lunedì 4 ottobre 2010
Southside Johnny and The Asbury Jukes > Pills and Ammo
Southside Johnny and The Asbury Jukes > Pills and Ammo Floating World Records
Era da Better Days del 1991 che Southside Johnny non faceva un disco così forte, determinato, diretto. Un disco che lo riporta agli antichi splendori quando con i Jukes rappresentava il lato sguaiato, focoso e R&B della musica del Jersey Shore. Better Days prodotto da Little Steven con la partecipazione attiva di Springsteen e di alcuni E-Streeters lo si ricorda ancora oggi come un disco di rock tosto e ricco di belle canzoni e l’affondo nel blues dell’ora tardi di Messin’ With The Blues del 2000 prodotto da Garry Tallent aveva il pregio di mostrare una faccia più intima e notturna del soulman del New Jersey. Pills and Ammo sintetizza con maestria e modernità quei due album, da un lato il rock-soul esuberante ed arrembante di Lyon urlato con l’ugola arsa dall’whiskey e amplificato da una sezione fiati che unisce Stax sound e Muscle Shoals horns, dall’altro lato le venature blues e le chitarre di Bobby Bandiera e Andy York ( il chitarrista di Mellencamp) abili nell’infilarsi negli spazi vuoti lasciati dalla sarabanda fiatistica degli Asbury Jukes. Il risultato è una miscela incandescente di rock, soul e blues al servizio di canzoni perfettamente riuscite nel loro intento ovvero far divertire, bere, ballare, sudare, intenerire come in una revue di qualche big band degli anni quaranta e cinquanta.
Mirabile la produzione di Lyon e del pianista Jeff Kazee che con oculata misura ed eleganza riescono a fare di Pills and Ammo un disco ridondante di suoni e stringato di arrangiamenti, niente bolse coreografie quindi ma la prova che si può realizzare un disco con undici musicisti più coristi e coriste, tra cui la prorompente Lisa Fischer (Stones e Tina Turner) senza soffocare le canzoni. Le quali sono tutte di ottima fattura, frutto del sodalizio tra Lyon e Kazee.
Harder Than It Looks apre la festa ed è subito chiaro che frizioni non ne esistono e l’insieme tra l’imponente suono delle trombe e dei sax, la voce di Southside, una sezione ritmica che si sente e le chitarre, è impressionante e travolgente.
Soul-rock di prima classe come Cross That Line dove le chitarre e le coriste urlano la volgarità degli Stones ed il piano è un orgia memphisiana.
Meno orchestra e più combo in Woke Up This Morning un blues cha sa di Chess Records con Southside che soffia nell’armonica il vento di Chicago e Andy York che gli risponde slidando il Delta blues. Quello che Southside aveva imparato in Messin’ With The Blues qui è messo in mostra in tutta la sua caustica bellezza. Se Lead Me On mette a nudo l’arrendevolezza dell’uomo che chiede alla propria amata un'altra chance ed è una canzone d’amore dai toni dolci, Heartbreak City è puro, sporco, elettrico R&B con un riff di chitarra assassino alla Primal Scream e voci in preda alla follia della città. Dollari, donne, strade e peccati. Punk-R&B rabbioso e duro prima della calda e malinconica Strange Strange Feeling. Qui gi strumenti sono puliti, mixati con grande amore e cura, la voce è confidenziale mentre è istrionica nella ironica Umbrella In My Drink dove c’è un duetto con Gary U.S Bonds e il mood è quello di uno sbilenco, allegro e bislacco New Orleans sound shakerato dixieland.
One More Night To Rock è un rockaccio diretto e tirato a mille, con i fiati indemoniati e l’armonica che si sposa con la voce di Lisa Fisher in un torrido R&B che piacerebbe sia a Jagger che a Richards.
Chiudono le danze A Place Where I Can’t Be Found una ballata stile Van Morrison, il pirotecnico Keep On Moving un salto negli anni ’50 tra Jerry Lee Lewis e Chuck Berry e Thank You ideale e delicata conclusione del disco.
Pills and Ammo è un disco tatuato dentro il DNA di Southside Johnny e i suoi Asbury Jukes ma non per questo è rivolto nostalgicamente al passato pur rispettando la completa genealogia del rock n’roll e del R&B, piuttosto dimostra come Southside Johnny sappia ancora inaspettatamente sorprendere in quel confine tra soul e rock che ormai conta pochi adepti.
Mauro Zambellini Ottobre 2010
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3 commenti:
Non ho ancora ascoltato Pills and Ammo, però a me Into The Harbour (2005) piace più di Better Days (1991).
il songwriting di Into the Harbour e di Going to Jukesville è superiore a quello di Pills and Ammo.
ne risulta che degli appena quattro studio album "rock" (non contiamo i live, l'omaggio a waits e l'affondo blues) pubblicati dal Leone in vent'anni, questo è il più debole.
just my two cent.
ciao vecchie colonne del Mucchio glorioso.
...però, Botta', Better Days è un classico dell'Asbury Sound. Più di Into The Harbour. Per la qualità delle canzoni, per la produzione e gli apporti esterni, che Zambo ha giustamente evidenziato.
Ma Harbor si apre con Happy dei migliori Stones, un brano che fa capitolare. E Hang down your Head racconta Waits meglio di tutto Grapefruit Moon. Quindi come non capirti...
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