Quasi contemporaneamente sono uscite in
Italia, paese piuttosto avaro di simili pubblicazioni, due storie del rock
diametralmente differenti. La prima, intitolata Almost Cut My Hair e divisa in due volumi, 1960-1968 il primo e
1969-1979 il secondo, è firmata da Lorenzo Allori, toscano di Prato del 1976,
la seconda, Long Playing, firmata da
una delle prime firme del Mucchio Selvaggio, Blue Bottazzi, emiliano di
Piacenza , prevede un Lato A (già in circolazione) sugli anni sessanta e
dintorni ed un futuro Lato B che dagli anni ottanta arriverà al nuovo secolo.
Diametralmente differenti nel punto di vista di come la storia del rock è
osservata: la prima cerca di essere un'analisi il più possibile oggettiva e
storiografica, la seconda asseconda i gusti e la soggettività dell'autore
Bottazzi, non si preoccupa di essere esaustiva e completa ma solo risaltare la
sua visione e le sue emozioni circa il suo sentire.
Almost Cut
My Hair (Bonanno
Editore, 15 euro a volume) è un'analisi della società americana alla luce
dell'influenza che la nascita del rock n'roll ha avuto sulla sua cultura, sulla
politica e quindi sulla storia del ventennio 1960-1980. Difatti il sottotitolo
strilla: musica rock e società americana e
l'opera approfondisce i legami tra la forza della musica rock e i cambiamenti
sociali che ne sono scaturiti, ponendo in evidenza come la musica rock sia
stata la vera origine dell'esplosione che ha irreversibilmente modificato la
faccia degli Stati Uniti. Nata a seguito di una tesi in storia americana presso
l'Istituto Cesare Alfieri di Firenze, l'opera è divisa in capitoli di analisi
giornalistica, storica e culturale e capitoli musicali, tenendo stretto il
connubio tra eventi socio-politici e scenari rock. Lorenzo Allori passa con destrezza dai primi
ai secondi, scrivendo dei fermenti dei mitici
anni sessanta e della frustrazione dei decadenti anni settanta,
arricchendo il tutto con recensioni, schede monografiche e segnalazioni mirate
così da offrire una guida ad un ascolto consapevole e approfondito del rock
americano da Elvis Presley a Patti Smith passando per gli anni di Kennedy,
Johnson e Nixon. Non mancano osservazioni del tutto personali come quando Allori definisce conservatore il nascente movimento del roots-rock con in testa The Band o fa di tutta l'erba un fascio quando affronta Southern rock e country-rock ma il bello delle storie è proprio questo, ognuno la può raccontare come vuole.
Diverso il lavoro di Blue Bottazzi in Long Playing (Narcissus.me, 19.99 euro
a volume) dove prevale un punto di vista fortemente soggettivo nel raccontare
gli anni sessanta e dintorni senza seguire una cronologia precisa e quella
divisione in generi ed eventi che
normalmente si ritrova in una storia del rock. Tanti i capitoli affrontati, dal
rock n'roll degli anni cinquanta agli Happy Days, dalla Sweet Soul Music divisa
in soul, Tamla e Stax alla British Invasion, dai Festival Rock a Le Donne del
Rock, da Dylan al Progressive, dal Rock
duro alla Cosmic America ( Gram Parsons e Townes Van Zandt) dal folk elettrico al
rock italiano, fino all'Avanguardia e alla Fusion, parti queste che stanno un
po' a fatica in un testo che si autodefinisce Una Storia del Rock. C'è forse di tutto e di più in questo Long Playing, senza a volte andare troppo per il sottile nella disamnina dei singoli artisti o fenomeni, ad
esempio mi pare riduttivo liquidare i Songwriters coi soli Tim Hardin e Leonard
Cohen o ridurre americana a Van
Morrison, Creedence, Neil Young e Allman, dimenticandosi di tutto un esercito di blue-collar rockers e band minori che hanno costellato gli anni settanta vivendo nell'ombra ma suonando ottima musica, come azzardato infilare nel Rock Duro Bob Seger, la J.Jeils Band e Super Session. Ma la carne al fuoco è tanta e la singolarità e anomalia di Long Playing è proprio questa, seguire i gusti e la visione dell'autore
senza troppe mediazioni, indulgenze e storicizzazioni, mettendo i long playing sul piatto secondo l'umore del momento, tutt'al più colorando la storia e i suoi
protagonisti con la sacrosanta enfasi che si merita. Negli artisti che più ama,
a cominciare da Van Morrison, Blue dà il meglio di sé, in altre parti (gli Stones ad esempio, e anche gli Allman) tronca
la loro avventura artistica quando i loro dischi e la loro musica non collimano più con i suoi gusti. Prendere o lasciare,
questa è la storia del rock secondo Blue Bottazzi, come afferma lui la storia che mi sono sentito in dovere di raccontarvi, come è andata per davvero per supplire alle inesattezze, invenzioni e banalizzazioni che circondano le cronache della musica rock. Meglio accettarlo come il racconto della
colonna sonora che ha accompagnato la sua formazione umana e musicale, i suoi
sogni, i suoi desideri, le sue cadute e le sue risalite, i suoi amori, l'illusione ( o realtà) di poter trovare una chiave che
gli potesse cambiare la vita o almeno regalargli le stesse emozioni che Blue prova quando è in sella alla sua moto.