venerdì 21 marzo 2025

NON LO DIREI SE NON FOSSE VERO Steve Wynn


 

Una volta Bruce Springsteen disse che aveva imparato più da una canzone di tre minuti che da cinque anni di scuola, più modestamente potrei rispondere che ho appreso di rock n’roll più da questo libro di Steve Wynn che da decine di dischi ascoltati del genere. Non lo direi se non fosse vero, edito dai tipi di Jimenez, è un libro piacevolissimo da leggere in cui si apprendono molte cose riguardo la nostra musica, scritto con una prosa fluida e semplice ma non banale, che acchiappa il lettore come fosse un romanzo da cui non si riesce a starne lontani. Racchiude memorie di musica, vita, aneddoti, storie e soprattutto l’avventura dei Dream Syndicate, uno dei gruppi americani più importanti degli ultimi quaranta anni, fino al loro temporaneo scioglimento nel 1989 (si sarebbero poi riuniti nel 2012 per una seconda vita che dura tutt’ora). Mai come in questa occasione Steve Wynn, che sarà ad aprile in tour dalle nostre parti, si mette a nudo e con una onestà incredibile racconta un periodo importante della sua esistenza umana e artistica, dai giorni dell’infanzia, figlio unico e felice di una madre single (si era comunque sposata quattro volte, come il padre) nel distretto Pico/La Ciniega di Los Angeles negli anni sessanta, al suo approccio alla musica, prima come bambino invaghito dei filmati di Beatles, Who, Monkees, Cream, Creedence che sfrecciava con la sua bicicletta per i saliscendi di Hollywood bramoso di raggiungere il negozio di dischi più vicino e comprarsi con la paghetta l’ultimo Lp o 45 giri dei suoi beniamini. Ragazzino solitario, attorniato da nuovi fratelli avuti dai nuovi coniugi in matrimoni precedenti e dai vicini di casa, ciò che importava veramente a Steve erano i dischi, la radio e la chitarra. Da lì le prime lezioni con lo strumento, la prima canzone, la prima band. Se si considera che  aveva solo dieci anni si capisce come realmente fosse un predestinato. Si fa assumere come impiegato in un negozio di dischi, il Rhino di Los Angeles, dove promuove i dischi autoprodotti dei gruppi underground locali che glieli portavano a mano, diventa musicista dilettante, vive una parentesi come giornalista di cronache sportive, specie di baseball la sua seconda grande passione, nel campus universitario dove presto abbandona gli studi, e poi il grande salto nel rock dopo essere stato fulminato da un concerto di Springsteen. Ma sono i Roxy Music, i Clash gli Stooges, i Ramones e i Talking Heads a portarlo sulla strada della musica registrata, nonché l’incontro a Memphis con uno dei suoi miti, Alex Chilton leader dei Big Star, altra sua grande passione.



