Non è stato a mio modo di vedere un anno particolarmente
fertile e creativo almeno per quanto riguarda i territori musicali che
abitualmente bazzico ed è il secondo anno che va così, una ragione ci sarà
oltre al mio invecchiamento e alle mie emozioni sempre più difficili. Non mi si
venga a dire che il rock è morto, l'ho già sentito tante volte ed è una
cantilena cretina. In ambiti di musica indie riferiscono che la scena è sana,
io ci credo a stento perché le ultime band in grado di assurgere a giusta celebrità
uscite dal girone giovanile sono stati i Radiohead e Wilco ( quest'ultimi grandissimi
anche quando non fanno un disco nuovo ma
concerti memorabili come quelli di Milano e Torino) e di anni ne sono
passati parecchi. Il fatto è che i dinosauri resistono e non vogliono andare in
pensione così il ricambio è arduo. Neil Young con Psychedelic Pills ha fatto un disco, anzi un mezzo disco, il
secondo, commovente , Bob Dylan con Tempest
ha trovato visioni grandiose, Van Morrison, chi l'ha sentito ne dice bene,
Springsteen ha spezzato la mediocrità dei suoi ultimi dischi in studio con un
intenso, amaro ma lucido Wrecking Ball,
Tom Petty ha suonato il miglior show dal
vivo di rock n'roll dell'anno, Ian Hunter ha dato seguito al bellissimo Man Overboard con l' eccellente When I'm President, John Hiatt va
avanti per la sua strada e con Mystic
Pinball ha fatto tris, l'ultimo di Graham Parker dicono che sia
il suo migliore da ventanni a questa parte anche con quella deprimente
copertina (vi sarete accorti che la crisi ha colpito anche i recensori e c'è
stata una stretta non indifferente negli acquisti, poi diciamocela tutta, i
concerti costano troppo così che essere rockisti oggi è divenuta una pratica di
lusso quasi come giocare a golf), Mark Knopfler ha realizzato, Privateering, un disco splendido per
atmosfera, tecnica strumentale, calore
rilassatezza. Per gente un po' più giovane come i Black Crowes è solo
stata questione di lifting, il leader Chris Robinson ha pensato bene di tornare
al vintage e assieme al chitarrista Neal Casal, al tastierista Adam McDougall, al
bassista Mark Dutton ed al batterista George Sluppick ha messo in piedi Chris Robinson Brotherhood con cui ha potuto
finalmente soddisfare i propri sogni ovvero stabilirsi a San Francisco,
comprarsi incenso, patchouli e camicie a fiori e suonare fino alla nausea ballate di new
cosmic Californian sound con in testa i Grateful Dead di Wake of The Flood. Due dischi in un solo anno sono forse troppi ma
se il visionario e lisergico Big Ritual
Moon con echi perfino di Pink Floyd ed il
più aspro e rocknrollistico The
Magic Door fossero stati assemblati assieme, qualcuno, anche tra i più
anziani, sarebbe corso a comprarsi un acido per volare nel passato.
lunedì 31 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
IAN HUNTER life after glam
life
after glam
Adesso
che Ian Hunter è tornato in auge grazie agli ottimi Man Overboard e When I'm The President il suo
catalogo viene preso di mira e la sua carriera viene setacciata con grande
gioia dei vecchi fans che magari posseggono vinili ormai gracchianti e, si
spera, dei neofiti che così potranno apprezzare uno dei rocker inglesi più
originali e versatili. In particolare sotto i riflettori sono i dischi che
segnano il passaggio dagli anni settanta agli ottanta, un momento
particolarmente felice per l'artista dopo l'avventura coi Mott The Hoople e
l'inizio della carriera solista. Già nel 2009 c'era stata la ristampa in
edizione Deluxe del suo immenso You're Never Alone With a Schizophrenic,
espanso con un po' di out-takes e con un intero CD live, adesso invece arriva un cofanetto di 4CD From
The Knees of My Heart che raccoglie lo stesso disco più il potente live
Welcome
To The Club del 1980, il controverso Short Back n' Sides dell'anno
seguente e sotto il titolo di Ian Hunter Rocks la cronaca di uno
show al Dr.Pepper Festival di New York nel settembre 1981 pubblicata negli anni
ottanta solo in video e subito scomparsa dal mercato. Considerato che tutto
questo malloppo costa come un singolo CD è lecito giustificare l'ulteriore riproposizione di Schizophrenic
qui incluso per raccontare in modo completo quel periodo della carriera di Ian Hunter.
