C'è chi continua ad ignorare questa preziosa realtà della
musica italiana, una voce forte e passionale come non ne girano da noi, una
voce che viene dall'anima e si trasforma in passione e amore, in un darsi senza
filtri sul palco, sanguigna all'inverosimile tra cascate di sudore, smorfie di
sofferenza, urla di gioia, capelli sbattuti all'indietro, fisicità a fior di
pelle. Arianna Antinori è anima e
corpo, angelo e animale, entusiasmo e tenacia, ha il soul nel sangue e il blues
nei nervi e li trasforma in un rock che è una quintessenza emozionale e di eccitazione.
Vederla di nuovo dal vivo sul palco dell'1
e 35 mi ha di nuovo meravigliato per come l'industria della musica italiana,
compressa tra le messinscene dei talent show e le marchette delle case
discografiche, non si sia ancora accorta di un tale talento, di una tale forza
della natura. E allo stesso modo continuano ad ignorarla molti addetti ai
lavori del rock di qualità, che la snobbano forse per la sua estrema naturalezza,
la sua innocenza, la sua genuinità, aspetto che mette sempre a disagio gli
"intellettuali" , al fatto che i suoi show siano per la maggior parte
improntati a cover dell'amata spiritual
guidance Janis Joplin, dei Led Zeppelin, dei Beatles, di John Lennon, di
Bob Marley, dei Fleetwood Mac. Come se agli albori della loro carriera Rolling
Stones, Fleetwood Mac, Them, la stessa Joplin e tanti altri, non avessero
cantato il blues ed il r&b degli altri, e poi non dimentichiamolo che la
Antinori è cantante ed interprete, non cantautrice.
Ma Arianna Antinori ha
anche realizzato,con l'aiuto di Jean Charles Carbone e Marco Fasolo, un suo
disco solista le cui canzoni, a partire da Give,
Freedom, You Know, Our Days, Shut Up, un
concentrato di soul e pop ad alta temperatura, contribuiscono all'ossatura di
un set che è sudore, cuore e rock n' roll. Lo si è visto all'1 e 35 di Cantù
venerdì 7 ottobre, un'ora e mezzo alla velocità di un tir , una performance senza
un cedimento, una pausa, un calo di voce, a parte gli scambi con un pubblico
che si rapporta con lei come con un'amica di vecchia data e lei risponde con la
spontaneità della ragazza della porta accanto, senza vergogne, titubanze,
filtri, spiritosa e generosa. Altro che l'uragano Matthew sulle coste americane,
la tempesta perfetta che si è abbattuta su Cantù la sera del 7 settembre porta
il nome Arianna e con lei adesso c'è una band che è diventata parte della sua
pelle. Il fidato Joe Deroit, suo
compagno di vita, è la chitarra ritmica aggiunta ad un trio di masnadieri che si
fanno chiamare Red Maldera in onore
all'ex giocatore di Milan e Roma ovvero il chitarrista Carlo De Bei un insieme di assoli fulminei e assassini ma nello
stesso tempo misurato e tecnico, mai sopra le righe ma asciutto, essenziale,
anche fantasioso quando, ad esempio, riesce a trasformare un pezzo punk come Helter Skelter in un delirante fragore psichedelico. Insomma
un chitarrista coi fiocchi, che non se la tira ma bada al sodo con bravura.
La
sezione ritmica, tatuata e cattiva, il basso di Manuel Bisetto più la batteria di Paolo Bertorelle (sentirli in azione nel CD dei Red
Maldera, Million Dollar Star) sono quello che qualsiasi band
di rock n'roll inglese o americano vorrebbe avere, ovvero tempo, potenza,
precisione, la degna coda della tempesta Arianna. E poi c'è lei, sensuale anche
senza volerlo, perché naturale animale da palcoscenico nata sulle note di Janis Joplin e cresciuta attorno ad una
personalità esplosiva e ad uno stare sul palco senza riserve. Adesso la
Antinori è a un bivio, la gavetta è finita, il suo percorso non esclude
un futuro "in italiano", deve sicuramente modulare il suo set torrenziale
con qualche fiammata melodica in più, così da far respirare la sua ugola e
raffreddare il suo sangue ma basta sentire come ha trasformato una canzone di Lucio Battisti, Insieme a te sto bene, in un pezzo dei Led Zeppelin per far capire
che qui c'è un bene prezioso e chi lo coglierà avrà i risultati che si merita.
Il pubblico non era numeroso la sera di venerdì 7, un centinaio di presenti ma gli applausi sono stati quelli di una platea ben più ampia, sono scrosciati fin dalle prime note, chi non l'aveva mai vista esibirsi dal vivo stava incredulo davanti a tanta energia e generosità, alla fine c'è stata un'ovazione, tutti la volevano abbracciare e parlarle, dopo che l'uragano Arianna si era abbattuto su Cantù regalando una notte di gioia con una sequenza devastante di Me and Bobby McGee, Mercedes Benz, Move Over, Piece of My Heart, Heartbreaker, Shake Your Money Maker, Whole Lotta Love ed una Immigrant Song che nemmeno Robert Plant oggi sa cantare così bene.
Il pubblico non era numeroso la sera di venerdì 7, un centinaio di presenti ma gli applausi sono stati quelli di una platea ben più ampia, sono scrosciati fin dalle prime note, chi non l'aveva mai vista esibirsi dal vivo stava incredulo davanti a tanta energia e generosità, alla fine c'è stata un'ovazione, tutti la volevano abbracciare e parlarle, dopo che l'uragano Arianna si era abbattuto su Cantù regalando una notte di gioia con una sequenza devastante di Me and Bobby McGee, Mercedes Benz, Move Over, Piece of My Heart, Heartbreaker, Shake Your Money Maker, Whole Lotta Love ed una Immigrant Song che nemmeno Robert Plant oggi sa cantare così bene.
Se non credete alle mie parole la prossima volta che passa
dalle vostre parti andate a vederla , mi
saprete dire.
MAURO ZAMBELLINI
OTTOBRE 2016
le foto
in bianco e nero sono di Antonio Tavecchia Spanò Greco
1 commento:
io ci credo.
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