 Nel 1978 è all’università di Davis, località vicino San Francisco dove con Russ Tolman, Gavin Blair e Kendra Smith forma i Suspects, torna a Los Angeles e dà vita ai 15 Minutes, ma è l’incontro col batterista Dennis Duck, un veterano della scena della città, il chitarrista Karl Precoda (con cui più tardi avrà forti divergenze) e la bassista e cantante Kendra Smith a far emergere dall’underground della Città degli Angeli i Dream Syndicate. Crea l’etichetta Down There per pubblicare l’Ep d’esordio, registrato nella cantina della casa del padre, ma è la Slash, l’intraprendente label della nuova scena californiana dell’epoca, a permettere l’uscita di quel The Days of Wine and Roses che a parere del sottoscritto è il più vicino parente di White Light, White Heat dei Velvet Undergound per lungimiranza stilistica e sonora. I Dream Syndicate si imposero immediatamente in quella California desiderosa di archiviare Eagles e Fleetwood Mac e non ci volle molto affinché aggregassero ai loro concerti la fauna inquieta dei club del Sunset Boulevard .Seguono i tour, gli spostamenti da una città all’altra, da uno stato all’altro, l’euforia e i pochi soldi, le bottiglia di Bourbon scolate come fossero acqua minerale, lo speed, il plauso dei critici musicali e la nascita del Paisley Underground, il movimento che andava controcorrente rispetto al dilagare della musica sintetica ed iperprodotta degli anni 80. Ne fanno parte anche gli amici Green On Red, gli X, Thin White Rope, Long Raiders, Rain Parade e a margine, pubblicati dalla stessa Slash, anche Los Lobos e Blasters. Un paradiso per le orecchie di chi non voleva saperne di Culture Club, Duran Duran, Spandau Ballett e robaccia del genere. Wynn racconta nel libro senza nascondere nulla, compreso vizi e peccati, neppure la delusione per le vendite non sempre pari all’impegno e alla tenacia dei musicisti, oltre ai problemi interni al gruppo creatisi nello studio di San Francisco col produttore Sandy Pearlman (uno che aveva lavorato con Clash e Blue Oyster Cult) e col chitarrista ed ex-amico Karl Precoda nella realizzazione di Medicine Show, pubblicato nel 1984 e caposaldo del rock americano di quel decennio, e non solo. E’ Wynn a liquidare Precoda, nonostante quello che si è sempre narrato mentre Kendra Smith se ne va di sua volontà per formare gli Opal, sostituita da Dave Prevost. Entra in scena il nuovo chitarrista Paul Cutler che già era nel giro dei Dream Syndicate al momento del loro esordio come ingegnere del suono, il nuovo lavoro Out of The Grey non è all’altezza dei due precedenti e anche Wynn ammette con schiettezza il calo d’ispirazione e soprattutto un suono troppo mainstream per la loro natura outsider. Ma per chi scrive contiene almeno tre brani, Boston, Now I Ride Alone e 50 in a 25 Zone che sarebbero in tanti a fare carte false per averle scritte loro. Wynn racconta il momento di sbando ma anche la crescente popolarità in Europa, in Scandinavia, in Spagna e in Italia dove passano più volte, anche le dinamiche cambiate dei promoter  nell’organizzare concerti ed in generale il circo della musica. Il gruppo vive un calo di consensi anche tra il pubblico, Wynn si sente appartenente ad un’altra era del rock, più eroica e spontanea, intuisce che il paesaggio è cambiato e comincia a pensare a una carriera solista, esibendosi talvolta da solo o con qualche sparuto accompagnatore. Ma nel 1988 c’è ancora tempo per un grande disco dei Dream Syndicate prodotto da Elliott Mazer (uno che con Young, Dylan e The Band ha esplorato tutto l’universo della ballata elettrica) ed è Ghost Stories .  Dice l’autore del libro “ quando ci siamo formati nel 1982, è stato soprattutto perché volevamo fare quel tipo di musica che all’epoca non si sentiva da nessun’altra parte. Stavamo riempiendo un vuoto per noi stessi, e abbiamo scoperto rapidamente che stavamo riempiendo un vuoto anche per un gruppo selezionato di altri appassionati di musica, siamo diventati la band che forse avevamo sognato di essere. Eravamo una band che probabilmente sarebbe stata la nostra band preferita nel 1982”. Ma con lo scenario cambiato i Dream Syndicate non volevano diventare un fenomeno patetico dopo essere stati i pionieri di un certo tipo di rock underground. Wynn si è ormai accasato e ripulito e con consapevolezza, nello stesso modo in cui faranno qualche anno più tardi gli amici REM, per decisione comune i Dream Syndicate staccano la spina dopo aver dato alle stampe il glorioso Live at Raji’s.


Wynn se ne andrà per una fortunata avventura solista e tante invenzioni musicali, con Danny&Dusty (di cui è raccontata la simpatica vicenda, specchio dei glory days di un tempo che fu) con i Gutterball, i Miracle 3 e il Baseball Project, per poi riunire nel 2012 la vecchia band e far uscire cinque anni dopo How Did I Find Myself Here, primo album dell'avvenuta rinascita. Ma questa è un’altra storia che l’autore racconterà nel volume 2 di Non lo direi se non fosse vero. Libro che si chiude con questa confessione: Alla fine dei conti posso guardare indietro alle migliaia di concerti che ho fatto, alle diverse decine di dischi che ho inciso, agli amici che ho incontrato lungo la strada, ai pasti che ho consumato, alle storie che ho imparato, vissuto e ripetuto, e non cambierei nulla, nemmeno un singolo momento. Tutto ciò che so è che quando sto compilando un modulo e vedo uno spazio vuoto per ‘occupazione’, posso scrivere onestamente e con orgoglio ‘musicista’. E questo mi basta” .

