WAKE UP NATION Route 61
Non si
tratta di parlare bene di certi artisti solo per il fatto che sono italiani, il
nazionalismo è la cosa più distante da me, ancora adesso faccio fatica ad accettare
il tricolore, ma è ormai incontrovertibile che il rock made in
Italy, quello più contaminato con il
blues, non soffra confronti né coi
francesi, né con gli olandesi, con gli inglesi e nemmeno con gli stessi
americani. In un recente viaggio a New Orleans,
Spencer Bohren, bluesman di razza purissima con alle spalle tanti dischi
e diversi festival italiani, mi ha detto che il blues dalle nostre parti è di
prima qualità, compreso i tanti appuntamenti estivi e non ha nulla da invidiare
a quello loro, americano. Ne è conferma Daniele Tenca, che bluesman lo è solo a
metà perché per l'altra metà è un blue-collar rocker di solida formazione
stradaiola con una spiccata vocazione a cantare le esistenze proletarie,
operaie e marginali, uno che ha avuto il coraggio di debuttare con un disco
sulla condizione operaia in fabbrica in tempi come quelli attuali in cui
l'operaio è un fastidio da nascondere o al massimo da sbandierare per fini
elettorali. Naturalmente non si è fermato lì, ha portato il suo blue-collar
rock dal vivo con il potente Live for the Working Class, ha poi collaborato con Francesco Piu
in Ma-moo
Tones uno dei migliori dischi
della Little Italy dello scorso anno e adesso presenta la sua nuova fatica, Wake
Up Nation il cui unico difetto è
un titolo troppo somigliante ad un recente disco di Paul Weller. Ma è proprio
l'unico difetto perché secondo chi scrive è già uno dei migliori album del 2013
anche se siamo solo a gennaio. Daniele Tenca è cresciuto tantissimo, nella
scrittura delle canzoni e nella musica, insieme alla sua band ovvero i
chitarristi Leo Ghiringhelli e Heggy Vezzano, il batterista Pablo Leoni ed il
bassista Luca Tonani ha messo a punto un lavoro che sta a metà strada tra blues
e rock, dove si riversano i tanti rivoli di una formazione musicale squisitamente
americana. Se considerate che Tenca oltre a cantare suona anche la chitarra si
deduce che la band è ad alto tasso elettrico e le chitarre la fanno da padrone in
nome di un sound aspro, intenso, potente,
disposto anche a farsi ballata
acustica crepuscolare, è il caso di Society,
o romantica come Silver Dress, a
immergersi in un folk-rock sporco di fuliggine, la strepitosa versione di It's All Good di Bob Dylan, o
trasformarsi in un distorto boogie tanto vicino a John Lee Hooker quanto ai
Suicide, nella fattispecie Default
Boogie, o in una cupa chain-gang song del Mississippi come Dead and Gone tutta giocata con voce,
slide e percussioni. mercoledì 23 gennaio 2013
sabato 12 gennaio 2013
Crossfire Hurricane
C'è
sempre stato un fondo di sregolatezza nella vita dei Rolling Stones, a volte ed
era circa il 1972 raggiunse un livello
difficilmente controllabile, ed è questo che li ha resi così popolari nel loro essere
pericolosi, arroganti, imprevedibili, perché nonostante siano in tanti a darsi
da fare per redimere il rock n'roll dai propri vizi, il rock n'roll è proprio
questo, quello scarto minimo tra le regole della realtà e una percezione
diversa di queste. Ci sentivamo dei
pirati, avremmo potuto colare a picco ma saremmo affondati come volevamo noi. Quello
scarto si è riproposto fin dai primi giorni della loro esistenza nella loro
musica : noi seguivamo Charlie, Charlie
seguiva Keith. La batteria era sempre in ritardo di una frazione di secondo,
c'è una sorta di leggerissima indecisione che è molto pericolosa perché tutto
può crollare in qualsiasi momento. Non abbiamo mai avuto il tempo di dubitare
di noi stessi o di cercare di prevedere le cose. Andavamo di istinto e ci
comportavamo come ci pareva.
Più
che le urla delle fans, vedevo del
liquido scorrere tra i sedili del teatro e scendere a terra, vedevo l'urina
scendere dalle cosce delle ragazze, se la facevano addosso, capita quando ci si
emoziona, dei commenti dei giornali e delle tv, i Rolling Stones non piacciono necessariamente a tutti, delle risse
ai concerti, se facevi qualcosa di
sbagliato tanto meglio, le ragazze si bagnavano le mutande e i ragazzi facevano
a botte con la polizia, delle droghe, fumavamo
tutti marijuana, poi arrivò l'Lsd, la cocaina e l'eroina, un orgia di droghe
che suscitavano interesse nell'opinione pubblica, degli arresti, mi sentivo Jesse James, furono i poliziotti
a farmi sentire un fuorilegge, nacque la leggenda del fuorilegge, fu in quel
periodo che iniziai a girare in America armato, delle morti, diciamocelo, il futuro di un Rolling Stone è
sempre stato incerto, della fortuna, in
genere i cattivi vengono uccisi alla fine, non questa volta, della fama, a Charlie piacerebbe far parte dei Rolling
Stones senza che a nessuno gliene importi dei Rolling Stones, prima di
tutte queste cose è proprio quello scarto minimo tra la batteria
e tutto il resto la ragione della loro
sregolata concezione del rock n'roll ( e per tanti anni, fino pressoché al
1982, anche della vita).
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