mercoledì 14 luglio 2021

LITTLE STEVEN and the DISCIPLES OF SOUL SUMMER OF SORCERY LIVE!


 

Non è mai stato così produttivo Little Steven come negli ultimi anni, dopo che la macchina della E-Street Band è stata messa in garage. Due dischi in studio a suo nome, uno con Springsteen (Letter To You), il tributo ai Beatles di Macca To Mecca!  e due esplosivi dischi live coi suoi Disciples of Soul. Se Soulfire Live!  era la cronaca del tour che aveva fatto seguito al disco omonimo, Summer Of Sorcery Live!  è il resoconto della serata finale svoltasi il 6 novembre 2019 al Beacon Theatre di New York del tour dello stesso disco. Un succoso documento di tre CD e Blu-Ray dove ancor più che nel precedente live viene messa a ferro e fuoco la musica di Miami Steve Van Zandt, con particolare attenzione all’album Summer of Sorcery, in pratica vengono eseguite tutte le canzoni, e con la cospicua presenza dei cavalli di battaglia del suo vasto songbook. Non c’è comunque sovrapposizione col precedente live perché, a parte qualche rimasuglio del passato, la scaletta è per lo più differente. 


Mixato e rimasterizzato da quella coppia delle meraviglie della sala d’incisione che rispondono ai nomi di Bob Clearmountain e Bob Ludwig, questo live riporta più di due ore di infuocato concerto, con l’aggiunta di un CD supplementare riguardante brani estratti da show sparsi tra il 2017 ed il 2019 all’O2 di Londra, al Fillmore, a Brooklyn ed in altre location. Andiamo con ordine, ventisei tracce compongono il succoso menù del Beacon in una speciale festa della musica dagli ampi risvolti dove è possibile trovare tutto quanto ha espresso Little Steven nella sua carriera. Un esuberante, schiamazzante, travolgente e colorato set in cui il rock-soul scarabocchiato garage con echi di psichedelia di Summer of Sorcery si salda coi diversi brani scritti per Southside Johnny e gli Asbury Jukes e con una chicca, la danzante e scatenata Freeze-Frame proveniente dalla J. Geils Band e con in pista il loro frontman Peter Wolf. Episodio davvero pimpante con un R&B sparato a mille come era nello stile della band di Boston, perfetto per continuare la festa celebrativa degli umori estivi di gioventù messi in campo da Summer Of Sorcery,  con il rock and roll a mischiarsi don la musica latina, il doo-wop con il rhythm and blues mentre le chitarre abbracciano i cori femminili, le percussioni portoricane incrociano i fiati grondanti soul, il tutto arrangiato in una sorta di rigoglioso Wall of Sound da sobborgo newyorchese. La sarabanda inizia come nell’album di riferimento con il carico di trombe, sassofoni e voci femminili di Communion,  per poi svolgere uno dopo l’altro Party Mambo!, la salsa rock di Gravity, il micidiale rock chitarristico di Superfly Terraplane, la calda e amorevole Love Again, il gagliardo Soul Power Twist, il sound blaxploitation di Vortex, i toni notturni di Suddenly You e romantici di A World of Our Town, il blues di I Visit of The Blues e i dieci minuti della evocativa ballata che dà il titolo all’album, qui in versione meno fiammeggiante rispetto all’originale ma altrettanto coinvolgente. Come detto sopra non c’è solo Summer of Sorcery sul piatto, il Little Steven terzomondista ricompare in Los Desaparecidos, I Am Patriot e Bitter Fruit nella quale le percussioni si divertono in un numero alla Tito Puente, e i Disciples of Soul imitano gli Asbury Jukes quando vengono pescate le intramontabili Little Girl So Fine, Trapped Again e Love On The Wrong Side of Town scritte da Miami Steve Van Zandt proprio per Southside Johnny. Splendida è Forever con le coriste scatenate in un soul-rock mai cosi eccitante e sensuale, e altrettanto magnifica è Tucson Train rubata allo Springsteen di Western Stars ma rivoltata in una veste di epica ballata rock con le chitarre, i fiati, gli ottoni e le coriste a sostituire il pomposo arrangiamento d’archi.  Dopo l’immancabile Sun City il finale del Beacon è affidato a Out Of Darkness, concessione al suono anni 80 di Voice of America declinata con pathos springsteeniano.



Se questo è il concerto “ufficiale”, il terzo CD non sfigura in quanto a regali. L’inaspettata ed effervescente Club A Go-Go strizza l’occhio ai ricordi giovanili dell’allora Stefanino, era nel repertorio degli inglesi Animals, Bristol Stomp  è un cameo di primi anni sessanta appartenuta al gruppo “a cappella” dei Dovells e la esplosiva e devastante  (Ain’t Nothin But A)Houseparty  registrata durante il tour di Soulfire riporta di nuovo in scena la J.Geils Band con l’amico Peter Wolf.  Ride The Night  vede la presenza del suo autore, l’australiano Jimmy Barnes, che urla con tutta l’ugola di cui è capace mentre delizie chitarristiche arrivano da Nils Lofgren nella sua Moon Tears. Rimane da dire di una magnifica Groovin’ Is Easy, anche questa registrata al Fillmore nel tour di Soulfire, un blues orchestrale e jazzato degli Electric Flag qui impreziosito dalla magnifica voce di uno dei suoi autori, il cantante Nick Gravenites, e del vulcanico finale di Sun City con tutti sul palco: Little Steven e i Disciples of Soul, Jimmy Barnes, Jake Clemons, Peter Garrett, Garland Jeffreys e Bruce Springsteen. Finale esuberante per un live tutto fiamme e divertimento. Consigliato.

MAURO ZAMBELLINI    GIUGNO 2021