giovedì 2 luglio 2020

New breeze from deep America: Country Westerns




Aspettatevi di tutto da questo disco tranne del country and western, a meno che non ne vogliate un dosaggio alla Jason and The Scorchers. Furiosi, veementi, chitarristici fino allo spasimo, i  Country Westerns macinano un heartland rock con l'attitudine del punk, picchiando come dei martelli una musica che ancora una volta testimonia la vitalità della provincia americana e l'entusiasmo di band che se ne infischiano del trend del momento preferendo usare la musica come un' ancora di salvezza, per non affogare nella noia, nell'anonimato, in una vita piatta come il Midwest. Che poi riescano nel loro sogno, è tutto da vedere visto che il music business, come il resto della società globalizzata, non fa sconti e nemmeno si dimostra benevolo coi volenterosi, a meno che questi non abbiano santi in Paradiso. Ma tant'è, i Country Westerns ci provano con questo primo album registrato tra Nashville e New York. Racconta la storia che il batterista Brian Kotzur, transfugo dai Silver Jews, abbia incontrato il chitarrista e songwriter Joseph Plunket, membro di The Weight, gruppo di Brooklyn, il quale una decina di anni fa si era trasferito a Nashville per aprire un bar. Proprio nella Music City inizia la loro avventura, nel 2016 Plunket e Kotzur si imbucano nel garage di quest'ultimo  per mettere a punto un pugno di canzoni, incoraggiati dagli amici, cambiando spesso line-up, fino a fare la conoscenza di Sabrina Rush, fervente rocker ma violinista nella band di Louisville degli State Champion. Passare al basso per la Rush è stato un atto quasi naturale, e le sue linee armoniche sono diventate essenziali per la musica degli altri due che, con lei, hanno chiuso il cerchio e dato il via alle prime registrazioni semi-professionali assieme all'ingegnere del suono Andrija Tokic. Ma un paio di loro canzoni hanno colpito l'attenzione del produttore Matt Sweeny che li ha convocati nei Strange Weather Studios di Brooklyn, a New York, dove hanno realizzato il disco e guadagnato un contratto con la Fat Possum Records, etichetta sempre più intenzionata ad allargare il proprio catalogo anche al di fuori del Delta e Hills Country Blues.
 

Il risultato è qui da sentire, Plunket urla con voce roca un rock graffiante che in ugual misura si alimenta di frustate punk e di melodici abbandoni stradaioli, dove l'urgenza espressiva assume i toni di una questione di vita o di morte, e le chitarre grondano riff come un diluvio elettrico. Da parte loro Kotzur e la Rush non mollano un attimo, bravi nel costruire le fondamenta delle canzoni con rocciosa solidità, dando dinamismo e ritmo e creando un sound che si fa fatica a credere sia il frutto di un trio. Undici titoli che viaggiano sulle strade dell'heartland rock con puntate verso la Nashville più dura e quel tipo di americana che porta il southern rock nei bassifondi urbani. In diverse tracce il pensiero va anche a certe band "minori" del passato, qualcuno magari si ricorderà dei Jolene, di Slobberbone e Dashboard Saviors. L'album si apre all'insegna della velocità, i tre Country Westerns infilano in sequenza Anytime, It's Not Easy e Guest Checks, qui le chitarre se la sparano alla grande ed il ritmo è da cardiopalma,  e poi quando c'è bisogno di un attimo di pausa o di riflessione, il twangin' delle chitarre è lì a ricordare che Nashville non è solo la città di Lefty Frizell ma di una miriade di songwriter che hanno saputo maneggiare con mestiere l'acustico con l'elettrico. Se I'm Not Ready è un'altra fucilata che arriva dritta all'obiettivo e vomita una tale massa di foga ed attitudine da resuscitare i primi Replacements, Gentle Soul è quello che si diceva sopra, ovvero i Country Westerns delle marce basse, una sorta di ballata rock, con uno strato di chitarre acustiche ed un orizzonte rubato agli Hold Steady. Della stessa pasta è It's On Me se non fosse che a metà Plunket ci aggiunge un ghirigori da chitarrista hard-fusion, ma è il vizio del debuttante perché la sua voce è tutto fuorché leziosa, e quando arriva Times To Tunnels,  forse il momento più melodrammatico dell'album, con i tre impegnati in una armonizzazione vocale, la sensazione è che anche i Country Westerns abbiano un cuore disposto a sciogliersi. Un attimo, perché TV Light  ritorna alle vecchie abitudini, Close To Me  è solida pur non tirando pugni e Slow Nights  possiede quel tocco romantico che affiora dagli asfalti lucidi della notte e nelle ballate che ti fanno chiudere gli occhi. Come dire che i Country Westerns non sono solo muscoli e rabbia ma un trio capace di suonare un rock n'roll senza trucchi e artifiz, verace, onesto e pieno di energia, pur non essendo nulla di nuovo. Il classico rock delle strade blu.

MAURO ZAMBELLINI   
p.s questa recensione è apparsa nel numero di maggio del mensile Buscadero

 

 

6 commenti:

Sergiovr ha detto...

Ciao Zambo scusa se le mia domanda esce dall'argomento "Country Weatern" ma purtroppo non sapevo dove scriverti: ci sono novità con il libro degli Allman Brothers? A che punto è? Riusciamo a vederlo prima della fine dell'anno? Grazie e buona musica!

Zambo ha detto...

Ci sto lavorando non credo esca prima della fine dell' anno. Grazie dell' interessamento comunque

Ste4ano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ste4ano ha detto...

Ciao Mauro, quando mi succede di voler ascoltare qualcosa e ho la sensazione di aver ascoltato a sufficienza il 'vecchio' e nel 'nuovo' mi pare non ci sia più nessuno capace di dire qualcosa di valido, allora passo da queste parti e non rimango mai deluso, né per il primo né per il secondo. A dirla tutta, dopo 40 anni di musica 'letta', seppure a fasi alternate, per me... MZ #1. Blues

Ste4ano ha detto...

P.S.: a fasi alterne...

Zambo ha detto...

thank you Ste4ano