MAURO ZAMBELLINI   MARZO 2025

 

42 commenti:

corrado ha detto...

Giusto per ricordare che Steve Wynn è stato grande anche da solista (e grande lo è tuttora), voglio citare due dischi memorabili:
L'agreste, malinconico, illuminato "Fluorescent" e il teso, dolente, cupo, ispirato "Melting in the Dark".
Sono due dischi al livello dei primi due dei Syndicate prima versione e dei primi due Syndicate seconda versione.
Contando Danny & Dust, quest'uomo ha sfornato almeno sette capolavori che entrano di diritto e alla grande nella storia del rock.

corrado ha detto...

Si, anche "Ghost Stories", ma già all'epoca mi sembrava un po' troppo standard nelle soluzioni compositive e sonore. Certo Paul Cutler era bravissimo (splendido nella versione Live at Raj's di "Merritville"), ma un po' troppo standard e meno geniale di Karl Precoda.
Stiamo comunque parlando di dischi splendidi.
Il calo di ispirazione riguarda piuttosto il periodo 1996, ma con importanti eccezioni, vedi il disco ambientato nei balcani e la bella rilettura di Psycho nel progetto Universal Daughters, promosso proprio qui da noi da alcuni musicisti italiani.
È amico di Manuel Agnelli, dunque nessuno è perfetto, ma questa amicizia ha dato lo spunto al finto Rocker nostrano di costruire la personalità dei Maneskin rubando letteralmente certe cose di Steve Wynn per appiccicarle a sputo su quel gruppo di burini

Unknown2 ha detto...

Livio. Syndicate e Green on Red grandissimi, due fari dei miei eighties, e anche il semi-divertissement Danny e Dusty, di conseguenza, piacevolissimo. E tutti i dischi dei DS anche x me degnissimi e sempre con qualche brano di grana superiore, nonostante i cambi di organico.
Come sempre nel max rispetto x le opinioni altrui, non trovo, nei lavori solisti di S.Wynn, lo stesso fuoco, ma ci sta: gusti personali.
Invece il personaggio che emerge dall'autobio e dalla coinvolgente recensione del Prof pare davvero positivo, ottimista, "solare", direbbero i modaioli. Finalmente un po' di vita, fra i tanti belli\maledetti della storiografia rock.
Libro da leggere e da far leggere, allora!

PS: purtroppo, x motivi di sicurezza, Neil Young ha dovuto rinunciare al free concert in Ucraina. Il teppista\putin e il bulletto\donald hanno vinto. Per ora

Armando Chiechi ha detto...

Personalmente del Wynn solista adoro "Kerosene Man" e il desertico " Here Comes The Miracle" seppure anche su questo versante c'è tanto da scegliere. Non ho preso ancora il libro ma sotto il profilo umano Steve Wynn mi ha sempre trasmesso una sana simpatia e fiducia.

PS : Ultimamente da queste parti non si affaccia Bob. Spero vada tutto bene..

Unknown2 ha detto...

Livio. Sì, Tears won't help, da KeroseneMan, ce l'ho anch'io in tracklist

bobrock ha detto...

Armando ci sono 😌 sto risolvendo i miei casini con la schiena . Inizio a vedere la fine del tunnel.
Riguardo Steve Wynn banalmente adoravo i DS frase non molto originale ma gruppo veramente importante almeno per il sottoscritto. La carriera di Wynn l’ho seguita all’inizio per i primi due album poi dio solo sa perché l’ho perso per strada.
Non c’è un motivo vero e proprio . A memoria anche le recensioni dei suoi dischi non mi colpivano più di tanto o forse ero io che ero distratto da altro .
Ci sono stati molti anni in cui pensavo soltanto al santo patrono e la mia visione era un po’ mono oculare.
Wynn è un personaggio che avrebbe meritato una carriera differente e un successo ben più ampio . L’ultima volta che vidi i Ds a Milano in un posto veramente misero in poche centinaia di persone mi chiesi che senso avesse per lui dopo una vita sulla strada suonare di fronte a 500 persone. Alcuni portano a casa successi oceanici altri arrancano con dignità . Wynn è un fuoriclasse mancato e questo mi spiace molto . Ma gli album dei Ds sono lì a testimoniarne quanta bellezza avevano prodotto .

corrado ha detto...

