C'è
sempre stato un fondo di sregolatezza nella vita dei Rolling Stones, a volte ed
era circa il 1972 raggiunse un livello
difficilmente controllabile, ed è questo che li ha resi così popolari nel loro essere
pericolosi, arroganti, imprevedibili, perché nonostante siano in tanti a darsi
da fare per redimere il rock n'roll dai propri vizi, il rock n'roll è proprio
questo, quello scarto minimo tra le regole della realtà e una percezione
diversa di queste. Ci sentivamo dei
pirati, avremmo potuto colare a picco ma saremmo affondati come volevamo noi. Quello
scarto si è riproposto fin dai primi giorni della loro esistenza nella loro
musica : noi seguivamo Charlie, Charlie
seguiva Keith. La batteria era sempre in ritardo di una frazione di secondo,
c'è una sorta di leggerissima indecisione che è molto pericolosa perché tutto
può crollare in qualsiasi momento. Non abbiamo mai avuto il tempo di dubitare
di noi stessi o di cercare di prevedere le cose. Andavamo di istinto e ci
comportavamo come ci pareva.
Più
che le urla delle fans, vedevo del
liquido scorrere tra i sedili del teatro e scendere a terra, vedevo l'urina
scendere dalle cosce delle ragazze, se la facevano addosso, capita quando ci si
emoziona, dei commenti dei giornali e delle tv, i Rolling Stones non piacciono necessariamente a tutti, delle risse
ai concerti, se facevi qualcosa di
sbagliato tanto meglio, le ragazze si bagnavano le mutande e i ragazzi facevano
a botte con la polizia, delle droghe, fumavamo
tutti marijuana, poi arrivò l'Lsd, la cocaina e l'eroina, un orgia di droghe
che suscitavano interesse nell'opinione pubblica, degli arresti, mi sentivo Jesse James, furono i poliziotti
a farmi sentire un fuorilegge, nacque la leggenda del fuorilegge, fu in quel
periodo che iniziai a girare in America armato, delle morti, diciamocelo, il futuro di un Rolling Stone è
sempre stato incerto, della fortuna, in
genere i cattivi vengono uccisi alla fine, non questa volta, della fama, a Charlie piacerebbe far parte dei Rolling
Stones senza che a nessuno gliene importi dei Rolling Stones, prima di
tutte queste cose è proprio quello scarto minimo tra la batteria
e tutto il resto la ragione della loro
sregolata concezione del rock n'roll ( e per tanti anni, fino pressoché al
1982, anche della vita).
La
raccontano magnificamente i quattro Rolling Stones rimasti, ma c'è anche la
sapiente
historical consultance di
Bill Wyman nel dvd/Blue Ray sottotitolato in italiano Crossfire Hurricane film/documentario
scritto e diretto da Brett Morgen
con la produzione di Mick Jagger e Victoria Pearman che trae il titolo da un
passaggio di Jumpin' Jack Flash e
rilegge la storia della band più famosa del mondo partendo dalla loro
ossessione giovanile per il blues dei primi anni sessanta fino allo status di
grande realtà artistica odierna, quando vennero consacrati nel tour mondiale
del 1981/1982, era cambiato tutto,
eravamo diventati una sorta di istituzione, non eravamo mai arrivati tanto in
alto, ce l'avevamo fatta!, non prima di aver attraversato i momenti topici
e controversi della loro sensazionale avventura. Il tutto costruito con
interviste d'epoca e attuali, un archivio di performance molte delle quali rare
o inedite, scampoli di canzoni e brani interi, immagini nuove ed estratti di
film già circolanti come Cocksucker Blues
di Robert Frank, Charlie Is My
Darling di Peter Whitehead, Gimme
Shelter di David e Albert Maysles e Shine
a Light di Martin Scorsese.
Un'ora
e cinquanta minuti di Rolling Stones senza filtri, senza la noia degli addetti
ai lavori e musicisti amici che parlano, senza statici primi piani ma con la
voce spesso fuori campo dei protagonisti che racconta e offre, attraverso le
immagini, all'osservatore una visione piuttosto intima di come doveva essere
far parte dei Rolling Stones mentre fronteggiavano denunce, droghe, dissensi,
arresti, lutti, per poi diventare loro stessi dei veri sopravvissuti. Un
film/documentario al ritmo di un tumbling
dice che permette di entrare nei
segreti della loro carriera attraverso immagini straordinarie, i loro suoni e
le loro parole, come quando passarono
dall'essere una cover-band allo scrivere canzoni proprie, non eravamo capaci di creare delle melodie ed inserire le parole ed il titolo adatto ma
ci provammo ugualmente. Venne fuori Tell Me, o sui concerti interrotti dall'arrivo della
polizia, per tre anni non riuscimmo a
finire uno show,scommettevamo tra noi sulla durata dei concerti, l'arresto
di Keith e Mick a Redlands, il giornale
News of the World specializzato in gossip aveva messo degli spioni e dei
detective alle nostre calcagna, furono loro a fare la soffiata alla polizia ed
invitarli ad intervenire, sulla morte di Brian Jones, sia io che Keith facevamo uso di droghe, Brian ne consumava troppe di
tipo sbagliato. Quando morì era già fuori del gruppo. Fu molto triste
dirglielo, mi sentii uno schifo dopo. Brian fu artefice delle proprie disgrazie
ma avremmo dovuto fare qualcosa di più per lui, su Altamont, la situazione era fuori controllo, era sparita ogni traccia di normalità
e moderazione. Avevamo paura, se fossimo
stati in uno stadio o in un teatro avremmo potuto abbandonare il palco, lì non
era possibile, eravamo circondati. Cominciammo ad avere un brutto presentimento
quando vidi le condizioni degli Hell's Angels. Erano venuti solo per creare
problemi. Era come chiedere a degli skynheads di fare servizio d'ordine ad una
partita di calcio, oppure la
dipartita di Mick Taylor, Mick se ne andò
perché stava sviluppando una dipendenza dall'eroina e voleva difendere la sua famiglia.
