giorno dopo "Mick Jagger col suo incedere tronfio, la sua aria tracotante, quelle sue pose che lo fanno sembrare un pony da circo sessualmente superdotato. Bill Wyman con il suo sorriso da becchino. Gli Stones erano in forma perfetta e Jagger è stato strepitoso. Si è mosso come un pesce e ha urlato come un mulo". Il concerto si apre con Jumpin' Jack Flash e si chiude con Let It Rock passando per tutto quanto offriva la casa all'epoca, comprese le due anticipazioni di Sticky Fingers, Brown Sugar e Bitch. Tredici brani prima di dire goodbye all'Inghilterra e bonjour alla Francia.
MAURO
ZAMBELLINI
C'è una Brown Sugar con uno Jagger scatenato ed Eric Clapton tra le fila, Wild Horses distilla delicatezze country con la deliziosa chitarra acustica di Taylor, chiara l'impronta stilistica di Gram Parsons, a proposito Jagger disse " mi ricordo che in origine ci mettevamo lì seduti a suonarla con Gram Parsons e credo che la sua versione sia uscita leggermente prima della nostra". La versione acustica qui riportata è l'antesignana di tante interpretazioni folkie che sono poi seguite, Can't You Hear Me Knocking è in versione più corta rispetto all'originale, poco più di tre minuti contro i sette di quella conosciuta su Sticky Fingers e non ha lo stesso appeal, al contrario Bitch è allungata oltre i cinque minuti, rabbiosa e arrembante, con le chitarre che duellano, gli ottoni che urlano, la voce volgare e sprezzante di un Jagger at the top ed una coda finale jam. Dead Flowers segue il copione conosciuto e se si vuole è ancora più malinconica e crepuscolare, un'altro dei brani influenzati da Gram Parsons poi finito nelle scalette di Steve Earle. Finite le alternative takes ci si sposta alla Roundhouse di Londra il 14 marzo del 1971 in una delle date del Tour dell'addio prima dell'esilio francese. Gli Stones suonano urgenti e regalano agli addolorati fans inglesi un set tutto adrenalina ed energia. Qui vengono riportate una versione assolutamente incandescente di Live With Me e una sporchissima Stray Cat Blues, concisa ma efficace. La lenta e rallentata Love In Vain rimette in circolo il fantasma di Robert Johnson, è in versione da nababbi, manca il mandolino di Ry Cooder ma Richards è superlativo, Midnight Rambler è il solito sabba e in Honky Tonk Woman si fa sentire Nicky Hopkins. Set eccellente basato su estratti di Let It Bleed e Beggar's Banquet. Nella versione super Deluxe un altro CD testimonia l'intero concerto alla Leeds University del 13 marzo del 1971, il giorno prima della Roundhouse e lo stesso Farewell Tour. Col titolo di Get Your Leeds Lungs Out si gode dell' intero set, ed è ancora roba calda, tanto da indurre lo Yorkshire Post a scrivere, il giorno dopo "Mick Jagger col suo incedere tronfio, la sua aria tracotante, quelle sue pose che lo fanno sembrare un pony da circo sessualmente superdotato. Bill Wyman con il suo sorriso da becchino. Gli Stones erano in forma perfetta e Jagger è stato strepitoso. Si è mosso come un pesce e ha urlato come un mulo". Il concerto si apre con Jumpin' Jack Flash e si chiude con Let It Rock passando per tutto quanto offriva la casa all'epoca, comprese le due anticipazioni di Sticky Fingers, Brown Sugar e Bitch. Tredici brani prima di dire goodbye all'Inghilterra e bonjour alla Francia.
Nell'edizione super Deluxe anche un
DVD con Midnight Rambler e Bitch estratte da uno special televisivo
girato il 26 marzo 1971 al Marquee di Londra davanti spettatori come Eric
Clapton, Jimmy Page, Ric Grech e Andrew Oldham.