giovedì 10 febbraio 2011

Il Grinta


Questa sera ho visto in anteprima il rifacimento del celebre western del 1969 di Henry Hathaway Il Grinta allora interpretato da John Wayne nella parte del vecchio sceriffo con monocolo Rooster Cogburn assoldato da una giovane proprietaria per catturare l’assassino del padre. La nuova versione è opera dei fratelli Joel and Ethan Coen, lo sceriffo è interpretato da un grande Jeff Bridges sempre più a suo agio in queste parti di sgangherato outsider dopo i ruoli nel Grande Lebowski e Crazy Heart mentre il Texas ranger che aiuta Rooster nell’impresa è un Matt Demon rivitalizzato dalla cura Eastwood di Hereafter. Verboso, godibile, grottesco ed un po’ folle, il film è un ottimo esempio di new-western, iperrealista quando si ammazza senza preavviso, lucidamente visionario nel finale quando in una notte stellata da flash onirico-psichedelico Rooster Cogburn uccide il cavallo ferito in mezzo al nulla della prateria e vecchio, stanco e alcolizzato si prende in spalla la giovane Mattie Ross in preda ad un delirio da morso di serpente e raggiunge la capanna di un medicine man in grado di salvarla. Crepuscolare nella figura di Rooster, uno sceriffo che non ha nulla di eroico se non quello di accettare a malincuore una impresa impossibile nella quale può fare le uniche due cose di cui è veramente bravo: scatenare il suo grilletto facile e bere whiskey in splendida solitudine senza che nessun uomo di legge superiore possa obiettare dei suoi modi rudi e della sua esistenza randagia, il film dei fratelli Coen è un Sam Peckimpah del nuovo millennio dove non c’è compiacimento della violenza anche se viene distribuita generosamente e dove non esiste differenza tra buoni e cattivi al di là delle necessità del momento e delle opportunità che la storia offre. Ironico, divertente, moderno anche se si rifà ai paesaggi e alle fotografie di un western quasi classico, tagliato per mettere a fuoco la psicologia dei tre protagonisti e le loro interferenze caratteriali (da antologia i litigi tra il vecchio sceriffo agnostico, residuato di “non è più un west per vecchi” così addomesticato da avvocati garantisti ed il Texas Ranger, rampante ed un po’ fighetto uomo di legge del nuovo che avanza) True Grit è cinema di prima qualità impolverato di genio e sregolatezza, che andrebbe gustato in lingua originale per apprezzare il vero boom boom degli american guns e le voci arse, bruciate e roche dei personaggi, vero spettacolo nello spettacolo, a partire da quella sorprendente di Jeff Bridges una sorta di primordiale Tom Waits sciacquato nel whiskey da poco prezzo dei distillatori clandestini. Un film da vedere assolutamente se si ama il cinema, gli western ed il ritmo delle ballate rock. La colonna sonora è di Charter Burwell (Nonesuch) ed il romanzo da cui è tratto è Un Vero Uomo per Mattie Ross di Charles Portis.

Mauro Zambellini Febbraio 2011

2 commenti:

Pablo ha detto...

Ho scoperto qui (http://www.gianoeditore.it/ilgrinta/) che se mandi il tuo prequel o il tuo sequel del romanzo Il Grinta di Charles Portis puoi vincere la sceneggiatura originale del film firmata dai fratelli Coen!

Anonimo ha detto...

ciao, bella recensione...vorrei segnalarti quella che ho trovato qui
http://totanisognanti.blogspot.com/2011/02/il-grinta-di-joel-e-ethan-cohen-hands.html
e che secondo me è molto interessante