Nelle spericolate notti del Tropicana
Motel erano in tre, il catarroso Tom Waits, la fascinosa ragazza col basco
rosso e lui, faccia da schiaffi e play-boy impenitente. Il primo si è sposato,
ha smesso di bere, si è ripulito ed è diventato uno degli artisti di culto del
rock ( a ragione) che piace anche a chi non piace il rock ma va in
giuggiole per le cose che fanno moda. La
seconda, Ricky Lee Jones, è uscita da una dipendenza perniciosa ma assieme alle
sregolatezze ha smarrito anche il talento, ha trovato un figlio, la fede e a
parte qualche eccezione inanella un disco più scialbo dell'altro. Il terzo, a
cui la Jones in un momento di euforia esistenziale gli aveva dedicato la
memorabile Chuck E's In Love, lui la
ripagò con un'autentica scopata (Sideckick)
nell'unico disco fatto in quegli anni selvaggi (The Other Side of Town,
1981), è rimasto tale e quale, non ha
rinnegato quei giorni, continua a bere e fumare e frequentare l'asfalto del sabato notte di Los
Angeles.
Chuck E.Weiess si è messo seriamente
ad incidere dischi solo alla fine del
secolo passato, l'apprezzabile Extremely Cool nel 1999, poi l'ottimo Old Souls & Wolf Tickets del
2002 ed infine il balbettante 23 rd & Stout, più che altro una
possibile soundtrack per un hard-boiled movie della scuola dei duri. Sono
passati sette anni e Chuck E.Weiss è di nuovo in forma, seduto come un homeless
su un marciapiedi della città degli angeli, immancabile sigaretta, capello
lungo probabilmente tinto, abiti stropicciati, occhiali pendenti, stessa faccia
da schiaffi. Non ha perso la voglia di scherzare, il suo nuovo disco gioca sul
nome di uno dei piatti tipici della cucina creola, red, beans and rice ovvero
piatto unico con fagioli rossi, carne di porco, spezie, peperoncino, qualche
verdura e riso bianco. Non ci può essere piatto migliore per definire la musica
di Red
Beans and Weiss ovvero blues
dell'ora tardi, boogie alcolico,
filastrocche senza senso ma con
grande senso del ritmo, frustate di rock n'roll perverso, dixieland jazz da night
club e romantiche ballad con cui tirar mattino sperando che lei creda al suo
corteggiamento. Red Beans and Weiss è un disco di un'altra epoca, quando la
notte era solo per i sognatori ed i nullafacenti e le donne erano fatali, nel
senso che erano sexy, seducevano con malizie da film e poi se andavano con i
soldi, quando addirittura non erano in combutta con qualcun'latro per toglierti
dalla circolazione. Che adesso Chuck
E.Weiss appartenga ad un mondo meno "nobile" e romanzato di quello di
un film degli anni quaranta poco importa, il tempo ha ucciso la poesia ma
l'immaginazione di Weiss è rimasta intatta, lui ancora abita the other side of town con l'eleganza
dell'ultimo giocatore d'azzardo, del
bevitore di whiskey che non ti accorgi che è ubriaco, del play boy un po'
stanco che conosce l'arte della seduzione
ma sa che è fuori moda e la rispolvera solo se nel locale entrasse Veronica
Lake o Kim Novak. Tutti i vecchi amici se ne sono andati ma qualcuno si è
ricordato di lui, Tom Waits gli
produce il disco assieme a Johnny Depp,
ci fosse anche Keith Richards avremmo chiuso il cerchio.
Red Beans and Weiss è un disco che si ascolta col sorriso
sulle labbra, la sigaretta accesa ed il bicchiere pieno, fate voi, se siete
vegani, salutisti e quant'altro abbia a che fare con le virtù del vivere,
lasciate perdere, qui c'è la notte coi suoi peccati, i suoi vizi, le sue tentazioni, la sua fauna
improbabile e anacronistica, non la notte delle discoteche e dei locali da
happy hour ma la notte del blues e del jazz, di Chandler e Ellroy, di Willie
Dixon e Captain Beefheart, di Jerry Lee Lewis e Howlin'Wolf, la notte della
Hollywood sudicia, insonne, meticcia. C'è l'eco di uno squinternato valzer
chicano sporco di tequila che esce da una cantina, Hey Pendeyo, e strambi scioglilingua di blues onomatopeico giocati sul
ritmo, basta leggersi i titoli di The
Hink-a-Dink e Oo Poo Pa Do In The
Rebop per capire, c'è il lercio e
graffiante rock n'roll di Dead Man's
Shoes ed il grasso e sincopato r&b di Old New Song, soffiato da due sassofoni e pestato da una sezione
ritmica che non dà scampo (Nick Vincent alla batteria, Will McGregor al basso,
il pianoforte di Michael Murphy), c'è il nervoso e smargiasso boogie di Tupelo Joe e il Shushie mangiato a notte fonda con la colonna sonora di un jazz che
sa di romanzo al neon. Gracchiano le chitarre di J.J Holiday e Johnny Depp ( da altre parti, dello strumento si
occupa Tony Gilkynson) nell'ipnotica Boston Blackie, quasi un blues della Fat
Possum ed è tutto una sferragliare waitsiano Bomb The Tracks (potrebbe appartenere al sottovalutato Bad
As Me) prima che Exile On Main
Street Blues, si proprio questo titolo, paghi pegno a Jagger and Richards.
Red Beans and Weiss è un disco alcolico, vizioso e
piccante, divertente e sfacciato, un disco da far festa, stando attenti però però a lasciare a casa i bambini.
MAURO
ZAMBELLINI
4 commenti:
Una meraviglia.
Non vedo l'ora di prenderlo,era da "Old Souls & Wolf Ticket"che non ascoltavo il buon Chuck e quel disco mi aveva entusiasmato parecchio e tutt'ora continua ad affascinarmi!!!!!Armando Chiechi(Ba)
Bad As Me, è un gran bel disco che grida ancora vendetta per come certa critica da strapazzo, lo ha trattato. Ma in Italia funziona cosi'. Tom non è piu' di moda, e allora fa figo criticarlo per poi incensare dischi che durano il tempo di un ascolto. Questo disco di Chuck farà la stessa fine. non se lo filerà nessuno. W Zambo
...ho citato la tua recensione su www.bluessuria.it
ciao
Antonio
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