giovedì 17 aprile 2014

RED BEANS AND WEISS



Nelle spericolate notti del Tropicana Motel erano in tre, il catarroso Tom Waits, la fascinosa ragazza col basco rosso e lui, faccia da schiaffi e play-boy impenitente. Il primo si è sposato, ha smesso di bere, si è ripulito ed è diventato uno degli artisti di culto del rock ( a ragione) che piace anche a chi non piace il rock ma va in giuggiole per  le cose che fanno moda. La seconda, Ricky Lee Jones, è uscita da una dipendenza perniciosa ma assieme alle sregolatezze ha smarrito anche il talento, ha trovato un figlio, la fede e a parte qualche eccezione inanella un disco più scialbo dell'altro. Il terzo, a cui la Jones in un momento di euforia esistenziale gli aveva dedicato la memorabile Chuck E's In Love, lui la ripagò con un'autentica scopata (Sideckick) nell'unico disco fatto in quegli anni selvaggi (The Other Side of Town, 1981),  è rimasto tale e quale, non ha rinnegato quei giorni, continua a bere e fumare e  frequentare l'asfalto del sabato notte di Los Angeles.

Chuck E.Weiess si è messo seriamente ad incidere dischi solo alla fine del  secolo passato, l'apprezzabile Extremely Cool nel 1999, poi  l'ottimo Old Souls & Wolf Tickets del 2002 ed infine il balbettante 23 rd & Stout, più che altro una possibile soundtrack per un hard-boiled movie della scuola dei duri. Sono passati sette anni e Chuck E.Weiss è di nuovo in forma, seduto come un homeless su un marciapiedi della città degli angeli, immancabile sigaretta, capello lungo probabilmente tinto, abiti stropicciati, occhiali pendenti, stessa faccia da schiaffi. Non ha perso la voglia di scherzare, il suo nuovo disco gioca sul nome di uno dei piatti tipici della cucina creola, red, beans and rice ovvero piatto unico con fagioli rossi, carne di porco, spezie, peperoncino, qualche verdura e riso bianco. Non ci può essere piatto migliore per definire la musica di Red Beans and Weiss  ovvero blues dell'ora tardi, boogie alcolico,  filastrocche  senza senso ma con grande senso del ritmo, frustate di rock n'roll perverso, dixieland jazz da night club e romantiche ballad con cui tirar mattino sperando che lei creda al suo corteggiamento. Red Beans and Weiss è un disco di un'altra epoca, quando la notte era solo per i sognatori ed i nullafacenti e le donne erano fatali, nel senso che erano sexy, seducevano con malizie da film e poi se andavano con i soldi, quando addirittura non erano in combutta con qualcun'latro per toglierti dalla circolazione. Che adesso  Chuck E.Weiss appartenga ad un mondo meno "nobile" e romanzato di quello di un film degli anni quaranta poco importa, il tempo ha ucciso la poesia ma l'immaginazione di Weiss è rimasta intatta, lui ancora abita the other side of town con l'eleganza dell'ultimo giocatore d'azzardo, del bevitore di whiskey che non ti accorgi che è ubriaco, del play boy un po' stanco che conosce l'arte della seduzione  ma sa che è fuori moda e la rispolvera solo se nel locale entrasse Veronica Lake o Kim Novak. Tutti i vecchi amici se ne sono andati ma qualcuno si è ricordato di lui, Tom Waits gli produce il disco assieme a Johnny Depp, ci fosse anche Keith Richards avremmo chiuso il cerchio.

Red Beans and Weiss è un disco che si ascolta col sorriso sulle labbra, la sigaretta accesa ed il bicchiere pieno, fate voi, se siete vegani, salutisti e quant'altro abbia a che fare con le virtù del vivere, lasciate perdere, qui c'è la notte coi suoi peccati,  i suoi vizi, le sue tentazioni, la sua fauna improbabile e anacronistica, non la notte delle discoteche e dei locali da happy hour ma la notte del blues e del jazz, di Chandler e Ellroy, di Willie Dixon e Captain Beefheart, di Jerry Lee Lewis e Howlin'Wolf, la notte della Hollywood sudicia, insonne, meticcia. C'è l'eco di uno squinternato valzer chicano sporco di tequila che esce da una cantina, Hey Pendeyo, e strambi scioglilingua di blues onomatopeico giocati sul ritmo, basta leggersi i titoli di The Hink-a-Dink e Oo Poo Pa Do In The Rebop per capire, c'è il lercio e graffiante rock n'roll di Dead Man's Shoes ed il grasso e sincopato r&b di Old New Song, soffiato da due sassofoni e pestato da una sezione ritmica che non dà scampo (Nick Vincent alla batteria, Will McGregor al basso, il pianoforte di Michael Murphy), c'è il nervoso e smargiasso boogie di Tupelo Joe e il Shushie mangiato a notte fonda con la colonna sonora di un jazz che sa di romanzo al neon. Gracchiano le chitarre di J.J Holiday e Johnny Depp ( da altre parti, dello strumento si occupa  Tony Gilkynson) nell'ipnotica Boston Blackie, quasi un blues della Fat Possum ed è tutto una sferragliare waitsiano Bomb The Tracks (potrebbe appartenere al sottovalutato Bad As Me) prima che Exile On Main Street Blues, si proprio questo titolo, paghi pegno a Jagger and Richards.

Red Beans and Weiss è un disco alcolico, vizioso e piccante, divertente e sfacciato, un disco da far festa, stando attenti però però a lasciare a  casa i bambini.

MAURO  ZAMBELLINI        

 





4 commenti:

Bartolo Federico ha detto...

Una meraviglia.

Anonimo ha detto...

Non vedo l'ora di prenderlo,era da "Old Souls & Wolf Ticket"che non ascoltavo il buon Chuck e quel disco mi aveva entusiasmato parecchio e tutt'ora continua ad affascinarmi!!!!!Armando Chiechi(Ba)

Bartolo Federico ha detto...

Bad As Me, è un gran bel disco che grida ancora vendetta per come certa critica da strapazzo, lo ha trattato. Ma in Italia funziona cosi'. Tom non è piu' di moda, e allora fa figo criticarlo per poi incensare dischi che durano il tempo di un ascolto. Questo disco di Chuck farà la stessa fine. non se lo filerà nessuno. W Zambo

BLUESSURIA ha detto...

...ho citato la tua recensione su www.bluessuria.it

ciao
Antonio