Il 1995 è stato un anno
eccezionale per i Rolling Stones, li vidi alla fine di luglio a Basilea e fu
uno dei concerti migliori della band visti dal sottoscritto. Proprio nel mezzo
di quel Voodoo Lounge
Tour il gruppo si esibì al Paradiso di Amsterdam,
all'Olympia di Parigi e alla Brixton Academy di Londra, tre locali storici
molto diversi per capienza e ampiezza dalle arene e dagli stadi del resto del
tour, concerti più intimi davanti ad un pubblico di qualche migliaio di persone
festose ed incredule di trovarsi così vicine a Jagger e compagni, concerti
elettrici ma con una ampia sezione semi-acustica che pareva in sintonia con una
delle mode dell'epoca, i concerti unplugged.
L'idea di tali show ai Rolling Stones venne durante la conferenza stampa
newyorchese con cui annunciarono il Voodoo
Lounge Tour quando un giornalista chiese " c'è qualche possibilità di vedervi suonare
unplugged?". Oh yeah, rispose Ron Wood. La moda degli unplugged era cominciata nel 1989 grazie
a MTV e aveva prodotto dischi di un certo successo, nel 1992 quello di Eric
Clapton e l'anno seguente Rod Stewart e Nirvana. I Rolling Stones presero la
palla al balzo, l'annuncio del Voodoo Lounge Tour
fu dato nel maggio del 1994, due mesi più tardi uscì l'album con lo
stesso nome, il primo concerto del tour avvenne a Washington, poi ci furono gli
Stati Uniti, il Canada, il Sud America, il Sud Africa e nel marzo del 1995 il
Giappone. Prima di esibirsi al Tokjo Dome gli Stones si imbucarono per alcuni
giorni negli studi della Toshiba/Emi per iniziare a lavorare a quello che
sarebbe diventato l'album Stripped.
Invitarono il produttore Don Was e con lui la band suonò vecchi pezzi solitamente trascurati dal vivo in versioni stringate e spoglie, prevalentemente acustiche. Rimisero in pista uno dei brani che li aveva avvicinati al blues, quel Love In Vain che costituisce il cordone ombelicale con Robert Johnson, poi fu la volta di una The Spider and The Fly in chiave minore e della malinconica ballata Wild Horses. Rispetto ai loro esordi la tecnologia aveva fatto passi da giganti ma Richards e soci cercarono di offrire un basso profilo del loro materiale, prendere i migliori elementi di una registrazione unplugged senza farla completamente unplugged. D'altra parte gli Stones erano nati come una band da club e sapevano come muoversi al riguardo, se Love In Vain manteneva quella veste polverosa da blues di Robert Johnson, Wild Horses mostrava la dolente atmosfera sudista dei Muscle Shoals dove era stata originariamente registrata e così Let It Bleed e The Spider and The Fly sembravano uscire da un disco di country-blues del Delta. Di questo lavoro in studio se ne ha testimonianza visiva nel DVD contenuto nel nuovo box intitolato Totally Stripped, incluso in questo box, quattro DVD più un CD. Titoli che finirono per costituire il menù dell'originale album Stripped del 1995. assieme alle registrazioni provenienti dalle session dell'Estudios Valentim De Carvalho di Lisbona, due giorni dopo la loro esibizione allo stadio di Gijon, ovvero il classico di Buddy Holly Not Fade Away, una archeologica I'M Free e quella Sweet Virginia esibita con chitarre acustiche in quello stile country che aveva insegnato loro Gram Parsons. A questo materiale di studio vennero aggiunte sei tracce provenienti dalle esibizioni dal vivo al Paradiso di Amsterdam e L' Olympia di Parigi, tra cui la Like a Rolling Stone di Dylan con cui fecero promozione all'album pubblicandola anche in singolo e in video. Nel box Totally Stripped , il CD audio che accompagna i tre DVD dei concerti di Amsterdam, Parigi e Londra, è stato completamente rivoluzionato con quattordici titoli tutti esclusivamente live senza menzione delle versioni in studio di Tokjo e Lisbona. E' perciò un nuovo CD, che ha mantenuto una sola performance in comune con lo Stripped originale, senza fare menzione del materiale in studio e meno coerente con l' ottica unplugged con cui era stato originariamente concepito.
