E'
un felice ritorno quello di Little Steven dopo le ottime impressioni destate da
Soulfire
e dai concerti che ne sono
seguiti, un ulteriore modo di proseguire un avventura musicale che lo vede
protagonista da quaranta anni a questa parte sia solo che con Springsteen e
Southside Johnny. Little Steven ama la musica e lo si percepisce in ogni cosa
che fa, inoltre è riuscito a tenere desto il ricordo di quell'Asbury Sound che
tanto ha contribuito alle nostre gioie rock. Miami Steve Van Zandt oltre che
musicista e produttore è un grande conoscitore di musica, in primis quella
legata agli albori del rock come il garage, il soul psichedelico, il beat, la
musica degli anni sessanta e tutte quei nuggets
che hanno contribuito a porre le fondamenta di ciò che è venuto dopo. Se Soulfire
esplorava il lato più
propriamente R&B con tanto di annessi e connessi in quello stile che lo
stesso artista definiva soul horns meets
rock n'roll guitars, per Summer of Sorcery Little Steven va ancora più a ritroso
spingendosi ai suoi anni di gioventù quando le canzoni facevano da colonna
sonora dell'estate, di quell' eccitante stagione in cui ventenne ti innamoravi
per la prima volta della vita, quell' emozione unica che ti faceva sentire
vivo. E' questa l'idea guida attorno a cui è nato Summer of Sorcery.
" I miei primi cinque album
degli anni '80 erano molto personali e politici", ha dichiarato Little Steven aka Steven Van Zandt,"volevo che il mio nuovo materiale
fosse più romantico. Come i dischi che ascoltavo quando sono cresciuto, quando
erano una forma d'arte. Il concetto alla base del nuovo album era di catturare
e comunicare quella prima ondata di estate, l'elettricità nell’aria di quella
sensazione di possibilità illimitate, dell’innamorarsi del mondo per la prima
volta. Ovviamente ci sono riferimenti personali e cenni sparsi ovunque a tutto
quello che sta succedendo socialmente, ma con questo album ho raggiunto
l’obiettivo che mi prefiggevo. Ho creato una raccolta di scene di film
immaginarie che trasportano l’ascoltatore in un’estate da favola".
Esiste
una continuità con il precedente Soulfire perché nell'estate di magia di Little
Steven permangono le fonti della sua musica ovvero il rock n'roll che si
mischia col garage-soul, il R&B che si incontra con la musica latina in
quella dimensione che era propria di certi sobborghi newyorchesi dove le
contaminazioni e il melting razziale erano già diffusi negli anni sessanta. E
poi le chitarre e le festose voci femminili, le percussioni portoricane e i
fiati che grondano di soul, gli arrangiamenti del Wall of Sound e i coretti del
doo-wop. Un collage sonoro allegro, apparentemente spensierato, contagioso, in
grado di trascinare l'ascoltatore nel caldo umido di una estate nel New Jersey
coi bambini che giocano sui marciapiedi inumiditi dagli idranti che rinfrescano
e puliscono le afose strade della città e i fratelli maggiori che cercano un
appuntamento con la Rosalita del quartiere. E' il New Jersey ma potrebbe essere
Brooklyn, Harlem o qualsiasi altra città americana degli anni sessanta prima
che l'America conosca il trauma del Vietnam e i protagonisti di tale amarcord diventino adulti. Innocenza,
sensualità e magia , una musica del
corpo e dell'anima suonata da un team di musicisti di prim'ordine, scritta
appositamente da Miami Steve Van Zandt
e registrata nei suoi Renegade Studios di New York con la co-produzione del chitarrista
e band-leader dei Disciples of Soul Marc
Ribler (Darlene Love, Roger McGuinn, Carole King), mixato e rimasterizzato
da Bob Clearmountain e Bob Ludwig ,due da sempre vicini alle produzioni di
Springsteen. Con Little Steven e Ribler sono il tastierista Lowell
"Banana" Levinger (Youngbloods), il bassista Jack Daley (Boz Scaggs),
il batterista Joe Mercurio (Ben E.King), il percussionista Anthony Almonte (
Kid Creole), Andy Burton è all'Hammond e al piano e una ricca sezione fiati tra
cui Eddie Manion (Springsteen e
Southside Johnny) e tre coriste completano una vera orchestra responsabile di uno sfavillante sound denso
di colori accesi.
Summer Of Sorcery è una raccolta di canzoni che evocano le meraviglie e la
magia della stagione estiva: la spiaggia e il lungomare, la gente nelle strade delle
calde serate in città, il primo amore e la sfrenata lussuria, l'innocenza e
l’esperienza di qualcosa che dà inizio a tutto.