Quando
Hunter registrò Schizophrenic aveva alle spalle il successo con uno degli inni
del glam, All The Young Dudes ed una
carriera solista che tra alti e bassi aveva offerto l'interessante All American Alien Boy, il disco che lo aveva avvicinato al
rock americano. Nel 1979 Hunter sfruttò la montante scena urbana dei songwriter
elettrici, in particolare Springsteen e proprio negli studi dove questi
registrò The River ovvero il Power Station di New York, con alcuni
membri della E-Street Band cioè Roy
Bittan, Gary Tallent e Max Weinberg più alcuni collaudati collaboratori tra cui
il chitarrista Mick Ronson, mise a punto il suo capolavoro riuscendo a
concentrare in uno stesso disco e al meglio tutte le sfaccettature della sua
musica: le ballate al sapore di Dylan e il rock sguaiato e glam, il lunatico
cantastorie del folk-rock e l' hard-rock duro e metallico derivato dai Kinks.
Il risultato è schizofrenico ma superbo ed esaltante, sciabolate elettriche del
calibro di Just Another Night e Cleveland Rocks si amalgamo a strepitose
ballate urbane come Standin' In My Light e
The Outsider, momenti di assoluta
delicatessen come Ships si mischiano
al sudicio glam da bassifondi di Wild
East e Life After Death dove il
pianoforte suona un honky tonk ambiguo e vizioso prima che la chitarra dia il
via alla tosta ed incattivita Bastard, un
titolo ed un crescendo che sono specchio di un rock n'roll selvaggio e ancora
pericoloso. Non si è mai soli con uno
schizofrenico, questo disco è una delle leggende del rock metropolitano, qui
rimpolpata delle bonus tracks contenute nella precedente versione Deluxe e
qualche altro rimasuglio come The Other
Side Of Life, prototipo di Just
Another Night scritta dopo che Hunter fu arrestato per ingiurie e
Indianapolis ed una primitiva
versione di The Outsider.
mercoledì 5 dicembre 2012
the rolling stones
IS TIME ON MY SIDE ?
Festeggiare
le nozze d'oro con l'ennesima antologia di successi sembra proprio una presa
per i fondelli. Si sa gli Stones amano
prenderti per i fondelli col sorriso sulle labbra anzi con la lingua fuori e
allora gli basta un Grrr!. qualsiasi. 48 brani storici più due inediti, One More Shot e Gloom and Doom registrati la scorsa estate a Parigi, esce in
versione normale,standard, deluxe, superdeluxe, vinile e chi più ne ha ne
metta. Da sette anni non incidono un disco di canzoni nuove e questo Grrr!
più che il titolo del disco sembra il verso dei fan incarogniti per l 'ennesima
antologia. Per fortuna non è tutto qui, c'è anche il film Crossfire Hurricane di
Brett Morgen, un rockumentario che documenta l'ascesa dei Rollling Stones
attraverso i periodi chiave della loro incredibile avventura e il suggestivo
dvd Charlie
Is My Darling, esiste anche un formato deluxe molto caro con cd e libro
annessi, che testimonia la loro arrembante tourneè irlandese del 1965 quando
erano ancora dei pischelli foruncolosi e Satisfaction
era appena uscito. Consigliato. Ma non è tutto qui, come si sa ci sono le "stellari"
esibizioni dal vivo all'O2 di Londra e a Newark, l'ultima data sabato 15 dicembre
è possibile vederla a pagamento su Sky in the middle of the night, ma a quanto mi
è capitato di vedere e sentire via you
tube non è certo uno show da ricordarsi
in eterno, anzi i quattro, no cinque anzi sei perché c'erano anche Wyman e
Taylor in un paio di pezzi, mi sembrano un po' sgangherati pur con qualche gancio rock n'roll.
