Si sono
finalmente aperti i rubinetti e dopo un periodo in cui Willy DeVille era stato seppellito anche
discograficamente, cominciano a circolare documenti sulla sua purtroppo
prematuramente interrotta avventura musicale. Chi si muove meglio sono i
tedeschi, che non sono tutti come la Merkel, e nutrono ancora oggi grande stima
per il gitano, tant'è che animano da anni un Willy DeVille International Fan
Club. Fin dagli anni settanta il nostro si è esibito centinaia di volte in
Germania, questo spiega il ricco archivio che esiste da quelle parti, in
primis la serie Rockpalast che ha già
visto pubblicato due CD e un DVD (assemblati insieme), recensiti su questo
blog, su concerti di Mink DeVille nel 1978 e nel 1981.
Adesso ritornano sul luogo del delitto dando alle stampe altri due concerti di Willy DeVille, a Bonn il 25 marzo del
1995 e nella stessa città il 19 luglio del 2008, solo un anno prima della sua
scomparsa. Entrambe le performance sono
di eccelsa qualità, uno di taglio più rock, l'altro con una maggiore venatura
blues. Il DeVille del 1995 è in forma smagliante, all'apice della carriera e
mai così rock, pur non privandosi dello charme chicano e delle malizie New
Orleans, un artista nel pieno della sua creatività con un carisma pauroso,
nell'anno di pubblicazione di Loup Garou. Sul palco sembra Capitan
Uncino, vestito di nero, sicuro di sé,
con orecchini, l'imponente ciuffo e fluenti capelli lunghi sulle spalle, un
magnetismo incredibile. Arriva dopo che la band lo ha introdotto con un numero
da orchestra di James Brown, uno strumentale col sassofono (Mario Cruz) in gran spolvero, è regale
e si capisce immediatamente la caratura
del concerto. La melliflua Slow Drain gli
serve per prendere le misure, poi è rock n'roll da tagliagole e rhythm and
blues dinamitardo. Steady Drivin' Man è John Lee Hooker e Highway 61 mischiati assieme,
Cadillac Walk privata di ogni orpello e del tradizionale passo d'anatra con
la Gibson è un boogie sporco e bastardo. In cattedra c'è Fred Koella un chitarrista che in quel periodo non aveva nulla da
invidiare a Steve Cropper, la band, contrariamente a quanto c'è scritto nel
booklet, vede Cruz e Koella affiancati al tastierista e fisarmonicista Seth Farber , al percussionista Boris Kinberg, al batterista Shwan Murray e al bassista David Keys. Dopo l'inizio al fulmicotone, Willy allenta la presa e
partono le ballate del border del calibro di Heart and Soul, quelle melodrammatiche come Heaven Stood Still ed una Mixed
Up,Shook Up Girl che porta a passeggiare il Dylan di Pat Garrett and Billy The Kid sulle strade di Spanish Harlem. Poi è
festa New Orleans con Key To My Heart e Every
Dog Got His Day mentre Angel Eyes tira verso il Messico così
come Demasiado Corazon dove
magistrale è l'arpeggio di chitarra di Koella. Dopo l' ammiccante Hey Joe, Even While I Sleep ribolle di
sapori cajun mentre Willy ormai
mattatore, passa dal parlare spagnolo, francese, inglese come un attore
provetto. Quando imbraccia la slide il Mississippi inonda la Germania, Spanish Stroll è meticcia e fradicia di
vizio, il cameo di Amazing Grace per sola chitarra acustica il prologo al riff al
vetriolo di una devastante Dust My Broom.
Grande concerto, grande band, immenso Willy, un artista che non ha diviso
arte e vita fino alle estreme conseguenze, per cui Dylan, solitamente restio ad
apprezzamenti, in una recente intervista a Bill Flanagan ha proferito "inammissibile che un artista del suo livello
non sia nella Rock and Roll Hall of Fame mentre lo sono gli Steely Dan e i
Mamas and Papas".
