Avrebbe dovuto uscire a Natale del 1979 l'album che poi partorì The River. Erano già state scattate le foto per la copertina ( Frank Stefanko), una con Springsteen seduto su una staccionata, l'altra davanti ad un albero, il titolo doveva essere The Ties That Bind come la canzone che lo apriva. Poi le cose, (la storia è raccontata nel Buscadero di dicembre), presero una piega diversa e il disco doppio che tutti conosciamo uscì nell'autunno dell'anno seguente e con un titolo diverso. Adesso quell'embrione di The River, ovvero l'album singolo, è uno dei CD che compongono il monumentale box The River Collection, quattro CD e tre DVD che raccontano di quel periodo e di quello straordinario disco. Il Single Album è il terzo CD del lotto dopo i due dell'album originale pubblicato il 17 ottobre del 1980, ed è quello che avremmo conosciuto se fosse uscito The Ties That Bind, un disco in cui primeggiavano le canzoni sull'amore e sulle relazioni uomo/donna. Di fianco a titoli conosciuti come Hungry Heart, The River, The Price You Pay e I Wanna Marry You qui presi come vennero registrati nelle session del 1979, ci sono delle novità, non del tutto inedite visto la loro circolazione in tanti bootleg del passato. C'è Cindy una canzone piuttosto leggera per gli standard della E-Street Band ma che fu seriamente in procinto di entrare nella scaletta del definitivo The River, c'è la versione n.1 di Stolen Car, splendida anche se meno rallentata e rarefatta di quella poi scelta, stessa malinconia ma coi tempi di un polveroso roots-folk con tanto di fisarmonica in bella evidenza. Be True è invece un arioso pop-rock con echi di Byrds ed un classico assolo di sax di Clemons il cui testo sottolinea il tono intimista che avrebbe dovuto avere tutto il single album. La You Can Look (But You Better Not Touch) qui presente è meno istintiva e viscerale rispetto a quella che già si conosce ma acquista in aroma fifties, suona difatti come un rockabilly alla Robert Gordon. Riguardo a Loose Ends è difficile capire come non sia stata selezionata per The River, è una canzone bellissima e rimane una delle più sincere love songs del suo carnet, la descrizione di come il rapporto tra un uomo ed una donna si possa guastare fino ad attendere con desiderio che uno dei due prenda il coraggio di dichiarare che la relazione è finita. Una visione piuttosto pessimista dell'amore, una visione quasi dark che anticipa i toni crepuscolari di Tunnel Of Love. Ma la voce appassionata di Bruce e i colpi della E-Street Band la tengono salda al periodo in cui venne concepita. Purtroppo prima del karaoke degli anni duemila raramente è stata eseguita in concerto.
Il CD delle out-takes abbraccia le session di registrazione tra il marzo 1979 e l'ottobre 1980, divise in un record one di rarità mai pubblicate e per lo più sconosciute, alcune ricantate da Springsteen per quest'occasione, mixate da Bob Clearmountain e masterizzate da Bob Ludwig, ed un record two costituito da tracce del cofanetto Tracks e due dal triplo The Essential del 2003. Pane per i collezionisti è quindi la prima parte del CD, che inizia con il sax, la voce rabbiosa e il ritmo incalzante di Meet Me In The City e coi toni duri di The Man Who Got Away, un testo quest'ultima non lontano dalla crudezza di Highway Patrolman. Diverse tracce costituirono la base su cui crebbero altre canzoni, ad esempio la nervosa Little White Lies è un giro tondo elettrico che offrì lo spunto per Be True mentre da par suo The Time That Never Was è una sinfonia romantica con gran lavoro di piano e organo che poteva essere di alternativa a Price You Pay. A ragione fu scelta quest'ultima e ciò avvalora il fatto che dopo aver sentito e risentito tutto il materiale raccolto in questo Box e aver ascoltato Springsteen raccontare nel DVD-documentario di 60 minuti diretto da Thom Zimmy la tumultuosa genesi dell'album, una cosa è certa, quello che uscì come The River nell' ottobre del 1980 è il meglio che l'artista potesse scegliere e selezionare tra tutto il materiale a disposizione. Ben vengano le out-takes ma quelle venti tracce ( a parte l'esclusione di Loose Ends e di Roulette, reputata troppo politica e distante dal tema generale del disco), sono la dimostrazione che i tempi lunghi e la meticolosità con cui Springsteen lavorava in studio non sono solo frutto di una esagerata pignoleria ma il prezzo da pagare per avere tra le mani un capolavoro.