La
domanda a questo punto che mi viene
sponanea è, ha diritto una rock n'roll star over sessanta o anche di più salire sul palco e suonare ancora rock n'roll senza
risultare ridicolo e patetico ? La risposta è si, se riesce a fare quello che
fa Springsteen (un mostro) o, con qualche titubanza, Dylan o Ian Hunter (dignitosissimo),
altrimenti è bene chiudersii in uno studio di registrazione, lavorare, incidere
un disco di nuove canzoni e portarlo in giro in tutta umiltà come un bluesman in
un teatro, in una piccola venue dove non c'è tutta l'enfasi e la grandiosità
dello stadio o di un palazzetto. Fare come i bluesmen insomma, come Muddy
Waters (morto a settanta anni però), ridurre il clamore, azzerare la pomposità, andare
di basso profilo. Mica un gioco da
ragazzi se ti chiami Jagger o Richards e appena ti muovi sono in centomila a
seguirti e se fai un concerto in un teatro il biglietto costa come una Golf. E
allora, che dire, chiedo a voi che seguite il rock e gli Stones, cosa fare per
il rock over sixty ? Fare come dice
Renzi e rottamarli tutti, consigliarli il golf mentre fischiettano Satisfaction o Whola Lotta Love o farsi venire il magone vederli cantare Honky Tonk Women sperando nell'ultimo
colpetto ed ignorare che il tempo non aspetta nessuno, né loro né noi, come
diceva il titolo di una strepitosa ballata delle Pietre Rotolanti ?
Per
il momento la soluzione ce l'ho ed è quella di invitarvi a procurare il succulento
materiale che la band ha finalmente reso disponibile in rete in questi
ultimi mesi. Sono quattro strepitosi concerti relativi a diversi periodi della
loro carriera. Il primo, uscito un anno fa, è The Brussels Affair ottanta minuti di rock al
serramanico del tour europeo dell'autunno del 1973, la data è quella del 17
ottobre alla Foret Nationale di Bruxelles in Belgio. Concerto registrato da
Andy Johns e rimixato da Bob Clermountain, da sempre mitizzato dai bootleg pubblicati,
ora reso disponibile con una resa sonora quasi perfetta. Fotografa gli show di
quel tour seguito alla pubblicazione (un mese prima) di Goats Head Soup. Non
siamo ai livelli degli show di Ladies and Gentlemen ma poco ci
manca. Si parte con Brown Sugar seguita
da una traballante Gimme Shelter,
dalla accoppiata Exile di Happy, cantata da Richards e Tumbling
Dice, ottima versione e dalle nuove Star
Star, Dancing With Mr.D e Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker) che nel tour dell'anno prima erano assenti. Lo show
entra nel vivo con una delirante e lunga
versione di You Can't Always Get What You
Want, per poi involarsi in un finale con una bluesatissima Midnight
Rambler (magnifica l'armonica, micidiali le chitarre),con Honky Tonk Women, Jumpin' Jack Flash e Street Fighting Man, tangibile
dimostrazione di una band in forma, con una propulsione funk dovuta alla
presenza di Billy Preston, in qualche episodio fin troppo invadente con la sua
tastiera (fastidioso il suo stridere in Street
Fighting Man) e con la carica selvaggia espressa dai brani più lunghi. Sono
gli Stones dei primi settanta, cattivi e pericolosi ma diversi da quelli destroy del 1978, con Mick Taylor al
top delle sue potenzialità e con uno stuolo di musicisti al seguito impegnati a
infradiciare il sound di grassa black music. Alle tastiere c'è Billy Preston,
Bobby Keys e Trevor Lawrence si occupano
dei sassofoni, Steve Madaio della tromba e trombone. L'unico momento di riposo
dello show è Angie, chicche per
amatori la veloce e "strombazzata" All Down The Line e il frenetico blues-rockabilly Rip This Joint estratto da Exile.
John
Pasch aveva realizzato l'irriverente e spiritoso poster del tour che è anche la
cover di questo bootleg ufficiale Brussels
Affair (Live 1973).
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