Per me il contrario: gli anni solisti più belli sono stati fra il 94 e il 99, quando il santo patrono lo seguivo poco, a parte Tom Joad.
Steve Wynn ha avuto alti e bassi, ma è un piacere addentrarsi nella sua discografia tra un lavoro e l'altro

Luigi ha detto...

Pare che "il solaio" dello zio sia stato svuotato.Avremo una visione molto più completa sulla sua carriera e modo di occupare le prossime serate estive.
Devo dire che preferisco questa scelta rispetto ad un disco nuovo che mi avrebbe spaventato.

Unknown2 ha detto...

Livio. Il primo pezzo reso pubblico non scalda granchè il cuore...
Vedremo il 27giugno. Buon viatico x SanSiro 30giugno e 3luglio.
Addirittura 7 album completi: qs sì che spaventa. La qualità sarà fatalmente altalenante e con ogni probabilità anche gli hardcore fans ne dedurranno che una maggiore sobrietà non avrebbe guastato. Se tutto qs non è stato pubblicato all'atto della produzione un motivo ci sarà...
E in + in qs modo si allontana la prospettiva di qc di nuovo, che invece io avrei auspicato.
Altro passo falso??
Ok, già perdonato. Però, insomma...

corrado ha detto...

1983-2018, non certo gli anni migliori della sua carriera, a parte qualcosa qua e là. Credo che questi dischi escano per rispettare il super contratto che prevede l'uscita di un sacco di dischi.
Preferirei materiale nuovo, perché nonostante i 75 anni Springsteen ha dimostrato ancora buone capacità compositive, certo lontane dai fasti di un tempo, ma che ancora colpiscono.
Raschiare il barile degli archivi non mi entusiasma, però capisco che ognuno di noi ha le sue opinioni in merito

Armando Chiechi ha detto...

Di questi tempi spendere cifre da capogiro per un box non mi alletta, soprattutto se devo fare un " mutuo" e seppure non conosca esattamente la natura di certi dischi al suo interno contenuti, il fatto di trovarmi di fronte a qualcosa che per qualche motivo non si è voluto fare uscire prima,mi insospettisce. Poi per carità mi rendo pure conto che oggigiorno con Springsteen non esistono mezze misure...che sicuramente è "scivolato" nei cassetti del passato e della memoria, e all'idea di sapere che tra non molto si aprirà la "fiera del capolavoro contro la monnezza" già mi stanca terribilmente. Voglio anche credere ci saranno diverse cose degne di nota e altre sicuramente rimaneggiate e messe li' per riempire,ma spendere 250 euro se tale cifra sembra veritiera mi sembra tanto esagerato. Inoltre siamo cresciuti noi... è invecchiato lui e l' America è diventata davvero un incubo ad occhi aperti, per cui quello che c'è lì dentro è già passato.

corrado ha detto...

Pare che i concerti italiani di Steve Wynn siano qualcosa di memorabile.
Si fa accompagnare da Rodrigo D"Erasmo ed Enrico Gabrielli, che suonano tastiere, sax, violino e mandolino con un risultato che, dal poco che ho visto e sentito, appare molto convincente.
Le canzoni sono intervallati dalla lettura di brani della sua autobiografia, qui recensita .
Sono tante date, un po' dappertutto e mi rode che qui in Sardegna non ci sia stato nessuno in grado di portarlo...
Beato chi può

bobrock ha detto...

Su Amazon box del santo patrono 272 euro …. Può andare a cagare .
Come non ho comprato il terzo capitolo di young a 300 euro

corrado ha detto...

C'è Spotify per farsi un'idea.
Poi, eventualmente, in seguito ognuno decide con calma, senza fretta, lasciando cadere i prezzi, ecc. ecc.

Unknown2 ha detto...

Livio. Proprio così. Dubito che anche i fan + accaniti abbocchino a qs esagerazione. Spotify è dominante e aiuta tanto a decidere in libertà.
E a Springsteen e Young aggiungerei anche Dylan, nel pubblicare box sempre + ipertrofici, inutili e costosi.
Imparino tutti dagli Stones, gestiti con acume, sobrietà e qualità,
perchè "accà nisciun' è fess"!