Invitarono il produttore Don Was e con lui la band suonò vecchi pezzi solitamente trascurati dal vivo in versioni stringate e spoglie, prevalentemente acustiche. Rimisero in pista uno dei brani che li aveva avvicinati al blues, quel Love In Vain che costituisce il cordone ombelicale con Robert Johnson, poi fu la volta di una The Spider and The Fly in chiave minore e della malinconica ballata Wild Horses. Rispetto ai loro esordi la tecnologia aveva fatto passi da giganti ma Richards e soci cercarono di offrire un basso profilo del loro materiale, prendere i migliori elementi di una registrazione unplugged senza farla completamente unplugged. D'altra parte gli Stones erano nati come una band da club e sapevano come muoversi al riguardo, se Love In Vain manteneva quella veste polverosa da blues di Robert Johnson, Wild Horses mostrava la dolente atmosfera sudista dei Muscle Shoals dove era stata originariamente registrata e così Let It Bleed e The Spider and The Fly sembravano uscire da un disco di country-blues del Delta. Di questo lavoro in studio se ne ha testimonianza visiva nel DVD contenuto nel nuovo box intitolato Totally Stripped, incluso in questo box, quattro DVD più un CD. Titoli che finirono per costituire il menù dell'originale album Stripped del 1995. assieme alle registrazioni provenienti dalle session dell'Estudios Valentim De Carvalho di Lisbona, due giorni dopo la loro esibizione allo stadio di Gijon, ovvero il classico di Buddy Holly Not Fade Away, una archeologica I'M Free e quella Sweet Virginia esibita con chitarre acustiche in quello stile country che aveva insegnato loro Gram Parsons. A questo materiale di studio vennero aggiunte sei tracce provenienti dalle esibizioni dal vivo al Paradiso di Amsterdam e L' Olympia di Parigi, tra cui la Like a Rolling Stone di Dylan con cui fecero promozione all'album pubblicandola anche in singolo e in video. Nel box Totally Stripped , il CD audio che accompagna i tre DVD dei concerti di Amsterdam, Parigi e Londra, è stato completamente rivoluzionato con quattordici titoli tutti esclusivamente live senza menzione delle versioni in studio di Tokjo e Lisbona. E' perciò un nuovo CD, che ha mantenuto una sola performance in comune con lo Stripped originale, senza fare menzione del materiale in studio e meno coerente con l' ottica unplugged con cui era stato originariamente concepito.
Totally Stripped ha principalmente il compito di documentare
quei tre concerti in sale piccole, pur col taglio di un vero live degli Stones con
l'inclusione dei must dei loro show ovvero Midnight
Rambler, Miss You, Gimme Shelter, Jumpin' Jack Flash. E sono proprio i tre
DVD a far volare in alto Totally
Stripped e a renderlo un
documento eccezionale, tre concerti che fotografano uno dei momenti più felici
ed esaltanti dell'avventura concertistica della band in un anno, il 1995, in
cui la band è al massimo della forma, unita, entusiasta e in salute anche se
non più giovane. Tre concerti che, proprio per essere in spazi ridotti, sono
completamente diversi da quanto generalmente hanno fatto gli Stones in sessanta
anni. Nel piccolo spazio del Paradiso
di Amsterdam, una chiesa sconsacrata
trasformatasi tra gli anni sessanta e settanta in uno squat per hippie, davanti
a 1500 persone gli Stones il 26 maggio
del 1995 suonano con l'immediatezza e quella viscerale attitudine degli esordi
quando erano una rock band da club che mischiava eretico blues e torrido
R&B, oltre a regalare una significativa parentesi acustica che culmina
nelle versioni unplugged di Let It Bleed
con tre chitarre in linea, le acustiche di Jagger e Richards e la
lap steel di Wood, di una mai così romantica Beast of Burden, una barocca Angie
e lo splendido affondo country dell'accoppiata Wild Horses-Sweet Virginia nelle quali si fanno sentire Chuck
Leavell col piano e Bobby Keys col sax. Charlie Watts va di spazzole mentre
Darryl Jones col suo basso, in questi frangenti, è l'unico a tenere attaccata
la spina elettrica. A margine di questa pausa acustica una brillante The Spider and The Fly cantata da Jagger
con l'atteggiamento focoso dei tempi del Marquee e un Richards a cui non sembra vero di poter fare come i vecchi
bluesmen imbracciando una Gibson d'antan. Il concerto si apre con Not Fade Away di Buddy Holly ma interpretata come omaggio al
beat di Bo Diddley e tra le chicche c'è la resa western di Dead Flowers dove Wood sfoggia una
Gibson Firebird. Nella luminosa e semiacustica
Shine a Light, virata gospel
dal coro di Bernard Fowler e Lisa Fisher,
una composizione mai esibita prima
di allora on stage , ci si mette Don Was con l'organo mentre nella scintillante
versione di Like a Rolling Stone, il
biglietto da visita di questi show, Jagger maneggia ironia e rispetto ( ed un
colpo di armonica un po' stonato) presentandola con "Bob
Dylan l'ha scritta per noi".
