Hanno un bel dire i
dylaniani ortodossi quando disquisiscono
delle meraviglie della House of
The Rising Sun contenuta sul primo
album (1962) del maestro se lo stesso Dylan la prima volta che la ascoltò nella
versione degli Animals andò con la macchina fuori strada. Non fu l'unico anche
se il suo shock vale mille dei nostri, non avevo ancora l'età per la patente
e guidavo solo un motorino ma quando
assieme ad un pugno di amici sentii nel mezzo degli anni sessanta in un jukebox
di paese House of The Rising Sun avvertii
che qualcosa stava succedendo e nulla sarebbe stato più come prima. Ero un
pischello ma sentii che quella canzone
possedeva una tensione ed un melodramma incredibili, quell'arpeggio di chitarra
all'inizio, la voce, quella voce, ed un organo che ti rivoltavano il cuore e i
sensi e per la prima volta ti facevano capire cosa fosse veramente il blues,
anche se erano dei bianchi a suonarlo, perché quella casa a New Orleans
possedeva un mistero che più intrigante
non poteva essere ed era tutta altra
cosa rispetto a ciò che avevamo già sentito dei Beatles, e sarebbe dovuto passare un altro anno prima
che Satisfaction buttasse
definitivamente all'aria tutta la nostra educazione piccolo-borghese,
mettendoci di fatto sulle barricate contro la famiglia, la scuola, la chiesa e
poi, di lì a poco, contro tutto il sistema, almeno così si
diceva.
Mi
sono sempre chiesto perché gli Animals, tra i gruppi inglesi della prima
ondata, sono stati i più amati, da molti più degli stessi Beatles e Rolling
Stones, sicuramente più di Kinks, Who, Small Faces, Yardbirds, probabilmente
perché fin dal loro esordio trasmettevano
quell'orgoglio blue-collar che
gli derivava dall'essere prima di tutto dei provinciali che avevano trovato nel
blues la via per fuggire da una vita anonima e poi sembravano davvero dei
figli della classe operaia, dei ragazzi della porta accanto. Faceva
quindi molto figo , al tempo,
immedesimarsi in loro o parteggiare per
loro, sembravano già più adulti, scafati e insofferenti alle mode rispetto agli
sbarbati baronetti, alle foruncolose pietre rotolanti e a tutto il mondo del
beat londinese. Una sensazione "a pelle" condivisa però da molti,
compresi gli stessi musicisti che trovavano nel gruppo di Eric Burdon e Alan Price, i due fondatori della band,
quella purezza e quell'anticommercialità che il blues sapeva sprigionare per
essere musica di schiavi e oppressi,
basta leggersi qualsiasi biografia di Bruce Springsteen ad esempio e ritrovare
quella passione e quella stima per il gruppo di Newcastle upon Tyne che
altrimenti mancava per altre band dell'epoca. Senza dimenticare che tra le
prime foavorite things del Boss c'erano It's My
Life, uno di singoli di successo degli Animals, e Boom Boom che d'accordo era di
John Lee Hooker ma che Bruce, come tanti di noi, l'avevano conosciuta nella
versione di Burdon e soci.
L'incredibile
voce di Eric Burdon ti si appiccicava addosso e non ti lasciava più, ancora
adesso a cinquanta anni di distanza quando partono le prime note di House of The Rising chiunque la stia
ascoltando ha un sussulto, come se venisse proiettato nell'olimpo delle
bellezze eterne, si alza lo sguardo
cercando altri occhi compiaciuti nel condividere un tale benessere, quel
piacere momentaneo che trasmettono solo le grandi opere d'arte, perché House of The Rising Sun è una vera opera
d'arte ed è la madre di tutte le canzoni rock che sarebbero venute in seguito.
E'
un grande piacere ritrovare gli Animals nel 2013, per la prima volta rimasterizzati in Cd con
la sequenza dei loro primi quattro album americani per la Mgm, assemblati in un
box-set insufficiente dal punto di vista del booklet (chissenefrega della
t-shirt) e con l''handicap di un prezzo
troppo elevato per questi tempi (circa 90
euro), non una novità quando c'è di mezzo l'affarista Allen Klein, lo stesso che detiene i diritti dei Rolling Stones
della prima era. Cinque Cd, compreso un raro Ep di quattro canzoni, sono il
contenuto del Box, poche bonus tracks ma
tutto il meglio della loro produzione fino all'estate del 1966 con una qualità audio eccellente. Nel raro Ep
si trovano versioni personalizzate di I
Just Wanna Make Love To You e Big
Boss Man di Willie Dixon, Boom Boom di
John Lee Hooker e Pretty Thing di Bo
Diddley ovvero le fondamenta della loro
musica , l'anima blues delle loro canzoni e le loro radici rhythm and blues e
soul. Sono registrazioni che arrivano dal lontano 1963, eseguite nello studio casalingo di Phil Wood
a Wylam, pubblicate alla fine di quell'anno e poi ripubblicate nel 1965 in Early
Animals per la Decca.