Eloquenti
le ammissioni riguardo la loro musica e
la loro evoluzione, tra queste : Brian
aveva una competenza musicale che ne io ne Keith avevamo;
il cantante è come un attore,
interpreta tanti ruoli a seconda della canzone e degli spunti che questa gli
dà, così il cantante di Jumpin Jack Flash è diverso da quello molto più
complesso di Sympathy For The Devil;
due chitarre suonate insieme possono
diventare un'orchestra;
nessun altro se non Mick avrebbe potuto
scrivere una canzone come Midnight Rambler, a nessuno sarebbe mai venuto in
mente di trarre un'opera dal blues;
col tour del 72 eravamo diventati in
America il pericolo numero uno, era un
periodo di grande edonismo. Eravamo un grande evento;
c'erano voluti tanti anni per
arrivare alla formazione ideale e sul più bello Mick Taylor ci lasciò; l'arrivo di Ron Wood fu una ventata di aria
fresca, ci univa la compatibilità nel suonare, lo stile di vita, l'umorismo, il
cameratismo. Avevamo una nuova immagine del gruppo meno pericolosa, più
colorata ed organizzata.
Crossfire
Hurricane realizzato nell'arco di un anno con la
collaborazione di tutti i membri della band si appresta a diventare il documento
visivo definitivo sui Rolling Stones
capace di sintetizzare una intera carriera là dove altri film e
documentari hanno fotografato solo un periodo, un episodio, un concerto, una
parte di storia. E lo fa in presa diretta, con un montaggio a dir poco vorticoso
ed esaltante, con gli spezzoni di film in sintonia perfetta con le canzoni e
con i protagonisti a loro agio nel raccontare scampoli di verità gaglioffa.
Così Keith difende la sua mancata presenza al funerale di Jones : non sono neanche andato al funerale di mio
padre. Mio padre è diventato una quercia. Le sue polveri le abbiamo messe nel
tronco di una quercia e con le piogge questa è diventata più grande. Nella mia
famiglia siamo fatti così, parla del
dopo Altamont : ho un ricordo molto
caleidoscopico, ero su un altro pianeta all'epoca. Evitai di affrontare la
situazione e mi rifugiai nella droga, di
Nellcote: lavoravamo dalle 21 o 22 fino alle 7/8 di mattina, l'idea di
suonare una nota prima del calar del sole ci sembrava assurdo. Eravamo come Dracula,
del processo in Canada: l'esperienza
di Toronto mi aprì gli occhi, avevo interpretato troppo bene il mio ruolo, era
tempo di chiudere, non lo feci per l'eroina lo feci per la band. Ma sono le
realistiche parole di Mick Jagger sulle note finali di All Down The Line e sulle
immagini del concerto al Beacon Theatre di New York del 2006 a suggellare una fantastica epopea moderna ed
un dvd che è il modo migliore per ricordare i 50 anni del loro puro, divertente
e devastante rock n'roll:
non
si scherza con gli Stones. E' semplice, non conviene. Avevamo un atteggiamento
borioso, strafottente, del tipo ' vaffanculo Mondo, faccio ciò che voglio. Per
un momento la pensavamo sul serio così, ci sentivamo sulla cresta dell'onda,
quasi immortali. Ma non si resta giovani per sempre".
MAURO ZAMBELLINI
6 commenti:
mi permetto di segnalarti:Bradley Wik and the Charlatans – Burn What You Can, Bury the Rest (2012). C'è puzza di Bruce degli anni 70 in queste canzoni. ciao.
..ma che c'entra col film sugli stones?
niente.mi sono permesso di segnalare una giovane band a Zambo.se questo è un reato, o bisogna fare per forza commenti inerenti al post letto mi scuso con l'autore.ma quantomeno io, ci ho messo la faccia.
ciao zambellini e' sempre interessante leggere il tuo blog,
e' raro unire passione e competenza.
detto cosi' sembra una ruffianata pazzesca ma credimi non solo il tipo.
ps: non c'entra nulla ma forse a luglio risentiremo i Black Crowes a Vigevano
beh, sarebbe un bel sentire anche se dopo aver visto i Black Crowes tante volte mi piacerebbe assistere ad uno show di Chris Robinson Brotherhood. Comunque siamo sempre nell'olimpo
ho appena preso il live del 31/10/12 di CRB bello ma......suggerirei un altro chitarrista.
mi ero abituato bene tra marc ford prima e dickinson dopo
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