C'è una parola tanto semplice quanto chiarificatrice che
sintetizza cosa è Lucinda Williams: vera. Un'artista senza filtri e senza pose
che riversa sul pubblico un calore incredibile non mancando di ringraziarlo per
essere accorso ad un suo concerto, magari facendo tanta strada per poterla
vedere ed ascoltare. Lo si è visto nel
comodo, funzionale e acusticamente perfetto Ancienne Belgique di Bruxelles, la
sera del 25 gennaio, allorché l'artista dopo un paio di brani ha esternato
tutta la sua gratitudine per avere davanti a sé persone così distanti
geograficamente dalla sua America, che la applaudivano sincere e commosse e
conoscevano le sue canzoni tanto da canticchiarne il ritornello.
E' stato il
momento in cui, se ce ne fosse stato bisogno, Lucinda Williams ha tastato con
mano l'atmosfera creatasi nel locale e ha cominciato a presentare le canzoni
con lunghi aneddoti, raccontando di sé e
della sua vita, dei suoi affetti, di suo padre e dei suoi miti musicali, speziandoli con qualche battuta spiritosa su
di sé e su qualche collega, smitizzando completamente l'enfasi dell' "evento" rock. Subito all'inizio, appena salita sul palco
dopo il set muscoli e nervi dei Buick 6,
la sua attuale band, mentre imbracciava la chitarra cercava vanamente di
sistemarsi i polsini del suo strettissimo giubbino di pelle nera e non
riuscendoci sbottava "se qualcuno
stasera è venuto qui a cercare la perfezione ha sbagliato posto". E faceva
partire una Drunken Angel in grado di riordinare qualsiasi cosa e sciogliere
i cuori dei quasi mille presenti che di colpo si ritrovavano catapultati
nell'universo di strade polverose e storie marginali, di uomini segnati dalle
vicissitudini della vita e di donne che vogliono essere solo sé stesse, che è
l'essenza della sua letteratura rock. Una letteratura che nell'occasione si
nutre dei suoni crudi e tosti di una band che è tutt'altro che la perfezione in
campo musicale ma ugualmente sembra
perfetta per accompagnare i racconti malandati della
Williams, così pieni di abbandoni e di ordinarie miserie, di ruggine e ricordi,
ballate scaldate da una voce dolente e
malinconica e poi impennate elettriche di un rock nato fondendo lo sfilacciato
country del profondo sud col disperato blues della periferia urbana.
La Williams non bluffa sulla scena, è
autentica da morire e non fa nulla per nascondere la sua pronunciata pancetta trattenuta
con fatica dalla aderente mise in pelle
nera, un giubbetto, i pantaloni
strettissimi e gli stivali da biker. Biondissima ma col phisique modellato dai piaceri della bottiglia, quasi fosse la reginetta
di un roadhouse texano o la Meryl Streep di Dove Eravamo Rimasti, pure cosciente dei limiti di una band che non
è quella con Bill Frisell, Greg Leisz o Doug Pettibone dei suoi dischi in
studio ma onesta e gagliarda nel sintonizzarsi sulle
note di una musica in cui l'anima incontra la carne, e lo si vede quando lei si
avvicina al bravo batterista Butch
Norton per accordarsi su alcuni passaggi o lascia completamente liberi i
tre (il batterista è David Sutton) di
scatenarsi in cavalcate grondanti sangue con Stuart Mathis che sciabola la sua Gibson SG, appartandosi
nell'oscurità a lato del palco. Parla, racconta, allude, ringrazia, è palpabile
la sua contentezza, proprio alla vigilia del suo compleanno, il 26 gennaio,
cosa che spinge il pubblico ad un corale happy
birthday to you quando lei ritorna
per l'encore dopo due ore di show.
Senza filtri, si diceva, anche quando in qualche momento la sua voce
sembra genuflettersi ma è semplicemente la tonalità di uno strascicare abbandonato
che ha il potere di un urlo di emozione in ballate come Bus To Baton Rouge, West Memphis, Seeing
Black arricchendole di ancora più intensità e
sofferenza. Magnifiche. Non è la sola
Lucinda Williams del concerto, in Protection dondola un po' goffa attorno al ritmo vagamente
soul del pezzo, in altri titoli veste gli abiti del capobanda e con la chitarra
acustica dirige l'orchestra verso un folk-rock dalle tinte nerastre, è il caso
della bella World Without Tears, poi
tira fuori una voce che zittisce anche il respiro e da sola esegue due brani
del nuovo album, appunto Ghosts of
Highway 20 e If There's A Heaven per poi concedersi in coppia, col chitarrista
Mathis, nella toccante Lake Charles.
E'
un momento in cui la dolcezza si mischia alle cupezze dell'album appena
pubblicato le cui liriche sono segnate dalla morte del padre, offrendo un'altra
sfaccettatura della sua sensibilità di autrice,
una grande autrice perché sono in pochi oggi ad aver scritto così tante
significative canzoni a partire da quel gioiello di Car Wheels On A Gravel Road, anno
di grazia 1998. Ma a questo punto della serata, sommersa dagli applausi, l'artista
di Lake Charles lascia da parte la
nostalgia e riporta i Buick 6 sul palco, tira fuori le unghie e dà il via ad un
finale che ricorderò per parecchio tempo. Scalda i motori con la cantilena ipnotica di Temporary Nature seguita da Are You Down prima di infilarsi in un'altra delle sue
presentazioni dove ricorda la volta in cui fu raggiunta sul palco di New
York da Thurston Moore. Il risultato è assordante, i volumi si alzano e la
versione che offre di Suffer Me sembra
provenire direttamente da un disco dei Sonic Youth, così come Essence beneficia di un vigore grunge
mai sentito.
MAURO
ZAMBELLINI GENNAIO 2016
Ma è l'arrembante femminismo rock di I Change The Locks a trasformare
l'Ancienne Belgique in un arena rock n'roll, tanto bollente che quando arriva Honey Bee i Rolling Stones, o almeno Keith Richards e la
sezione ritmica, sembrano lì partecipi anche loro. Qualcuno, conoscendo le
scalette degli ultimi show, chiede ad alta voce Should I Stay or Should I Go dei Clash ma la Williams non si lascia
"corrompere" e con una versione spettrale di Hard Time Killing Floor Blues di Skip James rivendica le
origini blues della sua musica e quando i fantasmi della Highway 20 sono
definitivamente dileguati una magnifica Joy
pone fine alle danze trasmettendo ai presenti un sentimento di vera gioia. Entusiasmante.
le foto
sono di Francesco Calazzo e Marcello Matranga
2 commenti:
Peccato non essrci stato !!!
Armando Chiechi
Poesia rock.
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