Originariamente
edito dalla Mgm nell'agosto del 1964 è The
Animals, secondo Cd in questione, prodotto da Mickie Most e grande debutto a 33 giri della band in terra
americana. L''inizio è folgorante, c'è House of The Rising Sun, grande successo internazionale di quell'anno ( uscì quasi contemporaneamente
anche una versione italiana dei Los Marcellos Ferial) e poi undici tracce esplicative del vangelo musicale
del gruppo, qui formato da Eric Burdon,
Chas Chandler al basso, Alan Price voce, piano e organo, John Steel alla batteria e Hilton Valentine alla chitarra.
Compaiono Talkin 'Bout You di Ray
Charles trasformata in Shout e poi Around and Around e Memphis,
Tennessee di Chuck Berry, I've Been
Around di Fats Domino e I'm Mad Again
di John Lee Hooker, più altre tracce meno note ma altrettanto
rappresentative del loro blue collar soul-blues-rock contraddistinto oltre che dalla voce potente di Burdon, dallo
spettacolare lavoro di Price con le tastiere, l'Hammond in primis ma anche
pianoforte e Vox. Il Cd contiene il
primo 45 giri inglese del gruppo, Baby
Let Me Take You Home ma la bomba rimane House
of The Rising Sun , un traditional del cantante dei Monti
Appalachi Clarence Ashley che la registrò nel 1934 ma che in mano agli
Animals divenne un blues di sesso, violenza e penitenza. La
interpretarono anche Woody Guthrie,
Leadbelly, Nina Simone, ma la versione degli Animals è la più bella anche se
arrivò dopo quella di Dylan, da cui loro l'appresero. Burdon ci volle mettere
l'afflato di una ballata inglese per accentuare il senso di peccato e miseria
di New Orleans e cambiò una parte del testo, Valentine si inventò l'arpeggio
iniziale e Alan Price fece il resto, imitando Jimmy Smith con quel suono pregnante
ed intenso che traslocò la casa del sole nascente direttamente nella
storia del rock. Una sola bonus tracks
in questo secondo Cd, la versione completa di Talkin' About You.
Il
terzo Cd del Box Set riguarda The Animals On Tour , secondo Lp
americano della band, raccoglie
registrazione effettuate dal vivo in
studio in diverse session del 1964 per capitalizzare il successo in classifica
di House of The Rising Sun. La
band è la stessa del primo album e la
scaletta di dodici brani prevede l'usuale carrellata di classici di John Lee
Hooker, Chuck Berry, Jimmy Reed, una superba Worried Life Blues di
Merryweather, Billy Boy Arnold, Ray Charles, il vero mito di Burdon,
qui impegnato a dare fiato con l'aggressività di un working class hero a Mess Around, I Believe To My Soul e Hallelujah, I Love Her So. Un menù che ricalca i primi album degli Stones, tanto blues e
r&b rivisto con l'urgenza e la spregiudicatezza dei giovani hipster bianchi
inglesi, qui ci troviamo di fronte ad un cantante ed uno shouter con una
profondità vocale ed un trasporto
emotivo quasi religioso, un artista
unico degno di essere affiancato ai grandi soulmen afroamericani. Anche
qui un solo brano originale, firmato dalla coppia Burdon/Price poco prima che
quest'ultimo lasciasse la band, ovvero la viscerale I'm Crying con Burdon che urla il suo mal d'amore e Price
che lo accompagna col Vox mentre Valentine graffia con una chitarra aspra come
un limone. Due le bonus
tracks, ancora Ray Charles (F-E-E-L)
e Jimmy Reed (Baby What's Wrong).