Questo non esclude che altri titoli avrebbero potuto tranquillamente compilare un altro album, visto la loro qualità. Ad esempio Night Fire è un urbanissmo rock dai tempi medi, con tanto di sax ed un bel drive di chitarre, un pianoforte che lascia il segno ed un cantato mai così stretto ed impostato, coerente con l'atmosfera serrata e sospesa del brano. Whitetown ha un taglio più pop mentre in Chain Lightning si scorge l'eco di Pink Cadillac, uno sporco rockabilly industriale ancora da limare, con suono di Farfisa, sax baritono e cori persi nella notte. Finisce con un urlo. Party Lights è invece già rifinita e pronta per il disco, cerca spazio tra Two Hearts, Out In The Street e Crush On You. Veloce, gagliarda, drive chitarristico di prima scelta ed un Bruce smagliante dal punto di vista vocale. Già conosciuta in tanti bootleg Paradise By The C è uno strumentale caciaroso e corale, col sax in gran spolvero, l'Hammond arriva da Memphis e la band fa festa in strada. Più che a The River appartiene al mood di The Wild and The Innocent. Di tutt'altro tenore Stray Bullet, ballata rarefatta segnata dal pianoforte con sfumature jazz, in qualche modo ricorda Drive All Night , suoni acustici e ridente folk&roll invece per Mr.Outside la traccia che chiude questo record one del CD.
Già note per essere state raggruppate in Tracks le altre undici out-takes non posseggono lo stesso appeal collezionistico delle prime ma per chi si fosse perso le puntate precedenti Restless Nights e Roulette rimangono ancora oggi due chicche del songbook di Springsteen e così Where The Bands Are e' con Rosalita una delle più dirette dichiarazioni dell'importanza dell' essere (e vivere) in una rock n'roll band. La stessa canzone è usata nel DVD relativo al concerto di Tempe come sottofondo per i credits. Dollhouse è una fucilata rock contro un amore finto come una casa di bambole, sprazzi di sixties si scorgono in Living On The Edge of World con tanto di coretti pa-pa-pa e uh-uh-uh, c'è un muro del suono in Take 'Em As They Come e Ricky Wants A Man of Her risalente al lontano 1977 è rock n'roll nudo e puro con un tocco di organo Farfisa per sottolineare che "lei è cresciuta e vuole un uomo tutto per sè".
I Wanna Be With You, altra canzone d'amore con un Bruce mai così deciso, arriva dal maggio del 1979 al Power Station ma fu una delle prime tracce registrate per Darkness, Mary Lou è il prototipo di Be True, le prime tre righe di testo sono identiche ma qui il tono è più incisivo ed il sound muscolare. Small Things (Big Things One Day Come) ha quello stile pub-rock e fifties che piacque a Dave Edmunds, che ne fece una cover coi fiocchi e Held Up Without A Gun è un rockaccio da sparare a manetta in mezzo ad uno stadio. Comparve la prima volta negli home demos registrati nel 1979 a Holmdel, New Jersey, la versione qui proposta è rimixata da The Essential.
