martedì 4 luglio 2023

ROBICHEAUX James Lee Burke


 Il ritorno nell’editoria italiana di James Lee Burke non può che far piacere agli estimatori del noir hard-boiled americano che nell’autore nato nel 1936 a Houston ma residente oggi nel Montana, ha una delle attuali punte di diamante. Dopo la raccolta di racconti Gesù dell’Uragano, quelli di Jimenez pubblicano un romanzo uscito originariamente nel paese d’origine nel 2018 col titolo di Robicheaux ovvero il cognome del detective inventato da Burke protagonista della stragrande maggioranza dei suoi scritti. Tale scelta mette in luce l’intento narrativo, quello di riversare nelle dense 459 pagine del romanzo l’intero universo del mondo e delle storie che da anni circondano Dave Robicheaux come fosse l’obbligata sintesi della sua visione tribolata, romantica, allucinata di un profondo Sud americano, in particolare New Orleans e la Louisiana, che concede poche chance all’ottimismo e alla lotta dei ricchi corrotti e dei demagoghi contro gli ultimi e i senza colpe. Tormentato tra gli incubi ricorrenti sul Vietnam, visioni deformate di una Guerra Civile che ancora vive in un retaggio culturale alienato, la battaglia contro l’alcolismo e la perdita della moglie Molly in un incidente automobilistico, i suoi pensieri sono diventati sabbie mobili e lo spettro della ricaduta è sempre lì pronta ad addentarlo, come una scimmia sulla schiena. Il suo codice etico lo rende santo in una società che ha perso il senso di grandezza e ha ereditato la vergogna, ma i suoi peccati e le sue debolezze sono altresì un bagaglio nascosto salvo riemergere all’improvviso nella loro drammaticità. Durante un’indagine  scopre che potrebbe essere lui stesso l’assassino dell’uomo che ha tolto la vita alla sua Molly, ma la memoria è offuscata dall’alcol consumato quella sera e sulla sua strada trova un collega il cui codice morale è peggio di quello di uno stupratore che pensando di essere immune da un torbido passato, lo vuole incastrare. Mentre si adopera per ripulire il proprio nome e smontare l’assurda congettura contro di lui, Robicheaux incontra un incredibile cast di personaggi che non solo paiono i soggetti di un film ma sono aggrovigliati in una quanto mai strampalata velleità di sentirsi orgogliosi del loro essere del Sud tentando di realizzare un film sulla Guerra Civile. Fat Tony è l’obeso mafioso locale che prima di uscire di scena, ammazzato da uno psicopatico giustiziere che fa ridere i bambini e piangere chi è sulla sua lista dei cattivi, sogna di produrre il film, Jimmy Nightingale è l’altolocato locale dai modi signorili e dai progetti loschi, ambisce ad un posto al Senato della Repubblica sollecitando gli istinti più bassi dell’elettorato, Levon Broussard è uno scrittore stimato che si porta appresso un senso di colpa irrisolto, con al fianco una moglie Rowena le cui paure sono il risultato di violenze subite nella vita precedente. Il groviglio sembra portare la storia su binari diversi da quello che è l’originale plot di Robicheaux, risolvere un caso di omicidio, ma la Louisiana che si estende tra i ricordi di una New Orleans che non esiste più e le limacciose acque del Bayou Teche nei pressi di New Hiberia è la terra più fertile per annebbiare la verità e le menti, fomentare dubbi e confusioni e far rinascere forze oscure che minacciano di distruggere tutti coloro che Robicheaux ama. Come la figlia Alafair, laureatasi in scrittura e anche lei coinvolta nella realizzazione del film storico, come il ribollente Clete Purcel, amico di lunga data, selvaggio e dolce come può esserlo una palude della Louisiana, che lo aiuta a mettere insieme un puzzle in cui una serie di reati, dallo stupro agli omicidi efferati, si sovrappongono nella strana, e perduta, lotta di offrire un briciolo di senso al tutto. Clete salva la vita di un uomo che odiava, Jimmy Nightingale è diventato senatore degli Stati Uniti, l’assassino soprannominato Smiley si è dileguato in Messico o in qualche isola dei Caraibi, Levon e Rowena hanno adottato il figlio di un pregiudicato (assassinato) che lo aveva abusato da bambino e Dave Robicheaux ancora una volta, tra una seduta dell’Anonima Alcolisti e l’altra, ha imparato a lasciare che le stagioni facciano il loro corso e a non opporsi all’attrazione terrestre, al movimento delle maree e all’ammonimento che per correre non basta essere agili, anche perché la terra rimane sempre la stessa. Molta confusione sotto il cielo, tutto bene quindi, un romanzo crudo, suggestivo e mordace, stappatevi una birra e ascoltatevi Willy DeVille periodo New Orleans.

MAURO ZAMBELLINI   4 luglio 2023