Più
invecchia e più suona. Con un torrenziale concerto ad altissimo tasso elettrico
Neil Young e i suoi Crazy Horse hanno definitivamente chiuso la classifica dei
concerti rock dell'estate 2013: è suo il podio, senza ombra di dubbio. Nella
splendida cornice della Piazza Grande di Locarno, in una bella e calda serata
di luglio, il bisonte ed il suo cavallo pazzo hanno cavalcato nelle praterie
del rock sotto la luna e le stelle, inscenando un concerto di devastante
potenza elettrica che ha lasciato senza fiato, sfibrati alla fine da tanta
veemenza e lucida follia. Vestito di nero, col cappello abbassato sugli occhi,
incurante di apparire vecchio e logorato dal tempo, curvo sulla sua Gibson
nera, Neil Young ha suonato in una notte di mezz'state perentorio, graffiante,
duro, visionario, trascinando le sue ballate in un universo psichedelico e stroboscopico
dove è risuonato l'immortale gesto rock degli anni settanta, tutta sostanza ed
energia, mischiato a visioni lisergiche, a durezze grunge e a feedback di inaudita
violenza, dieci minuti di improvvisazione come quelli in coda a Walk Like A Giant, un pezzo che inizia con Sampedro che fischia ingenuo come un ragazzino nel microfono e termina in un marasma sonoro dove pare di
sentire le urla lancinanti delle orche marine in un mare di frizioni gotiche e
post industriali, una coda fa far accapponare la pelle. Micidiale. Attorno a lui, anche
loro curvi sui loro strumenti, Poncho Sampedro l'indiavolato chitarrista che
con la sua Gibson rispondeva agli inviti di Young sporcando ancora di più con un
suono abrasivo e distorto il copione, bianchissimo di capelli, muscoloso ed in
canotta bianca con l'effige di Hendrix stampata sopra, un lavoratore portuale
più che un rocker ed il bassista Bill Talbot concentrato sulle sue corde tanto
da non perdere una nota ed in simbiosi col batterista Ralph Molina così da
rimanere per lunghi tratti vicino e rivolto a lui. Insieme, i tre creavano un cerchio
di magico delirio elettrico, dove compattezza ed improvvisazione si fondevano
in una amalgama sonora terrificante mentre dietro a loro Ralph Molina picchiava
con la cattiveria di un fabbro medieoevale.
Young con la sua voce lamentosa evocava una wilderness rock con rimandi
visivi (i totem messi sul palco, le magnifiche luci bluastre e viola che
illuminavano il logo dei Crazy Horse) alle sperdute lande del
nord, ai nativi americani, ad un mondo ancestrale di primitiva bellezza, il
canadese era lui stesso un totem, i suoi lunghi capelli grigi, le sue smorfie,
le sue rughe, il suo sguardo dolce, fiero e folle.
Ha
cominciato senza dire nulla e senza il minimo saluto, da vero uomo dei boschi,
con Love and Only Love , facendo
capire che la notte di Locarno sarebbe stata lunga ed indimenticabile.
Cinquanta minuti per quattro canzoni, quasi un record, quando Young e i Crazy
Horse si mettono a cavalcare incuranti di tutto e tutto, e l'inizio dello show è quanto di meno conforme ad una logica commerciale e di consenso anche per un concerto rock, è difficile capire quando si fermeranno. Ogni
tanto qualche parola, qualche verso, un refrain, ma è la tempesta elettrica a
sconvolgere le fragili certezze di un ricca cittadina svizzera, Young è il
fuorilegge stasera calato in città da un mondo che sembrava scomparso, il sogno
di un hippie che non ha verità da regalare ma solo la propria esperienza di cavaliere elettrico ancora libero, indipendente, individualista, irriducibile, selvaggio, che
suona per il solo piacere di soddisfare se stesso,agli altri tre che gli
stanno attorno e alla propria concezione di musica live. Alla fine ringrazierà anche, saluterà il pubblico e si
abbraccerà ai Crazy Horse sorridendo felice, consapevole di aver mandato in
orbita il pubblico e di essersi divertito ancora una volta. Due ore e mezzo di
show, iniziato con i 50 minuti deliranti di Love and Only Love, Powderfinger,
Psychedelic Pill, Walk Like A Giant, poi attenuati da un siparietto acustico con Blowin' In The Wind, quasi una dimostrazione
di come l'uomo maturo abbia ancora gli stessi sogni dell'era felice, una
dolcissima Comes A Time, Heart of Gold e Singer
Without A Song col pianoforte. Poi di nuovo la tempesta elettrica con Ramada Inn, una Cinnamon Girl
in versione punk, l'ossessiva e sferzante Fuckin' Up, l'evocativa Cortez
The Killer altre volte più in palla ed il finale in apoteosi di Sedan
Delivery e Mr.Soul, mai così
urgente e acida. Fino all'uragano Like
Hurricane dove tra frizioni, assoli sferzati dal vento, visioni apocalittiche ed
una melodia avvinghiante si va verso il meritato tributo finale quando si ha
solo voglia di applaudirlo così tanto e così a lungo da lasciarlo/li sul palco per sempre,
fisso come una statua, una icona, un monumento di cosa è e cosa è stato il rock
n'roll. Per lui e per noi. Forever Young. Memorabile..
La scaletta: Love and Only Love / Powderfinger /
Psychedelic Pill / Walk Like A Giant / Hole In The Sky / Red Sun / Heart Of
Gold / Blowin' In The Wind / Comes A Time / Singer Without a Song / Ramada Inn
/ Cinnamon Girl / Fuckin' Up / Cortez The Killer / Sedan Delivery / Mr.Soul /
Like A Hurricane.
8 commenti:
bello
Raccontato benissimo!
Serata che non si può dimenticare
il marchio crazy horse, la potenza sonora, le canzoni di Neil Young, non c'eè nessuno che suona come loro, Devastanti un vero marchio di fabbrica che resiste da più di 40 anni.
Aldo
Neil è sempre il più grande e la tua recensione del concerto è di una passionalità entusiasmante...
Bellissima recensione! A Lucca è stato altrettanto entusiasmante!!!
Lino
Cavoli che scaletta. A Lucca non ha fatto né Cortez né Like a Hurricane, ma è stato comunque supersonico...
a lucca cosmico; a roma grandissimo........ e' stato il top del 2013.....grande neil!!!!
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