Esiste
una dicotomia nella produzione discografica di Gary Clark Jr., astro emergente
della chitarra, tra le testimonianze live dei suoi concerti, improntati ad una
feroce e veemente riproposizione del rock-blues, e gli album in studio disposti
ad una più ampia sperimentazione sonora e inglobanti elementi funk, hip-hop ed
elettronici. Così i puristi dovrebbero prendersi le dovute precauzioni
nell'approcciarsi a This Land perché non è
il blues come usualmente lo conosciamo l'argomento del disco, ma un convulso, complesso, caotico, paranoico
universo sonoro dove un sound saturo si
riempie di trucchi elettronici, di sintetizzatori, di sperimentalismi sonici ,
di campionamenti offrendo , quello si, una visione moderna, eretica ed
incazzata del blues come fosse l'espressione dei sentimenti di una società
tormentata nella quale regnano rabbia, intolleranza, frustrazione. Quelli che
erano stati i limiti di sovrabbondanza di Story of Sonny Boy Slim vengono riaggiustati nel nuovo
disco così da creare una sorta di documento approfondito di ciò che l'artista
avverte come un inquieto state of mind
serpeggiante nell'America di oggi, la versione 2019 di un blues che sconfina
dalle dodici battute del Delta abbracciando un eclettismo sonoro dove c'è posto per il funk, un metallico R&B, schegge
di hip-hop, il punk ed il reggae dentro un caleidoscopio di sensazioni che è un
vero maremoto emotivo. Ondate sonore e cruenti assalti sensoriali, tempeste rumoriste
e limpidi assolo di chitarre, ballate soul ed improvvise accelerazioni , This Land
è un disco che non lascia indifferenti e accomodati nel docile sentire
blues, è un disco coraggioso e ardito che divide e fa discutere, e
già questo è un risultato positivo, l'opera più ambiziosa e, secondo chi scrive
migliore, dei lavori in studio del texano. Un lavoro anche difficile,
provocatorio e forse eccessivamente lungo considerate le due bonus tracks, ma di
sicuro l'attestato di un artista impegnato a studiare nuove possibilità
creative, ricercando e sperimentando in studio, indicando nuove strade, magari
a discapito della sua fama di animale tout court della chitarra rock-blues.
Lo
hanno aiutato in questo edificio sonoro i batteristi Brannen Temple e JJ Johnson, la percussionista Sheil E ( al tempo con Prince), il
bassista Mike Elizondo e lo stesso Clark è accreditato in molte tracce al
basso, alle tastiere e al programming delle
percussioni. La presenza di Sheila E. suggerisce
l'accostamento negli occasionali falsetto vocali di Clark a Prince,
succede in I Walk Alone ed in parte
in Pearl Cadillac, mentre nel messaggio sociale di Feed The Babies è evidente lo stile di Curtis Mayfield. Innumerevoli sono comunque i rimandi al
blues : I Got My Eyes On You (locked&loaded)
è un blues torturato che dà modo
alla chitarra di Gary Clark Jr. di mostrare le sue virtù con un assolo tanto
bruciante quanto eloquente, Low Down
Rolling Stone sceglie la crudezza di un distorto hard-blues-rock
chitarristico per raccontare l'orrore di un uomo che scopre di aver raggiunto
un punto in cui l'oscurità è l'unica sua zona di conforto, The Governor è un blues spogliato con una slide vecchi tempi e tanto
fascino "sudista", Dirty Dishes
Blues un bell' esercizio di Delta blues in solitario, leggermente più
pulito del precedente, e Did Dat (una delle due bonus tracks) una ballata che sfocia in uno di quegli
assolo dove il blues è lirica sublime. Ma se questi sono i momenti più
ascrivibili alla tradizione del genere, il rimanente This Land è un vulcano in eruzione, fotografia di cosa
sia l'arte musicale di Gary Clark Jr. oggi. Già l'inizio di This Land mette a fuoco le cose, il
Woody Guthrie accreditato tra gli autori viene rivoltato da un noise di tastiere prima che Clark "tiri"
uno sporco link di blues e si metta a cantare puntando il dito contro il
razzismo ancora strisciante negli stati del Sud, inseguito da un battere di
reggae elettronico. Il video è magnifico, coglie uno dei temi dell'album sia
nella denuncia che nella risposta, coi bimbi neri che nella scena finale
calpestano ed incendiano la bandiera confederata.
What About Us è
un'altra dichiarazione che le cose devono cambiare, la chitarra si insinua nel
disordine electro-funk per suggerire una via di salvezza, Feelin' Like A Million è invece un reggae dancehall che porterebbe
in pista l'intero Caraibi, non privata però dell' acido graffio della chitarra.
Di stampo differente è Gotta Get Into
Something , una corsa impazzita tra punk, rock n'roll e Clash, che contrasta con la morbida soul ballad Pearl Cadillac in cui un falsetto tra Prince
e Mayfield viene strapazzato nel da un micidiale assolo di chitarra.
The Guitar Man a
dispetto del titolo è la traccia più pop dell'album, ma l' inciso finale di
chitarra in stile Mick Taylor è una
chicca e Don't Wait Tilt Tomorrow una
dolente ballad con infiltrazioni elettroniche anni 80 che mostra il Clark più
sornione e romantico. Il musicista
texano ha tradotto con This Land il turbamento dei tempi in cui viviamo in un
sound inquieto e sfaccettato, non ha reso un omaggio politicamente corretto al
blues ma ne ha esplorato i margini e le frizioni, offrendo la sua moderna,
diversa e contraddittoria visione del genere e regalando uno dei dischi più
importanti dell'anno.
MAURO
ZAMBELLINI
5 commenti:
il suono in studio come già detto non mi convince, non so se riesco abituarmi a questa modernità, però le canzoni sono belle, molto più che il precedente disco, sono curioso di sentire la resa dal vivo
Rocco
Sembra interessante ascolterò. Non male Walter Trout effettivamente
Ciao Zambo, ti considero da sempre un riferimento in materia...quando scrivi è come se stessi suonando con la tastiera. A proposito di blues "moderno" che qui recensisci, mi sembra un disco sullo stile di un plastic hamburgers, lavoro di un altro eterodosso delle 12 battute che recentemente mi ha davvero colpito, malgrado le sue spigolosità...
Parlo di fantastic negrito
Posta un commento