La
ristampa in versione espansa del primo album solista di Gregg Allman consente
di ritornare all'inizio degli anni settanta quando la Allman Brothers
Band e i suoi musicisti rappresentavano la nuova musica che stava uscendo dal
Sud degli Stati Uniti e inondava con una forza dirompente l'intero panorama del
rock-blues internazionale.
Non
furono esattamente mesi ridenti quelli che seguirono la morte prima di Duane
Allman e poi del bassista Berry Oakley, due tra i fondatori della Allman
Brothers Band. In particolare Gregg Allman, fratello di Duane, si ritrovò in un
momento di sconforto e di smarrimento e sul futuro della band sembrava
addensarsi una cappa scura di pessimismo. La settimana dopo la morte di Duane
avvenuta il 21 ottobre del 1971, il doppio album Live at Fillmore East era schizzato nelle prime posizioni della
classifica dei dischi più venduti scoperchiando quel vulcano che Duane aveva
contribuito a costruire. Cominciarono ad arrivare i soldi ma la tragedia
incombeva di nuovo come un avvoltoio. La band si era trasferita ai Criteria
Studio di Miami per lavorare a Eat a Peach, l'album iniziato un
paio di settimane prima la scomparsa di Duane. Sapevano che dovevano portare a
termine il lavoro e poi rifugiarsi in tour perché quello era l'unico modo per
esorcizzare il lutto e tenersi assieme. Non erano al massimo della forma,
prendevano vitamine e si erano dotati di un dottore che li teneva sotto controllo
quotidianamente. Naturalmente oltre alle vitamine c'era dell'altro ma questa è
una faccenda che ha segnato l'intera storia della Allman Brothers Band. Gli
sforzi portarono a buon fine, nel nuovo album c'erano diverse tracce già incise
con Duane tra cui le splendide Blue Sky e
Little Martha oltre ad alcuni estratti degli storici show
del marzo e del giugno 1971 al Fillmore East di New York tra cui la kilometrica
e pazzesca Mountain Jam. Non
funzionavano da riempitivo, la cosa era già stata programmata in partenza con
Duane, le novità riguardavano piuttosto la presenza di Ain't Wastin' Time No More, Les Brers In Minor e Melissa dove la band si cimentava adesso in cinque,
con Dickey Betts unica chitarra, salvo gli interventi di Gregg Allman con
l'acustica. Prima di finire l'album la ABB allestì un paio di gig per testare i
nuovi brani ed il suonare dal vivo fu un
toccasana, ridiede energia, riportò vitalità ed una ragione per continuare.
Proprio le nuove tracce attestavano che la loro musica non era morta con Duane,
possedeva ancora ricchezza, brillava e dimostrava che la Allman Brothers Band poteva
ancora proseguire la propria avventura. Ma incombeva sul loro destino una sorta
di maledizione, come se si trattasse di un dramma sudista alla Tennesse Williams.
C'erano tutti i segnali, la verità era
che Berry Oakley, il bassista, era
morto con Duane sebbene il fato lo portò via un anno dopo in circostanze simili
a quelle dell'amico fraterno. "Forse
Duane era il fratello che Berry non aveva mai avuto, ma comunque sia la morte
di Duane fu troppo per lui. Dopo le birre cominciò con il Jack Daniel's, arrivò
a collassare più volte, non suonava come era solito fare, spesso non si reggeva
in piedi e quella è la ragione per cui ingaggiammo Joe Dan Perry per sostituirlo".
Cosi scrive Gregg Allman nella sua autobiografia My Cross To Bear. La depressione fu la nuova compagna di Berry
Oakley e non ci fu nessuna possibilità di convincerlo ad intraprendere una riabilitazione, "non voglio dire che lui voleva morire ma non penso che lui volesse
vivere ancora". L'incidente motociclistico che coinvolse Oakley fu
accompagnato da diverse perplessità, le testimonianze affermano che la sua moto
andò dritta e diretta contro il bus, era ubriaco quando successe, dopo l'urto
si alzò e non volle nessuna ambulanza. Se ne tornò alla Big House ed ebbe una
emorragia cerebrale. Era l'11 novembre del 1972. La tragedia pareva andare a
braccetto con il successo. Quando uscì Eat A Peach
si insediò al primo posto delle classifiche di vendita, non era
mai accaduto, divenne disco d'oro.