Pur
essendo delle registrazioni dal vivo effettuate però in studio, al disco fu
messo il titolo fuorviante di The
Animals On Tour per sottolineare il fatto che tra il 1964 ed il 1965 il
gruppo fu costantemente e senza tregua
in tour in Gran Bretagna, Europa e Stati Uniti. Il quarto Cd presenta la rimasterizzazione del secondo album per la Mgm, Animals Tracks del 1965, uscito in Europa con una copertina diversa, la celebre foto con gli Animals abbigliati da militari seduti sulle rotaie del treno. La versione Usa annovera le dieci tracce originarie rimpolpate da cinque bonus tracks tra cui Roadrunner di Bo Diddley, la strepitosa It's My Life e l'assist personale di Burdon come autore, il bel singolo I'm Going To Change The World. C'è ancora Price in formazione, ad eccezione di We've Gotta Get Out This Place autentico inno generazionale scritto dal team newyorchese Barry Mann e Cynthia Weill, altro singolo da leccarsi i baffi, dove compare alle tastiere Dave Rowberry proveniente dal Mike Cotton Sound. Gli Animals concepiscono un album dove, come i colleghi Stones, cominciano seriamente a cimentarsi in pezzi propri. La firma di Burdon la si ritrova in cinque tracce, tra cui la meravigliosa e dolente For Miss Caulker uno dei suoi pezzi migliori, quasi ai confini del jazz. Originale è poi la sua rivisitazione lunga, jammata e a ruota libera di The Story of Bo Diddley mentre da par suo Alan Price risponde con Bury My Body ancora prima che Al Kooper e Shuggie Otis la facessero conoscere al popolo del rock in Kooper Session. Completano Animals Tracks la versione di Bring It On Home di Sam Cooke, il classico Don't Let Me Misunderstood, torrida reinterpretazione di una canzone incisa l' anno prima da Nina Simone, poi "mutato" negli anni settanta per via dei Santa Esmeralda in un tormentone della disco music, e una Roberta tutta mosse e rock n'roll.
Ma è Animalization, quinto Cd, l'album migliore del lotto, o quello che focalizza i progressi della band verso una dimensione più complessa, non solo 45 giri e cover, ma tutte e due insieme e qualcosa di più. La produzione passa a Tom Wilson (Dylan, Simon & Garfunkel) succeduto a Mickie Most, il quale dà maggior risalto ai vari musicisti. Burdon scrive con Rowberry la struggente You're On My Mind uno degli episodi melodici più riusciti dell'intero songbook della band e poi piazza l'urbano r&b Cheating e l'incalzante She'll Return, voce nera ed il piano di Rowberry che martella ossesso. Ma è la rivisitazione di una prison work song registrata dallo storico Alan Lomax a misurare l'abilità di Burdon e soci nel trasformare un traditional in una deflagrazione atomica. Inside-Looking Out è di una violenza e veemenza incredibile per l'epoca, un assalto frontale di nuovo blues come non si era mai sentito, drammatico, eccitante, disperato. Se poi aggiungete che la prima traccia di Animalization ( album che trasse origine dalle registrazioni per l'inglese Animalisms) è Don't Bring Me Down della mirabile coppia Goffin/King, testo base con su cui è cresciutoa Tom Petty e altro momento di assoluta tensione e abbandono, col basso di Chandler e la chitarra di Valentine a creare un fuzz devastante e l'organo di Rowberry un segugio dietro la voce di Eric Burdon, avete la certezza della brutale e innovativa forza della animalizzazione in atto agli inizi del 1966. Animalization fu l'ultimo lavoro col batterista John Steel, sostituito in diverse tracce da Barry Jenkins dei Nashville Teens ed in pratica l'ultimo atto della storica formazione degli Animals, sebbene Wilson produsse per gli americani un altro Animalisms. Qualche mese dopo se ne andrà anche Chas Chandler dopo aver scoperto in un locale del Greenwich Village un chitarrista che di nome faceva James Marshall Hendrix. Nel 1967 Eric Burdon rimise insieme una nuova band col vecchio nome e poi si trasferì a San Francisco dove venne contagiato dal movimento psichedelico in rapida ascesa. Ne fu coinvolto e con i nuovi Animals pubblicò nel 1967 l'ottimo Winds of Change, ormai distante da quella band che solo cinque anni prima in una città di porto nell'umida Inghilterra del nord aveva fatto conoscere il blues ad una generazione che ne aveva le scatole piene di Cliff Richard. Non ebbero la legittimazione culturale di Beatles, Kinks, Who, anche Stones ma gli Animals diedero una immagine del blues più aderente all'originale. E con House of The Rising Sun introdussero un nuovo concetto di canzone pop.
3 commenti:
D'accordo con te, la versione degli Animals è la piu' bella, ed anche la piu' rock. Le versioni piu' belle delle canzoni degli Animals, sono invece in Live It Up.
grande appunto quello di Live It Up. un vinile che nei prossimi giorni ascolterò sicuramente
grande live it up di david johansen(ascoltato il vinile fino all'usura).propongo altri titoli memorabili(vediamo se dicono qualcosa anche a voi)
southside johnny:reach up and touch the sky
graham parker:sqeezing out sparks
garland jeffrys:rock'n'roll adult(con i rumours come band)elliott murphy:murph the surf
greg khin band:whit the naked eye
mink deville:return to magenta
willie nile:omonimo
ian hunter:short back in sides
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