Willy DeVille nell'estate 2008 a
Bonn appare nell'ultima delle sue apparizioni al Rockpalast , è un personaggio
che ha dovuto lottare con le traversie
della vita, contro l'ignoranza dei discografici e del pubblico americano che
non l'ha mai amato. In Germania invece è venerato e lo si vede dal pubblico numeroso,
lo show è riportato sia in DVD che in CD
e mostra diversità col precedente, in primis perché si svolge open air, secondo perché Willy ha
ripristinato la sigla Mink DeVille Band
col ritorno di vecchie conoscenze quali
il bravo tastierista/fisarmonicista Kenny
Margolis, il batterista Shawn Murray
e il percussionista Boris Kinberg, assenti durante il periodo del trio
acustico, la vocalist Yadonna Wise e il bassista Robert Curiano
presente nell'Italian tour del 1984. Nuovo è il muscoloso chitarrista Mark Newman
che con la slide imprime allo show un deciso approccio bluesy. Dal Capitan Uncino di tredici anni prima,
Willy si è trasformato in un incrocio tra Dracula e un nativo americano, pallido,
emaciato, capelli lunghi dritti nerissimi, baffetti spioventi laterali,
pendenti turchesi, collana e occhiali con lenti rossastre. L'aspetto non è
rassicurante, Willy, a causa
dell'incidente automobilistico di qualche anno prima, si sorregge su uno
sgabello e solo a tratti si mette in piedi con la chitarra. Non mancano le sigarette, una dopo l'altra e
la voce è ormai un profondo latrato blues da far impallidire perfino Howlin '
Wolf. Dà il via allo show con la litania oscura e mannara di Loup Garou raccontando di neri serpenti,
paludi infestate da spiriti e lune gialle. Un inizio magnetico che porta l'artista in
quell'universo notturno e oscuro che gli anni in Louisiana gli hanno
appiccicato addosso e grazie al lavoro di Mark Newman intinge in un blues
viscerale. Certo non mancano gli altri ingredienti del suo pachuco come
l'uptempo r&b di So So Real estratto
dall'appena pubblicato Pistola, la cajun music di Even While I Sleep e le
dolcezze romantiche di Heart and Soul oltre
ai lasciti del suo periodo newyorchese, Spanish
Stroll e Mixed Up Shhok Up Girl. Non
mancano nemmeno i suoi hits (Hey Joe e
Demasiado Corazon) e
il tributo a Chuck Berry con un una torrida Savoir
Faire in medley con Cadillac Walk ma
sono altri i titoli a rendere questa esibizione diversa, immagine dell'ultimo
corso dell'artista. Sono due vecchi
brani come Steady Drivin' Man e Just Your Friends rimessi a nuovo
accentuando il drive rollingstoniano nel
primo e con una forte dose di blues alla John Lee Hooker il secondo, con
l'aggiunta della fisarmonica di Margolis in una versione crepuscolare da ultima notte di Billy The Kid. E poi c'è
il lurido rockabilly di White Trash Girl,
storia di degrado in un microcosmo di sottoproletariato bianco del sud, il
bluesaccio Delta di Muddy Waters Rose Out
Of The Mississippi Mud e lo swampin' di You
Got The World In Your Hands, la prima tratta da Crow Jane Alley, la
seconda da Pistola. Se a queste aggiungete poi Bacon Fat avrete uno show mai così blues e un
artista con una ispirazione ed un savoir faire ancora lontane dal
tramonto. Se ne andrà esattamente un anno dopo.
Ai due irrinunciabili Rockpalast segue la pubblicazione di questo triplo CD
antologico, Collected, che grazie al
lavoro dei fans olandesi, aiutati dalla locale Universal, ripercorre l'intera carriera
di William Borsey Jr., dalle origini quando il suo set si chiamava Mink DeVille fino al momento della sua
morte, nell'agosto del 2009, quando tutti lo conoscevano come Willy DeVille. Un' importante antologia
che racchiude brani registrati con le diverse etichette più un terzo bonus CD
contenente alcune rarità, qualcuna
interessante, altre di valore solo collezionistico. All'opera hanno
collaborato parecchi musicisti, produttori, fotografi (Patricia Steur, Rocky
Schenk) che nel corso degli anni hanno lavorato con Willy, scrivendo le note
del curatissimo booklet interno e lasciando il loro appassionato ricordo su un
uomo tanto eccentrico quanto generoso.
Due CD
e 40 canzoni ricompongono la sua carriera "ufficiale"
privilegiando i brani più noti e rappresentativi in una sorta di allargato greatest hits. Il
primo CD analizza i Mink DeVille Years partendo
dal 1977 ( appare quindi errato quel 1976 strillato in copertina ) perché la
prima traccia è quella Spanish Stroll che
uscì nel disco debutto del 77. Da quel disco, in Europa intitolato Cabretta,
sono estratte anche Mixed Up,
Shook Up Girl, Cadillac Walk, Little Girl mentre dal seguente Magenta
arrivano Just Your Friends,
Guardian Angel, Soul Twist. Un reato aver
tralasciato Steady Drivin'Man e
Desperate Days ma sono talmente tante le perle regalate
dal gitano nel corso della sua carriera che 40 titoli sembrano davvero
insufficienti a raccontare la sua arte.. Chiude il
periodo Capitol Le Chat Bleu con Mazurka,
Savoir Faire, This Must Be The Night, JustTo Walk That Little Girl Home ,
Heaven Stood Still. Ben cinque
brani dal disco "parigino" a dimostrazione dell'apprezzamento sempre
riservatogli dai fans della vecchia Europa. Coup De Grace è presente con Maybe Tomorrow, la cover You
Better Move On e Love and Emotion mentre Angels
espone Demasiado Corazon e Each