La
crescente popolarità della ABB trascinava per inerzia la popolarità di Macon
che gradualmente stava diventando un centro riconosciuto per la sua creatività
musicale ed il pullulare di molte band. La Capricorn
Records con i suoi studi aveva
contribuito a portare in città nomi come Marshall Tucker Band, Wet Willie, Eric
Quincy Tate, Dr.John, Alex Taylor, Captain Beyond, Cowboy, per citarne alcuni,
la nuova musica veniva adesso dal sud e qualcuno la battezzò col termine southern rock. Nell'estate del 1972
prima della morte di Oakley, la AAB iniziò a lavorare a quello che sarebbe
divenuto Brothers and Sisters , l'album della svolta. Gregg Allman portò in
quelle session la canzone Queen Of
Hearts, un pezzo che lo aveva impegnato per più di un anno e mezzo,
costruendola su un tempo in 11/4 come per l'intro di Whipping Post. La presentò
alla band ma dato che era completamente ubriaco nessuno ci fece caso. "Quando chiesi loro il motivo di quel
disinteressamento mi risposero che quella canzone non voleva dire proprio
niente. Allora aspettai la fine di quelle prove e poi me ne andai da solo ai
Capricorn Studios ". Inizia cosi la genesi di Laid Back il primo disco solista di Gregg Allman. Per
qualche tempo il biondo tastierista riuscì a tenere il piedi in due scarpe, da
un lato le session per Brothers and Sisters , dall'altro le
ore in studio per il suo disco, in mezzo qualche ora di sonno per
riprendersi. Esaurito mentalmente e fisicamente
avrebbe lasciato perdere un simile tour de force se casualmente non fosse stato
raggiunto in studio dal bassista Johnny
Sandlin che già conosceva gli Allman per essere stato con loro negli Hour
Glass. Sandlin si propose nelle vesti di ingegnere del suono e possibile
produttore oltre a darsi da fare nel trovare musicisti adatti. Chiese a Gregg
cosa avesse in mano e Gregg gli fece ascoltare These Days di Jackson Browne, della quale possedeva un demo registrato a
New York con Derring Howe. Sandlin gli suggerì l'innesto nella canzone di una
pedal steel ma Gregg inizialmente scartò
l'ipotesi perché non voleva che il brano suonasse country. Al che Sandlin gli
propose il chitarrista Scott Boyer il quale con una Gibson pedal steel fece un
lavoro perfetto senza farlo sembrare un pezzo di country music. Sandlin fu il
collante di tutto il lavoro, col suo basso, coi suoi modi pacati e la sua voce
tranquilla infuse nel collettivo il giusto mood, sapeva come trattare con gli
altri e affrontare le difficoltà, aveva psicologia da vendere.
Uno dei primi musicisti ad essere contattati da Sandlin fu
un ventenne pianista dell'Alabama, Chuck
Leavell che aveva suonato con Alex Taylor and Friends e Dr. John ed il cui
stile si adattava al lavoro che Gregg aveva in mente. Ricorda Chuck
Leavell, "durante la primavera del 72 suonavo nella band di Dr.John e aprimmo in un paio di date per
la ABB, poi per diverse ragioni
Dr.John smise il tour ed io me ne tornai a casa in Alabama. Poco tempo dopo mi
telefonò Johnny Sandlin dicendomi di
questo progetto assieme a Gregg Allman ed invitandomi a prenderne parte".
Leavell finì col suonare in Laid Back
e contemporaneamente anche in Brothers and Sisters assumendo un ruolo importante nella ABB nei
tre anni che seguirono.