Armando Chiechi ha detto...

Giusto Livio. Di questi tempi credo sia più intelligente pubblicare un singolo o doppio CD di inediti come fanno gli Stones, più che mettere in vendita dei box esagerati come quelli di Dylan, Young e Springsteen.

bobrock ha detto...

Corrado Spotify o meno é la presa per il culo che fa incazzare . Sette album che hai tenuto nel cassetto per anni e anni; probabilmente non piu di12/15 brani validi … hai ceduto i diritti di autore hai incassato 500 mln di dollari , fai il tour e sono altri incassi ipertrofici . Caro Bruce ma non ti basta mai ? C’è il famoso limite sindacale .
Anche perché se pago 160 euro per Gallagher con 17 cd + 2blue ray + 1 cd con un ( inutile ) intervista perché devo pagare più di 200 euro per sette album del cazzo?
Ovviamente lui ti risponderà “ non ne so nulla é la casa discografica che fissa i prezzi blah blah blah) ……272 euro da non credere

corrado ha detto...

😂😂😂 Come ti capisco, davvero!
La mia rivoluzione personale si condensa in questa frase:
"NON MI AVRANNO MAI!"
Un pieno spirito rock.

bobrock ha detto...

Poi vi scrive uno che è capace di spendere 300 euro per un concerto … ma una serie di album rimasti sepolti per anni e anni tenuto conto il livello medio delle uscite del santo patrono non propriamente indimenticabili mi hanno veramente incazzare visto il prezzo .
Mi aspettavo una cifra non superiore a 120 euro che avrei ritenuto già abbastanza alta tenuto conto che si tratta di fondi di magazzino

bobrock ha detto...

Livello medio degli ultimi trenta anni si intende …mi hanno fatto ( ndr)

corrado ha detto...

Credo proprio che queste uscite rientrano nel super contratto di cui parlava qualche anno fa Marco Denti: c'è una componente economica piuttosto importante nello Springsteen degli ultimi anni. Non che altri artisti non agiscano allo stesso modo, a un certo momento si diventa macchine per produrre soldi. L'importante è che la qualità rimanga, ma per questo box di sette dischi ho i miei dubbi. La canzone che ho sentito, ad esempio, mi sembra una "Into the Fire" (The Rising) con un testo diverso

bobrock ha detto...

Ho riascoltato into the fire che avevo dimenticato; non ci trovo delle analogie. Anzi l’ho trovato ancora un buon brano mentre questa rain in the river ha questa batteria estremamente fastidiosa e il brano mi sembra proprio un brano minore

corrado ha detto...

Boh, arrangiamento fastidioso a parte, mi sembra che abbia una struttura molto simile. Ma il dato saliente è che è davvero un brano poco interessante

Unknown2 ha detto...

Livio. E' l'influenza nefasta di Ron Aniello, che sovrintende a qs sparata springsteeniana che davvero non piace (almeno qui) a nessuno.
Poi ci verranno a dire che c'è pure la versione ridotta, x noi pezzenti, il best of, da cui ovviamente mancheranno svariati pezzi appetibili...
Ma business is business in the name of Landau\Sp.steen\Aniello.
Sarà un clamoroso flop? Sta a noi, se non abboccheremo.

Armando Chiechi ha detto...

Personalmente penso ma credo valga per tutti, il fatto che ci sarà sempre tanta musica valida da ascoltare, scoprire e riscoprire. Ultimamente ho ascoltato molto l'ultimo dei The Delines, non ho ancora preso quello di Charley Crockett ma ho diversi suoi lavori recenti e passati in cui immergermi. Sul versante Blues ho dato una " ripassata" al Buddy Guy degli ultimi anni e ultimamente ho riascoltato pure certi vecchi dischi di Clarence Gatemouth Brown con agganci alla Louisiana dei Bayou e allo zydeco. Sabato invece ho provato "antiche" emozioni rimettendo sul piatto il Charles Mingus di " Ah Hum" e la Billie Holiday tormentata degli ultimi anni. Sul versante libri sto ultimando l'ultimo e sesto volume della saga Southern gothic di Michael McDowell e presto mi attendono Joyce Carroll Oates, Willy Vlautin e Paul Auster.

bobrock ha detto...

