Registrato
principalmente nello studio casalingo di Springsteen nel New Jersey, con
l'aggiunta di alcune session in California e a New York, ci sono voluti più di
venti musicisti per realizzarlo, tra cui Patti
Scialfa che ha contribuito alle voci e agli arrangiamenti vocali di quattro
tracce, Jon Brion (Kanye West, Fiona Apple) che suona la
celesta, il moog ed il Farfisa, David
Sancious con le tastiere, Charlie Giordano con l'organo e Soozie
Tyrell col violino, oltre al produttore Ron Aniello che ha suonato basso, tastiere e altri strumenti. Se qualche
riferimento al passato è concesso, il
ricordo va a taluni arrangiamenti di Tunnel Of Love ( ma là le canzoni erano di
ben altro livello) e al pasticcio di Outlaw Pete in WOAD, anche se qui il carico orchestrale è
imponente. Nell'iniziale Hitch Hikin' serve
al coinvolgente crescendo accompagnato dalla voce di Bruce che ripete come un
mantra I'm hitch hikin' all day long ma
in diversi momenti è davvero eccessivo e stucchevole. In The Wayfarer sembra che la chitarra, il pianoforte ed una batteria
metronomica aspettino l' arrivo puntuale dell'orchestrazione, mentre la melodia intona "sono un viandante che vaga di città in
città, alcune persone traggono ispirazione stando davanti ad un fuoco con le
pantofole infilate sotto il letto; quando tutti dormono e le campane suonano
mezzanotte le mie ruote sibilano sull'autostrada".
La malinconia della
canzone che dà il titolo all'album è sottolineata dalla lap steel, ci sono
stivali, canyon, coyote, tramonti, whiskey bar e John Wayne oltre all'immancabile
cascata di archi e violini. Tucson Rain è una road song costruita sul verso" il duro lavoro pulirà la tua mente ed il tuo corpo", e Sleepy Joe's Cafè possiede l'afflato country di un viaggio tra
San Bernardino ed il confine messicano incrociando truckers, bikers e trombe
mariachi.
"Guidare veloce, cadere rovinosamente, non pensare al domani, non preoccuparsi delle cicatrici, ho due chiodi nel mio tallone, una clavicola rotta ed una placca nella gamba ma riesco lo stesso a portarmi a casa". Pare Junior Bonner nel film l' Ultimo Buscadero trasportato nel mondo delle auto ma è Drive Fast (The Stuntman), lenta e nostalgica pur con un sobbalzo a metà, inficiata dal solito carico orchestrale.
In Chasin' Wild Horses la lap steel evoca grandi spazi e sembra di essere capitati in una canzone dei Richmond Fontaine ma poi la grandeur da colonna sonora di un film degli ani 40 prende il sopravvento, cosa che si ripete in There Goes My Miracle con " le strade sono diventate dorate, sto cercando il mio amore, ecco che il mio miracolo si allontana, l'amore, dà l'amore prende". Non pensavo di sentire tali versi in una canzone di Springsteen ma l'atmosfera Hollywoodiana lo richiede.
I tramonti fanno parte della
scenografia "anche se non è il tipo
di posto in cui vuoi stare da solo. Giornate calde e notti fredde, vado da un
bar all'altro qui nella città solitaria desiderando solo che tu sia qui al
tramonto". Sundown è l'ulteriore immagine western di questo film, al
pari di Somewhere North of Nashville,
il brano più corto dell'album con un'aria vagamente Devils and Dust. C'è un
violino in solitudine e ci si immagina Bruce cantarla ad occhi chiusi. Una
storia di incomprensione è il motivo di Stones,
"lui si sveglia al mattino come se avesse delle pietre in bocca, il vento
soffia attraverso gli alberi", la ballata volutamente non decolla ma
si infrange sulle bugie di lei. Il finale di Moonlight Mile lascia l'amaro in bocca per cosa avrebbe potuto
essere e non è. Lenta e dolente con
arrangiamenti finalmente leggeri ed una pedal steel che è dolce malinconia
lambisce i confini del folk, la voce di Bruce mai così umana fa la radiografia
dell'anima. Può essere che un unico, o quasi, ascolto in anteprima non
permetta un giudizio più approfondito ma fossero state tutte così le Western Stars non si avvertirebbe una palpabile sensazione
di imborghesimento pop.
MAURO ZAMBELLINI
MAGGIO 2019