In
realtà Laid Back aveva già avuto un prologo quando, dopo la morte di
Duane, Gregg si rifugiò per qualche
tempo a New York a casa di Derring Howe,
caro amico dei due fratelli, che lo ospitò nella sua abitazione sulla Fifth
Avenue. Howe era una sorta di confidente e sapeva che Gregg aveva in mano una
manciata di canzoni sue, che esulavano dal contesto della ABB. Gregg aveva
necessità di tenersi lontano da Macon e così Howe accettò di finanziargli,
nella primavera del 1972 ,la registrazione di alcuni demo ai Criteria Studio di
Miami, tre o quattro canzoni tra cui la struggente Queen Of Hearts. Poi in estate i due si trasferirono al Advantage
Street Studio di New York dove fecero altri brani. Ma Gregg Allman era sempre
talmente ubriaco (parole dello stesso Howe) che fu impossibile portare a
compimento il progetto. Cosa che invece avvenne poco dopo negli studi della
Capricorn a Macon.
Un'altra
canzone ad entrare nella scaletta del disco fu Multicolored Lady di cui
Gregg possedeva già un demo realizzato ai Criteria Studio prima che morisse
Oakley. L'aveva abbandonato per poter terminare Brothers and Sisters ma lo riprese una volta a Macon. L'idea
generale di Gregg era di intitolare l'album Laid Back , un termine di
studio che allude ad una canzone che va col tempo giusto ma ha troppa energia
dentro di sé. Così si spiega l'autore nella sua autobiografia, " allora mi viene da dire ai musicisti, man,
puoi farla con un pizzico in più di laid back? solo un po' più easy, come
tirare fuori un po' di follia da essa. Come se tu fossi Mr.Natural in una
graphic novel di Robert Crumb.....insomma come dire, non tuffarti a
capofitto". E fu proprio questa immagine che Gregg usò per illustrare
ai suoi collaboratori l'intento del disco, " dissi loro di disegnare un Freak Brother e loro risero per
mezz'ora". Non erano musicisti
qualunque, non occorreva spendere troppe parole con loro, dietro i tamburi
c'era il talentuoso Bill Stewart, le
chitarre erano di Scott Boyer e Tommy
Talton che costituivano il cuore del gruppo denominato Cowboy, Charlie Hayward impugnava
il basso e Jaimoe fece in un secondo
tempo le sovraincisioni con le conga. Avrebbero aggiunto un contributo
importante il tastierista Paul Hornsby
che da tempo girava attorno agli Allman, il sassofonista David "Fathead" Newman molto noto negli ambienti jazz, i
chitarristi Jimmy Nalls e Buzzy Feiten, diverse voci di contorno e Butch Trucks. Scott Boyer fu una pedina
importante anche nell'arrangiamento di Midnight
Rider aiutando Gregg a creare un
sound differente rispetto alla versione della ABB contenuta in Idlewild South. " Gli
dissi che volevo un suono swampy, immagine di quegli alberi di palude col
muschio che scende come un velo di sposa, ed intorno gli alligatori e la
nebbia, l'oscurità e la magia". Scott
suonò la pedal steel e contribuì ai testi e alle melodie, Tommy Talton si
cimentò con la slide e la chitarra acustica.
Le testimonianze dicono di un clima cameratesco tra Scott, Tommy e
Sandlin, il fatto di abitare assieme in quel periodo significò molto, lo studio
divenne il loro campo da gioco e tutti si impegnarono ad aiutare nel modo
migliore Gregg per uscire dallo sconforto per la morte del fratello. Il disco
fu un vero miracolo ed una spinta a lenire il dolore. Così affermò Jaimoe
"tu potevi ascoltare tutte
quelle belle canzoni, con influenze che andavano da Jackson Browne a Neil Young, da Bob Dylan a
Tim Buckley, ne avevamo già sentito qualcosa quando Gregg cantava Please Call
Home nella ABB e forse Midnight Rider, ma tutto
il suo talento di songwriter venne fuori con Laid Back".