La festa inizia con Communion , si
cita Higher and Higher di Sly Stone,
un carico di trombe, sassofoni e voci femminili sostiene il tutto e ad un certo
punto un cambio di ritmo ed una chitarra distorta spingono verso un garage
soul compreso di clapping e coretto doo woop. E' solo il preambolo perché Soul Power
è ancora più esplicito e sembra di avere Twistin The Night Away di Sam
Cooke in versione Asbury Sound. Party Mambo!
non è nient'altro che un
mambo nella versione pachuca di New York, più Buster Poindexter che Little Steven con tanto di botta e risposta
tra Little Steven ed il backing
femminile. Gli ottoni, le percussioni alla Tito Puente, la chitarra che entra e
se ne va rimandano anche a Kid Creole
and The Coconuts. Gravity non è troppo distante da un simile
groove, una rullata e parte la salsa
rock con gli archi, l'ugola arsa di Steven, le voci di risposta, la voglia di
ballare, il clarinetto e la tromba in una estemporanea pennellata jazz. Soul
funky.
Le vecchie amicizie non si dimenticano, Love Again pare uscito da un disco di Southside Johnny, è rock and soul
corale e romantico, all'opposto Vortex si apre con le sirene della polizia in
una rocambolesca atmosfera blaxpointation. L'orchestrazione è utile al decor cinematografico, basso e fraseggio
nervoso della chitarra strizzano l'occhio a Shaft, il flauto sa di Herbie Mann, siamo in un
ghetto dei sixties. A questo punto Little Steven si ricorda di avere un lato
romantico, supplica in A World of Our Own
nella quale fiati poderosi riempiono una tappezzeria sonora imponente alla
Phil Spector, Suddenly You
si fa ancora più notturno e sommesso, la chitarra acustica dirige
una tenue love song che pare estratta
dal repertorio di Josè Feliciano, affascinante pur in contrasto con l'usuale
stile di Van Zandt. Il rock n'roll bussa con Superfly Terraplane, chitarre sguainate, immagino le coriste
che sgambettano a destra e sinistra, un po di trombe pompose a metà ed il tiro
di Springsteen della Detroit
Medley ma concentrato in una canzone.
Negli anni sessanta anche nei 45 giri c'era chi
aggiungeva un tocco classico o esotico, un clavicembalo, un corno francese, un
sitar, un violoncello. Considerato l'intento di ricreare quell'ingenuo senso di
avventura Little Steven introduce Education
con sitar e tabla prima che i Disciples
of Soul spostino il raggio d'azione
verso un latin flavour, i toni
sono però smorzati rispetto al resto e anche la voce di Little Steven è bassa. L'omaggio
al blues è risolto con I Visit The Blues , West Side di
Chicago, una chitarra butta fuori rabbia e durezza ed una citazione di Killing Floor di Howlin
Wolf. Rimane da dire del finale e
allora un disco divertente e nostalgico di un'era musicale inebriata dalla
gioventù, che alle orecchie del sottoscritto suona un gradino sotto Soulfire,
dà il meglio di se con un pezzo da favola. Summer of Sorcery è una rock
ballad dove le chitarre arpeggiano di fianco alla voce del pirata che qui tira
fuori tutto il romanticismo di cui è capace e
rimanda a quando lui, Southside e Springsteen incantavano le estati del
Jersey Shore con le loro storie di amore, fuga e desiderio. Adesso sono rimasti
solo i ricordi ma non c'è puzza di nostalgia e la canzone è tutto tranne che autoreferenziale,
è si una stretta al cuore e la sgangherata voce di Little Steven raggiunge un
tono epico così da rammentarci un tempo in cui eravamo alle porte del paradiso
e non ce ne siamo accorti. E' una canzone emozionante pur strutturata su tempi
mediamente veloci, commovente con quell'
assolo di sax che resuscita Clarence
Clemons e lo staglia lì davanti a dirci con il suo inciso regale che
nonostante tutto i sogni giovanili non muoiono mai. Strepitosa, uno dei pezzi più belli di questo scorcio
d'anno, con una orchestrazione da manuale che ne aumenta l'enfasi, il pathos,
l'abbandono. Un gol decisivo al novantesimo minuto.
La copertina è opera dell'art-director Louis
Arzonico che si è ispirato alle illustrazioni di Frank Frazetta artefice delle
copertine dei dischi dei Molly Hatchet.
MAURO ZAMBELLINI
APRILE 2019