Armando ottimi i tuoi ripassi , per il mio gusto Buddy Guy su tutti .
Mentre sulla “ nuova musica “ ho qualche dubbio però tra qualche giorno andrò ad ascoltare Kamasi Washington di cui da anni leggo mirabile .
Invece per farvi sorridere ho ricevuto mail da un negozio di dischi di Biella che teste’ citava “ e finalmente si avvera un sogno ..gli album perduti ..alle prime cinque copie prezzo speciale euro 279,99” allorché gli ho risposto che ..il sogno si avverava ma soltanto per Bruce
Non ha gradito la mia mail 😂😂😂

Unknown2 ha detto...

Livio.Su Delines e Crockett... mah, resto freddino. Sarà che in momenti bui come qs (le follie del golfista donald non aiutano) mi affido alla mia sterminata playlist, che in modalità "casuale" mi sforna, dal passato, perla su perla...
Credo che la frenetica promozione del box da 280euri dimostri proprio che non sta sfondando.
Sul fronte letture mi sto godendo l' "Antologia Assoluta Cyberpunk", col meglio di qs autori anni 80 (W.Gibson, N.Stephenson, B.Sterling + una raffica di racconti. Un po' datato nel merito forse, il movimento CyP dimostra però straordinaria preveggenza parlando dettagliatamente (40anni fa!) di IA e metaverso.
PS: ho beccato qs gemma letteraria, 1.730 pagine, su kindle store x l'astronomica somma di 3.99€.

Armando Chiechi ha detto...

Ci sta che ognuno abbia le sue preferenze e che non sempre il tutto coincida al 100%. Mi piacerebbe avere un report da Bob su Kamasi Washington di cui ho sentito anch'io tanto parlare ma non ho mai preso nulla e riguardo a Livio ti capisco riguardo le follie di Trump. Aprire il cell o la radio con le notizie della mattina e ritrovartelo puntualmente davanti non mette certo di buon umore, ancora più quando il futuro nulla di buono fa sperare. È un momento storico davvero difficile e lo è ancora più quando ad una certa età vorresti una maggiore tranquillità ed invece devi preoccuparti più di prima e più del solito. E allora cerco di distrarmi riservando allo spirito quelle sane passioni a cui tutti in questo spazio non riusciamo a farne a meno.

bobrock ha detto...

Quanto hai ragione , viviamo tempi grami e non parlo solo del nostro paese dove abbiamo i nipotini del duce al governo ma buona parte dei principi governi esteri o sono retti da dittatori o da i competenti o da cialtroni . Quando leggo del kit di sopravvivenza indicato dalla UE ho un brivido lungo la schiena . Guerre …le ho soltanto viste in televisione o al cinema e francamente non avrei la forza di poter reggere ad una che ci riguardi .
Quando è esploso il covid a Milano ( a memoria intorno al 20 febbraio 2020) mi ricordo che casualmente ero entrato di sabato all’ Esselunga e avevo guardato sbigottito la gente con due tre carrelli pieni di tutto e i bancali vuoti .
In caso di guerra penso di reggere una settimana…forse 😂😂
Detto questo auguriamoci che come nei favolosi anni 60 nulla accada .
Per Kamasi ti dirò le mie impressioni a pelle anche perché volutamente non ho voluto sentire una nota prima .
Come quando ero giovane vado sperando di essere stupito da …effetti speciali

bobrock ha detto...

Ho scritto in maniera sgrammaticata ma ho scritto di getto senza rileggere.
Long live r’nr

Armando Chiechi ha detto...

Grazie Bob e grazie a tutti. Confrontarsi tra noi è sempre piacevole ed è bello sapere di non essere soli a pensarla in un certo modo....quello che a mio modo di vedere dovrebbe essere la normalità ed in cui prepotenza , violenza e soprusi,egoismo ed avidità...sono quelle parole orribili, lontane dal tuo vocabolario e dalla tua porta di casa.

corrado ha detto...

Steve Wynn è stato ospite in diretta su Radio1. Ha suonato e presentato il libro.
Non male!

https://www.facebook.com/share/p/1BMzrYKPRv/

Unknown2 ha detto...

