Aspettatevi
di tutto da questo disco tranne del country and western, a meno che non ne
vogliate un dosaggio alla Jason and The Scorchers. Furiosi, veementi,
chitarristici fino allo spasimo, i
Country Westerns macinano un heartland rock con l'attitudine del punk,
picchiando come dei martelli una musica che ancora una volta testimonia la
vitalità della provincia americana e l'entusiasmo di band che se ne infischiano
del trend del momento preferendo usare la musica come un' ancora di salvezza,
per non affogare nella noia, nell'anonimato, in una vita piatta come il
Midwest. Che poi riescano nel loro sogno, è tutto da vedere visto che il music
business, come il resto della società globalizzata, non fa sconti e nemmeno si
dimostra benevolo coi volenterosi, a meno che questi non abbiano santi in
Paradiso. Ma tant'è, i Country Westerns ci provano con questo primo album
registrato tra Nashville e New York. Racconta la storia che il batterista Brian Kotzur, transfugo dai Silver Jews,
abbia incontrato il chitarrista e songwriter Joseph Plunket, membro di The Weight, gruppo di Brooklyn, il quale
una decina di anni fa si era trasferito a Nashville per aprire un bar. Proprio
nella Music City inizia la loro avventura, nel 2016 Plunket e Kotzur si
imbucano nel garage di quest'ultimo per
mettere a punto un pugno di canzoni, incoraggiati dagli amici, cambiando spesso
line-up, fino a fare la conoscenza di Sabrina
Rush, fervente rocker ma violinista nella band di Louisville degli State
Champion. Passare al basso per la Rush è stato un atto quasi naturale, e le sue
linee armoniche sono diventate essenziali per la musica degli altri due che,
con lei, hanno chiuso il cerchio e dato il via alle prime registrazioni
semi-professionali assieme all'ingegnere del suono Andrija Tokic. Ma un paio di
loro canzoni hanno colpito l'attenzione del produttore Matt Sweeny che li ha convocati nei Strange Weather Studios di
Brooklyn, a New York, dove hanno realizzato il disco e guadagnato un contratto
con la Fat Possum Records, etichetta sempre più intenzionata ad allargare il
proprio catalogo anche al di fuori del Delta e Hills Country Blues.
Il
risultato è qui da sentire, Plunket urla con voce roca un rock graffiante che
in ugual misura si alimenta di frustate punk e di melodici abbandoni stradaioli,
dove l'urgenza espressiva assume i toni di una questione di vita o di morte, e
le chitarre grondano riff come un diluvio elettrico. Da parte loro Kotzur e la
Rush non mollano un attimo, bravi nel costruire le fondamenta delle canzoni con
rocciosa solidità, dando dinamismo e ritmo e creando un sound che si fa fatica
a credere sia il frutto di un trio. Undici titoli che viaggiano sulle strade
dell'heartland rock con puntate verso la Nashville più dura e quel tipo di americana che porta il southern rock nei
bassifondi urbani. In diverse tracce il pensiero va anche a certe band
"minori" del passato, qualcuno magari si ricorderà dei Jolene, di
Slobberbone e Dashboard Saviors. L'album si apre all'insegna della velocità, i
tre Country Westerns infilano in sequenza Anytime,
It's Not Easy e Guest Checks, qui le chitarre se la sparano alla grande ed il ritmo
è da cardiopalma, e poi quando c'è
bisogno di un attimo di pausa o di riflessione, il twangin' delle chitarre è lì
a ricordare che Nashville non è solo la città di Lefty Frizell ma di una
miriade di songwriter che hanno saputo maneggiare con mestiere l'acustico con
l'elettrico. Se I'm Not Ready è
un'altra fucilata che arriva dritta all'obiettivo e vomita una tale massa di
foga ed attitudine da resuscitare i primi Replacements,
Gentle Soul è quello che si diceva
sopra, ovvero i Country Westerns delle marce basse, una sorta di ballata rock,
con uno strato di chitarre acustiche ed un orizzonte rubato agli Hold Steady. Della stessa pasta è It's On Me se non fosse che a metà
Plunket ci aggiunge un ghirigori da chitarrista hard-fusion, ma è il vizio del
debuttante perché la sua voce è tutto fuorché leziosa, e quando arriva Times To Tunnels, forse il momento più melodrammatico dell'album,
con i tre impegnati in una armonizzazione vocale, la sensazione è che anche i
Country Westerns abbiano un cuore disposto a sciogliersi. Un attimo, perché TV Light ritorna alle vecchie abitudini, Close To Me è solida pur non tirando pugni e Slow Nights possiede quel tocco romantico che affiora
dagli asfalti lucidi della notte e nelle ballate che ti fanno chiudere gli
occhi. Come dire che i Country Westerns non sono solo muscoli e rabbia ma un
trio capace di suonare un rock n'roll senza trucchi e artifiz, verace, onesto e
pieno di energia, pur non essendo nulla di nuovo. Il classico rock delle strade
blu.
MAURO ZAMBELLINI
p.s questa recensione è apparsa nel numero di maggio del mensile Buscadero
6 commenti:
Ciao Zambo scusa se le mia domanda esce dall'argomento "Country Weatern" ma purtroppo non sapevo dove scriverti: ci sono novità con il libro degli Allman Brothers? A che punto è? Riusciamo a vederlo prima della fine dell'anno? Grazie e buona musica!
Ci sto lavorando non credo esca prima della fine dell' anno. Grazie dell' interessamento comunque
Ciao Mauro, quando mi succede di voler ascoltare qualcosa e ho la sensazione di aver ascoltato a sufficienza il 'vecchio' e nel 'nuovo' mi pare non ci sia più nessuno capace di dire qualcosa di valido, allora passo da queste parti e non rimango mai deluso, né per il primo né per il secondo. A dirla tutta, dopo 40 anni di musica 'letta', seppure a fasi alternate, per me... MZ #1. Blues
P.S.: a fasi alterne...
thank you Ste4ano
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