E'
un bel disco Songs From The Barn anche senza il caldo soffio r&b dei
dischi classici di Southside Johnny, qui in primis c'è la voce di Southside
Johnny mai così roca e bluesata, a
tratti perfino waitsiana ed in qualche ballata dal sapore on the border, Mexicali Waltz ad esempio ma anche Beneath Still Waters , sintonizzata su quello stile pachuco e sullo
charme reso popolare da Willy DeVille. Mexicali
Waltz sembra uscito dal repertorio del gitano quando bazzicava New Orleans e i mariachi e non è l'unico
rimando a quelle atmosfere perché Gone
Underground batte la strada della
ballata romantica e spezza cuori, segnata dalla chitarra acustica, dal
pianoforte e dall'armonica (lo stesso John Lyon), così come Down Home Girl cucita con la scoppiettante Something You Got porta in scena quel soul che prima di DeVille è
appartenuto agli Stones degli esordi e Blood
From A Stone, firmato come altri brani dalla coppia Kazee/Lyon, si addentra
con leggerezza da campioni, tra fisarmoniche e piccole distorsioni, nelle notti
del border.
lunedì 18 marzo 2013
SOUTHSIDE JOHNNY & the poor fools
venerdì 1 marzo 2013
THE JAMES HUNTER SIX
MINUTE BY MINUTE
Ci sono
artisti e dischi che godono di una scarsa esposizione mediatica nonostante il
loro valore e la loro bellezza. E' il caso di James Hunter cantante di R&B
inglese arrivato al suo quinto disco solista, pressoché ignorato dalla stampa
dei grandi numeri sebbene sia autore di dischi realizzati con la cura e
l'artigianalità di una volta. Non è l'unico e non sarà nemmeno l'ultimo ma ogni
volta ci si stupisce della quantità di lodi sperticate che vengono rivolte
a qualche benedetto dello show business
ed il pesante silenzio, invece, che circonda altri. Come dire che, anche nel
rock, il merito quasi mai viene premiato. Ad esempio nell'anno appena trascorso
la maggior parte delle riviste specializzate internazionali hanno consacrato ai
primi posti delle loro classifiche uno come Frank Ocean, almeno in materia di
soul, autore di un disco che più glamour, fighetto e patinato di così si muore.
Le stesse riviste non hanno mai speso una parola di elogio per James Hunter, uno
che se lo mettete nel lettore ci sta come minimo una settimana di fila, e non
avete bisogno di altro. Già coi due precedenti lavori, People Gonna Talk (2006) e The Hard Way (2008) il cantante di Colchester, Sussex si
era fatto notare per l'eleganza ed il feeling con cui proponeva un soul-blues
ed un R&B fortemente debitori dell' era d'oro del genere. Il primo ad
accorgersi delle sue qualità vocali era stato Van Morrison che comparve nel
primo disco di Hunter, Believe What I Say del 1996 e poi lo ingaggiò come
backing vocal nello strepitoso A
Night In San Francisco e in
seguito in Days Like
This. Un curriculum di
tutto rispetto che Hunter ha messo a frutto imparando l'arte del soulman di rango,
caso abbastanza raro in un epoca in cui il soul è spesso inficiato di hip-hop,
arrangiamenti ridondanti, voci zuccherose,
tecnologia. James Hunter è un soulman vecchio stampo che confeziona i
suoi dischi con la precisione e la cura degli artigiani di un tempo, poche cose
messe al punto giusto, arrangiamenti misurati, una voce morbida e avvolgente che
ricorda Sam Cooke con qualche accento di
Otis Redding e Joe Tex, un pizzico di blues ed una band che sta tra Memphis e i
Rumour.
Il
nuovo lavoro Minute By Minute è un piccolo gioiello, R&B di scuola Stax,
deep-soul di provenienza sudista, qualche scampolo di reggae e ska shakerati
con mano inglese alla Graham Parker, ballate e tanto Sam Cooke. Canzoni mai
ripetitive ed una soprafina qualità di scrittura, oltre ad una buona
produzione, quella di Gabriel Roth (Amy Winehouse, Sharon Jones) che ha
aggiunto qualcosa in più rispetto ai precedenti lavori.
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