Il
fatto di lavorare a due dischi quasi in contemporanea causò però qualche
problema. La Allman Brothers Band stava
registrando Brothers and Sisters nello stesso periodo in cui Gregg provava Laid
Back ," era come essere
sposato ed avere nello stesso tempo una fidanzata dall'altra parte della città.
Laid Back era la mia fidanzata, gli altri della band non erano contenti ma io
avevo bisogno in quel momento di fare assolutamente quel disco ". Fu una prima avvisaglia dell'attrito che sarebbe
esploso qualche anno più tardi, in
particolare tra Gregg e Dickey Betts. Nella band Gregg si sentiva paritetico
agli altri, se qualcuno avanzava una idea migliore della sua, lui lo
incoraggiava a metterla in pratica, mai imponeva quello che si sarebbe o non si
sarebbe suonato. Ma con Laid
Back sentì il bisogno di fare
qualcosa di completamente proprio, qualcosa da gestire in prima persona, tanto
che decise, subito dopo la pubblicazione dell'album, di andare in tour con la sua
band, supportato da una intera orchestra. Era un sogno che coltivava da tempo,
allestire una big band sul modello di Joe Cocker's Mad Dogs and Englishmen ma
con un intento ancora più ambizioso, aggiungendovi archi e violini. Assunse
musicisti della Filarmonica di New York
: tre violoncelli, sei violini, sette viole, metà erano uomini, metà donne. Fu
un problema atroce pagarli tutti ma alla fine del tour durato poco più di un
mese, con tappe esclusivamente nei teatri, tutti quegli strumentisti furono
riconoscenti di aver vissuto una esperienza unica, quella di suonare in una
rock n'roll band. Alcune serate furono meglio di altre ma in generale la resa
fu buona anche se Gregg non fu soddisfatto di come cantò, dovendo per forza di
cose modulare la sua voce a volumi più bassi per la presenza degli archi.
L'album che uscì, Gregg Allman Tour , vendette abbastanza bene.
Laid
Back fu pubblicato
nell'ottobre del 1973 due mesi dopo Brothers
and Sisters e per
la maggior parte fu realizzato ai Capricorn Sound Studios di Macon con qualche
parte rifinita al Record Plant di New York. Lo co-produssero Gregg Allman e
Johnny Sandlin , i sontuosi e calibrati arrangiamenti d'archi e dei fiati
furono opera di Ed Freeman con la
sua orchestra. Due i singoli estratti dall'album: Midnight Rider e Don't Miss Up A Good Thing. La copertina (per chi scrive pessima) fu
opera del disegnatore Abdul Mati Klarwein, conosciuto da Gregg a New York, il
quale aveva già realizzato le cover di Bitches Brew e Live-Evil di Miles Davis. Gregg gli inviò una
fotografia e Klarwein fece il lavoro, costò 1500 dollari, nel gatefold
dell'album originario ci sono foto dei musicisti e Gregg con la sua nuova
fiamma Janice Blair entrambi a cavallo. Janice
Blair era giunta a Macon dopo un
divorzio, l'artista la conobbe durante la lavorazione di Laid Back e la sposò immediatamente nel 1973. Iniziarono
a vivere in un appartamento a Macon, all'inizio furono rose e fiori, poi
iniziarono i problemi, di gelosia, di tradimento, di droghe, un rapporto a dir
poco burrascoso. L'anno dopo durante il
tour della Allman Brothers Band di promozione a Brothers and Sisters , a margine di
uno show a Los Angeles, Gregg Allman fece la conoscenza della cantante Cher. Ma
questa è un altra storia.
Laid
Back si
installò al tredicesimo posto della classifica di Billboard e fu accolto
positivamente dalla stampa americana.
Rolling Stone lo definì un album pieno di atmosfera e di colore, molto
diverso da ciò che Gregg faceva usualmente con la ABB, ovvero l'altra faccia di
un songwriter carismatico ricco di talento e personalità, Billboard lo inserì
tra gli album migliori dell'anno mentre Robert Christgau su Creem fu meno
entusiasta, per poi ravvedersi nel 1981 nella sua guida ai Rock Albums degli anni 70.
MAURO ZAMBELLINI