Esordire
a 53 anni può essere un modo per esorcizzare paure, frustrazioni, fallimenti,
lutti, ma ascoltando Available Light la prima cosa che viene in
mente è perché ci ha messo così tanto tempo David Corley per scegliere la
musica come sua salvezza. Si sono perfino accorti anche quelli di Uncut, di
solito avari e restii verso questo genere di rockwriters persi nel diluvio, che
un paio di numeri fa hanno votato con 9/10 l'album di Corley. D'accordo,
l'equilibrio non è il loro forte ma è indubbio che Available Light sia
un disco estremamente interessante ed un gradito regalo da parte di uno che
altrimenti sarebbe finito in qualche oscuro bar della provincia americana ad
affogare nel whiskey le sue cadute e le sue sfortune. La biografia dice di un
abbandono scolastico prematuro e di una vita sbandata sulla strada, decine di
lavori, autista di camion, muratore, barista e poi un esilio in una sperduta cabin
sulle montagne della Georgia prima del ritorno nella nativa Lafayette, stato
dell'Indiana, ed un ricovero per infarto. Uscito indenne si mette a suonare con
una band di dopolavoristi chiamata Medicine Dog e incontra il musicista canadese
Hugh Christopher Brown che si appassiona alle sue canzoni e alla sua
voce scorticata e gli produce Available Light. Dietro David
Corley non c'è comunque solo il destino perché in gioventù uno zio lo aveva
cresciuto abituandolo a trattare bene le orecchie, ovvero una collezione che ai soliti Beatles
affiancava Van Morrison, Neil Young e Dylan, le icone che, a detta di Corley,
hanno ispirato le canzoni di Available Light. Disco che al pari
di quelli di James McMurtry, e le analogie non finiscono qui, fa della
monotonia una virtù. Ballate dolenti, malinconiche, tra folk, rock e country,
cantate con una voce che centrifuga una appassita dolcezza con un rauco sapore
di alcol&cigarettes evocando le tonalità di Tom Waits, di Greg Brown, dello
stesso McMurtry, del Lou Reed del Dirty Boulevard. Musica calda anche se
irresistibilmente triste, melodie e qualche coro soul, un lento talking
amarognolo nel narrare storie polverose e riflessioni a ruota libera sulla vita
e sull'amore, la solitudine che si accompagna alla perdita di qualcosa e
qualcuno, i sette minuti di auto-recrimazione di The End Of My Run, eccellente
fotografia di un cantante/autore/musicista
che in alcuni momenti raggiunge l'intensità del Tom Waits ispirato di Orphans.
Lirico e disperato ma mai piagnucoloso, David Corley concede i suoi
momenti migliori nel disordinato soul-blues di The Calm Revolution, nella
vanmorrisoniana Beyond Fences, nel nervoso lento running di The Joke dove
pare di sentire proprio James Mc Murtry non fosse per una voce più arsa
e rauca ed una chitarra alla Stones, nella lenta Easy Mistake quasi una
copia di Coney Island Baby di Lou Reed, nei quattro minuti di disperata
dolcezza di Unspoken Thing, nella torturata Lean, quasi una
murder ballad alla Nick Cave. Fondamentale nel generale clima confessionale di Available
Light il supporto strumentale,
un solido e corposo vintage sound da anni '70 creato da musicisti che sanno il
fatto loro, oltre alle chitarre e alla sezione ritmica, un ampio campionario di
tastiere divinamente suonate, dal pianoforte all'Hammond B3, dal wurlitzer al
clavicordo. Registrato tra il Canada e Brooklyn, Available Light è
l'ennesimo piccolo miracolo del rock quando parla di vita vissuta e tempi duri
senza piangersi addossio, il miglior modo per cercare un barlume di luce
in tanta oscurità.
MAURO
ZAMBELLINI APRILE 2015
6 commenti:
Ci provano in tanti a scrivere di rock (anche io) , niente da fare. E' solo in queste pagine che il rock delle retrovie, diventa di serie A.
Mmhhh interessantissimo articolo e nuovi nomi da scoprire. Grazie Zambo!! Armando Chiechi
grazie a voi Southern soulcrusaders
pigro e magnetico, dolente e irresistibile. Mi riporta terribilmente alle atmosfere del mai dimenticato warren zevon.
Come sempre, grande scoperta zambo!!!
Paul
Scusa Zambo, forse confondi Uncut con Mojo: da sempre sono i primi a diffondere i migliori singer songwriters (Ryan Adams, Jesse Malin...), dando una spinta decisiva all'esplosione dell'Americana. Grazie a loro ho riscoperto le mie radici e a frequentare il Buscadero. Ovviamente poi trattano anche generi diversi che possono piacere o meno. E comunque, quando una cosa piace sia ad Uncut che a Zambo, vado sul sicuro!
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