venerdì 8 giugno 2012
Little Bob Wild and Deep Best of 1989 / 2009
L'apparizione nello splendido film di Kaurismaki Miracolo a Le Havre ha ridato esposizione a Roberto Piazza alias Little Bob, rocker francese con una storia musicale alle spalle di quasi quarantanni. Questo doppio CD Best of 1989/2009 ne racconta solo una parte, quella del Little Bob solista, rocker autentico e appassionato dagli umori stradaioli e bluesy, influenzato dalla musica americana, il cui stile non è molto distante da quello di Southside Johnny, Mink DeVille e Graham Parker. Ha iniziato a fare dischi nel 1975 Roberto Piazza autonominatosi Little Bob in onore di Little Richard, a Londra impazzava il pub-rock ed il nostro italo-francese batteva i club e i pub inglesi con una media di 200/250 concerti all'anno portando sul palco un rock ruvido e birroso che si rifaceva al R&B, a Mitch Ryder & The Detroit Wheels, agli Stones, ai Them, a Chuck Berry, agli Animals. Il suo act si chiamava Little Bob Story, nome con cui ha firmato nove album e ha vissuto giorni di gloria e giorni di fango fino allo scioglimento della band nel 1987 dopo Ringolevio, una specie di concept album ispirato da un libro di Emmett Grogan scrittore californiano membro dei Diggers dove si intrecciavano storie di band metropolitane e strade violente, di droga e di amore.
A Parigi Little Bob incontra il produttore Jeff Eyrich (Blasters, Jeffrey Lee Pierce, Plimsouls)e con lui inizia una collaborazione che lo porta nel 1989 a Los Angeles a registrare il suo primo album solista, Rendez Vous In Angel City dove compiono il chitarrista Steve Hunter (Lou Reed), il tastierista Kenny Margolis (Mink DeVille), il bassista Tony Marsico (Cruzados), J.J Holidaye della band di Chuck E.Weiss alla slide guitar. Inizia una avventura discografica lunga ventanni, con musicisti che vanno e vengono nella band, album duri e album bluastri, torridi live e versioni senza corrente dei suoi hits, amici americani e fratelli francesi, crudi affondi urbani e nostalgie del passato, storie di marginalità e amori di una vita, il tutto all'insegna di un onesto, maturo e vissuto rock n'roll cantato con una voce piena di speranza e rabbia. Diventa il local hero di Le Havre ma l'eco della sua musica arriva anche da noi dove viene per una tourneè a metà degli anni novanta. Questo Best of 1989/2009 documenta brillantemente ed in modo esauriente la storia del Little Bob solista, due CD, il primo intitolato Wild Kicks con i brani più selvaggi, rocknrollistici e punk della sua discografia, il secondo, Deep Songs con pezzi altrettanto tosti ma più sbilanciati verso le ballate e i rock dai tempi medi. Ne esce una nitida fotografia del piccolo rocker di Le Havre, trentadue tracce che esplorano l'universo musicale di Piazza tra rock che sanno di punk e rock che puzzano di R&B, rock che riflettono i lividi colori della notte e ballate che trasmettono il romanticismo della strada e quel mondo di umili che il film di Kaurismaki ha così bene ritratto. Vengono passati in rassegna dieci album, qualcuno davvero notevole come Lost Territories del 1993, più di ventimila copie vendute al tempo, uno splendido viaggio tra i sogni di un'America perduta con riferimenti agli amati indiani e le speranze di un rock senza frontiere. Sei le tracce estratte da questo album tra cui la magnifica e potente Jimmy Tramp segnata dalla fisarmonica di Margolis e dalle chitarre al sangue di J.J Holidaye e Olivier Durand (poi con Elliott Murphy), The Witch Queen of New Orleans e Tango De La Rue. Il crepuscolare Blue Stories altro bel album del 1997 è presente con la romantica Sheila n' Willy e con le semiacustiche Lying In A Bed Of Roses e We All Have A Dream dove Piazza non dimentica le sue origini e ci mette una strofa in italiano. Libero del 2002 offre Be Gentle with The Whore per sola voce e piano, la stessa Libero, la canzone con cui si esibisce dal vivo insieme alla band in Miracolo a Le Havre, e la cantautorale Vivere, Sperare.
Gli album americani Rendez Vous In A Angel City e Alive or Nothing regalano un pò di cover: una sudata versione di All or Nothing degli Small Faces e ad una tiratissma medley con il botto a la Clash di Riot in Toulouse oltre alla barricadiera Kick Out The Jams degli MC5. Che Little Bob abbia il naso fine lo dicono anche la versione unplugged di Play With Fire degli Stones, una originale Masters of War di Dylan ed una roca e semiacustica Turn The Page di Bob Seger con tanto di contrabbasso, violoncello e feedback chitarristico.
Trentasei tracce, alcune live, più di due ore abbondanti di rock in tutte le sue migliori declinazioni, se volete sapere chi è Little Bob e perché si parla bene di lui questo Wild and Deep fa al caso vostro.
MAURO ZAMBELLINI
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