Word's A Beat of My Heart . Due brani contro i tre di Sportin'
Life (Italian Shoes, I Must Be
Dreaming, In The Heart of The City), scelta del tutto discutibile visto la
scarsa popolarità di quel disco per quel suono synth-80. Il sipario sugli anni di Mink DeVille
cala con la superba resa di Stand By Me. Un primo CD magnifico anche se i brani sono tutti ampiamente
editi, così come il materiale del secondo CD imperniato sui Willy
DeVille Years. Qui prevale la parte melodica e romantica dell'artista pur
non mancando dei suoi affondi taglienti
e del suo pachuco mexican- New Orleans. Dal controverso album con Mark Knopfler
sono pescate Miracle, Storybook of Love, Assassin of Love (personalmente
avrei aggiunto anche Nightfalls ). Il
periodo New Orleans viene affrontato con due titoli di Victory Mixture, Hello My Lover e Beating Like A Tom-Tom, tre
di Desire,
Hey Joe, Even While I Sleep e la stupenda I Call Your Name mentre un titolo dello
stesso album, Voodoo Charm è preso dal disco francese della Fnac, Big
Easy Fantasy, e solo uno di Loup
Garou, Still ( I Love You Still) quando
avrebbero potuto starci anche Loup Garou
Bal Goulà per le sue malsane suggestioni da bayou des mysteres e lo sporco rockabilly sudista White Trash Gir. Copiosa la selezione dell'album memphisiano e
Delta blues di Willy ovvero Horse
of Different Color, ben cinque tracce (Gypsy Deck Of Hearts, Across The Borderline, Lay Me Down Easy, The
Downing Of The Flamingo, Hangin Round My
Door), due ripescaggi da Crow Jane Alley (Come A Little Bit Closer e Right There, Right Then) ma qui la title
track e la cover di Slave To Love avrebbero
meritato la convocazione, e due dal
crepuscolare Pistola, I Remember The
First Time e When I Get Home. Ci
poteva stare anche la cover di Louise di Paul Siebel perché riesumare una canzone
così bella di un artista tanto sconosciuto , è mossa che poteva fare Willy
DeVille, Bob Dylan e pochi altri. Eccellente anche questo secondo CD a conferma di un songbook sontuoso zeppo di canzoni superlative e melodie
indimenticabili. Ma è il terzo CD a solleticare i fan visto le curiosità
presenti, non tutte all''altezza della situazione. Occasione questa del bonus
disc che era da sfruttare meglio riportando out-takes e brani live inediti di ben altra caratura.
In questo CD ritornano in circolo le
tracce che componevano la ormai introvabile soundtrack del tostissimo film di
William Friedkin Cruising ovvero le nervose Pullin' My String, It's So Easy e Heat
Of The Moment prodotte da Jack
Nitzsche, ci sono due testimonianze della parentesi acustica e in trio di Live
In Berlin, la toccante Carmelita di
Warren Zevon e Let It Be Me , il duetto con Brenda
Lee in You'll Never Know e quella Dust My Broom alla Elmore
James con cui Willy chiudeva i suoi memorabili show degli anni novanta. Del tutto discutibile
è l'inclusione delle versioni remix di Assasin
Of Love, Italian Shoes, I Must Be Dreaming, tre titoli già inclusi nel
secondo CD, all'insegna di quel syntho-pop
e drumming elettronico anni '80. Non
sono l' immagine corrispondente alla musica
di Willy, furono un tentativo da
parte della casa discografica di far girare il suo nome in Mtv per farlo
conoscere al refrattario pubblico americano. Dagli archivi poteva uscire materiale molto
più interessante, ad esempio la versione bluesata di Motorhead
Baby di Johnny Guitar Watson, una
delle out-take di Le Chat Bleu oppure le
tante tracce live che ogni sabato mattina dalla community web radio australiana
89.7fm la trasmissione DeVille Hour mette in rete. Azzeccata invece la messa in campo di Who's Gonna Shoe Your Pretty Little Foot uno standard interpretato molte volte da Willy in concerto
qui in duetto "bilingue" col cantante svizzero Polo Hofer, e la versione spanglish
Cuemtame Un Cuento col gruppo
spagnolo Celtas Cortos. Quasi inedita è Pride
and Joy (niente a che vedere con lo stesso titolo di Steve Ray Vughan),
B-side del singolo Italian Shoes , anche
questa vestita con le sonorità sincopate
degli anni ottanta.
Succulenta
la parte provenienti dalle incisioni delle 2
Meter Sessions, una stazione radio e
TV olandese divenuta nel tempo un eccezionale archivio di registrazioni in
acustico per tanti artisti. Lì Willy DeVille ci è passato tre volte, nel 1987,
nel 1992 e nel 1999. Le prime due sono
qui documentate: del 1987 sono Hard
Time, scheletrico blues per chitarra
acustica solo sussurrato ed una affranta versione di Well It's True So True di Sheldon Ganz, registrate da Willy pochi
giorni dopo la morte del fratello, mentre non sono inedite le registrazione del
1992 (erano su un mini CD del 1993 intitolato I Call Your Name) dove Willy faceva da ponte tra Robert
Johnson e John Lee Hooker con dei blues scarni e profondi, magri accordi di
chitarra ed una voce che affiorava dal fango del Mississippi. Per chi non le
avesse già, I'm In The Mood, Early Morning Blues e Who's
Gonna Shoot Your Pretty Little Foot sono la deliziosa conclusione della più
completa antologia (ma il terzo CD necessitava di scelte più accattivanti) oggi
in circolazione su uno dei più grandi e
sottovalutati artisti della storia del
rock.
MAURO ZAMBELLINI MARZO 2015