Livio. Ecco fatto. Il biondo prode prima vende allo scoperto a 10, poi fa crollare le borse e compra a 5 x coprirsi e non solo, poi fa risalire le borse e ri-vende a 10. Sperperati i beni di famiglia, doveroso rifarsi un po' di miliardini, no?
Una poltrona x due, ricordate?
E i piccoli risparmiatori prede del panic selling? Ma baciategli il culo, parassiti!
Complimenti vivissimi ai milioni di minchioni usa che l'hanno votato, nonchè alla ns premier che va là a baciargli... l'anello.
I controllori? I regolatori? Valà che qlc milioncino se lo sono fatti pure loro! Come orban e magari anche....
Sia ben chiaro: vi ho solo raccontato una favoletta di primavera.
Mai potrei dubitare di tanti illustri personaggi.

Armando Chiechi ha detto...

Meglio di così non potevi dirlo Livio...

Unknown2 ha detto...

Livio. Apprendo dal Buscadero che anche l'ultima NY Dolls ci ha lasciati. Corrado ne aveva parlato al momento, ma mica c'ero arrivato: l'età...
Sono stato, ai tempi, tifoso del punk NYorkese, contrapposto a quello inglese (e LosAngelino) e le Dolls ne furono l'espressione colorata e scanzonata.
Ammetto che fui spiazzato dalla versione crooner-Poindexter di David Johansen, ma il live ancora lo ascolto volentieri.
Tutte riunite nei Pascoli del Cielo, le Bambole. Chissà quante ne combineranno al povero sanPietro..
PS: Le chiusure di borse americane e dollaro di ieri testimoniano che il biondo si è già giocato irrimediabilmente quel prezioso, immateriale, irrecuperabile bene che è la credibilità.
E vedremo se i cinesi glielo baciano...
Calmi e tranquilli sì, ma se li fai incazzare, donald, te ne penti!

corrado ha detto...

Il concerto di Steve Wynn a Torino. Molto bello, e non lo direi se non fosse vero. Da non perdersi una intensa cover di Sunday Morning dei Velvet.
https://youtu.be/d6I987PUbHU?si=2iL4bzifCZ71bBw3

corrado ha detto...

E poi Neil Young che resiste e combatte, visto l'altro giorno a Los Angeles con Joan Baez e Maggie Rogers, davanti a una folla oceanica, a cantarle a Trump.
Spero che il suo esempio svegli un bel po' di suoi colleghi addormentati e le coscienze in generale, perché mi pare che da quando Trump è salito al potere l'opinione pubblica sia un po' anestetizzata

Unknown2 ha detto...

Livio. E' già sotto il 50%, il consenso di donald. Un po' tardi, però x svegliarsi, USA! Qs qua, in 4anni, sai quanti danni ci combina??

Confronto impietoso: il box 19cd dei GratefulD costa 200€ (e basta con la manfrina del .99cent! C'è ancora qc che ci casca???),
mentre il boss-box, 7cd è a 280("offerta speciale"!).
D'accordo: non sono paragonabili, uno è live, l'altro (scarti di) studio, ma da 11€ x cd a 40 ce ne corre..
Di certo io non comprerò nessuno dei2.

corrado ha detto...

Grazie a Mauro Zambellini per la sua bella testimonianza sulla serata di Steve Wynn e compagni ad Alessandria 👍

Unknown2 ha detto...