Tre i DVD in questione, il primo è un nuovo documentario in cui Springsteen seduto nel giardino di casa davanti al garage/studio, con chitarra in mano, racconta per filo e per segno la storia di The River, eseguendo qualche pezzo in acustico, intervallato da immagini di concerti dell'epoca tra cui la festa per il matrimonio di Max Weinberg, le foto di Frank Stefanko e altri rari scatti di Bruce e la sua band, dentro e fuori dello studio di registrazione. La visione a cui ho assistito non aveva nessun sottotitolo, in nessuna lingua, sarebbe desiderabile la loro presenza nella versione commerciale. Inutile dire che i due DVD contenenti il film del concerto della E-Street Band alla Arizona State University di Tempe il 5 novembre del 1980, il giorno dopo l'infausta elezione di Reagan a presidente degli Stati Uniti, a cui Bruce fa riferimento nell'introdurre Badlands, sono una bomba. Non potrebbe essere diversamente, il tour di The River fu micidiale e diverso dalle maratone esplosive del 1978, forse più rabbiose e lancinanti e dai concerti del 1975 ancora pervasi da una certa innocenza e urgenza giovanile. Quello che si evince da questo show, qui presentato con 24 canzoni per una durata di due ore e quaranta minuti, è uno Springsteen meno viscerale di quello del tour di Darkness forse perché la rabbia per essere stato fermo qualche anno a causa dlla nota diatriba con Mike Appel, è ormai scemata e adesso l'artista ha maggiore consapevolezza di sé come uomo, come rocker e come showman. La E-Street Band è la solita macchina da guerra ed in più si è arricchita di quelle sfaccettature che la portano ad essere a seconda dei brani una R&B revue, un combo rockabilly, un'orchestra soul, la più potente rock n'roll band in circolazione. Ma è Bruce Springsteen ad essere uno showman a tutto tondo, non solo il ragazzo della porta accanto che sta conquistando l'America e il mondo con una gang di amici e concerti che hanno la durata di un viaggio aereo intercontinentale. La differenza con gli show attuali ed in genere con quelli post Born In The Usa è subito detta, oggi Born To Run è un po' l'apoteosi dello show e arriva nel finale, a Tempe, il concerto parte in sesta con Born To Run e con la cavalcata selvaggia e l'assolo torcibudella di Prove It All Night. Come dire questo è il rock n'roll, io sono Bruce Springsteen, questa è la E-Street Band. Punto e a capo.
Ma poi c'è anche un altro Springsteen a Tempe, quello che in Tenth Avenue Freeze Out veste i panni del soulman e si infila in un' incandescente R&B dove non gli serve la sua Telecaster perché gli bastano il microfono ed il sudore per evocare Wilson Pickett che canta In The Midnight Hour, di cui fa accenno nel finale del pezzo. Oppure quando strimpella la chitarra come fosse Steve Cropper e si dilunga con una storia di sogni, macchine e ragazze, citando no money down di Chuck Berry e finendo nel magistrale rock n'roll di Cadillac Ranch in cui divertente è il gioco a chiamata e risposta con Clarence, oppure quando gigioneggia da crooner col lungo prologo appassionato di I Wanna Marry You o fa l'Elvis all'inizio di Fire e si scatena come un rockabilly rebel in You Can Look (But You Better Not Touch) e poi diventa dinamite pura in Ramrod. Ci sono i classici dei suoi show, The Promised Land, Badlands, Thunder Road e Rosalita che manda in orbita l'Università dell'Arizona, c'è l'epica e commovente Jungleland e la fulminante Detroit Medley ma c'è anche la concentrazione e l'impegno che accompagnano i brani dell'album appena pubblicato, ovvero Jackson Cage, la sparatissima Two Hearts, lo sferragliare di Out In The Street, la divertente e corale Hungry Heart non ancora il sing-along che sarebbe poi diventata, la birichina Sherry Darling, la sottovalutata Crush On You ed una I'm A Rocker alla velocità della luce. E' uno show divertente e intenso, ma anche intimo ed emozionante quando Bruce con sguardo che si perde nell'infinito, senza chitarra ma con l'armonica, si lascia inghiottire dai versi e dalle parole di The River e canta quella ballata come fosse una preghiera.
Ha tempo di cambiare giacca e camicia fradice di sudore ed entusiasmo, lo show è lungo, la serata caldissima, Tempe, Arizona 11/5/80 è uno dei concerti mitizzati del Boss, Rosalita sembra aver stremato sia Bruce che il pubblico ma l'encore è un tripudio, in sequenza sono I'm A Rocker, Jungleland e Detroit Medley prima dei saluti e gli abbracci finali sulle note di Where The Bnds Are. Annata 1980, tour di The River ovvero una delle ragioni per cui è valsa la pena essere nato. Ottima la qualità audio, mixato in stereo da Bob Clearmountain e rimasterizzato da Bob Ludwig, due veterani delle produzioni del Boss, buona, vista l'età, la resa video, seppur con una predominanza di toni scuri e bluastri, montato da Thom Zimmy, abituale collaboratore di Bruce. A margine anche 20 minuti di immagini tratte dalle prove del The River Tour svoltesi a fine settembre 1980 a Litiitz in Pennsylvania che mostrano Springsteen e la band lavorare agli arrangiamenti di quello che allora era ancora materiale inedito. Cosa dire di più, questo è Bruce Springsteen, l'uomo che ha salvato il rock n'roll.
MAURO ZAMBELLINI