Gli Stones bissarono il 3
luglio all'Olympia di Parigi, trentuno anno dopo la prima
esibizione nello storico locale, davanti ad un pubblico di duemila persone
circa. Introdotti da fascinose luci bluastre, sullo sfondo tende leopardate in linea
con la camicia di Richards ed il voluto decor decadente-chic del palco, uno
scatenato Jack Nicholson in abito
nero e occhiali scuri in balconata, il set dell'Olympia è sangue, sudore e
ballate da capogiro. Una scaletta di ventidue brani per una performance da vedersi almeno una volta la settimana per
parecchi mesi. La band rolla al massimo, con una sezione fiati (due sax, tromba
e trombone) che è la quintessenza del Memphis sound. Il concerto è strepitoso
fin dalle note iniziali di Honky Tonk
Woman che rimbomba come una Marsigliese del loro rock sesso, chitarre e
libertà. In quel riff c'è una buona parte della storia del rock n'roll, derive
country comprese e Parigi fin dalle prime note si rivela accogliente come non
mai, non dimenticando che loro nel 1971 scelsero la Francia come esilio
fiscale. Chuck Leavell sale in cattedra
ma è tutto l'inizio a mettere a dura prova le coronarie, in sequenza la rotolante
Tumbling Dice, la fucilata semi-punk
di You Got Me Rockin', una rabbiosa All Down The e la lasciva Shattered. Lisa
Fisher è una bomba sexy, guepiere nera di pelle, calze a rete e stivali al
ginocchio, in Miss You, versione che
perde qualsiasi contaminazione Disco per diventare una lunga ed eccitante danza
rock, ostenta il suo lato B e coinvolge Jagger in un numero hard-core, una
panterona come lo poteva essere la Tina Turner dei tempi d'oro. Tra i numeri
non presentati ad Amsterdam spiccano il classico di Howlin' Wolf Down In The Bottom con Wood impegnato a slidare sulla chitarra
acustica, I Go Wild e le canzoni imprescindibili dei
loro concerti nelle arene, Midnight
Rambler, Start Me Up, It's Only Rock n' Roll, Brown Sugar e Jumpin' Jack Flash, quest'ultimo messo
in chiusura di show. Carezze e polvere da sparo, chitarre di ogni forma e suono,
lo swing di Watts ed il funky di Jones, la voce di Jagger e l'ugola squillante
di Lisa Fisher, il sax di Bobby Keys e il velluto di Chuck Leavell, gli Stones
sono al massimo e mettono a disposizione di una intimità da club la loro
potenza da stadio. C'è qualcosa delle loro origini ma la tecnica, la malizia e
la bravura di performer è enormemente cresciuta negli anni e prima di una nobile
vecchiaia, questo è l'apice della loro avventura. Che siano i migliori Stones
della storia capaci di sintetizzare in un unico set origini blues, ballate
acustiche, la sensualità del soul e uno sguaiato ed elettrico rock n'roll, è
un'ipotesi più che fondata. D'altra parte il terzo concerto, quello del 19 luglio alla Brixton Academy di Londra, è considerato tra le dieci
miglior performance di tutti i tempi della band, anche se, a parere del
sottoscritto, per via di una venue più ampia (oltre le duemila persone)
comincia ad avere i clichè dei concerti nelle arene perdendo un po' di urgenza
da club. Sottigliezze, a Brixton, gli Stones giocano in casa e si presentano
abbigliati per l'occasione con giacche nere (Jagger e Richards), blu brillante
(Wood), bianche (Lisa Fisher e Darryl Jones). Più sobrio, al solito, Charlie
Watts che contende all'honky tonk man Keith
Richards (così lo presenta Jagger) la più calda ovazione del pubblico, mentre
da par sua Mick sgambetta e si agita come fosse su un grande palco, come non
aveva fatto nei due show
precedenti. Tra le novità in cartello il
bluesaccio Black Limousine, mai
troppo esibito in tour, dove Wood si concede da vero bluesman suonando il dobro,
la nostalgica Faraway Eyes mai così
country con Jagger seduto al piano,
la flebile Connection cantata da
Richards, delle sferzanti Brown Sugar e Jumpin'
Jack Flash, già esibite a Parigi, ed una memorabile Monkey Man firmata dall'
assolo di Wood con la celebre Gibson a cassa in plexiglas trasparente e da una
Lisa Fisher esplosiva sia con la voce sia con la prorompente e seducente mimica
con cui mette in riga Jagger. E poi c'è Love
In Vain, asciutta e sentita come un blues prebellico, una chicca che vale
da sola il concerto. Anche a Brixton gli Stones sono al top con un interplay
tra i singoli naturale ed intuitivo (lo stesso Bobby Keys è in gran spolvero,
sentire il suo assolo in Miss You),
loro amano quello che suonano e questo feeling è palpabile in tutti e tre gli show,
anche la mancanza di Satisfaction rende
questi concerti assolutamente differenti ed unici.
Tre DVD per tre concerti memorabili resi disponibili ventuno
anni dopo con un audio eccellente e una buona qualità video, nonostante la digitalizzazione sia agli
albori. Splendida la confezione a libro del box con fotografie da favola sia a
colori che in bianco e nero. Se qualcuno a ferragosto è rimasto in città può
consolarsi con questa chicca. Compratevi le birre e una bottiglia di Jack
Daniel's.
MAURO ZAMBELLINI