Livio. Scusate la lunghezza, ma questa devo proprio dirvela. "STAX-the sound of Memphis" beccata su sky arte. Favola moderna. Anni '60, Memphis-Tennessee. Cotone, razzismo, rigida segregazione. James "Jim" Stewart, bancario bianco, violinista country della domenica, con un colpo di testa cambia vita. Apre uno studio di registrazione, finanziato dalla sorella Estelle Axton che accende una seconda ipoteca sulla casa.
Il brand STAX (dalle 1e lettere dei 2cognomi) è suggestivo, ma le prime incisioni country sono fallimentari.
I locali a basso costo, in pieno quartiere nero, ospitano anche, per vivere, un negozietto di dischi, Satellite Records, frequentato dai residenti, accolti da Estelle con insolita(visti i tempi e i luoghi) gentilezza e disponibilità.
Un giorno si presentano, a Jim, Rufus Thomas e la figlia Carla proponendogli un demo. "Non è country!" esclama Jim, che viene però conquistato dalla musica, e da allora tutto cambia.
Il pezzo colpisce Jerry Wexler, Atlantic Rec, e porta ossigeno ("ben" 1.000$!). Per incontrarlo, Carla deve salire da lui tramite il montacarichi dell'hotel, visto che ristorante e reception sono interdetti ai neri.
Pian piano arrivano alla Stax Booker T. Jones & the MG's (la MG era una macchinetta sportiva inglese), Sam and Dave e il talento assoluto Otis Redding.
Ma prima, da una genialata di BookerT., pianista colto e preparato, nasce Green Onions, primo smash hit, in origine un lato B, titolo suggerito da Estelle.
Booker, con Al Jackson, batteria (neri) e Donald(non quello là, eh!!) "Duck" Dunn al basso e Steve Cropper, chitarra (bianchi) furono x quasi un decennio la potente house band Stax, supportata da ottimi fiatisti e coristi, sempre indifferentemente black or white. David Porter e Isaac Hayes saranno il nucleo produttivo-compositivo.
La Atlantic trascura i "campagnoli" e allora parte una promozione fai da te, con contatti coi dj neri delle radio locali. Uno di loro, Al Bell, verrà assunto come promoter fisso.
Hold on, i'm coming (Sam and Dave) è un altro hit planetario, insieme ai tanti capolavori di Otis, vero Elvis nero, voce spezzacuore ma anche grande autore, band leader e arrangiatore.
Il primo volo transatlantico dei campagnoli li porta a Londra, davanti a platee adoranti di bianchi in estasi (impensabile x tutti loro) e ne certifica la statura.
Il sound Stax, potente, grezzo, istintivo, vitalissimo, si contrappone a quello raffinato, elaborato, ma ugualmente valido, della major di NY Atlantic, costituendone valida alternativa....
Qui mi fermo, e vi ho raccontato solo il primo dei 4episodi di qs serie da vedere, se potete.
Una messe di preziosi video e audio d'epoca, musica meravigliosa, testimonianze dirette di Booker, Steve Cropper, Sam Moore, Carla Thomas fra gli altri, nonchè di un lucido, simpaticissimo vegliardo come Jim Stewart.
Sono le radici della ns musica: una delle tante e non la meno efficace.
Ricordo bene che, fine '60, inizio '70, perfino in prov. di Tn non c'era juke box che non proponesse Hold on, Green Onions e i successi di Otis Redding.
Buona Pasqua, fratelli

corrado ha detto...

Ho finalmente in mano la biografia di Steve Wynn, passatami da mio fratello.
Incomincerò subito a leggerla e terrò in conto alcune sue riserve.
Il libro lo ha trovato bello, ma facendo un po' la media fra una prima parte splendida (gli anni della sua infanzia e formazione) e una seconda parte (quella con i Dream Syndicate) che gli ha comunicato poco e dalla quale si aspettava molto di più.
Quasi nel solco dell'autobiografia di Springsteen nel tacere alcuni fatti importanti.
Noto, dalla lettura di alcune pagine, che il libro è scritto e tradotto molto bene e sicuramente si lascerà leggere piacevolmente

Armando Chiechi ha detto...

Bello leggervi e sentire le vostre impressioni e resoconti su quanto letto, visto ed ascoltato. In questi giorni ho diversi libri che mi " aspettano" e tra questi vi è anche il Willy Vlautin di " Io sarò qualcuno" che mi mancava e che mia moglie mi ha regalato per il mio compleanno. Inoltre sto ascoltando il bellissimo " Foxes in the Snow" di Jason Isbell che mi ha conquistato sin dal primo ascolto. Per quel che riguarda le visioni largo spazio alla serie " Ozark" su Netflix e al film " Una notte a New York" con uno strepitoso Sean Penn nei panni di un tassista a colloquio con una passeggera in una notte fatta di confessioni,separate solo da un sedile e un vetro scorrevole tra autista e cliente. Certe inquadrature mi hanno ricordato il Travis Bickle di Scorsesiana memoria ma siamo lontani dal protagonista di " Taxi Driver" e dalla New York di quegli anni. Ricambio gli Auguri di Buona Pasqua a tutti voi....